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Autore: Sameko    03/10/2017    0 recensioni
Una Genocide rimasta incompleta.
Una Pacifist che si prospetta essere quella definitiva, quella che assicurerà il lieto fine a lungo sperato.
Ma gli ingranaggi erano già stati messi in moto da tempo. Fili che dal passato tendono verso il presente aspettano di intrecciarsi con un futuro ancora incerto. Ed è ora che iniziano le sfide più difficili, in cui anche una mano amica in più può fare la differenza.
L’importante è non perdere mai la propria determinazione.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Chara, Frisk, Sans, Un po' tutti
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Capitolo 23: Risalire
 



 
Nel momento della fine, quando il cerchio si chiude e ciò che resta sono solo i ricordi nella memoria di chi li ha amati, non è raro che i genitori lascino ai propri figli un dono particolare, che sia un oggetto a loro caro, o un ultimo prezioso insegnamento. Sua madre non aveva fatto eccezione ed era una frase ciò che le aveva lasciato, una frase che doveva essere stata ripetuta più volte di quante se ne poteva contare nel corso dei secoli e che sua madre non aveva mai mancato di ripeterle forse altrettante volte:
‘È dai momenti difficili che riusciamo a tirar fuori il meglio di noi stessi.’
Questa era quella frase, di cui ne aveva sempre compreso il significato, ma di cui non ne aveva mai vissuto appieno il messaggio, non mentre viveva ancora con i suoi genitori. E come avrebbe potuto a quei tempi, con i pochi anni che aveva alle spalle e le vere difficoltà che non erano ancora subentrate nella sua vita? Forse, era destino che quella frase venisse ripetuta così tante volte proprio a lei e non a qualunque altra bambina… forse, perché quelle parole avrebbero potuto tornargli utili in futuro.
Per come stavano le cose, Frisk era sicura non avrebbe mai trovato una risposta ad una simile domanda, una di quelle che si rivolgevano ad un mondo di cui nessuno era mai riuscito a capirne appieno il misterioso funzionamento. Era una domanda come cos’è il bene?, o una domanda come cos’è il male?. Nessuno, appunto, era in grado di rispondere correttamente ad entrambe, visto che bene e male si presentavano sotto svariate forme, e nessuna di queste era mai composta da assoluto bene, o assoluto male. Niente è fatto di assoluti, niente è determinato da una sola qualità o un solo difetto – se così fosse, essa non sarebbe parte di questo mondo.
Quando mancavano le parole a riempire il silenzio, quando mancava la volontà di rendere quel silenzio uno stato come un altro per esprimere confidenza, Frisk lasciava vagare la mente verso questi lidi di riflessione. E credeva di aver ormai trascorso troppi anni da sola a riflettere su determinati argomenti, un po’ prematuramente rispetto ad altri bambini, credeva che il suo animo ne avesse ormai avuto abbastanza di questi pensieri… ma ci si ricrede più spesso di quanto si desidera in vita.
Sospirando internamente, la giovane staccò gli occhi dal proprio piatto e li lasciò avventurarsi lungo il tavolo della cena e i suoi occupanti. Chara, seduta al suo solito posto, stava fissando più intensamente il suo cibo di quanto non avesse fatto lei fino a poco prima – ed era certa che, se gli sguardi potessero procurar danni, quel piatto si sarebbe certamente crepato al solo essere fissato in quel modo. La ragione di quell’ostinato fissare poteva essere ricercata in chi occupava il lato del tavolo opposto a quello di Chara. Sans non aveva aperto bocca durante tutta la durata della cena, non una parola, non una risata soffocata, nulla di nulla… era come se non volesse farsi sentire, come se fosse convinto di poter divenire invisibile semplicemente mantenendo quel silenzio.
Frisk stirò leggermente la bocca in una smorfia triste, a tanto così dal deglutire rumorosamente e rendere palese il suo attuale disagio – come se non potesse essere ancora più palese. Preferì, quindi, soffocare quell’istinto nascondendo il viso dietro il bicchiere da cui si stava accingendo a bere.
Facile come bere un bicchiere d’acqua… ugh… mai detto le sembrò più opinabile in quel momento, con l’acqua che stava scorrendo a fatica nella sua gola e che rappresentava un fastidio più che un piacere.
Con suo enorme sollievo, dalla cucina giunse Papyrus a salvare la situazione, o quel poco che ne restava. Papyrus era solito fare avanti indietro per portare cibarie e ritirare i piatti, nonostante fossero solo in tre più lo chef a mangiare, ma era difficile costringere all’immobilità una personalità come la sua. Stasera, ancora più di altre volte, Frisk avrebbe desiderato la sua presenza costante a tavola. Sans non parlava e lei non riusciva nemmeno a trovare qualcosa da dirgli ( o il coraggio per iniziare una conversazione, se per questo ) e Chara era di poche parole già di suo, figuriamoci in questa particolare cena. A tutto questo, si aggiungeva anche la pressione che l’andirivieni del minore dei fratelli-scheletro le stava mettendo addosso, perché chiunque avrebbe potuto intuire che tra loro tre era successo qualcosa – e Papyrus non faceva certo eccezione. C’era una domanda sospesa nell’aria da parte sua… una domanda che, Frisk sapeva, il loro cuoco di fiducia non avrebbe espresso ad alta voce per motivi di educazione, ma di cui lei poteva ben percepirne il peso silenzioso sulle spalle.
« È stato tutto di vostro gradimento? » Chiese proprio Papyrus, passando lo sguardo da un lato all’altro del tavolo, in attesa di un responso.
La ragazzina gli sorrise, a metà tra il sincero e il forzato, perché la cena era stata sì di suo gradimento, ma non le era risultato semplice sorridergli a quel modo.
Chara rispose con un lieve mugugno, Sans rivolse a suo fratello un mezzo sorriso stirato. Frisk, per la seconda volta, si ritrovò a reprimere un impulso – quello di strofinarsi nervosamente un braccio – che sarebbe stato fin troppo rivelativo del suo attuale umore.
Papyrus annuì concitato una volta ricevute le loro risposte, ma la giovane fu in grado di vedere l’ombra dello sconforto addensarsi nelle orbite dello scheletro. Le dispiacque per Papyrus, le dispiacque davvero tanto, perché lui non aveva probabilmente la minima idea di quello che stava accadendo… e vedere tutti i tuoi coinquilini così ostili o distaccati gli uni con gli altri, così improvvisamente, non avrebbe fatto piacere a nessuno.
Si sarebbe offerta di aiutare Papyrus a portare i piatti in cucina, ma il pensiero di lasciare Chara da sola con Sans, di offrire loro un pretesto per iniziare a litigare, la faceva desistere da quel proposito. E fu desolante ed affliggente per lei avere questo genere di preoccupazione, una preoccupazione che non aveva più sentito da giorni. E realizzò, in quel momento, fino a che punto stavano pericolosamente regredendo e tornando passo per passo alla situazione di forzata convivenza dei primi tempi.
E non doveva esserci questa distanza tra di loro, dovevano restare uniti in questo momento di crisi, perché separarsi avrebbe potuto significare sconfitta, o cose persino peggiori.
Non potevano continuare così… le fu chiarissimo che non potevano continuare così… respirare quest’atmosfera di disagio per un altro giorno sarebbe stato per lei insopportabile.
Appena aveva visto Sans alzarsi da tavola e dirigersi al piano di sopra, Frisk si era alzata a sua volta – Chara con lei, come se solo un movimento da parte sua aveva potuto infine rompere la sua taciuta irritazione.
« Sans. »
Lo scheletro si fermò, la testa leggermente alzata, come se avesse sentito a fatica il suo richiamo. Credendo fosse quello il caso, la ragazzina ripeté subito il suo nome. L’esitazione, tuttavia, non poté non trapelare nella sua voce durante questa seconda volta.
« S-Sans… »
 
Ignorala.
 
