Anime & Manga > Kuroshitsuji/Black Butler
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Autore: KuroHeart    02/10/2017    0 recensioni
"Non c’è altro modo… Se vuoi continuare a vivere allora dovrai diventare come me. Ma ti avverto: una volta che avrai fatto questa scelta, non potrai tornare indietro."
Una voce maschile mi parla, ma io non capisco il significato di quelle parole. Provo a guardare in volto la fonte di questa voce, ma è sfocata e confusa. Cerco di chiedere chi lui sia, ma non riesco a dire nemmeno una parola… Ad un certo punto, l’oscurità si attornia a me e tutto scompare, facendo vedere sangue sparso qua e là. Mi guardo intorno per cercare una via d’uscita, ma rimango paralizzata sul freddo pavimento.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ciel Phantomhive, Nuovo personaggio, Sebastian Michaelis
Note: What if? | Avvertimenti: Violenza
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<< Che cosa?! >> esclama Ciel sbigottito. Sebastian si è recato nel suo studio per raccontargli quello che era accaduto alla ragazza il giorno prima e gli ha confessato che secondo lui, non è del tutto umana.
<< Ho sentito la sua anima e questa è avvolta da un’oscurità differente da quella che conosco io. Ad ogni ora sento sempre un cambiamento in lei, così come il suo corpo: le ferite che aveva la notte scorsa erano profonde, ma quando le ho viste ieri pomeriggio, erano solo dei tagli superficiali. Soprattutto la ferita al fianco: il colpo inferto doveva esserle fatale, infatti dubitavo che sarebbe riuscita a superare la notte. >>
<< Perché non me l’hai detto subito? >> sbotta il conte.
<< Semplicemente per il fatto che non ne ero sicuro. Non volevo certo infastidirvi con un’informazione inutile, padroncino. >>
Ciel si alza dalla sedia e si gira verso la finestra, ammirando il paesaggio, pensieroso.
<< Quindi credi che possa essere una minaccia? >>
<< Io vi sto semplicemente riferendo ciò che ho sentito e visto. Mi rendo conto che la signorina sia disorientata su quanto le è accaduto, e che molto probabilmente non sappia cosa le stia succedendo, però sì, potrebbe risultare pericolosa. >>  
A quella risposta, il conte si gira verso il maggiordomo, sicuro su come agire.
<< Se le cose stanno così, allora sarai tu ad occuparti di lei e a tenerla d’occhio, così se dovesse compiere qualche passo falso, saprai cosa fare. >>
<< Yes, my lord. >> risponde, mettendo una mano al petto e accennando un inchino.
<< Avrei una domanda da farvi se mi posso permettere. >> il corvino gira la testa da una parte abbozzando un sorriso.
<< Cosa c’è? >>
<< Come mai volete aiutare una persona che non avete mai visto prima d’ora? >> chiede con tono curioso ma anche derisorio. Il ragazzo sbuffa leggermente, irritato dal fatto che il suo maggiordomo lo sta stuzzicando.
<< Semplicemente per il fatto che mi sto annoiando, Sebastian. Non ci sono stati casi da un po’, e anche se all’inizio avevo reputato noioso questo caso, mi sono dovuto ricredere. Ricordati che io non aiuto nessuno a meno che non sia per aiutare me stesso. >> risponde mettendosi una mano sul petto.
<< Certamente padroncino. Volevo solo sapere se eravate voi a ricordarlo. >> replica Sebastian con un sorriso beffardo. Per tutta risposta, il giovane gli lancia un’occhiataccia.
<< Ma non temete. Ora le cose si faranno ancora più interessanti. >>
Il maggiordomo tira fuori una lettera dal frac e la consegna al conte.
<< A quanto pare è arrivato un nuovo caso. >>
Ciel sgrana gli occhi non appena vede il sigillo della Regina Vittoria.
Poi si siede alla scrivania, apre la lettera con il tagliacarte alla sua destra, ed inizia a leggerla.
<< Oggi dovremo andare da lui. >> riferisce al maggiordomo, una volta finito.
<< Molto bene, preparerò una carrozza allora. >>
<< No non ora. Andremo nel pomeriggio, anche perché dovrò parlare di questo caso con lady Katreena. >>
Sebastian solleva un sopracciglio.
