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Autore: Fjorleif    03/10/2017    6 recensioni
STORIA INTERATTIVA// posti ancora disponibili //. I fatti sono ambientati durante la guerra dell'Anello e la trama investe talvolta le vicende di personaggi minori, pur mantenendo i punti salienti della storia.
Dal primo capitolo:
Che cosa rimaneva della pace che un tempo regnava in quelle terre verdeggianti e altere? Che cosa della superba magnificenza delle sconfinate praterie e delle immense distese d'erba?
Eppure Éomer ricordava un tempo non troppo remoto in cui qualsiasi Eorlingas poteva attraversare in sicurezza le terre del Mark, senza avvertire la minaccia degli Uruk proveniente da Ovest, o la presenza inquietante del Male che cresceva ad Est.
Dal quarto capitolo:
Ma ciò che più sarebbe mancato al suo cuore sarebbe stato il mare, instancabile moto delle sue passioni e infallibile rimedio per ogni male che affliggeva il suo animo. Dove avrebbe trovato la forza di prendere importanti decisioni e a chi avrebbe confidato ogni sua preoccupazione? Per tutta la vita si era rivolta ai profondi flutti blu ponendo loro i suoi interrogativi e ogni volta aveva ricevuto una risposta, sussurrata dal fragore delle onde, sagge consigliere e complici amiche.
-Namaarie.- Disse in un sussurro. -Il mio cuore dormirà finché non ti rivedrà ancora.-
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Aragorn, Eomer, Eowyn, Legolas, Lothirìel
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: Incompiuta
Capitoli:
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Questa fiction vuole essere un esperimento "interattivo" per coinvolgere più possibile tutti quegli ammiratori dell'Universo di Tolkien che vorrebbero vedere sè stessi o un proprio personaggio inserito nella Terra di Mezzo e che interagisce con i personaggi presenti. Da lettrice, mi è sempre capitato di volermi immergere nel mondo di cui stavo leggendo e che mi appassionava e penso che ciascuno di noi debba avere la possibilità di far parte di ciò che gli piace. Per maggiori informazioni, dare un'occhiata all'introduzione nel capitolo I.


E rieccomi fra di voi!
Scusate, ci ho messo un po' ad aggiornare, ma questi giorni sono stati veramente pieni e intensi! Stasera scrivo in verde perchè mi sento molto Rohirrim B-)
Ebbene, come qualcuno di voi forse saprà, oggi c'è una piccola sorpresa per voi...
Ecco un immagine con alcuni personaggi della fanfic numerati da 1 a 9. Diciamo che questo è un piccolo quiz per voi e il vincitore riceverà un premio! :-D Per saperne di più, date un'occhiata in fondo al capitolo! Buona lettura! :-*



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12. Il Risveglio

 

La Sala del Banchetto era un'ampia stanza dagli spazi arieggiati, illuminata dalle grandi vetrate che si estendevano lungo buona parte delle pareti. Al suo interno si trovava un imponente camino di marmo, che occupava una grossa porzione di un lato del salone. Una lunga tavolata si stagliava nel mezzo, posandosi su di un tappeto color crema e argento, mentre tutto attorno poche, sontuose decorazioni impreziosivano le circostanze. Nel complesso, il luogo trasmetteva un senso di candore ed elegante semplicità, riassumibili nella parola “bianco”. Così apparve a Lothíriel la Sala del Banchetto: bianca. Per anni l'aveva vista e vissuta, partecipando a cene formali o feste indette da Imrahil, ma mai l'aveva osservata a fondo come allora; in quel momento ogni scusa era buona per estraniarsi dai noiosi chiacchiericci dei nobili che si trovavano a banchettare in sua compagnia, potenziali pretendenti alla sua mano, e lei avrebbe desiderato trovarsi ovunque, tranne che in quella precisa stanza.
Distolse lo sguardo dalla statua color avorio, che ormai fissava da alcuni minuti, e si guardò intorno, scrutando i presenti e cercando di capire chi fra di loro sarebbe stato un marito peggiore. Di fronte a lei, un uomo sulla quarantina dai capelli crespi e rossicci, che ricadevano sulle spalle, conversava in modo pomposo con il Principe. Il volto dalla pelle flaccida e dagli occhi cadenti era incorniciato da una barba striminzita -se barba si poteva definire quella rada peluria che copriva la punta del suo mento- che ricadeva arricciandosi sul fondo. Lothíriel sghignazzò fra sé e sé, pensando a quanto quel nobile spocchioso le ricordasse un grasso rospo.
Rapida, fece cadere gli occhi su un giovane seduto qualche posto più in là. Capelli scuri, occhi castani, tratti regolari. Non sarebbe stato poi tanto male d'aspetto, si disse, se non fosse stato per quell'aria da imbecille dipinta in volto. Sospirò, constatando che avrebbe preferito restare bambina e non doversi attenere alle regole di etichetta, che le imponevano di essere una dama a modo, graziosa e di belle maniere anche quando non desiderava esserlo.