Il mostro, dopo quel breve margine di immobilità, riprese la sua strada, cosa a cui Frisk guardò con una discreta… confusione. Era certa si sarebbe voltato, come quel lieve alzarsi del capo le aveva preannunciato, ma invece
« Sans! »
L’elevarsi improvviso della voce di Papyrus la fece desistere dall’allungare il proprio braccio come ultima risorsa. La giovane si ritrasse istintivamente quando il bonario scheletro la superò e riuscì nell’intento di ottenere l’attenzione del fratello, al contrario di lei. In quel frangente, si sentì come se compiere quel gesto fosse stato un azzardo che non doveva fare e che meritava, quindi, di essere lasciato a metà. Perché c’era questo agitarsi di lieve colpevolezza dentro di lei? Non… non stava facendo nulla di sbagliato… voleva solo parlare con un amico che aveva bisogno di aiuto… perché avrebbe dovuto essere sbagliato…?
« Sans, che ne dici di fare a cambio questa notte? Così, dormirai in camera tua come è giusto che sia. » Propose Papyrus, una volta fatto voltare Sans. Il maggiore lo guardò sbattendo le palpebre con un movimento lento e confuso, come se fosse stato in un nebuloso dormiveglia fino a quasi un secondo prima.
Frisk aggrottò la fronte notando quello smarrimento, mentre un senso di disagio si faceva discretamente strada lungo la sua schiena. Era… era una sensazione strana, era la sensazione che hai quando senti che c’è qualcosa fuori posto, ma non sei in grado di capire cosa sia quel qualcosa, o se la sensazione stessa sia fondata. E, suo malgrado, si ritrovò a riconoscere questo tipo di sensazione, perché non le era del tutto sconosciuta, perché la aveva già avvertita prima. Ma perché sentirla ora? Perché non in un altro momento?
« Paps… sei sicuro? Il nostro divano non è il massimo della comodità… » Replicò Sans, non così volenteroso a quanto pareva di accettare quella proposta.
Papyrus restò, tuttavia, irremovibile.
« Proprio per questo insisto, Sans! » Disse, una mano guantata che andò a poggiarsi sulla spalla dello scheletro più basso, come un tacito segnale d’intesa. Per qualche motivo, quel gesto sembrò far incupire ulteriormente Sans, e non doveva essere stata quella la reazione che Papyrus aveva desiderato ottenere, vista la rapidità con cui il minore ritirò la mano incriminata. « Dormi comodo per stanotte, ne hai bisogno. »  
Sans si mosse quasi a disagio sotto lo sguardo di suo fratello, come se cercasse una via di fuga da quella situazione. La ragazzina giunse quasi a pensare che era a causa della presenza sua e di Chara che lo scheletro stava mostrando una simile riluttanza e fu, pertanto, tentata di ritirarsi in cucina con l’amica nel modo più furtivo possibile, così da togliere il disturbo… ma la risposta che Papyrus ricevette la fece desistere da quel pensiero.
« Se questo può farti piacere, Paps… »
« Spero farà piacere a te tanto quanto fa piacere a me, fratello. » Gli rispose Papyrus, indirizzando lo scheletro più piccolo verso il piano di sopra con un colpetto d’incoraggiamento.
Sans non si attardò oltre, né dedicò a suo fratello più di un altro sorriso forzato. Frisk osservò sconfortata il modo con cui le luci nelle sue orbite si affievolirono, prima che riprendesse a salire le scale e sparisse dietro il muro del corridoio di sopra. Neanche Papyrus pareva essere in grado di fare notevoli progressi con lui… e Papyrus era, per il suo amico, la persona più preziosa al mondo, così preziosa che in passato Sans lo aveva sempre considerato al di sopra di tutto il resto… lei lo sapeva perfettamente e questo rese ai suoi occhi quello scambio tra i due fratelli ancora più triste, insapore, come se mancasse persino tra di loro quel particolare pizzico di vitalità, ora che le cose non stavano andando per il verso giusto.
« Frisk, Chara, vi andrebbe di aiutarmi a rassettare la cucina? »
La ragazzina distolse lo sguardo dalla cima delle scale per posarlo sul volto contornato da un leggero sorriso di Papyrus. Era un sorriso anormale quello dell’altro scheletro, un sorriso non completamente pieno e stirato un poco da un lato, dettagli talmente infimi che, Frisk era certa, non avrebbe notato settimane prima, quando accorgersi di simili e quasi invisibili particolari sul viso altrui non rappresentava ancora un requisito per lei fondamentale. Forse, era questo senso di intromissione che Sans provava nel vedere troppo, nel vedere più di quanto una persona normale dovrebbe notare… e a fingere, di conseguenza, che quelle piccolezze gli erano almeno in parte sfuggite, per non far sentire l’altro come un libro disagiosamente aperto.
« Certo, Papy. Non devi nemmeno chiedere. » Rispose, per sé e per Chara, mentre un’espressione grata andava a sfumare la mestizia sul volto di Papyrus che lei aveva silenziosamente compatito.
« Vi ringrazio comunque per la vostra disponibilità. Siete le migliori umane che il regno abbia mai visto! »
Frisk si sentì tutto fuorché lusingata da quel complimento, troppo genuino e semplice per essere da lei tollerato. E avrebbe voluto abbracciare Papyrus e confidargli che non doveva dire quelle cose per essere cortese, soprattutto se sospettava della loro ovvia compartecipazione in quello che era il clima di disarmonia che regnava in casa. Ma non poteva dirgli questo… c’era quella richiesta che Sans le aveva fatto a fermarla, quella richiesta che lei aveva deciso di soddisfare con riluttanza all’inizio e che, adesso, la stava intralciando più che mai: non dire niente a Papyrus.
Papyrus era il fratello di Sans, il suo unico parente per quanto ne sapeva… ed era al corrente meno di loro di quello che stava accadendo. E Frisk non voleva credere che era questo il genere di rapporto che Sans voleva continuare ad avere con il suo stesso fratello, Sans non poteva seriamente pensare che simili atteggiamenti potessero ancora costituire una normalità! Perché non lo era, tutto questo non era normale e lei ne era profondamente convinta.
Gli avrebbe parlato in qualche modo, non poteva aspettare oltre e lasciare che le cose divenissero persino più inaccettabili.
Nel momento in cui Papyrus si diresse verso la cucina e Frisk fece per imitarlo, sentì una leggera gomitata contro il fianco; Chara, poco dietro di lei, la stava fissando con le sopracciglia aggrottate, in una muta domanda che la minore fu in grado di cogliere. Le rispose così con un lieve cenno del capo, puntando più esplicitamente che poté la cima delle scale.
Il rabbuiarsi dell’espressione della sua amica ed il suo roteare insofferentemente gli occhi le comunicarono che il suo messaggio era stato inteso: avrebbero aspettato lo scendere del silenzio per andare da Sans, parlargli con una rinnovata pazienza, convincerlo a cambiare le cose. E, anche se Chara non era disposta a seguirla fino in fondo, Frisk non avrebbe demorso davanti alla carenza di supporto… aveva troppo da risolvere e troppo da dimostrare – e sospettava che, se avesse permesso a tutti quanti di rinunciare ora, non avrebbero potuto uscirne vittoriosi dalle vere difficoltà che dovevano ancora sbarrare loro il cammino.
 