<< Pensate possa esserci un collegamento? >>
<< Molto probabilmente sì. Ora vai, ho del lavoro da fare. >> ordina mentre si accinge a firmare alcuni documenti della sua fabbrica, la Funtom Company, che produce dolci e giocattoli per bambini.
 
**************************************************
Io, il conte ed il suo maggiordomo ci stiamo dirigendo da Undertaker, un becchino conoscente di Ciel. Ha voluto far venire anche me perché le scomparse - e purtroppo anche le morti - avvenute, erano iniziate nello stesso periodo in cui Thomas non mi aveva più scritto. Una parte di me è ancora scettica riguardo al fatto che possa essere così, però voglio credere che questa sia la pista giusta da seguire, altrimenti ci saranno maggiori probabilità che non rivedrò il mio amico mai più.
Guardo fuori dal finestrino della carrozza, osservando le persone e gli edifici che superiamo, illuminati dal grigio cielo londinese. Ad un certo punto noto con la coda dell’occhio che Sebastian, seduto di fronte a me, mi sta guardando in modo strano: sento i suoi occhi su di me, quasi come se volessero leggermi dentro. Giro lentamente la testa verso di lui ma il maggiordomo distoglie subito lo sguardo, interrompendo così quella sensazione di irrequietezza che si era creata dentro di me. C’è qualcosa che non mi spiego in lui, come per esempio i suoi occhi magnetici: quel pomeriggio mi ero messa a guardarli senza un motivo preciso: quelli avevano semplicemente attirato la mia attenzione ed io non potevo sottrarmi ad essi, o forse, peggio ancora, non volevo. E poi oggi a pranzo Mey Rin, la cameriera dai capelli rossicci, stava per far cadere alcuni piatti, ma Sebastian, con un rapido movimento, li ha presi tutti al volo, senza farne cadere nemmeno uno. Più ci penso e più mi ritrovo a credere che non sia solo un maggiordomo. Ma forse è solo la mia immaginazione.
<< Come vanno le vostre ferite, signorina? >> domanda Sebastian, all’improvviso.
<< Molto meglio. Sono rimasti solo dei piccoli lividi sul braccio e la ferita al fianco è quasi guarita. >> gli rispondo evitando di guardarlo negli occhi.
<< Sono lieto di sentirlo. >> dice sorridendo.
Dopo un po’ mi ricordo di una cosa abbastanza importante.
<< Conte, avrei un favore da chiedervi. >>
Il giovane, intento anch’egli a guardare fuori dal finestrino, si gira verso di me.
<< Sarebbe possibile fare una piccola sosta all’albergo in cui ho alloggiato? Ve lo chiedo perché dovrei recuperare la mia valigia. >>
<< D’accordo, ci andremo sulla strada di ritorno. >> risponde annuendo
<< Vi ringrazio. >>
Il viaggio prosegue nel più completo silenzio, ovviamente escludendo i rumori esterni.
Ad un certo punto, la carrozza si ferma davanti ad un edificio con un’insegna viola, su cui c’è scritto “Undertaker” in nero.
<< Siamo arrivati. >> annuncia Sebastian, dandomi la mano per farmi scendere.
Come entriamo nella stanza scura, noto delle bare posizionate a mo’ di panchina e di fronte a queste, c’è una sorta di scrivania, anch’essa composta da due bare posizionate una sull’altra.
<< Vieni fuori, Undertaker. >> esclama Ciel impaziente.
Si sente una strana risata riecheggiare per tutta la bottega. Mi guardo intorno per capire da dove questa provenga, ma senza nemmeno aver avuto il tempo di capirlo, compare una strana figura davanti a noi.
Si presenta come un ragazzo dai capelli grigi e lunghi, che gli coprono gli occhi, assieme ad un cappello a cilindro nero. Indossa un vestito grigio e nero, con lunghe maniche che gli arrivano fin sopra le mani.
<< Benvenuto, Conte. >> lo accoglie divertito.
Poi volge il suo sguardo su di me, osservandomi attentamente.
<< Oh, vedo che avete portato qualcun altro con voi. >>
Poi comincia a girare intorno a me come se volesse studiarmi. O forse misurarmi?
