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Autore: MerlinAndCharming    30/09/2017    0 recensioni
Ritorna il crossover tra le serie televisive Merlin e Once Upon a Time, e come nella Parte III, anche questa storia è completamente inedita, non riprende nessun episodio della serie televisiva, ma si basa su quanto letto nelle precedenti storie.
Un’opera di Valerio Brandi.
Genere: Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, FemSlash | Personaggi: Gaius, Gwen, I Cavalieri della Tavola Rotonda, Merlino, Principe Artù | Coppie: Gwen/Artù, Merlino/Artù
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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4) Mostrami la via per Camelot
(Completato il 25 gennaio 2016)
 
Non vedeva nulla, ma capiva benissimo che l’avevano caricata sul dorso di un cavallo.
Né sentiva l’odore, il rumore degli zoccoli, e il dondolare ad ogni passo.
Era legata e bendata, come tutti gli altri.
Non poteva vederlo, ma ad Henry, Roland era stato concesso di viaggiare, sempre legati e bendati, non sdraiati ma seduti, con dietro un indiano che li teneva fermi.
Neal invece era ancora troppo piccolo, non c’era il bisogno di bendarlo, e stava seduto tra le gambe di Pocahontas.
Continuavano a marciare lenti, nessuno sembrava aver fretta.
Belle non riusciva a capire dove li stavano portando, finché non sentì il rumore fragoroso dell’acqua.
Segno inconfondibile che erano arrivati al torrente di Storybrooke.
E fu in quel punto in cui si fermarono, pochi minuti dopo.
«Nonna, siamo tornati»
«Ciao bambina, è andato tutto bene, si?»
«Certo saggia signora» affermò la voce di un uomo anziano «Il piano funziona alla perfezione per ora»
«Ne sono lieta, caro Wahunsunacock»
«Facci entrare, ora» questa voce risuonava ancor più rauca. Sicuramente era dell’uomo dai capelli d’argento.
«D’accordo, Kekata»
Si sentì allora un forte rumore di rami che si spostavano, e poi Belle si sentì ancor più strana.
Viaggiare sul dorso di un cavallo non è il massimo della comodità, era stata più volte sul punto di rimettere, e ora le cose andavano ancora peggio.
“Vuoi vedere che stiamo andando sottoterra? Ecco perché non li abbiamo mai trovati”
Belle aveva ragione. I cavalli stavano scendendo lungo un passaggio selvaggio e oscuro. Un viaggio lungo diversi minuti, finché non capì che li stavano facendo scendere uno ad uno da cavallo, senza però togliere bende o ceppi.
«Ora possiamo toglier loro le bende. Nakoma? Utamatumaki?»
«Subito, Pocahontas» si udì nell’aria una voce di una ragazza molto giovane, insieme a uno strano grugnito.
Quando anche l’ultima benda fu levata, dalla bocca e soprattutto dagli occhi di ognuno, ecco che cominciarono a rendersi conto di dove si trovavano. O forse no.
Sembrava una caverna sotterranea, ma era talmente strana e selvaggia che poteva anche non esserlo.
Il soffitto era formato da un’infinita rete capillare di radici enormi, sorrette da ancor più maestose colonne di legno. Nonostante la luce del sole non potesse arrivarci, l’interno era illuminato. Da lucciole ma anche da controllati focolari.
Ad ognuno di questi strani alberi erano stati legati più di un abitante di Storybrooke, mentre Henry, Neal e Roland erano seduti a gambe incrociate poco più avanti a loro, ma circondati da guerrieri indiani, che con le loro lance affilate gli impedivano ogni tentativo di fuga.
«Che cosa volete da noi?»
«Grazie per avercelo chiesto, arciere» l’alto guerriero anziano dai capelli grigi e corti avanzò verso Robin Hood. Portava un grosso copricapo piumato in testa, e si sorreggeva con un lungo bastone con un grande rigonfiamento in cima «Voi dovete indicarci la via per Camelot»
«Camelot? Ma è solo una leggenda…»
«Non mentire, nano!» continuò il guerriero giovane e muscoloso «L’uomo al tuo fianco ci ha rivelato ogni cosa»
«Mammolo, è davvero così?»
«Perdonami, Brontolo, non ho resistito…»
«La bellezza di mia figlia è stata causa di grandi problemi in passato… ma stavolta ci ha aiutato. Ora manca l’ultimo tassello»
