Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
Ricorda la storia  |      
Autore: Lady_Levi_Malfoy    01/10/2017    3 recensioni
Ci hanno portati su un camion e poi su un container del treno. Ci hanno chiusi lì insieme ad altre migliaia di persone e poi il treno è partito.
Non so quante ore ci abbiano fatto stare in piedi, né quante ore di viaggio abbiamo fatto. Avevamo fame, non avevamo modo di utilizzare un bagno così andavamo in un angolino del container. Eravamo sporchi, puzzavamo, puzzavamo già di morte.
Genere: Drammatico, Malinconico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Erwin Smith, Levi Ackerman
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

 

 

Auschwitz 1945

 

 

23 settembre 1943

 

Una data che non dimenticherò mai. Stavo facendo lezione ai bambini ebrei che ormai non avevano più il diritto di andare a scuola quando entrarono i soldati a dichiararci di essere in arresto. Il motivo? La nostra razza, come dicono loro. A quanto pare non abbiamo il diritto di stare in questo mondo. Nessuno di noi sa perché non ci vogliano. Nessuno di noi ha violato la legge. Forse qualche marachella da ragazzo l'ho fatta, ma come tutti gli adolescenti. Non credo di essere una cattiva persona, non l'ho mai creduto. A soli 26 anni ti trovi a dover rassicurare una trentina di bambini che andrà tutto bene anche se hai la consapevolezza che nessuno tornerá mai indietro. Perché nessuno è mai tornato. Non sapevamo dove ci avrebbero portato, non sapevamo che i nostri cari non avrebbero più avuto notizie di noi.

E così hanno portato via me e i trenta bambini. Ci hanno portati su un camion e poi su un container del treno. Ci hanno chiusi lì insieme ad altre migliaia di persone e poi il treno è partito.

Non so quante ore ci abbiano fatto stare in piedi, né quante ore di viaggio abbiamo fatto. Avevamo fame, non avevamo modo di utilizzare un bagno così andavamo in un angolino del container. Eravamo sporchi, puzzavamo, puzzavamo già di morte.

Arrivammo di sera nel campo. I bambini furono subito allontanati da me, non li ho mai più rivisti. Ci hanno dato una specie di pigiama, sporco, logoro, appartenuto a qualche sfortunato che ora non può più parlare.

Ci ho messo dei giorni ad abituarmi allo sporco di quel luogo, agli scarafaggi, ai topi. Ma quando la stanchezza è diventata troppa non ci ho più badato. Non ho molti amici, ma nessuno di noi odia l'altro. Parliamo poco, ci aiutiamo spesso. Alle volte per avere un po' di sollievo dallo sporco utilizziamo l'acqua che ci danno da bere per lavarci un po'.

Neanche gli animali vengono trattati in questa maniera. Quando chiamano qualcuno per fare la doccia sappiamo tutti che non lo rivedremo più. 

Mi ricordo quando per davvero ci hanno portati alle docce. La gente urlava che non voleva morire, non si volevano togliere i vestiti. Qualcuno è stato fucilato davanti ai nostri occhi.

Non sono uno che si piega facilmente, ma qui capisci subito quando devi obbedire. Quando in ballo c'è la propria vita anche il più spavaldo diventa un agnellino. 

Sono un professore, un professore di letteratura. A me non è andata tanto male in fondo, la figlia del Generale del campo aveva bisogno di ripetizioni e così hanno scelto me. Non è il massimo, la ragazza è anche più cattiva dei soldati, ma non la incolpo di nulla. Il padre le ha imposto la dottrina e lei obbedisce. 

All'inizio lavoravo nei campi. Fa freddo qui, quel freddo che ti penetra nelle ossa e che non se ne va più. Sembra ridicolo, ma ci scaldiamo con il fumo che esce dai forni crematori.

Ripenso sempre a quei bambini che sono morti, a tutti i bambini che vengono uccisi ingiustamente. Migliaia di bambini morti solo perché sono ebrei.

Anche gli adulti mi fanno pena, ma per i bambini provo una rabbia che ucciderei chiunque.

Una volta tre soldati hanno deciso di divertirsi con me solo perché non avevo raccolto un pezzo di carta caduto per terra. Gli facciamo schifo, ma quando devono scopare se ne fottono della razza.

Sono stato umiliato da tutti e tre più volte, mi hanno lasciato lì per terra una volta finito e mi hanno detto che ero stato fortunato perché avevano scelto me per farmi godere. Non ho goduto affatto, ho pianto per quasi tutto il tempo pensando al mio compagno rimasto a Berlino che non sa più nulla di me.

Erwin, alto, bello, biondo, un ariano perfetto insomma. Non lo rivedrò mai più credo, e lui penserà che io sia morto. Penso a lui ogni sera prima di addormentarmi, al mattino quando mi sveglio, e per tutta la giornata è lui che mi fa sopravvivere.

Ho sentito dire che i russi stanno arrivando. Nessuno però è troppo agitato.

Hanno usato le camere a gas più spesso del solito, ma io sono convinto che lo abbiano fatto solo perché ormai siamo più morti che vivi. Quasi nessuno è in grado di lavorare, ormai le forze ci stanno abbandonando per sempre. Ho paura un po' di morire perché ho paura del buio. Sembra assurdo che io dica una cosa del genere in questo momento dopo tutto quello che è successo ma dopotutto ci servono paure sciocche per cercare di recintare le grandi paure che non ci fanno dormire la notte. Credo che siamo degli scheletri, ma non ricordo più neanche come fossi quando sono arrivato. A malapena ricordo il mio nome. Ormai so che non conta più un nome, o l'identità: sono un numero, il numero 23450. È così che la gente si ricorderà di noi. Come dei numeri schedati su qualche registro, e ogni volta che qualcuno muore viene cancellato e mai più ricordato.

 

27 gennaio 1945 

 

Il campo è stato liberato, i sopravvissuti sono usciti e qualcuno è tornato a casa. 

Nessuno si ricorderà del numero 23450.

Sono morto, sono stato ucciso il 26 gennaio 1945. 

Sono morto a ventotto anni e Erwin Smith non mi troverà mai più, non saprà più nulla del professor Levi Ackerman.

   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti / Vai alla pagina dell'autore: Lady_Levi_Malfoy