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Autore: Sospiri_amore    03/10/2017    1 recensioni
Chi mai potrebbe frequentare il Liceo dei Mostri?
Ovviamente vampiri, demoni, licantropi ma anche esseri umani.
I Vampiri sono geniali, hanno percezioni extrasensoriali e sono molto popolari.
I Licantropi sono sportivi, forti e molto socievoli.
I Demoni (di acqua, di terra, di fuoco e di aria) sono chiusi, snob e hanno poteri legati al loro elemento.
Gli Umani sono semplici umani.
Come in ogni Liceo che si rispetti ci saranno problemi, amori, litigi e incomprensioni.
In più ci sarà un mistero da risolvere: chi ha rubato il prezioso Diamante incastonato nello stemma della scuola?
❗️❗️❗️VOGLIO SEGNALARE IN ANTICIPO CHE QUESTA È UNA VERSIONE DEL TUTTO PERSONALE DEI VAMPIRI, LICANTROPI E DEMONI. HO PARZIALMENTE STRAVOLTO LE 'REGOLE' CLASSICHE CON LO SCOPO DI POTER RACCONTARE LA STORIA.❗️❗️❗️
Genere: Avventura, Fantasy, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Complotti e gelatina





La quiete che provava Casimiro Occhitinti, ogni qualvolta si sedeva dietro la sua scrivania, era una cosa che non aveva prezzo. La certezza del potere che assaporava tutti i giorni, seduto sulla sua poltrona in pelle, era la cosa che più gli piaceva.

Almeno fino al momento.

Nell'attimo esatto in cui il nuovo docente di Archeomagia, Otto Etelberto il Nero, gli lanciò residui appiccicaticci di gelatina in pieno volto, tutto ciò che il vecchio Licantropo aveva costruito per anni andò a farsi friggere.

 

Immagine.

Decoro.

Ordine.

Rispetto.

 

Tutto ciò che il preside aveva cercato di creare, tutto ciò in cui credeva, era irrimediabilmente rovinato. Il VLUD si stava trasformando in un covo di eccentrici e caotici balordi. Quello appena successo, la gelatina in pieno volto, era un segnale che non poteva non notare. Anche se aveva chiuso un occhio per la nomina del nuovo docente di Archeomagia, in favore di maggiori fondi scolastici, si pentì amaramente della decisione presa. 

 

Otto Etelberto il Nero avrebbe portato caos e quello era il primo segnale.

 

Senza contare che la studentessa più brava della scuola, grazie alla quale aveva vinto il premio come miglior Preside della città, era sospettata di aver inzaccherato la biblioteca.

Lo studente più forte e anche capitano della squadra di football, nonché detentore del record di più punti fatti in una partita in un torneo scolastico, era invischiato nella faccenda della gelatina, anche se non aveva ancora confessato.

 

Casimiro sarà stato pure scaramantico, ma quella non era iella. 

Era la fine di tutto. 

Rovina.

 

Se fosse stato solo nel suo ufficio, il preside Occhitinti, avrebbe improvvisato qualche danza propiziatoria, una di quelle cose che le sue vecchie zie gli facevano fare da ragazzino. Come quella volta in cui ci fu una grossa siccità nel sud, tra le campagne arse dal sole estivo, dove fu obbligato a vestirsi come uno spaventapasseri e correre tra le spighe secche. Allora si sentì ridicolo, fuori luogo, anche se alla fine la pioggia cadde a catinelle dal cielo. 

 

E se anche adesso uno dei riti delle due vecchie zie avesse funzionato?

E se esisteva una ricetta per mettere ordine al caos imperante?

 

Il vecchio Licantropo cercò di trattenere la rabbia mentre la segretaria Demone, con troppa insistenza, toglieva i residui di gelatina dalla sua barba. Contò fino a dieci, mentre osservava il nuovo docente ancora piegato in avanti in un inchino. Pareva immobile.

 

«Buongiorno Otto, vedo che ha già visto il disastro che alcuni studenti hanno fatto in biblioteca», disse Casimiro alzandosi di scatto e mostrando a tutti la sua struttura imponente, nonostante l'età.

«Certo, signore. Un'assoluto sfregio verso la meravigliosa biblioteca della nostra città. Un faro per tutti i letterati e studenti curiosi. Si dia il caso che io abbia studiato molto e preso in prestito decine di libri dagli scaffali inzaccherati, adesso, di gelatina rossa», disse il Vampiro cercando di mettere ordine alla chioma ribelle e appiccicosa.