A giudicare dall’attenzione con cui mi osserva, opterei di più per la seconda ipotesi.
<< Sono miss Katreena Handwar. >> mi presento, nonostante mi senta a disagio con una persona così invadente.
“E maleducata!”
<< Stareste benissimo nella nuova bara che mi è appena arrivata, è un peccato che verrà occupata da qualcun altro, ihihi >> risponde ignorandomi totalmente.
<< Ora basta perdere tempo. Undertaker, ho bisogno di alcune informazioni riguardo… >>
<< So perfettamente su cosa dovete indagare, Conte. >>
Si avvicina in modo preoccupante a Ciel, il quale gli rivolge uno sguardo pieno di indifferenza, evidentemente abituato ai modi di fare del becchino.
<< Allora dimmi quello che sai. >> ordina impaziente.
Il ragazzo dai capelli d’argento si avvia verso la sua scrivania, prendendo in mano un teschio.
“Mi chiedo se sia vero…”
Undertaker fa rimbalzare l’oggetto sulla sua mano, con un ghigno divertito rivolto al giovane.
<< Sapete cosa voglio in cambio, non è vero? >>
“Immagino vorrà i soldi che gli spettano? Oppure no?”
Il conte sbuffa, scocciato da quella domanda.
Non riesco a capire. Esasperata da quella situazione, chiamo Sebastian e gli chiedo cosa voglia Undertaker. Il maggiordomo si abbassa verso di me, mettendosi una mano davanti alla bocca.
<< Vuole semplicemente qualcuno che lo diverta. Dice che i soldi non gli interessano. >> risponde, sussurrandomi all’orecchio. La sua voce è così calda e morbida, ma anche avvolgente. “Non è il momento di pensare certe cose!” mi rimprovero mentalmente, focalizzando poi la mia attenzione su quello che mi ha appena riferito.
“Qualcuno che lo diverta? E dovrebbe pensarci il conte?”
Da quel che ho visto, Ciel non sembra essere un tipo allegro, quindi non credo che potrebbe esserne all’altezza.
Ad un certo punto però, vedo Sebastian farsi avanti.
<< Non preoccupatevi padroncino. Me ne occuperò io. >> annuncia mentre si mette a posto il guanto nero della mano sinistra.
Come per Ciel, non credo alle mie orecchie.
Undertaker però rimane deluso dal volontario in questione.
<< Ancora il maggiordomo? Siete proprio scorretto, Conte. >> dice deluso
<< Allora ci penserò io! >> sbotta seccato il giovane, stringendo il bastone da passeggio sempre di più.
Il becchino scuote la testa sorridendo
<< No, non voglio voi. >>
<< E allora chi? >> domanda furioso
Il ragazzo solleva un braccio indicando la persona designata.
<< Lei. >>
Sussulto a quella risposta, spalancando gli occhi.
<< Come prego? >>
<< Avete capito perfettamente, signorina. Tocca a voi, ihihi >> replica mettendosi una mano davanti alla bocca per trattenere le risate.
“Ma non sono brava in queste cose! E poi perché proprio io?”
Mi volto verso Ciel e Sebastian i quali hanno assunto un’espressione simile alla mia.
<< Ci dev’essere un errore. Io non ne sono in grado. >> sorrido, cercando di rilassarmi e sperando di essere scampata a quell’assurda richiesta.
Il maggiordomo si avvicina a me per dirmi qualcosa.
“Spero solo che abbia in mente un modo per tirarmi fuori da questa situazione.”
<< Miss Katreena, vi consiglierei di provare. Se non doveste farcela, interverrò io e vi aiuterò. >>
“E sarebbe questo il suo piano?!”
<< Allora fallo subito tu! >> esclamo a denti stretti.
<< Non mi è stato ordinato. E poi lui è un tipo a cui non si può dire di no, purtroppo. >>
<< Esattamente >> conferma Undertaker sempre con quel suo ghigno divertito dipinto sul volto.
“Certo che il conte ha proprio strane risorse a cui rivolgersi!”
Sospiro, ormai rassegnata al fatto che dovrò cavarmela da sola.
<< D’accordo, ci penserò io. >> annuncio al becchino, facendomi avanti.