-Vostra figlia è veramente silenziosa, principe Imrahil.- Proruppe ad un tratto uno dei commensali. -Dote assai rara in una donna. Si direbbe che sia la moglie perfetta.-
Indignata da quelle parole così pungenti e, soprattutto, rivolte a lei, la fanciulla fece saettare lo sguardo sulla persona che le aveva pronunciate. Era un uomo dai tratti maturi, di età presumibilmente fra i trentacinque e i quarant'anni e dalle caratteristiche fisiche tipiche della gente di Gondor. Gli occhi grigi e la chioma corvina lo rendevano simile a un membro della stirpe Dúnedain, mentre le spalle ampie e dritte facevano presumere una statura imponente. Il viso era ricoperto da una corta barba ordinata, che correva tutto intorno alla bocca dalle labbra ben definite, che ora si tiravano in un sorriso malizioso e ammiccante.
Lothíriel strinse con forza il tovagliolo fra le dita, già pronta a rispondere in modo tagliente a quell'uomo di bell'aspetto, ma tremendamente fastidioso, quando suo padre posò una mano sulla sua, lanciandole un'occhiata eloquente. La Principessa si morse la lingua, cercando di riacquisire compostezza.
-Di certo mia figlia possiede molte delle qualità che un uomo troverebbe desiderabili.- La voce di Imrahil rimbombò pacata nella stanza, infondendo calma e reverenza nei presenti. -Per questo motivo desidero che soltanto una persona degna di lei viva al suo fianco.-
La fanciulla sorrise fra sé, compiacendosi delle parole del padre e puntando gli occhi chiari sull'insolente nobile che aveva parlato poco prima. Quello, di tutta risposta, le rivolse un sorriso sghembo, fissandola con uno sguardo di ghiaccio di chi è ben consapevole del proprio indiscusso fascino.
-Avete ragione, mio signore.- Riprese, poi, a dire. -Ed è per questo che ho l'ardire di reputarmi il più degno tra i pretendenti, in quanto signore del Lebennin.-
Nella sala cadde il silenzio, rotto soltanto dalle parole di Imrahil.
-Lasciate scegliere a me, Arnagar, figlio di Arnion, chi sia il partito migliore per mia figlia.-
-Mio caro Imrahil! Siete principe, è vero, questo ve lo concedo, ma è un titolo che è stato donato molto tempo addietro ai vostri avi e che ha perso di valore, ora che siamo alle soglie di una guerra. Il Belfalas non è una regione tanto vasta e, ditemi, di quante truppe può disporre l'esercito di Dol Amroth? Che partito migliore potreste pretendere per vostra figlia? Un re, forse?- Domandò, sorridendo beffardo.
Accecata dall'ira, ma ancora titubante, Lothíriel fece cadere il suo sguardo fuori dalle vetrate che davano sulla terrazza, da dove il fratello Erchirion, appena giunto, le faceva cenno di raggiungerlo. La Principessa, preso coraggio, si alzò sbattendo le mani sul tavolo e spostando la sedia rumorosamente. Fissò Arnagar dritto in volto, senza una traccia di timore, un sorriso deciso a solcare le labbra carnose.
-Forse non sposerò un re, o un principe, ma ciò che è certo è che non sposerò voi.- Sentenziò pungente. -Nè alcuno dei presenti.- Aggiunse alzando lo sguardo sui commensali e, con passo svelto e deciso, si precipitò sull'ampio balcone dal quale il fratello la fissava esterrefatto.
Lesta, prese la mano di Erchirion e corse via con lui lungo le bianche scalinate esterne del palazzo, sciogliendosi ad ogni gradino i rigidi nodi del corsetto fasciante e facendo crollare la solenne acconciatura nella quale i lunghi boccoli erano costretti. Quel giorno giurò a sé stessa che mai, per nessun motivo, sarebbe scesa a compromessi. Sarebbe sempre rimasta fedele a sé stessa, alla sua persona e al suo cuore, intraprendendo la strada che lei, e soltanto lei, avrebbe scelto.