«Come può vedere ho qui davanti il colpevole. Bastano solo un paio di minuti e vedrà che verremo a capo di questo increscioso incidente», disse il preside guardandosi allo specchio, appeso alla parete, per vedere se fosse finalmente pulito. 

 

La segretaria raccolse le salviette e i fazzoletti di carta, sparsi per la scrivania, non mostrando il minimo interesse per nient'altro che il cestino della spazzatura. Vladi, imbambolato, fissava il nuovo docente come fosse ipnotizzato. Lo stesso facevano Tecla e Jolanda. Gregorio pareva divertito dallo strano atteggiamento del professore di Archeomagia, formale e eccentrico allo stesso tempo. Elisa aveva aperto i suoi capelli, come fossero una tenda, per osservare meglio il nuovo arrivato. Solo Augusto Salamander sorrise a Otto allungandogli la mano cortese.

 

«Questi ragazzi sono stati trovati in prossimità del mare di gelatina o comunque sono coinvolti in qualche modo. Dobbiamo capire chi punire», disse il docente di ginnastica.

 

Otto Etelberto il Nero sbuffò con supponenza.

 

Il preside si girò di scatto parecchio infastidito: «Scusi? Ha detto qualcosa?». Il vecchio Licantropo ci teneva a mettere ben in chiaro che le intemperanze non erano accettate al VLUD.

«Non ho detto nulla, ma ho detto molto. Nessuno di questi studenti ha commesso il fatto. Io lo so», disse Otto mostrando un sorriso sfacciato tra un tic nervoso e una posa artificiosa, come si trattasse di una pubblicità.

«Cosa?», dissero contemporaneamente Casimiro e Vladi. Entrambi erano stupiti e disorientati dalla sicurezza del vampiro.

«I segnali ci sono tutti. Gelatina rossa. Quarto scaffale. Libri di Alchimia pratica. Tutto torna», disse Otto che, con fare militaresco, alzò il mento assumendo un'aria grottesca.

«Mi scusi, caro collega, cosa torna?», chiese Salamander.

«Dietro a questa storia c'è...», Otto si abbassò di scatto parlando a bassa voce, «il Concilio dei Quattro».

 

Un silenzio carico di tensione e stanchezza aleggiò nell'aria.

I respiri sembravano sospesi.

 

«Con-ci-lio dei quat-tro?», sillabò Elisa ad alta voce, incurante di essere sentita. Di gente strana, Elisa, ne aveva vista parecchia, a casa sua giravano gli svitati più svitati che potessero esistere, ma come quel Vampiro ce ne erano davvero pochi.

Jolanda incrociò le braccia al petto. 

Sapeva che l'arrivo di quell'esaltato di Otto avrebbe portato solo guai:«Tutti sanno che il Concilio dei Quattro non esiste. È una storiella che si racconta si bimbi per fare loro paura. Se non mangi la zuppa quelli del Concilio arrivano e ti portano via. Se non metti in ordine la stanza arriva il Licantropo... il Licantropo... non mi ricordo il nome... insomma ci siamo capiti», concluse con uno sbuffo.

«Arcimbolo. Licantropo Arcimbolo», suggerì Otto con leggerezza, sorridendo con grazia e mostrando i suoi canini.

Jolanda storse il naso. «Vuole farmi credere che questo stupido scherzo è opera di Arcimbolo, o come diavolo si chiama?».

Otto annuì serioso.

«Vuole farmi credere che il fantomatico Concilio dei Quattro è venuto al VLUD e...».

 

Jolanda venne bruscamente interrotta da Otto.

 

«... No, mia cara. Gli eredi del Concilio sono venuti e hanno messo la gelatina. Vogliono far i secco. Caput. Finito. Terminato», disse il Vampiro cercando qualcosa nel suo lungo pastrano tra le decine di tasche.

 

Jolanda, di solito pallida e sorridente, si trovò a fumare dalle orecchie, mentre le guance le si tingevano di un rosso ciliegia. Augusto Salamander si avvicinò premurosamente alla collega, era preoccupato, non l'aveva mai vista in quello stato.

 

Vladi si accomodò sulla sue sedia e con la bocca spalancata osservò la scena, lo stesso fecero gli altri. 