<< Ora signorina, datemi la risata più bella che mai! >> il ragazzo si siede su una delle panchine, aspettando che io dica o faccia qualcosa di divertente.
 
Dopo un paio di storielle divertenti, ma a quanto pare non per Undertaker, il quale non ha mosso un solo muscolo che potesse minimamente ricondurre ad un sorriso, decido di rinunciarci.
Io non sono una ragazza a cui piacciono particolarmente le barzellette, quindi non so quali possano essere le “migliori” in circolazione.
Ad un certo punto però me ne viene in mente una, un po’corta, ma che forse avrà effetto.  
Si tratta di una barzelletta che avevo sentito da qualche parte un paio di anni fa.
La ripeto nella mia mente e poi mi rilasso cercando di raccontarla con più scioltezza possibile. Mi schiarisco la voce e comincio a raccontarla:
 << Due vampiri escono dalle loro tombe per andare a caccia. Uno dei due cerca di strappare la propria lapide da terra. L'altro allora gli chiede cosa stia facendo. E il primo gli risponde: non vorrei andare in giro senza documenti. >>
Undertaker, proprio come pensavo, non muove un muscolo, ma dopo qualche istante, si sente una piccola risata, sempre crescente, che poi scoppia fragorosamente per tutta la stanza.
“Ce l’ho fatta! Sono riuscita a farlo ridere!”
Mi giro per vedere Ciel stupito dal fatto che ci sia riuscita. Sebastian invece tiene una mano davanti alla bocca, come se stesse trattenendo una piccola risata.
Il giovane si ricompone e si schiarisce la voce:
<< Ora voglio le informazioni che mi spettano. >> ordina il giovane al becchino.
<< Certamente, Conte. >>
Io e Ciel ci sediamo su una panchina di fronte al ragazzo, mentre il maggiordomo rimane in piedi, vicino al suo padrone.
Undertaker inizia subito a parlare di quello che ha scoperto:
<< All’inizio avvenivano solo scomparse di persone dei bassifondi, poi man mano i mesi passavano, sono iniziate le uccisioni. Successivamente hanno iniziato a prendere di mira anche la nobiltà. >>
<< Hanno? Significa che l’assassino non è uno solo? >>
<< Proprio così. Pensateci, tutto questo è troppo per una persona sola. Infatti in questo periodo sto avendo molti più clienti. >>
<< Capisco. E come sono state uccise queste persone? >> 
<< È qui che viene il bello.  Le vittime subiscono una o due specie di punture, prevalentemente sul collo, ma in alcuni casi possono anche essere presenti sulle braccia o i polsi. >>
<< Punture? Quindi l’assassino inietta alle vittime un qualche veleno? >>
<< Sbagliato. Se l’assassino avesse voluto fare una cosa simile, in primo luogo avrebbe addormentato la vittima con una sostanza sonnifera e poi le avrebbe iniettato il cosiddetto “veleno”. Peccato che come ho detto prima, in alcuni casi la puntura è una, ma in quelli maggiori, le punture sono due, e ad una precisa distanza tra loro. Oltretutto alle vittime non viene iniettato niente: semmai vengono completamente prosciugate del sangue presente nel loro corpo. >>
“Aspetta un momento. Punture sul collo? Vittime prosciugate del loro sangue?
Tutto ciò mi sconcerta. Sembra quasi di essere in un racconto di vampiri. Ma questa è la realtà, non possono esistere creature simili. Io sono un’appassionata di racconti horror e gotici e di conseguenza mi hanno sempre affascinato creature come vampiri, licantropi, demoni. Ma non ho mai pensato che potessero far parte del mondo reale.
<< Devo ammettere che tutto ciò è alquanto bizzarro. >> mi limito a dire, senza rivelare la mia assurda ipotesi, rendendomi ridicola di conseguenza.
<< Esattamente signorina. Ma non è questo a dare quel pizzico in più alla monotona vita di tutti i giorni? >>
<< E se posso chiederlo, che cosa dovrebbe essere? >> domando curiosa
<< Le cose bizzarre di questo mondo come la follia, il mistero… >> risponde aprendo le braccia.
 Devo ammettere di non aver proprio capito cosa voglia dire.
