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Autore: Pixel    01/10/2017    1 recensioni
"Il profumo di Tony era ancora la cosa più bella del mondo."
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“¡Ten cuidado, ten cuidado!i qualcuno urlava ¡La pared!ii”.
Ma lui come al solito non sentiva altro che il rombo dei motori e il fischio delle gomme sull’asfalto.
Sapeva quello che faceva, nonostante l’attrito tra metallo e il cemento avesse appena provocato una cascata di scintille infuocate. Sentì la macchina che qualche istante prima gli era davanti impattare violentemente contro il muro ma non si girò indietro a vedere la portata del danno che aveva provocato, l’unica cosa importante era tagliare il traguardo per primo, e lo fece.
Non ebbe il tempo di uscire dalla sua macchina che un uomo gli si scaraventò contro.
“L’hai quasi ucciso!”, disse appena prima di colpirlo in viso con un pugno. Tony impreparato incassò il primo colpo, ma ancora carico dell’adrenalina della gara si riprese subito e rispose colpendo l’aggressore con forza tale da farlo cadere per terra.
“La prossima volta vi ammazzo entrami con le mie mani”, ringhiò.
Marcèl si precipitò a trattenerlo prima che potesse infierire nuovamente “Vamosiii, sibilò a denti stretti prima di trascinarlo fuori dalla folla.
Tony si scrollò di dosso le mani del fratello, non sopportava quando lo trattavano come uno di quegli idioti incapaci di controllarsi.


“Devi darti una calmata, Tony”, lo rimproverò Javiér parandosi davanti a lui
“Sono uscito dalla macchina e quello mi ha tirato un pugno, che avrei dovuto fare?”
“Prova a non far schiantare le altre auto contro il muro la prossima volta”
Tony tirò un sospiro nel tentativo di riprendere il controllo “Quanti dei nostri soldi avevi puntato sulla mia vittoria?”
“Parecchi...”
“Li hai persi?”
“No”
“Se proprio non vuoi ringraziarmi almeno risparmiami la predica, hermanoiv”.

 
* * *


Parcheggiò la macchina nel vialetto di casa e si affrettò ad uscire fuori, persino stare al volante non lo rilassava ormai, era come se una certa irrequietezza gli si fosse attaccata addosso. I suoi fratelli continuavano a farglielo presente e la cosa non faceva altro che infastidirlo di più.
Erano preoccupati per lui, lo capiva. Era sempre stato il più pacifico tra loro, quello che cercava il modo di risolvere le cose senza ricorrere alla violenza se non nei casi in cui era strettamente necessario usare le maniere forti, ma negli ultimi tempi la parte più feroce di lui sembrava aver trovato il modo per uscire dalla gabbia in cui Tony aveva provato a rinchiuderla.


Chiuse la portiera sbattendola con forza, si appoggiò con la schiena contro la fiancata e si accese una sigaretta, anche quello era un vizio degli ultimi anni. Era solo il modo che aveva trovato per potersi concedere qualche istante con sé stesso. Il movimento meccanico del portare e allontanare la sigaretta dalle labbra, aspirare e buttare fuori il fumo, lo rilassavano. Il bisogno fisico e mentale di accenderne ancora una gli permetteva di avere una scusa per concedersi un momento dedicato solo a lui, per questo raramente gli capitava di fumare in compagnia di altri.
Fece un paio di tiri prima di scorgere attraverso la cortina grigia qualcosa che lo fece sobbalzare. Chiuse e riaprì gli occhi velocemente per un paio di volte, aspettandosi di veder dissolvere quell’immagine insieme al vapore, come un’illusione. Ma quando riaprì gli occhi per l terza volta dovette convincersi che era tutto vero, Jazmine Suarez era seduta sugli scalini della veranda, proprio come la notte di molti anni prima.

 
* * *


Non riusciva a prendere sonno quella notte, dopo la bellissima cena con i suoi era andata in camera sua convinta che sarebbe crollata nel letto dopo pochi minuti ma così non era stato, erano passate ore e lei non aveva fatto altro che rigirarsi nel letto. Era andata in cucina per prepararsi un infuso e aveva trovato Carmen indaffarata nel mettere a posto certi documenti, si era offerta di darle una mano ma con suo grande sollievo la sorella maggiore aveva rifiutato insistendo perché lei si rilassasse.


