Storie originali > Storico
Segui la storia  |       
Autore: _hell_inside_    03/10/2017    0 recensioni
"Le lame fendevano l’aria, la aprivano in due, prima di squarciare la carne degli innocenti. Gli ordini dei centurioni risuonavano secchi e truci nella notte, e il rumore di centinaia di armature e sandali chiodati battevano sulla terra del villaggio e delle capanne, mentre si mischiavano agli urli di chi stava venendo bruciato vivo nelle proprie case. Qualcuno pregava che la Dea li salvasse, ma quella notte, era cieca, bendata e oppressa dal dolore, esattamente come lo era il suo popolo. "
L'oppressione romana in Britannia, bardi, sacerdotesse, druidi, guerrieri e clan. Una storia d'amore e una guerra che sembra impossibile vincere
(Cambiamento di titolo: prima era "Resistono i frammenti")
Genere: Romantico, Storico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: Contenuti forti | Contesto: Antichità, Antichità greco/romana
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A


 

CAPITOLO QUINDICESIMO


 

5 mesi dopo

Myrddin si svegliò con un urlo che gli si mozzò in gola, la fronte imperlata di sudore, il corpo tremante e gli occhi lucidi. Si concesse due respiri profondi, il minimo per placare il cuore che batteva all’impazzata, poi scese dal letto. Nell’oscurità della capanna controllò che suo figlio dormisse pacificamente avvolto nelle pesanti coperte, poi cercò a tastoni il corno che riempì fino all’orlo di idromele e che scolò di colpo. Ma non era di alcol che aveva bisogno, bensì di aria. Riempì nuovamente il corno e si avvolse nel mantello di lana marrone bordato di pelliccia e uscì nella notte gelida.

Nonostante fosse passato quasi un mese da Imbolic, il clima non accennava a diventare più mite, addirittura qualche giorno prima aveva nevicato e la neve gelata scricchiolava sotto ai piedi del maestro di spada fino a che non si sedette su un ceppo davanti alla capanna.

-Non riesci a dormire?- la voce di Gwen lo fece sobbalzare, non si sarebbe mai aspettato di trovare qualcuno sveglio

-No, gli incubi mi tormentano ancora una volta. Tu perché non dormi?-

-Credo che la luna mi sia entrata nel sangue. Notte di luna nuova…- sorrise Gwen accarezzandosi il pancione

-Si vede che sei incinta- gli sorrise Myrddin

-Già, inizio a sentirmi una specie di vacca. Mi sembra di essere incinta da tantissimo- sospirò la fanciulla

-Grazie alla Dea sono state cinque lune di pace-

-Grazie a noi, credo che i romani abbiano avuto paura di noi. Può andare solo a nostro vantaggio la cosa-

-Cosa farai quando ci sarà la pace e non dovremmo più preoccuparci dei romani?- chiese il maestro di spada

-Probabilmente mi trasformerò in una di quelle madri che fanno andare avanti casa, figli e marito e partorirò un bambino ogni estate. Oppure mi farò insegnare il mestiere da Owain. Tu?-

-Continuerò con il mio lavoro. Pulire spade, ripararle, costruire cotte di maglia e lance… il solito- sospirò il maestro di spade

-Parlami di mia madre- gli chiese Gwen cambiando totalmente discorso

-Cosa vuoi sapere di Nimue?-

-Tutto, inizia da quando l’hai conosciuta- a questa richiesta Myrddin sospirò. Avrebbe pianto, ne era certo. Amava quella donna più di quanto non avrebbe mai pensato di amare.

-L’ho conosciuta dodici estati fa, era un giorno d’estate, caldo e secco. Eppure nell’aria vi era sentore di pioggia. Ero andato a caccia verso sera, la mattina l’avevo passata a aspettare che la sbronza della sera prima passasse e il pomeriggio mi ero intrattenuto con Muirne, ma mi serviva del cibo per quella sera…


 

Mi addentrai nel bosco, sperando di prendere almeno un coniglio, nella mia disperata ricerca non mi accorsi di essermi allontanato troppo. Il villaggio era scomparso dalla mia vista e ero in un territorio selvaggio, preda di lupi e orsi. Poi la vidi: stava facendo i bagno in un ruscello, i capelli rossi sulla schiena, il seno nudo e prosperoso, le gambe forti e pronte a scattare. La osservai nascosto dietro a un cespuglio, cercando di non farmi notare, ma misi male un piede e schiacciai un ramo. A quel minimo rumore tese le orecchie e mi sembrò che riuscisse a udire il mio respiro. Rimasi immobile, deciso tra farmi vedere o meno, ma la curiosità verso quella donna era troppa. Decisi di uscire allo scoperto e, vedendomi, non si preoccupò nemmeno di rivestirsi ma mi scagliò contro la pesante lancia, che riuscii a evitare per un pelo. Lei mi guardò con uno sguardo omicida e si preparò a combattere, sfoderando la spada.