<< Molto bene, qui abbiamo finito. Andiamo Sebastian >> ordina il giovane, interrompendo così il discorso di Undertaker.
<< Un momento per favore! >> esclamo. Ciel si immobilizza sul posto, rimanendo seduto.
“Devo almeno tentare…”
Tiro fuori la foto e la mostro al becchino.
<< Mi sapresti dire se questa persona è stata tua ‘cliente’? >> gli chiedo indicando Thomas.
<< Dovrei avere delle risate extra per questo… >> dice tra sé.
“No no no…”
<< Ma farò un’eccezione solo per voi. >> conclude poi con un sorriso. Tiro un sospiro di sollievo.
<< Comunque no. È per caso il vostro promesso? >>
<< No, un mio amico d’infanzia. >> rispondo arrossendo.
<< E riguardo un maggiordomo anziano? >> mi azzardo a domandare sperando che non mi chieda di divertirlo ancora.
<< Nemmeno… >> risponde con un’espressione di palese delusione.
“Meno male! Allora ci sono più probabilità che siano entrambi vivi.”
<< Ti ringrazio, Undertaker. >> dico abbozzando un sorriso.
<< Non dovete ringraziarmi baronessa, ihihi >>
Io e Ciel ci alziamo dalla panchina e ci dirigiamo verso l’uscita, dove Sebastian ha aperto la porta.
<< Ah un’ultima cosa, Conte. Ricordatevi di tenere ben stretta la vostra anima. Dopotutto se ne ha una sola. >> ridacchia, salutandoci con una mano.
“Che cosa vorrà mai intendere con una frase del genere?”
Voleva forse dire Prendetevi cura di voi o Riguardatevi?
“Certo che è davvero un tipo strano”
Una volta usciti, Ciel si scusa per il comportamento di Undertaker, ma d’altra parte confessa che fa sempre così.
<< Non c’è alcun problema. Se non altro si è rivelato di grande aiuto per le indagini. >> dico sorridendo.
<< Dove si trova l’albergo in cui avete alloggiato? >> domanda il giovane, dopo un po’
<< Vicino alla stazione. Purtroppo non ne ricordo il nome, ma quando ci passeremo davanti lo riconoscerò subito. >>
Una volta recuperata la valigia, facciamo ritorno alla villa. Durante il viaggio, Sebastian mi ha di nuovo guardato in quello strano modo. Stavolta però ho sentito i suoi occhi su di me in un modo più intenso rispetto a prima. Sono riuscita a sentire il loro magnetismo, la voglia di voler scoprire qualcosa che si trova dentro di me, ma non ho idea di cosa. Oltretutto non ho potuto fare a meno di notare che non sembra fidarsi di me, al contrario di Ciel, che invece si è disposto ad aiutarmi e sta mantenendo la sua parola. Mi trovo a pensare che forse Sebastian non crede ai fatti che avevo raccontato quel pomeriggio. Io però non vorrei che si fosse fatto un’idea sbagliata di me…
******************************************************************
<< Mey Rin, occupati di disfare la valigia della signorina. >> ordina il maggiordomo alla domestica.
<< Certamente signor Sebastian. >> risponde balbettando.
Poi tira fuori l’orologio da taschino per guardare l’ora.
<< Miss Katreena, il tè verrà servito alle cinque e mezzo. >>
<< Ci sarò. >> annuisco.
Una volta che il corvino se n’è andato, Mey Rin comincia a mettere la valigia sul letto.
<< Non ti preoccupare, ci penso io qui. >> dico avvicinandomi a lei.
<< Ma il signor Sebastian mi ha detto… >> replica subito lei.
<< Lo so, però non vorrei dare troppo disturbo. >> confesso.
Per non parlare del fatto che mi sto facendo aiutare da un perfetto sconosciuto.
<< Ma voi siete un’ospite, non dovete preoccuparvi. Se preferite, possiamo farlo insieme, che ne dite? >> chiede con dolce insistenza
<< D’accordo. Magari potremmo anche parlare un po’.>>
<< Certamente signorina. >> risponde con un sorriso.
Apro la valigia e mentre iniziamo a tirar fuori le prime cose, comincio ad attaccar bottone.
