Film > Le 5 Leggende
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Autore: Roiben    01/10/2017    1 recensioni
Di nuovo guai in vista per i Guardiani. Questa volta, tuttavia, non sono unicamente i bambini a fare da bersaglio.
Manny ha un’idea, ma non tutti ne sono entusiasti, in particolare l’Uomo Nero, reduce dalla recente e ancora molto sentita disfatta.
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: I Cinque Guardiani, Nightmares, Nuovo personaggio, Pitch
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Cháos





Capitolo Uno


Sarebbe senz’altro stata una notte piacevole, o quanto meno accettabile, se il nitrito di uno dei suoi incubi non lo avesse strappato a forza dalla silenziosa contemplazione di una città addormentata.


Svogliatamente, e con un pizzico di irritazione, volta lo sguardo e ciò che vede gli fa sbattere ripetutamente le ciglia, insicuro di quanto gli si stia realmente presentando di fronte agli occhi. Quello scompostamente accomodato in groppa all’incubo è proprio lo stesso spirito dell’inverno che ha incontrato qualche mese prima e che fastidiosamente ricorda di aver tentato di eliminare in più di un’occasione? Solleva un sopracciglio, interdetto.


«Jack Frost?» si accerta, ancora incapace di processare a dovere la presenza del nuovo arrivato.


L’interpellato sorride sfrontatamente mettendo in bella mostra la sua perfetta e scintillante dentatura.


«Indovinato!» esclama allegro. «Sei svelto, eh» aggiunge, ironico.


Si porta un paio di dita alla tempia sinistra che ha appena preso a pulsare fastidiosamente.


«Che razza di dannato vento ti ha condotto fino a qui?» ringhia, molto più che seccato dall’improvvisata affatto gradita.


«Uhh, come siamo ospitali, Pitch».


«Vai all’inferno e restaci, Frost» ordina seccamente, congedando con un gesto imperioso alcuni incubi appena comparsi, apparentemente curiosi di scoprire qualcosa in più sulla nuova presenza.


Lo spirito dell’inverno, lungi dal voler seguire il poco gentile invito del padrone di casa, salta a terra, liberando della sua presenza la nera cavalcatura che se la dà precipitosamente a gambe un attimo dopo, e si avvicina lentamente allo spirito oscuro, sventolando in aria il proprio bastone e spandendo per i verdi prati qualche scomoda manciata di fiocchi di neve fuori stagione.


«Senti, non è che io sia esattamente al settimo cielo per essere stato spedito qui» precisa Jack, sbuffando.


Pitch arriccia le labbra e lo fissa con disgusto. «Non ti trattengo. Sono certo avrai di meglio da fare» strascica.


«Ci puoi scommettere, amico» ghigna, trovandosi un momento dopo la nera lama di una falce puntata al collo.


«Non sono tuo amico» sputa, orripilato.


«Ehm, già, l’ho notato» assicura Jack, sollevando le braccia e tentando invano di blandirlo.


Pitch assottiglia lo sguardo e lo studia brevemente poi, con lentezza, scosta la lama senza tuttavia farla sparire. Sospira.


«Immagino non te ne andrai fintanto che non mi avrai messo a parte della motivazione della tua presenza qui, dico bene?».


Jack torna a ghignare e si porta le mani alla nuca con fare casuale, piroetta un paio di volte, congelando il prato curato e balza con leggerezza su un masso in bilico sullo strapiombo sotto il quale scorre un fiume reso al momento invisibile dall’oscurità.


«Credo di no» conferma, attendendo la reazione dell’altro.


Pitch, che non lo ha mai perso d’occhio per un solo istante, scuote il capo sconfortato e si domanda che cosa abbia fatto di male, ultimamente, per essersi meritato una punizione simile.


«Ottimo» sbotta, intendendo l’esatto contrario. «In questo caso sbrigati a parlare, così che io possa tornare a godermi la notte in santa pace» intima seccato.


Un silenzio scomodo si stiracchia indolente e prolungato fra loro, mentre evidentemente lo spirito dell’inverno riflette su come introdurre l’argomento. Pitch, nervoso, sta seriamente per esaurire la già limitata pazienza di cui dispone, e il tamburellare del suo piede contro il terreno ne è un segnale tangibile. Ha una mezza idea di provare a farlo a fette e conservarlo in cantina per vedere se manterrebbe ancora le sue proprietà surgelanti, quando finalmente lo sgradito ospite sembra decidersi a fornirgli una qualche parvenza di spiegazione.


«Manny dice che tu puoi aiutarci a fare luce su un problema che è comparso di recente» esordisce speranzoso.


Pitch lo fissa interdetto, poi allucinato, in seguito sbatte più volte le ciglia, infine scuote tristemente la testa.


«Sinceramente e con tutto il rispetto: che tipo di sostanza psicotropa ha assunto, di recente, l’Uomo nella Luna?».


Con suo sommo sconcerto, nonché profonda costernazione, Jack scoppia a ridere, tenendosi lo stomaco fra le braccia e rotolandosi scompostamente a mezz’aria, agitando freneticamente le gambe. Pitch sospira di nuovo e si massaggia le tempie, sconsolato, aspettando e pregando che finisca in fretta. Se solo potesse, preferirebbe di gran lunga una morte veloce e dignitosa; ma è già morto, disgraziatamente, pertanto è costretto a rassegnarsi al suo triste destino.


Molti, troppi minuti dopo, Jack sembra finalmente in grado di ritrovare un minimo di tranquillità, senza peraltro perdere il sorriso.


«Ah, fantastico! Ma lo sai che non ti facevo così spiritoso?» esclama, apparentemente soddisfatto.