 
Era tutto inutile... era di nuovo tutto… inutile… e sempre lo sarebbe stato, se ogni volta che interveniva, se ogni volta che prendeva una decisione, qualcuno a cui teneva finiva col soffrire a causa sua. Perché continuava a succedere? E perché… perché lui, a dispetto di tutto ciò, aveva ancora un pallido spettro di volontà, che gli stava chiedendo di non ascoltare la voce che amava decantargli la sua deludente inutilità?
Sdraiato sul materasso della sua camera, stava fissando con aria assente il soffitto, una manica della felpa che ancora gli avvolgeva il braccio, l’altra che giaceva abbandonata sulle coperte sin da quando aveva rinunciato a sfilarsela; e quel soffitto anonimo era la fedele e sconfortante replica dell'opacità dei suoi pensieri, della profonda tristezza che gli irretiva l'animo e che lo rendeva così sensibile al dolore, così indifeso allo stesso tempo contro di esso.
 
… Perché curarsi del dolore? 
 
Perché non poteva fare altrimenti… perché era deludente, era affliggente, e faceva male sapere che, dopo gli sforzi di una vita che superava i confini del normale spazio-tempo, tutte le sue lotte non erano valse a nulla. Non era la persona che avrebbe desiderato intensamente essere, ci aveva provato e riprovato, e non aveva mai cessato di porre quanti più mattoni possibili tra sé stesso, Gaster, e tutto ciò che lo scienziato rappresentava – oppressione, indifferenza, inganno. E tutto questo non era servito, perché era già stato indirizzato verso una strada a cui non poteva sperare di volgere le spalle, perché quelle stesse azioni che avrebbero dovuto fargli risalire il sentiero lo avrebbero, invece, fatto scivolare ancora di più nell’abisso.
Forse, non era nemmeno quello il motivo del suo fallimento… forse, il motivo risiedeva nel semplice fatto che un’indole ammirevole e onesta era qualcosa di inconciliabile con il suo naturale essere. Non c’era probabilmente mai stato un tempo di purezza per la sua anima… quella era la favola che chi non ha luce da far splendere continua a raccontarsi, nella speranza di scacciare un’oscurità che ha sempre disprezzato come il peggiore dei mali… e che, a conti fatti, resterà sempre tutto ciò che alla fine potrà possedere.
 
L’oscurità è tua amica, è quanto ti permette di restare fedele a te stesso… lo sapevi… adesso, ne hai l’assoluta certezza
 
Era come se una mano si stesse protendendo verso di lui, chiamandolo affezionata e promettendogli la serenità di un’accettazione amica.
 
Vieni. Vieni, nel luogo a cui appartieni… torna, dove sarai ben accolto…
 
Sans sospirò, un sospiro grave che gli vuotò la gabbia toracica.
Magari, era davvero l’assenza di luce il suo posto legittimo… ed era stanco, dopo anni di dolore passati a rincorrerla e ad essere sempre ad un soffio dal lasciarsela sfuggire…
 
Vieni… non c’è fatica, né dolore qui, con me… abbraccia il tuo vero essere. Non c’è niente per te dove sei ora…
 
Le palpebre si abbassarono sui suoi occhi, quella mano si agganciò alla sua come una dolce catena, tirando, incoraggiandolo a raggiungere il buio. Non vi fu opposizione da parte sua, non adesso che vi era questa tenebra così familiare, quasi… rassicurante...
Braccia incorporee parvero avvolgerlo, portandolo sempre più giù, sempre più in basso.
 
Saremo di nuovo insieme… ancora un poco…
 
Poco… solo… poco… e, poi…
 
Poi, ci sarà solo… pace… credi in me… voglio solo il tuo bene
 
Non era facile dubitare di quelle parole… non quando c’era così tanta quiete, dovunque era ora… quiete… quando la quiete era stata così silenziosa, così vuota di tutto…?