-Non spaventarti, non voglio farti del male-

-Chi sei?-

-Mi chiamo, Myrddin, sono di un villaggio qui vicino- feci un passo avanti ma un ringhio mi trattenne. Lupi. Ero accerchiato.

-Posa l’arco Myrddin del villaggio vicino-

-Sei contenta?- le chiesi una volta appoggiato l’arco a terra.

-Sì-

-Ti obbediscono?-

-Sì-

-Non voglio farti del male, solo sei bellissima e mi chiedevo cosa ci facesse una donna sola nella foresta,magari serve aiuto-

-Non mi serve l’aiuto di nessuno, grazie- disse dandomi le spalle e rivestendosi in fretta.

-Parlami di te, come mai sei qui?-

-Ero una sacerdotessa e come ogni sacerdotessa ho celebrato Beltane giacendo con un bardo. Sai quello che si dice dei bambini concepiti a Beltane… Non so dove sia, ormai, magari un giorno la rivedrò, se riesco a sopravvivere.-

Il giorno dopo era di nuovo lì e in quel frangente diventò mia, la prima di tante e tante volte. Poi non la vidi più per cinque lune. Nel pieno dell’inverno, si presentò alla mia porta. Tremava, il volto era scosso da smorfie di dolore e le braghe erano macchiate di sangue. Mi chiese se poteva partorire mio figlio in casa mia-

-Lo fece?-

-Sì. All’alba tenevo mio figlio tra le braccia, mi fece promettere che me ne sarei preso cura. Poi si addormentò stremata. - narrò con un sorriso sul volto il maestro di spada, ricordando il giorno in cui si era innamorato due volte: di Nimue e di suo figlio.

-Poi cos’è successo?-

-Abbiamo vissuto in pace per quattro estati, poi i romani hanno attaccato un villaggio nostro alleato. Nimue si schierò al mio fianco, combatteva orgogliosa e fiera… le somigli moltissimo quando combatti, porti la spada come se fossi nata per fare quello.

Tornammo a casa tutti, solo Gwyn aveva rimediato una brutta ferita al fianco per aver protetto il figlio del fabbro. Ma i romani non avevano intenzione di accettare una sconfitta e cercarono nuove strategie da sfruttare l’estate seguente. E scelsero la più vile: seminare il panico tra di noi, senza lasciare la possibilità di incontrarci tra clan alleati.

Stava calando la sera, qualcuno era già attorno al fuoco allestito in fretta in attesa che venissero scuoiati i conigli che eravamo riusciti a cacciare. Osservavo Nimue squartare senza esitazione e con mani esperte la lepre che aveva in mano

-Quando torniamo a casa, voglio fare il bordo al mantello di Dubhan con questa pelliccia. Sentila, è morbidissima e ce n’è abbastanza per farne un collo. Sta crescendo in fretta- sorrise guardandomi negli occhi

-Tra poco non sarà più un bambino, un paio di estati e inizierò a insegnargli come si combatte-

-Sai che avrei voluto che tu iniziassi prima- mi disse pulendo il coltello sulla tunica

-È un bambino, amore mio. Lascia che giochi!- le sussurrai all’orecchio

-Se dovesse succedere qualcosa di male a mio figlio perché non sei stato abbastanza uomo da insegnargli a combattere, giuro sulla furia di Bel che ti pianto un coltello qui- indicando lo sterno -e ti apro fino qui- disse tracciando la strada fino al pube con la punta del coltello per poi baciarmi avidamente.

-I romani! Un’imboscata!- l’urlo di Idwal si propagò per tutto il campo. In pochi riuscimmo a impugnare le armi prima di essere raggiunti dalle frecce nemiche.