Pitch lo fissa truce, le mani che prudono fastidiosamente dal desiderio represso di stringersi attorno a quel collo candido e immacolato, e stringere, e stringere. “Oh, sì. Questo sarebbe superbamente appagante” riflette deliziato.


Il ghigno spaventevolmente sadico che compare sul volto dello spirito oscuro fa decisamente passare la voglia di ridere a Jack.


«Uhm, bene» soffia incerto. «Senti» riprende debolmente, «so che te ne frega poco dei nostri problemi, ok? Solo… magari potresti giusto dare un’occhiata. Forse hai ragione e Manny stavolta vuole coinvolgere lo spirito sbagliato, ma… E se non fosse così? Se, in qualche modo, davvero tu potessi essere la chiave per risolvere questo pasticcio?» insiste.


Pitch lo sta fissando in modo piuttosto enigmatico e Jack si chiede se per caso non abbia detto qualcosa di davvero offensivo.


«Un gran bel modo per chiedere l’aiuto di qualcuno, mh?» commenta infine lo spirito oscuro. «Secondo quale convinzione ritiene di potermi coinvolgere allegramente nei suoi sciocchi intrighi infantili?» sbotta seccato.


Jack solleva gli occhi al cielo e finge di prendersi a bastonate in testa, esternando in tal modo la sua frustrazione.


«Ah, Pitch, perché sei sempre così sospettoso? Il guaio c’è davvero, e pare che nemmeno North ci capisca nulla. Sono certo che l’Uomo nella Luna non stia cercando di fregarti, se è questo che ti preoccupa».


Pitch lo guarda un lungo momento con aperto scetticismo, poi scuote la testa pieno di compassione per quel povero idiota che gli sta davanti così incrollabilmente persuaso delle sue sciocche convinzioni.


«Non mi sorprende che tu sia finito incastrato fra le fila dei guardiani. Con questa tua ingenuità, chiunque potrebbe approfittarsi di te» lo accusa.


«Non è affatto vero!» esplode Jack, sollevandosi dal masso e sprizzando nervose scintille ghiacciate. «Io sono il padrone delle mie scelte e decisioni, e nessun altro» afferma sicuro.


«Buon per te» ribatte asciuttamente Pitch. «Ma per quanto mi riguarda non ho la minima intenzione di farmi coinvolgere in una delle vostre assurde avventure al salvataggio di qualche sciocco bambino» rimarca cocciutamente, voltando la testa dall’altra parte.


Jack gonfia le guance, indispettito, e quando sbuffa il proprio scontento una nuvola di ghiaccio ricopre la schiena dello spirito oscuro, il quale si volta di scatto fulminando il colpevole con un’occhiataccia inceneritrice.


«Ops» pigola Jack, saltellando rapidamente via dalla roccia per evitare di essere fatto a brandelli dall’altro. «Senti, non l’ho fatto apposta, ok?» prova, nel disperato tentativo di salvare il salvabile.


«Sparisci-dalla-mia-vista-JACK FROST!» ringhia Pitch, deciso più che mai a liberarsene, in un modo o nell’altro.


La lama della falce fende l’aria una misera frazione di secondo dopo che il suo bersaglio si è tolto dalla sua traiettoria. Jack guadagna velocemente quota, mettendo una più che ragionevole distanza di sicurezza dall’altro spirito evidentemente intenzionato a vendicarsi e sospira, un poco deluso per l’esito dei suoi sforzi e anche in parte colpevole per aver involontariamente contribuito alla propria disfatta.


«Mi dispiace!» esclama, fluttuando a un’altezza ragguardevole.


«Ti dispiacerà certamente di più, se insisti a rimanere» minaccia Pitch, spedendogli contro un’ondata di sabbia nera nel tentativo di allontanarlo una volta per tutte, se non altro.


Miracolosamente, lo spirito dell’inverno sembra recepire il messaggio e, con un’ultima occhiata alla nera figura ferma sul ciglio dell’abisso, si solleva di qualche altro metro, lasciandosi afferrare dal vento e trasportare lontano.



*



«Mi dispiace. Ci ho provato, davvero» assicura con ardore il guardiano del divertimento.


«Ne sono certo, Jack» prova goffamente a placarlo Nicholas. «Purtroppo, a questo punto, non c’è molto altro che possiamo fare, se non aspettare e sperare che Sandy torni con qualche novità» ammette, scuotendo stancamente la testa.


«Sarebbe stato meglio mandare direttamente lui» interviene Aster, scoccando un’occhiata sarcastica ai colleghi. «Aspettarsi un qualsiasi risultato positivo da Frost è semplicemente un’idea sciocca e una perdita di tempo» fa notare con stizza.


Jack stritola il bastone fra le dita, ricoprendolo di uno spesso strato di ghiaccio, e digrigna i denti.


«Oh, sicuro. Immagino che tu avresti fatto di meglio, canguro» lo apostrofa tagliente.


«Non chiamarmi così!» si inalbera il coniglio.


«Finitela, voi due!» tuona Nicholas, facendo tremare pericolosamente il lampadario di cristallo sulle loro teste dopo aver colpito il camino con un pugno. «I vostri bisticci non ci aiutano a trovare una soluzione al nostro problema» aggiunge con un tono più pacato ma al contempo di ammonimento.


Le lunghe orecchie di Bunnymund si afflosciano, pendendo inermi ai lati della sua testa pelosa, mentre Frost posa con leggerezza i piedi a terra e si rannicchia su sé stesso, sospirando abbattuto.


«Scusa» borbottano all’unisono, fissandosi poi sorpresi e dedicandosi vicendevolmente un’occhiata carica di rancore.


  
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