Non lo era mai stata.
“ SANS! ”
Apprensione, agitazione che lo strattonò indietro, via da quelle braccia, cercando di strapparlo alla stretta in cui si stava quasi per lasciar cullare. La sua anima tremò in risposta a quelle emozioni e fu la prima sensazione in un’apatia che gli aveva irretito la mente e i pensieri, rendendoli remissivi, irrevocabilmente obbedienti.
“ T-TORNA… INDIETRO! SANS! ”
Quelle braccia incorporee divennero una morsa man mano che riacquistava lucidità e aveva finalmente compreso da dove venisse quell’intensa preoccupazione: da Frisk, proveniva dall’essenza della ragazzina, che stava tentando di riportarlo indietro.
Ma lui… lui dov’era?
C’era nero ovunque, nero impenetrabile ed inviolabile come il più profondo degli abissi… il Void… quello era il Void, il vuoto tra le dimensioni!
Preso dallo sconcerto, si divincolò senza pensare da entrambe le forze che lo stavano strattonando, col risultato che nessuna delle due riuscì a portarlo dalla propria parte.
“ S-SANS! ”
« Frisk! » La chiamò, incespicando in avanti per riagganciarsi a lei, alla sua essenza rossastra che stava scivolando via, senza di lui.
Sans si immobilizzò lì dove si trovava, il respiro gli venne a mancare quando anche l’ultimo bagliore di rosso scomparì nelle tenebre.
Perché era nel Void? Come aveva fatto ad arrivare lì?!
Un frusciare che era più simile ad un attutito ribollire si fece allora udire alle sue spalle.
Gli si raggelò la schiena quando vide Gaster steso a terra con solo il busto sollevato, una rara espressività sul suo volto che lasciava intravedere quanto sbigottito era l’ex scienziato.
E Sans comprese, comprese con ancora più sconcerto di prima.
« Tu… eri tu… mi hai trascinato qui! »
Lo sbigottimento rimase ad aleggiare brevemente nelle orbite di Gaster, prima che il velo di un incuriosito compiacimento facesse tornare il ghigno su quella bocca orrenda.
« Oh… ti avevo ormai in pugno, Sans. E avevo preparato tutto così meticolosamente… » Disse quest’ultimo in tono fintamente melodrammatico, mentre si rialzava e lisciava le sue vesti di tenebra e le lunghe maniche sgualcite. Quando il cerchio di smorta luce nell’orbita di Gaster tornò su di lui, si era caricato di una punta di turbinoso rancore. « Ma la stessa mocciosa che ti ha reso vulnerabile è ritornata da te proprio nel momento in cui la vittoria sarebbe dovuta essere mia. »
L’ex scienziato strinse un pugno al proprio fianco, le sue falangi avrebbero probabilmente graffiato le ossa del palmo, se vi fosse stato ancora qualcosa di abbastanza corporeo da poter danneggiare.
Lo scheletro fissò in soggezione tutta quella gestualità che trasudava palese irritazione, nel frattempo che la sua mente stava cercando di sbrogliare nodi su nodi nel difficile compito di fargli digerire quanto aveva dolorosamente realizzato.
« Tutto quello c-che è successo oggi… o-ogni c-cosa… sei stato t-tu a far in modo che accadesse, per portarmi qui, p-per avere…! » E alcuni pezzi del puzzle sembrarono incastrarsi perfettamente, nel mentre che cercava il termine adatto per completare quel ragionamento. « Controllo… su di me… »
Il comparire di Gaster a Waterfall, il suo metterlo alle strette per costringerlo ad uccidere Papyrus, il permettere a Frisk e Chara di ‘vincere’ quello scontro, la loro disastrosa discussione… era stato tutto organizzato, ogni comportamento che era stato tassello essenziale per causare un’altra reazione
« Corretto. » Venne la conferma deliziata di Gaster, davanti a cui Sans alzò il capo, non meno allibito nell’udire quella risposta tanto temuta dal diretto responsabile. « Qualunque altra via avessi scelto di intraprendere, le possibilità di commettere un errore sarebbero state sempre maggiori… in quello scenario avrei potuto essere fermato prima di raggiungere i miei scopi, in quell’altro c’erano troppe variabili da tenere in conto. E dunque… » Un ghigno orrendo si allargò da parte a parte, un taglio netto di nero sul bianco cereo del volto di Gaster. « Ho optato per questa linea d’azione: attaccarti dove sapevo ti saresti spezzato… il resto è venuto splendidamente da sé, ed è stata sufficiente una parolina di troppo da parte di quella ragazzina per farti cadere definitivamente… i tuoi pensieri erano stati semplici da modellare a quel punto, influenzare a mio piacimento… e più li distorcevo, più il mio controllo su di te aumentava. »
Lo scheletro distolse lo sguardo, stringendo un poco i denti l’uno contro l’altro, mentre nozioni vecchie di anni risorgevano come un fiume in piena dalla sua memoria.
« L-la Sintonia… » Non poté non sfuggirgli quel mormorare, appena più udibile di una brezza di vento.
Una presenza asfissiante incombette allora su di lui, schiacciandogli le ossa sotto un potere che gli era incomprensibile, quasi insopportabile da sostenere. Gaster stava diventando più forte e certo quel recente fallimento non lo aveva lasciato così indifferente; ora, quelle emozioni oscure minacciavano di riversarsi su di lui, di provare a soffocarlo come avevano già tentato di fare in precedenza.
« Già… » Sussurrò cupamente l’ex scienziato, il suo sorriso si arricchì di una nuova nota di superbia. « È quasi impossibile cancellare ogni traccia del legame… a maggior ragione, se vi è una parentela di mezzo. E sai bene quanto può rivelarsi per me utile, date le mie attuali circostanze.»
Gaster sogghignò prontamente di fronte all’allargarsi dei suoi occhi ed al suo successivo arretrare.
« È per questo che puoi contattare solo me, è per questo che vuoi solo me, vero?! »
Prima che potesse accorgersene, le sue mani avevano sfiorato i contorni di un oggetto solido, una parete che pareva essersi eretta in quel punto ed in quel preciso istante al solo scopo di frenare il suo indietreggiare.
Gli angoli del sorriso di Gaster si estesero brevemente, il movimento fugace ma intriso di profondo scherno.
« Sei quanto di più compatibile è rimasto per me sul piano della realtà, il contenitore che è in grado di sopportare la mia presenza più a lungo di qualunque altro… certo, riavere indietro il mio corpo grazie al tuo sarebbe stato senz’altro gradito, ma i miei piani non sono stati portati a compimento purtroppo. »
« Perché m-mi stai dicendo tutto questo? » Gli domandò con agitata circospezione Sans, mentre le sue mani stavano percorrendo frenetiche il muro invisibile alle sue spalle, in cerca di una via di fuga. « Perché rivelarmi informazioni c-che potresti tenere per te? »
Una pungente risatina seguì quella sua domanda.
« Per rendere le cose un po’ più movimentate la prossima volta, Sans… perché, altrimenti? » Gli rispose quasi con sufficienza Gaster, allargando un poco le braccia in un gesto di beffa. « Non che ti saranno di alcun aiuto nel momento in cui giungerà qualcos’altro ad indebolire la tua mente… e sono state sufficienti le accuse di due marmocchie a metterti in ginocchio, ci tengo a sottolinearlo. »