«Già» chiamata in causa, Pocahontas continuò il discorso di suo padre «È inutile che continuate a resistere. Ho letto tutto sull’argomento, grazie ai tuoi libri, Belle. Sappiamo tutte le informazioni necessarie per mettere appunto il nostro piano, dobbiamo solo sapere come arrivare in quel regno, e nel momento giusto per impedire la fine della nostra razza»
«Tu lo sai che, dopo aver sentito queste cose, nessuno di noi ti aiuterà? Di certo non io: sono un uomo d’onore, non tradirò mai Artù»
«Lo ha detto anche il tuo amico, il belloccio alto che chiamate Principe Azzurro… Portatelo qui, insieme a tutti gli altri»
Alcuni guerrieri si allontanarono, un numero consistente, perché numerose erano le persone che portavano.
Emma, Regina, Uncino, David, August, Archibald, Pisolo, Eolo e Gongolo.
«Bene, ci siamo tutti!»
«Henry! Roland!»
«Neal!!!»
«Non verrà fatto loro alcun male…» continuò l’uomo dai capelli d’argento «Se risponderete alle nostre domande, l’importante è che vi decidiate a farlo, non abbiamo tutta l’eternità!»
«D’accordo…» David cominciò a parlare un po’ sottovoce, per poi aumentare la tonalità «Possiamo dirvi tutto quello che sappiamo su Camelot, ma non possiamo aiutarvi ad andarci»
«Si che potete, non mentire!»
«I portali non sono accessibili…»
«Non abbiamo bisogno di portali, anche se so lo stesso che state mentendo. Potremmo andare ad Avalon, ma siamo in tanti e troppo riconoscibili, oltre al fatto che, secondo le mie ricerche bibliotecarie, la strada è troppo lunga. Mammolo ci ha detto che una Sirena può aprire un varco per quel mondo, o che la vostra nave può volare, pirata» Pocahontas stava guardando in quel momento Uncino, e poi continuò con il suo discorso «Ma immagino che una nave non può portare con sé tutto il nostro popolo…»
«Ci sei arrivata, bellezza…»
«Io se fossi in te non riderei, uomo di ferro. Sarai tu a indicarci la strada»
«E in che modo?»
«Se hai viaggiato tra i cieli, saprai la via per Camelot attraverso le stelle. Disegnaci una mappa stellare…»
«E io vi porterò tutti lì!»
Una voce strana, un po’ diversa da quella umana, aveva attraversato la sala. Nessuno dei prigionieri aveva capito da dove fosse venuta, finché non notarono che l’albero più grande, quello situato di fronte a loro, si stava muovendo.
La corteccia stava cambiando forma, assumeva volto umano. Occhi, orecchie, capelli e bocca apparirono in mezzo al tronco, e si muovevano.
«L’albero… L’albero parla!»
«Vi presento Nonna Salice. Vi trovate tutti nella sua dimora, e da qui noi partiremo per andare a Camelot. E una parte di voi verrà con noi, a garanzia della riuscita della nostra missione»
«E se non fossimo d’accordo?»
«Mia cara biondina, continui ad avere la memoria corta…  Kocoum!»
Pocahontas si rivolse al guerriero forte e bello, che estrasse dal fianco un pugnale.
«Ma che bei capelli che porti, ragazzo» mise una mano sopra la testa di Henry, e poi continuò «Che ne dici se ci faccio un ricordino?»
Il figlio di Emma e Regina stava impallidendo, e forse presto se la sarebbe fatta addosso, perché il pugnale di quell’uomo era pronto a fargli lo scalpo.
«Fermo!» urlò Uncino «D’accordo, hai vinto. Toglietemi queste corde dalle mani, e vi disegnerò la vostra mappa»
«Bene, ci voleva tanto?» Pocahontas fece un gesto a Kocoum, che si allontanò dal ragazzo per poi andare ad abbracciarla, e baciarla sulla bocca
«Hai vinto questa battaglia, selvaggia!» urlò Brontolo «Ma non vincerai la guerra»
«Il mio amico ha ragione» continuò David «Andate pure a Camelot, forza. Non avete speranze contro Artù e il Grande Mago Merlino. Neanche il Dio dei Morti è riuscito a spuntarla con loro…»
«Sappiamo anche questa storia, reuccio. Ma non siamo preoccupati»
«Mia moglie ha ragione» continuò Kocoum «Noi siamo valorosi guerrieri Powhatan, e abbiamo anche noi il nostro Dio, e i nostri spiriti che ci aiuteranno nella nostra causa»
«Già, il Grande Spirito vive in Nonna Salice, lei ci guiderà con la sua magia alla vittoria»
«Sagge parole, Kekata. E ora non perdiamo altro tempo. Questa è la carta, qui hai una piuma e l’inchiostro»
Uncino fu portato dal capo degli indiani vicino a un grande ceppo «Ora disegnaci la via»
«Ma perché ce l’avete tanto con Camelot?»
«Oh, dolce e ingenua Belle, è una lunga storia…»
 
 
   
 
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