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Autore: OtakuBlackCatOrigins    03/10/2017    0 recensioni
Luca, era un ragazzo come tanti. Andava tutte le mattine alla stazione dei treni, per prendere lo stesso treno di sempre, che lo portava davanti al suo liceo. Luca non era uno particolarmente riflessivo, non era quel tipo di persona che si diletta ad osservare la gente chiedendosi: chi sia, da dove venga, dove vada… E a mio parere, questa non è né una qualità, né un difetto.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Luca, era un ragazzo come tanti. Andava tutte le mattine alla stazione dei treni, per prendere lo stesso treno di sempre, che lo portava davanti al suo liceo. Luca non era uno particolarmente riflessivo, non era quel tipo di persona che si diletta ad osservare la gente chiedendosi: chi sia, da dove venga, dove vada… E a mio parere, questa non è né una qualità, né un difetto.


Quella mattina Luca arrivò alla stazione alla solita ora, e si sedette su una panca ad aspettare l’arrivo del suo treno.

Mentre aspettava, un treno completamente rosso si fermò due binari più in là, attirando la sua attenzione. Il fischio che fece il treno arrivando, gli parve curioso, quasi affascinante, come se, sotto di esso, vi fosse una cantante lirica che intonava uno svelto acuto prima del calo del sipario. Luca, rimasto affascinato come se avesse appena visto il sorriso di una musa, si soffermò ad osservare quel treno rosso come le più belle rose, o come le fiamme più audaci, notando che, le persone che vi salivano, avevano tutte un volto stanco e avvilito, di una tristezza che non aveva mai visto prima; erano quasi come degli spettri, come l’immagine residua di qualcuno costretto a ripetere ogni giorno, meccanicamente, e senza fine, le stesse medesime azioni… Quasi come se stessero scontando una qualche pena.


Una volta che il treno scarlatto si fu allontanato, Luca ci mise qualche minuto a riprendersi da quella specie di visione, ma poco dopo, si fece avanti un secondo treno, ‘stavolta, bianco come le vesti di una dea di una purezza sconfinata, o più semplicemente, come le nuvole sopra di lui, in quel nuvoloso mattino di ottobre. Il fischio di quel treno, era ben diverso da quello precedente; era puro, candido, divinamente bello. Sembra strano, ma, era come se quel fischio lo stesse chiamando a se, come una madre amorevole chiama al suo capezzale il figlio poco prima di morire. Per Luca fu molto difficile trattenersi dal raggiungere questo treno, che, diversamente dal precedente, stava ad un solo binario di distanza, rispetto a quello davanti a lui. Le persone che salivano su questo treno, erano vestite di nero, in modo molto elegante, e tenevano molto cara tra le mani una piccola croce dorata. Queste persone, sembravano felici e sollevate, ma allo stesso tempo, Luca le vedeva guardare le altre persone attorno a loro, e lanciare ad esse degli sguardi nostalgici… Chissà dove stavano andando, si chiese lui.


Attendendo il suo treno, notò che, oltre a lui, vi erano molte altre persone; vecchi, donne, uomini, bambini, anche suoi coetanei, tutti con un’espressione indifferente in volto, quasi come se non sapessero dove portasse il treno che stavano per prendere, come se non sapessero che portava in centro città, poco distante dal liceo migliore della zona! Luca sentiva bene una tensione crescente, come se avessero tutti il terrore che quel treno che tanto avevano atteso, non arrivasse mai.


Eccolo! Il treno, grigio come le ceneri di migliaia di persone, era finalmente arrivato!

Il suo fischio però, sembrava freddo, diverso dagli altri due treni, quasi come se li stesse avvertendo con un’ovvietà disarmante che, una volta saliti sul treno, non sarebbero potuti scendere fino al capolinea.
Le porte del treno si aprirono, e le persone attorno a lui, le varcarono un po’ titubanti. Luca, a quel punto, si chiese se fosse davvero quello il treno che aspettava, se per quel giorno non sarebbe stato meglio saltare la scuola, magari prendersi una giornata libera all’insaputa di tutti, come aveva sempre desiderato! L’idea era allettante, ma poi si ricordò che quel giorno doveva uscire con gli amici una volta finita la scuola, e che il biglietto ormai lo aveva pagato, così, salì.




Mentre il treno del nostro caro Luca partiva, due persone, un uomo e una donna, entrambi sui quarantacinque anni, piangevano lacrime amare, alla notizia che, quella stessa notte, a seguito di un improvviso arresto cardiorespiratorio, il loro unico figlio, Luca, era morto. Mentre il treno se ne andava via, Luca pensò a tutti i passeggeri di quel treno, e poi disse “Beh, so’ che i capolinea del treno rosso e di quello bianco sono rispettivamente l’inferno e il paradiso, quindi questo, dove mai potrà portarci, oltre a dove non ci abbia già fatti arrivare la morte?”
 
 

























 




Angolo dell’autrice: *appare piangendo* Ciao a tutti! Oggi ho provato un po’ a discostarmi dal genere horror, all’inizio era una storia horror quella che volevo scrivere, ma ho pensato al fatto che manca molto a Natale, e quindi sono stata assalita dalla tristezza/”depressione dello studente”… Spero che questa storia vi piaccia, e che vi abbia strappato almeno una lacrimuccia (perché io non piangevo così dalla morte del padre di Rossana nell’omonimo anime. Haha, scherzavo, IO NON PIANGO MAI), anche se piccola. Come sempre, le recensioni e i consigli sono bene accetti, e ci vediamo con un prossimo incubo (Con “un prossimo incubo” non sto contando questa storia, dato che non è horror)! *sparisce in una nube di fumo*
   
 
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