Una seconda risata rese ancora più velenosa la derisione di cui era stato intriso il sibilo dell’ex scienziato, davanti a cui Sans si sentì inevitabilmente esposto, quasi inerme, perché Gaster aveva visto tutto e sentito tutto, e sapeva perfettamente quanto quelle semplici accuse non erano state recepite come tali dal suo animo traballante e timoroso.
Quello che Sans indovinò essere un sospiro venne rilasciato dalla bocca dell’altro mostro, una volta che quel largo sorriso si era appiattito e ridotto ad una linea incurvata verso l’alto.
« Questo round va comunque a te, i miei sinceri complimenti per la vittoria... tuttavia… »
Fu una macchia nera quasi indistinta quella che Sans vide danzare davanti ai suoi occhi. I suoi riflessi si mossero subito e furono preparati a schivare la mano che aveva tentato di afferrarlo per una spalla, ma che aveva finito solamente con lo sfiorargli l’osso della clavicola… non era stato altrettanto fortunato con la seconda mano.
Quelle dita gli artigliarono il braccio sinistro e lo sollevarono da terra con uno strattone che lo stordì per tre lunghi ed infernali secondi, in cui la sua cognizione dello spazio si era persa in una caotica sfocatura.
Ricacciata indietro la fitta di nausea che gli aveva fatto tremolare le ossa, si ritrovò a fissare con occhi larghi le orbite vuote di luce di Gaster, che lo fissavano come se da sole avessero potuto scrutargli dentro, senza l’ausilio di parole o sotterfugi.
« Un aiuto esterno è intervenuto per darti man forte. E, questo, conta come barare. » La stretta intorno al suo braccio si intensificò e Sans sentì un urlo di dolore rimbombargli in gola, ma non trovare uno spazio per fuoriuscire dalla sua bocca, poiché era riuscito per miracolo a trattenerlo. « Una punizione è d’obbligo, non credi? »
Lo scheletro strizzò le palpebre, respirando a sbuffi attraverso i propri denti digrignati, la mano libera che stringeva il polso del suo aggressore nel tentativo di allentare la pressione che gli stava triturando il braccio.
« F-fa quello che v-vuoi! » Strillò, esasperato. « N-non mi interessa, ci sono a-abituato! »
Venne strattonato nuovamente verso l’alto ed un urlo simile ad un guaito gli venne strappato a forza. Era come se Gaster avesse voluto zittirlo con quel gesto – e non metteva in dubbio che fosse stata quella l’intenzione iniziale.
« Perché infliggerti una punizione che non percepiresti come tale, quando posso fare di peggio? Ad esempio… potrei privarti delle tue preziose scorciatoie, su cui fai troppo affidamento, mh? »
Quel volto cadaverico si arricchì di morboso divertimento nel momento in cui lo scheletro boccheggiò allarmato, le luci dei suoi occhi divennero punte di spillo.
« N-no, non puoi! » Gridò, cercando di forzare quelle dita a lasciargli andare il braccio, mentre si dimenava come un forsennato.
Il polso dell’arto ancora libero gli venne stretto e tirato verso l’alto, ogni sua ribellione venne così soppressa con la stessa facilità di un batter di palpebra. Si sentì come un insettino a cui erano state catturate le ali sotto lo sguardo allettato di Gaster, impotente come era stato ormai troppe volte in un solo giorno. La sensazione da sola lo fece tremare impercettibilmente.
« Io ti ho insegnato a sfruttare questa abilità… ed io posso togliertela quando mi aggrada. » Sussurrò con un debole ridacchiare l’enorme mostro, la voce stonata e persino più graffiante se abbassata di tono. E fu un sussurro lento, penetrante, come se l’ex scienziato avesse voluto ricordargli quanto non sarebbe riuscito a fare di tasca sua, se fosse stato da solo con le capacità che aveva sviluppato in proprio.
Ed erano poche, davvero infime, se confrontate a tutti gli insegnamenti che Gaster gli aveva passato nei più disparati campi. Era niente, era davvero niente senza le conoscenze ed abilità che aveva ereditato da quel farabutto… e quelle stesse conoscenze ed abilità potevano essergli tolte in ogni momento.
« Non ho intenzione di privartene del tutto, non temere. » Gli parlò con malsana rassicurazione Gaster, intuendo ovviamente qual era la sua paura, quella che gli stava a stento consentendo di guardarlo in volto. « Riceverai solo una piccola limitazione: dieci metri sarà la distanza massima che potrai coprire ad ogni utilizzo, d’ora in avanti. »
« C-cosa-? » Esclamò immediatamente Sans, sgranando sconvolto gli occhi.
Gaster socchiuse compiaciuto le palpebre nel momento in cui tornò ad ergersi sopra di lui, non mancando di sfruttare il vantaggio che era la sua notevole statura.
« Sono certo che saprai cavartela pur con questa penalità. »
Le ultime parole dell’ex scienziato avevano a malapena avuto il tempo di disperdersi nel Void, che una propagazione era affondata nel suo petto, frantumando le ossa al suo passaggio per raggiungere la sua anima e strappare via ciò che le era di interesse. Furono secondi in cui la mente dello scheletro andò in bianco, incapace di processare quella vetta di dolore vertiginosa e, soprattutto, inattesa.
Solo quando l’appendice si ritirò con violenza dalla sua cassa toracica, Sans fu libero di esternare in un grido il dolore che gli aveva assaltato i sensi per interi secondi.
La presa sulle sue braccia venne meno e cadde scompostamente a terra, ai piedi di Gaster, stringendosi il petto che era un pulsare di ossa rotte e penzolanti. Faceva male, era un male atroce, ed erano poco più di lamenti agonizzati a lasciare la sua bocca, per quanto acuto ed accecante era quel dolore che si stava diramando in tutto il suo corpo tremulo.
Si accorse a malapena di come l’ex scienziato si era piegato su un ginocchio, a guardare con insano interesse il suo debole contorcersi, reso ancora più miserevole dai rantoli torturati che stava emettendo.
« Manda i miei ossequi a tuo fratello e alle vostre graziose ospiti, Sans. » Lo udì mormorare sopra di lui, e non aveva idea di quanto potesse essergli vicino, i suoi sensi erano in fiamme ed il suo petto era un altalenare di fitte e bruciori. « Ci rivedremo molto presto. »
Il nero del Void si dissolse sotto una nuvola di bianco vapore – e Gaster, la sua espressione disturbante ed il dolore che gli aveva causato, con esso.
Aprì con un ansito gli occhi, i suoi veri occhi.
Sveglio.
« Frisk, Frisk! Che cos'hai?! »
La voce quasi stridula di Chara lo fece trasalire pesantemente. Quel movimento tanto improvviso gli provocò un nauseante capogiro, che formò un’accoppiata decisamente poco piacevole con il dolore fantasma che avvertiva all’altezza della sua anima. Era ancora intero, si sentiva intero, ma quel dolore era la chiara prova che Gaster aveva saputo tener fede alla sua parola ancora una volta.
Sans sgranò gli occhi quando, a poca distanza dal suo materasso, vide Chara inginocchiata al fianco di Frisk, distesa a terra e all’apparenza priva di sensi. Le mani della più grande la stavano scuotendo delicatamente, ma i continui richiami con cui Chara stava cercando di svegliarla lo fecero raggelare.
« Che è successo? » Domandò allarmato, scostando via freneticamente il marasma di coperte in cui era rimasto ingarbugliato.
Non poteva esserle accaduto qualcosa, non se lo sarebbe mai perdonato se le fosse accaduto qualcosa!