<< Da quanto tempo lavori qui? >>
<< Da quattro anni. Il signor Sebastian mi ha assunta per servire qui dandomi così una vita migliore. >>
“Il che significa che lui lavorava già qui.”
<< Sembra essere una brava persona. >>
<< Sì lo è. A quest’ora non so dove sarei se non fosse stato per lui. Ovviamente sono grata anche al padroncino. >>
Mi piacerebbe sapere qualcosa su di loro perché devo ammettere che hanno destato la mia curiosità. Certo si dice che a volte la curiosità può uccidere, ma in questo caso non mi sembra di star facendo nulla di pericoloso.
<< E mi sapresti dire qualcosa sul loro conto? >>
<< Il padroncino ha perso i suoi genitori in un incendio quattro anni fa, invece del signor Sebastian so solo che ha conosciuto il padroncino subito dopo quell’incidente, e che è molto dedito al suo lavoro. >> fa una piccola pausa per poi aggiungere:
<< Sinceramente non so come faccia, ma riesce sempre ad avere tutto sotto controllo. >>
<< Sempre? >>
<< Sempre. Ad ogni situazione disperata, lui trova un modo per far procedere tutto nel migliore dei modi. >> risponde risoluta mentre tira fuori una camicia da notte dalla valigia.
<< Capisco. >>
“E ne è un esempio quello che è successo a pranzo.”
Prendo un paio di scarpe nere e lo pongo sul letto.
<< Riguardo a voi ho sentito che state cercando una persona. >> dice la domestica mentre tira fuori il piccolo portagioie in legno.
<< È così. Si tratta di un mio amico d’infanzia. Era venuto a Londra per proseguire i suoi studi, ma è misteriosamente scomparso. >> rivelo abbassando lo sguardo.
La domestica, notando la tristezza sul mio volto, si scusa.
<< Mi dispiace, non era mia intenzione rattristarvi. >>
<< Non ti preoccupare. >> le sorrido debolmente
<< Sono sicura che riuscirete a trovarlo. Il padroncino risolve sempre i casi che gli vengono affidati, quindi credo proprio che ci riuscirà anche questa volta. >> lo dice con convinzione, come se sapesse già l’esito del risultato.
Le sue parole di ottimismo riescono a scacciare in parte i pensieri negativi dalla mia mente.
<< Ti ringrazio. >> le sorrido, grata del suo sostegno.
Mentre stiamo finendo di mettere a posto le ultime cose, il maggiordomo fa la sua comparsa.
<< Signorina, il tè verrà servito a momenti. Ma prima vorrei presentarvi qualcuno. >>
Io e Sebastian scendiamo le scale raggiungendo così il salone principale, in cui si trovano alcune persone, messe in fila una di fianco all’altra.
<< Miss Katreena, vi presento il resto della servitù della famiglia Phantomhive. >>
Inizia da sinistra indicando un ragazzo biondo con gli occhi azzurri, che tiene una sigaretta alla bocca.
<< Lui è Bardroy, il capo chef. >> Poi passa ad un altro ragazzo biondo ma con grandi occhi verdi, più giovane del primo.
 << Questo è il giardiniere Finnian. >>
<< Piacere di conoscervi! >> esclama mostrando un sorriso solare
<< Non si parla senza permesso. >> lo ammonisce Bard dandogli una gomitata
<< Lui è Tanaka, anch’egli maggiordomo del casato Phantomhive. >> l’uomo anziano mi sorride ed accenna un inchino con la testa. 
<< Infine, vi presento Snake, il valletto. >>
Il ragazzo ha capelli corti color platino, occhi gialli ed è avvolto da un paio di… “Serpenti?!?” Sgrano gli occhi alla vista di quelle creature: mi fanno venire i brividi.
<< Piacere, il mio nome è Snake. Non abbiate paura di noi. Dice Oscar >> si presenta il ragazzo.
Però non capisco perché alla fine abbia aggiunto “Dice Oscar” e poi ha detto “Di noi? Noi chi?”
<< Quindi ti chiami Oscar? >> gli domando confusa.
<< No, mi chiamo Snake. Dice Oscar. >>
Adesso capisco: lui parla con i serpenti!