 

 

La sera era ormai calata ad Edoras e Léod aveva da poco lasciato la camera nella quale giaceva Lothíriel. Anche Eowyn si apprestava a coricarsi, non prima di aver posto un panno bagnato sulla fronte della compagna. Si diresse verso l'uscita, chiudendo la porta alle sue spalle, pronta per recarsi nelle sue stanze, reggendo una lanterna dalla luce flebile nella mano destra. Non aveva mosso che pochi passi, quando vide un'imponente figura farsi incontro. Subito riconobbe in essa il fratello, il quale, con aria circospetta, si aggirava nel corridoio.
-Che cosa ci fai qui, Éomer?- domandò sorpresa.
L'uomo si schiarì la voce, cercando di mantenere contegno e autorità.
-Mi accerto che tutto vada per il meglio.-
-Sei venuto a far visita a Earfinde?- chiese con aria sempre più esterrefatta. Da quel che aveva visto, non le pareva che il fratello avesse preso particolarmente in simpatia la fanciulla straniera, né se lo sarebbe aspettato, dal momento che, per indole, guardava sempre con diffidenza a chi non conosceva.
-Non dire sciocchezze!- Proruppe quello. -Mi domandavo dove fossi finita tu.- Concluse con voce secca e decisa. Ed Eowyn gli avrebbe creduto, se non avesse notato un tentennamento, un segno inconfondibile dell'imbarazzo di Éomer. Egli aveva, infatti, piegato leggermente la testa di lato, venendo così tradito dalla mimica facciale ben nota all'occhio attento della sorella.
-Non si è ancora destata.- Sospirò, infine, la bionda dama. -Temo per la sua sorte.- E, detto ciò, si allontanò, sparendo nel buio del corridoio.
Il Maresciallo rimase fermo, in silenzio, per qualche istante, fissando la porta in legno di noce, oltre la quale la fanciulla del sud riposava. Non si spegava perchè si fosse recato lì, forse si sentiva, in qualche modo, responsabile della sua malattia. Se solo non l'avesse seguito quella sera, i suoi abiti non si sarebbero infradiciati e, probabilmente, la febbre non sarebbe comparsa.
Posò la mano sulla maniglia, spinse la porta pesante, facendo irruzione nella stanza buia, e si sedette al capezzale della malata, senza proferire parola. Per qualche istante, fissò il volto pallido, che gli ricordò la porcellana traslucida dei vasi ornamentali, e pose una mano sulla fronte bollente. Scosse il capo in disappunto, gli occhi preoccupati puntati sul viso dai bei tratti, quando dalle labbra della fanciulla uscì un suono.
-Erchirion...- sussurrò febbricitante, pur senza riprendere coscienza.
-Erchirion?- Ripetè Éomer perplesso, domandandosi a chi appartenesse quel nome. Di certo, si disse, non proveniva dal regno di Rohan e non apparteneva sicuramente ad una fanciulla. Ancora assorto nei suoi pensieri, avvertì una mano gelida afferrare flebilmente la sua. Abbassò lo sguardo, constatando che si trattava della candida mano della fanciulla che giaceva, ancora priva di sensi, nel letto a baldacchino e che ora stringeva piano le sue dita, il volto tormentato dal sonno malato. Si sorprese avvertendo la pelle morbida e soffice di quella mano così delicata, così diversa dalla sua, divenuta ruvida e callosa a forza di stringere le redini del destriero e l'elsa della spada. Prima di allora aveva potuto osservare altre donne, toccarle ed esplorare i loro corpi, ma non si era mai soffermato a lungo su un dettaglio, apparentemente insignificante, come la delicatezza della loro pelle. Sdraiata fra le calde coperte di lana, quella fanciulla gli appariva così fragile, come un prezioso gingillo di cristallo, pronto a frantumarsi con facilità qualora colpito. Eppure, la fanciulla del sud aveva dato prova di una forza encomiabile e fuori dal comune, brandendo la spada contro molti nemici.
Con la mente colma di pensieri, il Maresciallo trascorse l'intera nottata nella stanza di Lothíriel a vegliare su di lei, pur ignorando la sua vera identità.

 

 