Chara, appena lo vide sopraggiungere con la coda dell’occhio, si raccolse fulmineamente attorno a Frisk, scoprendo i denti da sotto il labbro.
« Stalle lontano. » Sibilò, le braccia che circondavano protettive il torso della ragazzina più piccola, come per farle scudo da lui.
Sans si bloccò con una mano a mezz’aria, mortificato da quell'atteggiamento di avversione.
« C-Chara, voglio solo... »
« Sto seriamente cercando di non prenderti a ceffoni in questo momento. » Ringhiò sommessamente quest’ultima, fissandolo con uno sguardo di gelido avvertimento. « Non dire più una parola se vuoi facilitarmi il compito! »
« Sono preoccupato per lei quanto te! » Replicò a quel punto lo scheletro, cercando tuttavia di non suonare troppo sdegnato. La ragazzina lo fissò in cagnesco, gli occhi erano ridotti a due fessure nere, il bianco della pupilla quasi soffocato dalle tenebre dell’ostilità. Sans cercò quindi di non… di non combattere l'ostilità con altra ostilità. Lei aveva ragione, aveva ragione a dubitare di lui, e non poteva biasimarla per questo.
Spostò lo sguardo su Frisk, sul suo petto e sulla sua bocca dischiusa. Respirava ancora, almeno quello poteva sincerarselo con una semplice occhiata.
« Per favore, Chara...  » Mormorò di nuovo, tornando a guardare la più grande delle due in viso. « Voglio solo aiutare... »
Chara fece schioccare la bocca in un verso stizzito e Sans credeva avrebbe sbattuto contro un altro muro di antagonismo... ma aveva creduto erroneamente, per fortuna.
« Mi aveva detto che ti aveva sentito sparire... non so cosa intendesse, ma siamo venute comunque qui da te. Ti ha preso la mano, ha usato la Sintonia, ed è finita in questo stato appena il legame si è interrotto. Che altro vuoi sapere? »
« Niente, va… bene così... » Sussurrò lui, stringendo le estremità della bocca in una smorfia sconsolata, di leggera vergogna. Era solo colpa sua, colpa sua se si era quasi lasciato prendere da Gaster, e Frisk non aveva esitato nemmeno un secondo, nemmeno questa volta, per aiutarlo. Era un pessimo amico, un pessimo guardiano, una persona pessima... ma voleva aiutare adesso, lo voleva davvero.
Gli bastò muovere un piccolo passo in direzione di Frisk per riportare su di lui la maldisposta attenzione di Chara.
« Che cosa vuoi fare? »
« Devo mettermi in contatto con lei, dobbiamo sapere se sta bene. » Le rispose Sans, cercando di rendere udibile la sua apprensione, di farle capire che avevano un obiettivo in comune in questo momento, e che continuando a dibattere non avrebbero mai saputo quali erano le attuali condizioni di Frisk.
« Così la riduci a PEGGIO di come sta adesso?! » Insinuò ferocemente Chara, una fiammella vermiglia si sovrappose brevemente al fievole bianco nel suo occhio destro.
Recependo il messaggio di quel segnale, lo scheletro si tenne a debita distanza prima di tentare altro – e sapeva che doveva per forza tentare altro. Perché da qualche parte, nella sua anima, anche lui possedeva Determinazione… e, se hai Determinazione, arriverà prima o poi un momento in cui non potrai rifiutarne la chiamata.
Abbassò le palpebre, richiamando con un sussurro interiore la magia di cui la sua anima era pregna. Dal suo essere, gli rispose un mormorare di energia magica, il preannuncio delle volute auree che si sarebbero formate di lì a poco nella sua orbita sinistra.
Quando sollevò lo sguardo, lasciandole così libere di scivolare fuori dal suo occhio magico, i lineamenti di Chara parevano aver perso gran parte della loro originaria ferocia. La ragazzina lo stava scrutando con le labbra leggermente dischiuse, immersa in un silenzio di soggezione di fronte al volteggiare mansueto della sua magia, che illuminava di un placido alone dorato le loro figure in penombra.
La giovane aveva socchiuso le palpebre dopo solo pochi secondi di muto scrutare. Una fiammella dorata si era accesa nell’occhio di lei, debole dapprima, ma che crebbe velocemente d’intensità e vigore… e stava danzando adesso, librandosi nell’aria percorsa da deboli vibrazioni. Quel giallo, quel giallo che tendeva all’oro, era il colore della giustizia. Lui poteva essere Pazienza, lei poteva essere Determinazione, ma nessuno dei due poteva negare l’evidenza: erano entrambi Giustizia.
Vide la stretta delle braccia di Chara allentarsi gradualmente, abbastanza per consentirgli di sedersi al fianco di Frisk. Prese quella mano minuta e inerte nella sua e la Sintonia venne stabilita dopo pochi istanti che ebbe chiuso gli occhi; la piccola doveva averlo pazientemente aspettato fino ad allora, vista la notevole velocità con cui si erano uniti. Sans non ebbe il tempo di reagire propriamente di fronte a quella realizzazione, perché non appena si sentì connesso a lei, un’angoscia non sua gli investì l'anima come un’onda.
“ Sans, per favore, non litigate più per me! ”
Lo scheletro rimase per qualche attimo disorientato da quello scroscio di emozioni, prima di adocchiare l’essenza rossastra di Frisk, il suo volteggiare e scoppiettare inquieto. E si rese conto che non poteva permettersi di restare disorientato ancora a lungo, se lei era rimasta così tanto angustiata nel sentirli… litigare, andarsi contro l’un l’altra ancora.
“ N-non stiamo litigando, t-te lo assicuro, piccola… non ci sarà più nessun litigio. ” Era una garanzia vera quella… e, poiché si sarebbe impegnato per renderla vera, le permise di percepire la sua sincerità, il suo proposito di assecondare ogni desiderio di Chara nel momento in cui avrebbero interrotto il legame. “ S-sono qui per… per chiederti come stai… ”
Non era disinvolto come Frisk era abituato a vederlo ed era consapevole di questa enorme esitanza che gli impediva di relazionarsi come preferiva con lei. Temeva che sarebbe stato respinto un’altra volta, se non fosse stato abbastanza prudente… se avessero avuto la possibilità di guardarsi l’uno negli occhi dell’altra in questo momento, lui non si sarebbe sentito all’altezza di incontrare i suoi; avrebbe tenuto lo sguardo basso, avrebbe persino subìto uno ad uno gli schiaffi di Chara, pur di non fare qualcosa che si sarebbe potuta rivoltare contro di lui… di nuovo… come sempre.
L’essenza piccola e debole di Frisk lo avvicinò, anche lei come in una sorta di condivisa riluttanza.
“ Sto bene, sono solo tanto spossata… 
Sans non ne era completamente convinto.
“ Ne sei sicura? Non riesci a muoverti… ”
In risposta ai suoi dubbi, l’essenza della ragazzina si ravvivò un poco, come per dimostrargli quanta energia ancora possedeva, nonostante la sua momentanea indisposizione.
“ … è come le altre volte, solo più pesante… ce la farò. ”
La sicurezza che Frisk aveva cercato di infondergli ebbe però vita breve nel momento in cui percepì, da parte di lei, un nuovo velo di riluttanza.
“ Sans, quella figura… chi era? Cosa voleva da teTi ha fatto male? ”
Fu quasi tentato di ritrarsi, di interrompere così il legame… ma non sarebbe stata la cosa giusta da fare.
“ Lui… 
Forza
“ Lui… ”
Si fermò. Perché… si era fermato? Frisk era preoccupata, doveva risponderle, avanti!
“ L-lui… ”
A-avanti…