 

Del resto tutti lo sapevano che Otto Etelberto il Nero era un tipo un po' eccentrico. Passava buona parte del tempo a girare per le città di tutto il paese a promuovere i suoi seminari, esponendo le idee folli che, solo a un tipo come lui, potevano venire in mente. Fece scalpore, qualche anno fa, un libro che pubblicò. Trattava le presunte malefatte, a suo dire, del grande Lucillo il Magnifico, famosa guida spirituale vissuta secoli fa. Lucillo era venerato da alcuni e bellamente ignorata da altri, ma questo non importava. Scrivere un libro del genere era un affronto vero e proprio.

Ecco, Otto scatenava gli istinti più profondi nell'animo delle persone, qualsiasi specie essi appartenessero, nel bene e nel male.

 

Era ovvio che alla docente di arte, Otto Etelberto il Nero, smuoveva sentimenti non proprio positivi. Era l'opposto di lei, sempre stata onesta, leale e gentile.

 

«Vuole farmi credere che...», provò a continuare a parlare Jolanda in un attimo di lucidità.

«Non voglio farle credere nulla, ho ragione e basta», la interruppe con impeto il vampiro, «Guardi qui, l'ho trovato sul luogo del misfatto». Otto allungò un foglio sgocciolante gelatina rossa che aveva estratto da una tasca interna del suo lungo cappotto.

 

Era una lista delle materie scolastiche e di fianco erano elencati i nomi dei professori.

 

Casimiro, Jolanda, Augusto, e perfino la segretaria, inarcarono il sopracciglio confusi.

 

«Guardate bene. Vicino al mio nome c'è disegnato un teschio. Tutto quel pandemonio è stato fatto per attirare la mia attenzione, perché vogliono far i fuori», disse risoluto Otto mostrando il suo solito sorriso da copertina.

 

Tutti i presenti si avvicinarono al foglio inzaccherato.

Aguzzarono la vista.

Notarono un minuscolo scarabocchio vicino al nome del docente di Archeomagia.

 

«A me sembra un cuoricino», disse Gregorio.

«Potrebbe essere un errore di stampa», aggiunse la segretaria.

«Hai ragione, è un cuore», confermò Vladi.

«Potrebbe essere una sua fan», disse Tecla.

«Non è che il foglio è rotto in quel punto?», chiese il professor Salamander allungano l'indice per toccare, ma non fece in tempo, Otto avvicinò il reperto al petto come fosse una cosa preziosa.

«Non scherziamo. Sappiamo benissimo che la lega AmiciVampiri osteggia i miei studi e che il gruppo dei Demoni Anonimi mi ha querelato diverse volte. Ogni volta ne sono uscito vincente e senza nessuna condanna a mio carico. Anzi ha rafforzato ma mia immagine. Quello che vi ho appena mostrato è una prova bella e buona e non può essere ignorata», disse Il professore di Archeomagia. «Indagherò con gli studenti a cui insegno e spiegherò loro che le cose non sono come appaiono. Sarà una bella lezione e mi aiuterà a scovare i colpevoli».

 

Jolanda, abituata ad ascoltare e ad aiutare chiunque si trovasse in difficoltà, non riuscì a trattenersi. Una smorfia le arricciò la bocca in modo scomposto, le vene delle tempie iniziarono a pulsare violentemente. Anche Salamander, docile e positivo per natura, si trovò a disagio: le parole del collega sembravano quelle di un pazzo farneticante.

 

«Cosa suggerisce?», chiese il Preside ingoiando un litro di saliva e trattenendo il tremore delle mani. Lo avrebbe cacciato dal suo ufficio, se solo avesse potuto.

«Io ripulirò il disastro in biblioteca, a turno, con i miei studenti. Voglio che quella zona venga interdetta e che mi di lasci campo libero per poter lavorare», disse Otto sprizzando felicità da tutti i pori.

«Ma... ma... gli inservienti stanno già pulendo», rispose il vecchio Licantropo, come se quella fosse l'unica risposta ragionevole che potesse dare.

«No!», urlò il vampiro guardandosi intorno disperato. Con un gesto rapido girò su se stesso, avvinghiò la maniglia della porta dell'ufficio e la spalancò. Si gettò nel corridoio come un forsennato.

