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Autore: melloficent    03/10/2017    4 recensioni
"Philippe era una stella, come le stelle era lontano anni luce dal resto del mondo, e Chevalier non poteva far altro che godere della sua luce come tutti gli altri -da una posizione privilegiata, forse- perché le stelle non si possono avere solo per sé."
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[ monchevy | one-shot | Chevalier!centric | forgive me for my sins ]
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Chevalier de Lorraine, Philippe d'Orléans
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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You can’t have a star just for yourself
 
Philippe diceva di essere la nuvola che oscurava il sole, l’ombra generata inevitabilmente dalla luce che colpiva ogni cosa, e che ombra doveva rimanere.
Chevalier però in lui vedeva gli astri del firmamento e il cielo trapuntato di stelle, una luce meno vistosa di quella del sole ma, secondo la sua modesta opinione, molto più bella.
A Chevalier piacevano le cose belle, e Philippe era magnifico.
Sembrava un po’ un cherubino mentre dormiva, sebbene in quel letto fossero stati commessi sin troppi turpi peccati, e tutte le preoccupazioni che sembravano piegarlo durante il giorno svanivano come d’incanto.
A volte avrebbe voluto essere più utile, Chevalier; essere capace di allievare un po’ di più tutti i fardelli di Philippe, senza crearne degli altri –troppo eccentrico, troppo impulsivo, e chi ne pagava il fio poi non era mai lui.
Ora sembrava che non ne avesse, Philippe, gli occhi chiusi e abbandonato al sonno più profondo, mentre la luna gli illuminava la schiena diafana.
Era più bello di chiunque altro su cui avesse mai posato gli occhi, aveva la luminosità delle stelle e Chevalier non poteva fare a meno di guardarlo, quasi avesse paura di non poterlo più fare un giorno.
Una delle sue più concrete paure era perdere Philippe, la annegava nell’alcool, nelle spese eccessive e nei festini che sorpassavano di gran lunga la decenza sancita dalla morale comune, si crogiolava nella gelosia per tutti quelli che osavano avvicinarsi all’altro e si distruggeva pensando che un giorno sarebbe tutto finito per qualcuno di più affascinante, più aitante e più interessante di lui.
Per Dio, non credeva che Philippe avesse così poco cuore da fargli quello senza battere ciglio, ma in lui il terrore cresceva, irrazionale e morboso come solo un incubo poteva esserlo.
Talvolta lo sentiva distante anni luce, quando Louis metteva alla prova i nervi dell’altro con uno qualsiasi dei suoi capricci, quando le incombenze che l’essere il fratello del Re implicavano si facevano sempre di più, sempre più pensanti, e allora Philippe si chiudeva nelle sue quattro mura fortificate, dove nessuno poteva avanzare, nemmeno Chevalier.
A volte avrebbe voluto sfondarle, quelle mura, distruggere tutto ciò che separava l’altro da lui e tenerlo con sé per il resto dei suoi giorni.
Ma non funzionava così; Philippe era una stella, come le stelle era lontano anni luce dal resto del mondo, e Chevalier non poteva far altro che godere della sua luce come tutti gli altri -da una posizione privilegiata, forse- perché le stelle non si possono avere solo per sé.
E questa cosa lo mandava in bestia, perché lui era abituato ad avere tutto e subito, ogni minimo capriccio e vezzo, e trovava immensamente ingiusto non poter includere anche Philippe nei suoi possedimenti egoistici.
Forse era per quello che lo amava tanto, pensò Chevalier lasciando correre lo sguardo sulla pelle candida della schiena, fino a dove il lenzuolo non interrompeva brutalmente quella visione; forse ne era così totalmente ossessionato perché non poteva averlo tutto e subito.
‘Mi chiamo Philippe de Lorraine, detto Chevalier, e sono ossessionato dalla tappezzeria, le stoffe pregiate, il buon vino e monsieur Philippe I, duca d’Orleans.’
Anche solo pensarlo gli faceva venir da ridere, perché era così vero da far quasi male, e allora lasciò andare uno sbuffo che voleva essere un’amara risata contenuta per non svegliare l’angelo che dormiva al suo fianco.
Lo vide girarsi verso di lui e appropriarsi di gran parte del suo lato di materasso, strofinare la guancia sul cuscino quasi candido quanto la sua pelle.
Sembrava così innocente Philippe, sotto la luce della luna a illuminargli il viso rilassato e i capelli neri come l’inchiostro.
Chevalier amava le cose belle, e lui era magnifico. Non c’era da stupirsi che ne fosse rimasto folgorato così intensamente.
Fu quando fece per accarezzargli la guancia pallida che l’altro strizzò gli occhi, azzurri come il ciel sereno sotto le palpebre, li aprì e lo guardò con l’aria appannata tipica di chi si era appena svegliato.
-Dormi, è tardi…- borbottò con la voce impastata dal sonno, lasciando guizzare lo sguardo alla mano a mezz’aria dell’altro.
-Non preoccuparti, mignonette, non ho incombenze che debbano essere sbrigate prima di mezzogiorno.- ribatté Chevalier poggiando le nocche sulla guancia diafana di Philippe.
Lui non si ritrasse, e si beò di quel tocco nel modo che si concedeva solo quando erano soli.
-Dormi.- bofonchiò ancora, spostandosi per accoccolarsi tra le braccia dell’altro e richiudendo gli occhi.
-Come vuoi, cherie.- . Chevalier non si preoccupò di nascondere un sorriso, mentre stringeva Philippe a sé.
Per Dio, era così innamorato da nausearsi.
 
 
 
 
 
 
melloficent says
c’mon writer’s block, let’s get sickening!!
chiedo umilmente perdono per i miei peccati, se volete infierire i pomodori sono alla mia destra e i flagelli alla mia sinistra.
a mia discolpa posso dire che ho fatto una maratona vergognosa di Versailles, nonostante la scuola sia iniziata da un po’, e che i Monchevy mi hanno colpito come un treno in corsa e ridato la vita e l’ispirazione.
mi sono innamorata di Philippe nell’esatto momento in cui ha avuto la sua prima apparizione sullo schermo, per Chevalier ci è voluto un po’ di più –e con il senno di poi mi chiedo perché, è così extra e drama queen che avrei dovuto amarlo sin dal suo primo respiro-, ma ora sono diventati la mia ragione di vita e non credo che ci sia un punto di ritorno.
mi hanno anche fatto tornare l’ispirazione, toh.
(quindi perché non andare ad appestare un nuovo fandom con i miei scadenti deliri da quattro soldi partoriti durante l’ora di chimica? good job, Akemi, good job)
soprattutto nella seconda stagione, Chevalier mi ha dato l’idea di qualcuno di veramente fragile, sotto l’apparenza eccentrica e tutto, e credo che voglia davvero stare al passo con Philippe, mentre lui fa il fashion baby e degna Liselotte di troppe attenzioni rispetto a quello che la morale comune dice –mi sono sentita personalmente tradita quando li ho visti insieme, nemmeno ci stessi io con Philippe. boh è un bimbo prezioso e adorabile, merita tantissimo e quindi beccatevi questa one-shot sconclusionata.
e questo angolino ancor più sconclusionato, rip me.
spero che qualcuno voglia lasciare una recensione, anche solo qualche critica, che è la prima volta che finisco qualcosa dopo cinque mesi buoni.
bacini baciotti,
-Akemi ^^
 
p.s: solo io ho un qualcosa per Chevalier che usa dei nomignoli adorabili con Philippe? Mignonette mi è rimasto nel cuore, anche se nemmeno so cosa significhi. 
  
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