L'indomani giunse inaspettato e veloce, cogliendo alla sprovvista Éomer. Gli parve che fossero trascorse soltanto poche ore, quando la luce del mattino entrò nella stanza, filtrando attraverso le tende e colpendo il bel volto serio e corrucciato. Aggrottò le sopracciglia, infastidito dal raggio di sole che, insistente, puntava sugli occhi nocciola, e si alzò dalla scranna su cui aveva trascorso la notte. Fece alcuni passi in direzione del catino per abluzioni posto in fondo alla stanza e versò dell'acqua dalla brocca. Immerse le mani massicce, sciacquandole energicamente e, solo in seguito, bagnò il viso, lavando via la stanchezza.
Era ancora voltato verso la parete, quando un rumore sommesso lo colse alle spalle. Udì il movimento delle coperte e un lieve mugolio provenire dal giaciglio nel quale Lothíriel riposava.
Sbattendo con fatica le lunghe ciglia arcuate, la fanciulla aprì gli occhi, rischiarati dal sole del mattino, che ora trafiggeva le sue iridi. Inspirò profondamente, prendendo dentrò di sé quanta più aria possibile, come chi riemerge dall'acqua sdopo aver trattenuto il fiato a lungo, e voltò la testa di lato. Impiegò alcuni secondi prima di avere una visione nitida della stanza e, quando infine l'ebbe, notò una figura stante nella penombra, che le dava le spalle. Era un uomo, di ciò era certa, ma la luce rarefatta non le permise di capire subito di chi si trattasse.
-Che giorno è?- Domandò spaesata.
L'uomo voltò il capo di profilo, osservandola brevemente prima di tornare a mostrarle la nuca.
-È il sei di Luglio.- Rispose secco. -E voi avete dormito per diversi giorni.-
Lothíriel strabuzzò gli occhi nel vedere Éomer. Com'era possibile che proprio lui si trovasse nella sua stanza in quel momento? Fra tutti, non si sarebbe mai aspettata che l'orgoglioso Rohirrim l'accudisse nella malattia.
Raccogliendo le forze, sollevò la schiena, posandola contro i morbidi guanciali di piume e mettendosi seduta.
-Vi ringrazio, mio signore, per essere stato al mio fianco.- Disse piano, senza ottenere alcuna risposta dall'uomo, che, nel frattempo, si stava asciugando le braccia e il volto con un panno.
Dopo alcuni secondi, Lothíriel decise di rompere il silenzio imbarazzante che aleggiava nella stanza.
-Esattamente quanti giorni ho dormito?-
-Sei giorni, durante i quali la febbre non vi ha mai abbandonata.- Replicò Éomer voltandosi verso di lei e avvicinandosi al letto. -Evidentemente, la costituzione degli uomini del sud non è resistente: fareste meglio a tornare da dove siete venuta, se volete scampare al prossimo inverno.-
La principessa avvertì una fitta dolorosa trafiggerle il petto e le lacrime spingere per traboccare dai suoi occhi. Perché quell'uomo era sempre così sgarbato nei suoi confronti? A cosa era dovuto tanto astio?
Strinse con forza le coperte, sforzandosi di non piangere: non gli avrebbe concesso questa soddisfazione, né il privilegio delle sue lacrime. Tuttavia, esse, infine, tracimarono, riversandosi copiosamente sulle guance, che avevano appena riacquistato colore. Non aspettandosi una tale reazione, Éomer spalancò gli occhi, trovandosi impreparato di fronte al pianto della fanciulla. Avvertì una sensazione di disagio nel constatare di non aver la più pallida idea di come gestire la situazione, né di cosa dire. Così, si sedette sul ciglio del letto, posando una mano sulla sua spalla e fissandola con aria impacciata.
-Riposate ancora un po': ora state meglio, ma saranno necessari ancora alcuni giorni prima che vi rimettiate del tutto.- Ciò detto, fece un breve cenno di assenso col capo e lasciò la stanza, desideroso di sfuggire al più presto da quella situazione incresciosa.

 

 

 

 

Il sole era ormai sorto sulle verdi valli di Rohan, risvegliando la natura dopo la notte umida e scura. Una figura si stagliava snella ed elegante sul promontorio di fronte ad Edoras, dal quale si poteva ammirare l'intera città e il palazzo d'oro che, in lontananza, luccicava alla calda luce del giorno.
Una folata di aria fresca mosse la chioma color dell'ebano della fanciulla elfo che ammirava dall'alto il panorama verdeggiante. Raccolse l'arco e la faretra da terra, rimettendoli in spalle e sospirò.
-Edoras, la città d'oro. Qui troverò sicuramente ciò che sto cercando.-
Aredhel era finalmente giunta nel regno di Rohan.





Spazio d'autrice

Eccoci qua, finalmente Lothiriel si è svegliata, non senza darci la conclusione del suo ricordo ambientato a Dol Amroth. (Sì, per chi di voi non l'avesse capito, questa era la continuazione del ricordo/sogno del capitolo precedente). E cosa starà cercando Aredhel a Rohan?
Ora, veniamo alle cose serie, ovvero il giochino stupidino che vi propongo. Chi di voi riuscirà ad indovinare per primo i personaggi dell'immagine riceverà un premio. Il premio consiste in
A) Uno spin-off consistente in una one shot su un personaggio a scelta. (Può essere il vostro OC, l'OC di qualcun altro o un personaggio canonico della fiction A PATTO CHE sia uno dei personaggi già comparsi. Tipo, Aragorn non è ancora comparso, quindi niente one shot su di lui)
OPPURE (vuol dire o l'opzione A o l'opzione B, non tutte e due)
B) Un disegno completo di un personaggio a scelta. (Vedi sopra)

Le regole: quando commentate, in fondo alla recensione, mettete i numerini corrispondenti al disegno del personaggio e il nome che secondo voi corrisponde a tale personaggio. Non mandatemeli via messaggio privato, per non creare incomprensioni.
Vi do un indizio: sono presenti sia OC che personaggi canonici e sono tutti comparsi almeno una volta nella fan fiction.
Buona fortuna! :-D

 

   
 
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