 

Alina, lì fuori, rimasta in attesa della professoressa Soli, era in piedi con l'orecchio teso. Le urla che provenivano dalla stanza erano un invito ad origliare persino per una Demone per niente pettegola come lei.

 

L'arrivo improvviso di Otto Etelberto il Nero la fece trasalire.

Il sasso portafortuna che teneva in mano la Demone, le scivolò tra le dita finendo sul pavimento e rimbalzando in maniera scomposta vicino agli stivali inzaccherati del professore.

 

Il docente di Archeomagia si arrestò alla vista di Alina, come se si trovasse di fronte a un fantasma, o qualcosa di simile. Le guance violacee della giovane assunsero una colorazione più intensa.

 

Dietro al Vampiro si ammassò il resto del gruppo che lo seguiva più per curiosità che per effettivo bisogno.

 

Otto raccolse il sasso e lo porse alla ragazza: «Strano. Molto strano», sussurrò con un sorrisetto enigmatico che increspò leggermente le labbra.

 

Alina abbassò lo sguardo sentendosi colpevole, anche se non sapeva il perché.

 

Poi, di scatto, come se si fosse ricordato di qualcosa di urgente, Otto ricominciò a correre in direzione della biblioteca. Scese i gradini, che portavano al piano inferiore, a due a due. Scivolò attraverso i corridoi intrecciati e contorti come se frequentasse il VLUD da anni. Arrivò all'ingresso principale per poi attraversare il cortile e irrompere nella vecchia biblioteca come un ossesso.

Alla vista dei Demoni d'acqua, intenti a pulire il viscidume venutosi a creare con la gelatina, agitò le mani in aria, senza smettere di correre, come se quel gesto potesse in qualche modo fermarli.

 

«Stop! Fermi!», urlò il Vampiro a gran voce.

 

Tutti gli inservienti presenti si bloccarono di colpo, più che altro stupiti dall'ingresso coreografico di quello strano tipo.

 

Il Preside arrivò dopo una manciata di secondi, seguito da Salamander e dalla professoressa Soli. Tutti e tre avevano il fiatone.

Vladi, Tecla, Gregorio ed Elisa se ne stettero a qualche metro di distanza insieme ad Alina.

 

«Voglio transenne. Voglio due guardie alla porta. Delimitate la zona», ordinò Otto agli inservienti come fosse un agente di una scena del crimine.

I Demoni, con in mano gli spazzoloni, si guardarono tra di loro confusi.

 

Casimiro intervenne sperando di riuscire a calmare il docente Vampiro.

 

«Calma. Calma. Non possiamo chiudere a biblioteca. Gli studenti del VLUD ne hanno bisogno, come quelli universitari e tutti gli studiosi del paese», disse il vecchio Licantropo immaginandosi già l'eco che tale notizia avrebbe avuto. Li vedeva i titoli sui giornali e in televisione: disonore al VLUD. Il Preside non è in grado di mantenere l'ordine. Docente folle crede in un complotto. La scuola sarebbe rimasta senza alunni, i flash dei giornalisti l'avrebbero accecato e le domande incalzanti dei commentatori televisivi lo avrebbero assordato.

Disonore assicurato.

 

«Non c'è tempo da perdere. Questo è un segnale per me. Lo capisce. La fine è vicina, per tutti noi», blaterò Otto agitato.

«Caro, carissimo, non crede di stare esagerando. È solo una bravata, una stupida bravata di qualche studente», rimarcò Casimiro esasperato.

«Se tutto questo per lei è una stupidata, come mi spiega quello?». Otto Etelberto il Nero urlò così forte che le persone presenti nella biblioteca lo udirono chiaramente.

 

Con il braccio allungato indicò il cartellone appeso alla libreria.

Della gelatina rossa, rassodata e secca, sembrava colare direttamente dall'alto, come glassa alla fragola su una torta o gocce di sangue rappreso.

Molte delle parole scritte erano state cancellate dal magma appiccicoso.

Non si leggeva più: Buon anno appiccicoso a tutti gli studenti.

Il rosso colato mascherava parte della frase.

Spiccavano solo sei lettere che lette, una dopo l'altra, formavano una parola: uccidi.

 

Nessuno si mosse.

Un brivido percorse la schiena di tutti, qualunque specie essi appartenessero.

Elisa, con un filo di voce, sillabò: «Uc - ci - di», tremando più forte degli altri.

 
   
 
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