“Cosa?! Prima Undertaker ed ora questo ragazzo: a quanto pare, la normalità non sembra far totalmente parte del casato Phantomhive.”
<< Già, aveva fatto così anche con noi. >> Assicura Bardroy
<< Ah quindi tu puoi parlare senza permesso ma io no? >> protesta Finnian piagnucolando.
<< Molto bene, le presentazioni sono finite. Tornate al vostro lavoro. >> ordina Sebastian.
<< Yes, sir! >> urlano in coro per poi tornare ai loro doveri.
<< Da questa parte signorina. >> Il corvino mi accompagna portandomi in una grande stanza con in mezzo un tavolo rotondo avvolto da una tovaglia bianca, su cui sono poste due tazze di tè ed alcuni dolcetti, e due sedie una di fronte all’altra.
Il maggiordomo si avvicina a quella posta alla mia destra e la scosta.
<< Prego, accomodatevi. >> dice mentre prendo posto.
<< Ora vado a chiamare il signorino. Con permesso. >> si inchina e lascia la stanza.
Qualche minuto dopo ritorna con il conte. << Buon pomeriggio, lady Katreena. >> mi saluta mentre raggiunge il suo posto e si siede.
<< Buon pomeriggio a voi, conte Phantomhive. >> rispondo salutandolo a mia volta.
<< Il tè di oggi è un Earl Grey, mentre come snack abbiamo dei pasticcini alla crema e al cioccolato. >> Annuncia mentre ci versa la bevanda. << Spero troverete tutto di vostro gradimento, signorina. >> dice sorridendo mentre mi versa il tè. Annuisco e gli sorrido a mia volta, commettendo di nuovo lo stesso errore: lo guardo negli occhi. Ma perché non riesco ad impedire che ciò accada? È così frustrante! Distolgo subito lo sguardo evitando quella strana sensazione; ma anche se è stato per poco, il battito del mio cuore non fa altro che accelerare ed è come se la mia mente diventasse preda della sua.
“Perché sento come se avesse potere su di me?”
Poi Sebastian se ne va, lasciandomi sola con il conte.
<< Miss Katreena, ho come il presentimento che non mi abbiate detto tutto riguardo il barone Thomas Hill. >> confessa il giovane prendendo la tazzina.
<< Che volete dire? >>
<< Vorrei sapere come mai nella foto che mi avete mostrato non ci sono anche i suoi genitori. >> dice guardandomi negli occhi. Sento il ricordo di quel tragico giorno farsi strada dentro di me come un gelido vento invernale, che cerca insistentemente di affiorare nella mia mente, ma io non voglio ricordare, non ora…
<< Questo perché furono assassinati e il colpevole non fu mai trovato, così la polizia dovette chiudere il caso per mancanza di prove. >> rispondo con voce tremante.
<< E come mai mi avete tenuto nascosto un fatto così importante? >> chiede leggermente irritato.
<< Semplicemente perché accadde quando Thomas aveva solo dieci anni. >> replico infastidita dal suo atteggiamento.
Ciel posa la tazzina sul piattino e dall’espressione sul suo viso, sembra quasi che stia prendendo seriamente il fatto che questa persona sia la causa della scomparsa di Thomas.
<< Non starete pensando che si possa trattare della stessa persona, vero? Quell’omicidio è accaduto quattordici anni fa! >>
<< No, però non lo escludo. >> risponde prendendo tranquillamente un altro sorso di tè.
<< Ma è impossibile! >> esclamo allibita dal suo ragionamento.
Il giovane rimette la tazzina sul piattino sfoggiando un sorriso scaltro.
<< Il mondo è intriso dall’impossibile, credetemi. >>
Replica per poi prendere un dolcetto al cioccolato.
<< Ora pensiamo a goderci questa tazza di tè. Domani continueremo con le indagini, visto che per oggi abbiamo scoperto abbastanza. >>




Salve a tutti! Perdonate la mia assenza ma sono andata in vacanza e subito dopo sono stata male, quindi non ho avuto modo di andare avanti con la storia T_T Detto questo chiedo scusa per eventuali errori grammaticali e spero che il capitolo vi sia piaciuto ^^ Vi prometto che cercherò di pubblicare più spesso. Ci vediamo! ;)
 
   
 
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