Non poteva risponderle.
Quel blocco era di nuovo tornato ad impedirgli di parlare. E non era l’operato di Gaster questo, no, questo era solo lui… lui, che non era in grado di obbligarsi a parlare nemmeno quando era necessario, perché aveva paura, era così tanto spaventato persino adesso e la piccola lo stava probabilmente sentendo, ma senza poterne capire il motivo – se lo avesse capito, avrebbe ricevuto tutto tranne che questa preoccupazione da lei.
“ P-piccola… mi dispiace… sono solo un opportunista senza un b-briciolo di riconoscenza… non c’è altro in me che abbia un qualche valore… per favorenon insistere più, non hai a-altro da vedere… la mia parte migliore te l’ho già mostrata ”
Frisk, nonostante quei suoi sentimenti di dolorosa rassegnazione, non si ritrasse come ebbe all’inizio creduto.
“ Sans… non parlare così, te lo chiedo io come favore… tu non sei solo questa brutta immagine che hai di te stesso, sei molto altro… ” E ci fu gentilezza ed amore da parte di lei, contrapposti alla colpa, al suo dolore, al suo tormento. “ Se vuoi essere perdonato, devi prima cominciare a perdonare te stesso… ”
Sans si sentì come sull’orlo del pianto. Perché Frisk stava facendo questo, perché gli stava offrendo tutta quella positività e quell’affetto? Gli stava probabilmente mentendo, non poteva spiegarsi in altro modo un simile atteggiamento.
“ F-Frisk… non lo p-penserai sul serio… 
E lei, a differenza sua, a differenza di Gaster, non stava mentendo.
“ Lo penso sul serio, invece… ” Gli replicò la piccola, con la giusta dose di decisione. “ Non è tardi per cambiare in meglio, puoi farcela. E… se avrai bisogno di aiuto, ricorda che tu non sei solo
Si sentì sfiorato dall’essenza di Frisk, in quella che interpretò essere una carezza di conforto, atta a rincuorarlo.
Fu subito sbigottito davanti a quanto la piccola aveva fatto, non aspettandosi un contatto del genere, uno così buono e rassicurante nonostante il suo essere tanto sfuggevole. Io ci sono, pareva volergli comunicare… e non solo: c’erano anche altri per lui, altri che, come quel contatto gli stava sussurrando, sarebbero rimasti a qualunque costo.
“ Io…”
Si fermò, ma non a lungo questa volta… e, soprattutto, non definitivamente.
“ Non lo dimenticherò… ”
Glielo doveva… le doveva almeno quello.
Fiducia, qualcosa che aveva seriamente temuto di non poter più ricevere, fu ciò che la sua essenza raccolse da quella rossastra della ragazzina. Era un piccolo assaggio da parte di Frisk, un incentivo che lo fece inevitabilmente sperare… sperare di avere ancora uno spiraglio aperto in un muro che era stato lui stesso ad innalzare.
“ Rassicura Chara per me… ” Gli chiese lei. “ Dille che sto bene, che mi riprenderò presto… ho solo bisogno di dormire… ”
Sans assentì di fronte alla sua richiesta, ma aveva la sensazione che non era la sola che la piccola voleva fargli.
 Per favore… resta al sicuro stanotte… non voglio perderti… ”
Non poté non rammaricarsi per lei, che ci teneva davvero così tanto, troppo a lui... e tutto questo perché Frisk lo vedeva tutt’ora come un amico, un amico a cui voler bene. Ed erano qui adesso, a dispetto di quelle che erano state le sue sfiduciate aspettative, e nulla stava costringendo Frisk a restare, se non quella genuina apprensione che la ragazzina continuava a nutrire nei suoi confronti – e non poteva, certo, lasciarla andare a letto con un simile pensiero ad assillarle la mente.
 N-non… non mi perderai… non accadrà. 
Non poteva più essere condizionato da Gaster, non ora che il suo inganno era venuto alla luce, non ora che aveva recuperato quel poco di forza di volontà a lui necessaria per continuare, senza fermarsi o retrocedere. Lui era così indegno, ma gli era stato chiesto comunque di non mollare, perché qualcuno lo reputava ancora capace di fare… qualcosa… qualcosa di importante, forse…
Mentre era perso nei suoi pensieri, si sentì come stretto delicatamente da quella piccola essenza rossastra, un poco smorta certo, ma che conservava ancora un riflesso della sua normale vivacità.
“ Grazie, Sans… ”
Si perse così tanto in quel contatto che ogni intento di risponderle non fu capace di sfiorargli la mente. Le loro essenze non si stavano nemmeno fondendo, ciononostante quel tocco soltanto lo stava calmando come poco altro, tra persone e cose, poteva fare. Questa non era la quiete piena di inquietudine in cui Gaster lo aveva quasi trascinato, era… una quiete soffice ed inoffensiva, che si stava davvero sforzando di comprendere le sue ansie al solo scopo di acquietarle, non di sopprimerle.
Le emozioni miti e rasserenate di Frisk rimasero ad aleggiare nella sua anima persino dopo che il legame venne interrotto, riempiendola di piacevole tepore laddove vi era stato un gelo sconfortante a far da padrone.
Non appena risollevò le palpebre, vi furono gli occhi indagatori di Chara a riaccoglierlo alla realtà, due luci bianche che lo fissavano con insistenza nella penombra.
« Allora? »
Sans ricambiò la sua occhiata, ma quel fissarsi ebbe rapida fine nel momento in cui notò le pupille della ragazzina puntare verso il basso. Fece scivolare via la mano da quella di Frisk quando vide quel bianco restringersi e quasi sparire fra due cortine di nero. Le distanze… già…
« Non corre alcun pericolo… » Mormorò, riportando gli occhi di Chara su di sé. « Voleva farti sapere che non è nulla di grave e che doveva solo riposare. Starà presto bene… »
Un lieve aggrottamento della fronte gli indicò quanto dubbiosa era la sua interlocutrice a riguardo.
« Ne sei sicuro? »
Lo scheletro assentì prontamente con il capo, sperando che lei gli avrebbe creduto sulla parola, perché non aveva nient’altro che quella da offrire.
Un lieve calare delle sopracciglia fu l’unico mutamento visibile nell’espressione di Chara – altro segno di diffidenza, che non fu tuttavia seguito da altre domande dal tono inquisitorio. La ragazzina proruppe quindi in un sospiro seccato, una smorfia le fece arricciare le labbra in una dimostrazione di disgusto.
« Aiutami a portarla in camera, prima che tuo fratello ritorni. Non riesco a farlo da sola… » Gli era stato quindi detto, a metà tra una richiesta ed un comando ( e con l’ultima dichiarazione praticamente sussurrata ), ma Sans non vi diede comunque peso. A giudicare dall’accennata urgenza nel tono di lei, poteva supporre Papyrus sarebbe tornato presto dalla sua solita sessione di jogging notturno – e loro non dovevano ovviamente farsi trovar in piedi a quell’ora. Ciò che davvero contava, era che Chara avesse accettato il suo resoconto, seppur con palese controvoglia – un traguardo modesto, ma verso cui poteva provare almeno un briciolo di soddisfazione.
Trasportarono insieme Frisk nella camera a fianco, accorti entrambi nel renderle lo spostamento quanto più comodo possibile. Portato a termine quel compito, fu immediata l’acidità che riprese possesso dell’espressione della ragazzina più grande, chiaro segnale che la sua presenza era stata anche fin troppo tollerata.
Aveva esitato in modo evidente una volta sulla soglia della loro camera, perché non aveva potuto fare a meno di guardare la sagoma del corpo immobile di Frisk sotto le coperte. Avrebbe voluto restare… ma si era invece costretto ad andarsene. C’era chi era più capace di lui ora a vegliare sulla piccola, qualcuno che aveva già dimostrato di essere disposto a sacrificare anima e corpo per lei… non poteva nemmeno pensare di arrogarsi quello stesso diritto, non dopo che si era dimostrato palesemente inadatto a ricoprire un simile ruolo.
Una volta nella sua camera, si era lasciato scivolare in posizione seduta sul proprio letto, a meditare su ciò che la piccola gli aveva comunicato, a meditare su ciò che Gaster era stato sul punto di fargli… e si sentiva uno sciocco per essere caduto in una trappola del genere, e si sentiva ferito persino a distanza di anni, perché aveva provato una parvenza di rassicurazione e di conforto in presenza di quel demonio, sensazioni di cui avrebbe sentito la tremenda erroneità se solo fosse stato cosciente di sé. Perché aveva provato sentimenti del genere verso qualcuno di così orribile, di così senz’anima? Era uno stupido, stupido il suo corpo per aver conservato sensazioni che non avrebbero più dovuto esistere, ma che invece erano riemerse, offrendo terreno fertile a Gaster da contaminare e sfruttare per irretirlo, renderlo obbediente… obbediente come Gaster lo aveva sempre voluto.
Tra tutti quei pensieri fu sia grato che pieno di vergogna nel trovare quello delle chiamate di Toriel di quel pomeriggio. Non aveva badato a nessuna di esse, le aveva ignorate, finendo così per dimenticarsene completamente fino ad allora.
Si portò una mano contro il viso, sospirandoci dentro. Era un pessimo amico... però… forse, se le inviava un messaggio, avrebbe potuto trovarla ancora sveglia e rimediare almeno in parte a quella sua mancanza.
Prese il cellulare dalla cassettiera e si sbrigò a scriverle un sms.
Dovette attendere a malapena un minuto per ricevere una risposta.