-Quadrato forza, fate quadrato!- ordinò Aengus al clan

-Sono troppi! Non riusciremo a batterli!-

-É inutile morire tutti. Scappate- urlò Gawain

-Cosa hai intenzione di fare amico?- chiese sconcertato Gwyn

-Se voi scappate riuscirete a vivere. È inutile condannarci tutti a morte, resteremo a combattere in pochi- spiegò il figlio del fabbro

-Io resto- disse sicura Nimue

-Non puoi farlo, tuo figlio…- le chiese Myrddin con le lacrime agli occhi

-Hai giurato di proteggerlo. Raccontagli che sua madre è morta per permettergli di vivere e se un giorno dovessi intrecciare la tua strada con quella di mia figlia, proteggila, ti prego. Chiedile perdono da parte mia e dalle questa, la mia spada deve essere sua- spiegò Nimue sorridendo in scherno alla morte -E ricorda che ti ho amato. Scappa amore mio

-L’idea è stata mia, non ha senso condannare gli altri per un’idea che ho avuto io. Bada a mia sorella amico mio- disse in tono piatto Gawain

-Dovrei restare io-

-Per la Dea! Prendi mia sorella e vattene- gli ordinò, mentre Eira piangeva e si dibatteva tra le braccia di Gwyn, fino a riuscire a divincolarsi e scappare verso il fratello.

-Gawain non puoi farlo! Fratello!-

-Eira! Eira, no! Torna in dietro!- le urla unite di Gawain e Gwyn non servirono a nulla. A metà strada tra i due una freccia la colpì al collo. Gwyn corse a sorreggerla.

-Portala in un luogo sicuro, proteggila Gwyn- lo pregò Gawain

-Lo farò, amico mio. Addio-

Gwyn si permise di sedersi solo una volta nascosto tra gli alberi e i cespugli. Eira respirava ancora a fatica, tenendosi la ferita con una mano.

-Gwyn, ho freddo… morirò vero?-

-No, non morirai piccola mia. Starai bene- non sapeva se stava convincendo lei o se stesso

-Ti amo Gwyn…- riuscì a mormorare prima di arrendersi alla morte

-Eira! Eira, no! Non abbandonarmi, no! Eira… io ti amo- urlò stringendo a se il cadavere della ragazza.


 

Lo ritrovammo che albeggiava, ancora stretto al cadavere di Eira. Sul campo di battaglia erano rimasti i cadaveri di coloro che si erano lasciati morire per noi. Tra questi non c’era tua madre, presa prigioniera e tenuta prigioniera nell’accampamento costruito poco distante…- le lacrime solcavano il viso dell’uomo, mentre Gwen gli teneva la mano

-Cosa le accadde?-

-Sei certa di volerlo sapere?-

-Credo di averne diritto-

-Sei identica a tua madre- le sorrise l’uomo riperdendosi tra i ricordi e ricominciando a narrare

Nimue era già stata prigioniera dei Romani, l’avevano torturata e portata a un passo dalla morte, ma l’avevano sottovalutata. Una notte, dopo l’ennesimo stupro, avevano dimenticato di legarla nuovamente e era riuscita a fuggire nella foresta, diventando la donna selvatica che avevo conosciuto. Quella notte, in molti la ricordavano ancora: i capelli rossi sono una caratteristica che i Romani non dimenticano facilmente, credono portino sventura. Per questo le risparmiarono la vita sul campo di battaglia, per torturarla e ucciderla come il miglior bottino di guerra.

La spogliarono nuda e le misero un collare al collo come fosse una cagna rabbiosa, le legarono i polsi e le caviglie, ordinandole di camminare, tirata al guinzaglio. Al primo passo cadde a terra e allora la fecero strisciare a terra come un verme, mentre i colpi di spada le colpivano il corpo e il viso senza pietà. Portata dai loro capi, le rasarono il capo e poi fecero un macabro gioco. Le legarono il busto a un palo, lasciandole della corda sufficiente per muoversi leggermente. Completamente nuda e disarmata doveva cercare di battere un guerriero completamente armato: se lei lo avesse battuto sarebbe stata uccisa, mentre chiunque avesse vinto contro di lei era libero di stuprarla come meglio credeva. Le sue urla mi perseguitano ancora nel sonno. Al mattino la trovarono morta per le ferite interne dovute dai continui stupri. Infierirono ulteriormente sul suo cadavere, pisciandoci sopra e poi la fecero a brandelli…

-...Non potrò rivederla mai più, nemmeno nell’Oltretomba. A volte sogno ancora la sua morte e so di essere impotente, non posso e non ho potuto fare nulla per salvarla. È il mio rimpianto più grande, avremmo anche dovuto sposarci quell’estate a Lughnasad- concluse Myrddin con le lacrime che gli solcavano il viso. Gwen strinse la mano dell’uomo che le stava parlando.

-La vendicherai, la vendicheremo- gli promise

-Dimmi Gwen, figlia di Urien, che senso ha la vendetta se quando torno a casa non vedo il suo sorriso, se non mi sveglio con lei al mio fianco? Che senso ha la vendetta se non potrò mai più riaverla?

   
 
Leggi le 0 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Storico / Vai alla pagina dell'autore: _hell_inside_