“Vai a prendere un po’ d’aria e lascia perdere tutti questi intrugli di erbe”
“Ma veramente...”
“Dammi retta, se quando torni dentro non ti sei rilassata abbastanza ti preparo tutti gli infusi di valeriana e tiglio che vuoi”.


Pensò di fare due passi ma alla fine si sedete sul secondo scalino della veranda convinta che sarebbe rientrata presto a casa reclamando una tazza di tisana bollente.
Quando viveva lì le capitava spesso di uscire per delle passeggiate notturne, una delle tante abitudini che aveva perso da quando si era trasferita. In compenso, non aveva perso la capacità di compiere lunghi viaggi ad occhi aperti e come suo solito puntò lo sguardo nel vuoto e cadde assorta nei suoi pensieri. Le capitava spesso di essere presa in giro da Bryce e i loro amici per quel suo modo di assentarsi dalla realtà “Come farai a difendere i tuoi clienti in tribunale se hai la testa tra le nuvole?” le avevano detto una volta. Era rimasta leggermente ferita da quel commento, ma aveva ugualmente sorriso, promettendo a sé stessa che sarebbe diventata il miglior avvocato dello studio legale senza smettere mai di viaggiare ad occhi aperti.


“Sei davvero tu?” La voce la risvegliò dai suoi pensieri, alzò lo sguardo.
In quegli anni Jazmine era cambiata molto, aveva avuto la possibilità di studiare in un’università prestigiosa, di viaggiare, incontrare molte persone, vedere cose che non si sarebbe mai immaginata. Ma in tutti quegli anni non aveva mai più visto degli occhi di un color ambra lucente, iniziava a pensare che ci fosse una sola persona al mondo a possedere quei gioielli e quella persona le stava davanti.
“Tony...”, disse alzandosi e con un gesto quasi inconscio allungò la mano verso il viso dell’uomo come mossa dal bisogno di sapere che l’immagine davanti a lei fosse fatta di carne e non di pura illusione.
Sentì la sensazione ruvida della barba corta mentre la testa di Tony si muoveva insieme alla sua mano, quasi nel gesto di accoccolarsi sul suo palmo.
Accarezzò i lineamenti fatti più duri dall’età indagando il più possibile quello che gli sembrava tanto il suo Tony quando un uomo totalmente diverso.
Vide le cicatrici sul sopracciglio e sullo zigomo sinistro che sembravano far parte della sua pelle da sempre ma che era sicura raccontassero storie che lei non conosceva.
Quando le dita di Jazmine indugiarono sulla ferita del labbro ancora aperta e sanguinante Tony si scansò bruscamente spezzando la magia della loro muta intimità.
“Cosa ti è successo?”
Lui scosse la testa accennando un mezzo sorriso prima di riportare alla bocca la sigaretta, ormai quasi arrivata al filtro e fare un ultimo tiro. Si liberò del mozzicone gettandolo per terra e tendendo la mano si prese la stessa libertà che lei si era concessa poco prima. Le tocco la guancia con il palmo e con delicatezza e decisione attirò il viso della ragazza più vicino al suo. Lei si scoprì incapace di reagire come mai prima, rimase pietrificata finché le labbra di lui non furono vicine al suo orecchio
Dulce noche, nenav”, sussurrò e senza aspettare un attimo in più andò via senza voltarsi indietro.
Capì di non essere paralizzata solo quando si rese conto di star tremando, convinta che le gambe avrebbero ceduto prima di arrivare alla porta si precipitò dentro casa.
“Jazmin, ¿Qué te pasó?vi, domandò allarmata Carmen tendendosi verso la sorella.
“Raccontami tutto”.



NOTE:
iAttento
iiIl muro
iiiAndiamo
ivFratello
vDolce notte, bimba
viCosa ti è successo?


Nda:
Già, Tony è diventato un Bad Boy. 

Che dite devo andarmi a nascondere in un angolino?
 
  
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