Toriel:- Sans, stai bene, caro?
 
Ahia… se già questo primo messaggio lo aveva percepito come una stilettata nell’anima, allora partivano davvero male. La sua bocca divenne una smorfia ancora più pronunciata di prima, al pensiero che Toriel era stata in pensiero per tutto questo tempo, mentre lui… lui era stato troppo invischiato con le sue cose per dare retta a lei… era davvero un pessimo amico.
 
Sans:- Sì, Tori. Sto bene, non preoccuparti. Volevo sapere se tu stavi bene. Sai, le chiamate.
 
Passarono pochi secondi, che lo scheletro percepì come un’eternità, prima che potesse vedere un nuovo messaggio comparire sullo schermo.
 
Toriel:- Non sto bene.
Toriel:- Mi dispiace essere così schietta, mi dispiace, ma sono davvero in difficoltà adesso.
Toriel:- Ho bisogno di parlare con qualcuno.
Sans:- Vuoi che ci sentiamo per telefonata?
 
Glielo aveva proposto senza pensarci tanto perché, se ci avesse riflettuto più del dovuto, pensieri contrari a quella proposta si sarebbero immediatamente fatti sentire per costringerlo a desistere. E questo non doveva succedere; nonostante lui stesso non si sentisse tanto a suo agio davanti a quella prospettiva, voleva offrire del supporto concreto a Toriel, in un momento che pareva essere tanto difficile per lei.
 
Toriel:- Sarebbe meglio per entrambi non farlo.
Toriel:- Non voglio che tu mi senta, ti rattristeresti.

 
Sans sospirò, premendosi una mano contro la fronte mentre fissava con sguardo assente lo schermo. Era già rattristato e disgustato da quello che era stato il suo comportamento quel pomeriggio, aveva pensato che una telefonata non avrebbe potuto peggiorare più di tanto le cose… ma Tori si era pronunciata contro quella proposta e Sans, malgrado volesse assecondarla in quel desiderio che avrebbe messo anche lui a suo agio, si impensierì comunque ricevendo quella replica.

Sans:- Come preferisci, Tori.
Toriel:- Grazie, Sans.
Toriel:- Leggere tutto questo mi fa già sentire più rassicurata.
Sans:- Allora…
Sans:- Cosa è successo?
 
Dovette attendere circa due minuti per il messaggio successivo e comprese il motivo dell’attesa quando poté verificare la lunghezza di quest’ultimo.
 
Toriel:- Sono andata a palazzo oggi, dovevo prendere alcune cose per le piccole, vestiti e varie. Non potevo ovviamente sperare di evitare Asgore. Voleva parlarmi e lo stava chiedendo insistentemente, ma lo sai come la penso a riguardo. Stavamo litigando e, proprio allora, le piccole sono comparse in salotto. Non so che cosa ci facessero lì, neanche Asgore sembrava saperlo. Erano sconvolte ed io avevo provato subito a rimediare. Chara non ha voluto nemmeno che l’abbracciassi, ha indietreggiato davanti a me. “Asriel non avrebbe mai voluto questo da voi”, ci ha detto così prima di andarsene. E neanche Frisk, nemmeno lei è rimasta più a lungo di Chara, ed era così a disagio. Non so cosa fare, Sans. Io le amo entrambe, desidero solo il loro bene, non voglio che mi considerino un cattivo esempio!

Terminato di leggere il messaggio, Sans non poté evitarsi di strofinarsi la fronte in un gesto sconsolato, rilasciando un altro sospiro triste. Nessuno di loro era uscito indenne da quella giornata, c’era chi aveva guadagnato nuove ferite, chi ne aveva riaperte di vecchie… e, in mezzo a tutto questo, c’erano state Frisk e Chara, ad affrontare troppe situazioni problematiche in poche ore e a doverne per forza uscire insieme, in un modo o nell’altro. La loro sì che era un’amicizia forte, un’amicizia che si faceva valere persino nei momenti più difficili. Ed erano… loro erano così giovani, così ancora troppo piccole per tutto questo…
Si sentì male, per l’ennesima volta quel giorno, ma cercò comunque di concentrarsi sulla conversazione che stava avendo con Toriel. Se già non era stato evidente con i messaggi precedenti, quest’ultimo era lampante segno di quanto l’ex regina necessitasse di genuina solidarietà.
E si dannò Sans, per essere stato così indifferente, così distrutto da non riuscire nemmeno ad esserci per lei, per Tori, a cui lui era tanto affezionato. Perché la aveva ignorata, p-perché?
 
Sans:- Mi dispiace, Tori. Mi dispiace davvero tanto.
Sans:- Per favore, non disperare, possiamo trovare una soluzione.
Toriel:- Sono aperta a qualunque consiglio, uno qualunque.
Lo scheletro si mordicchiò la parte inferiore della bocca, battendo distrattamente la punta della falange a lato del cellulare. Sapeva in quali rapporti erano Toriel ed Asgore, rapporti non ottimali ovviamente, sia in pubblico che nel privato… e la soluzione migliore che poteva offrirle era scontata, ma non per questo poteva essere considerata la più semplice di tutte.

Sans:- Parlare con le piccole è la cosa migliore da fare. Mantenere una situazione di distacco tra di voi peggiorerà solamente le cose.

Esattamente come le aveva peggiorate tra lui, Frisk, suo fratello, chiunque altrogli ricordò prontamente la sua mente, priva di clemenza quando si trattava di menzionare i suoi errori, passati e recenti.
 
Toriel:- Lo so, ma quello che ha detto Chara… Sans, io non posso prendere in considerazione quell’idea… non posso. Non possono pensare questo.
Sans:- Sono sicuro che le loro reazioni siano state causate dalla foga del momento. Non ti chiederebbero mai di fare una cosa del genere, sanno che non è possibile per te ed Asgore tornare ad essere come prima. Però...
 
Il suo digitare giunse ad una battuta d’arresto. Non aveva idea di come Toriel la avrebbe presa se avesse continuato a scrivere. Era il benessere di ben quattro persone di cui si stava occupando in questo momento e non poteva favorirne una sull’altra, indipendentemente dai rapporti che aveva con ognuno di loro. Era così difficile… ma optò comunque per riprendere a digitare ed inviare così l’ultima parte della sua risposta.

Sans:- Le piccole vogliono bene sia a te, che ad Asgore. Vedere due persone a cui vuoi bene litigare non è un gran bello spettacolo.

E, ironia della sorte, le righe che stava scrivendo a Toriel lo stavano riportando indietro continuamente ai ricordi di quel giorno appena trascorso, di quando lui e Chara si erano attaccati verbalmente e Frisk aveva dovuto vedere tutto questo, di come il suo Paps aveva dovuto sopportare il silenzio di una tavola in cui era stato sempre e solo lui ad iniziare una conversazione… che brutto spettacolo, il loro. E poteva anche essere stata in parte colpa di Gaster, che li aveva voluti separati e divisi per attuare al meglio il suo piano, ma ciò non toglieva che quanto era emerso – incomprensioni, ansie, rancori – non era stato istigato da Gaster, c’era sempre stato, ed era solamente rimasto in attesa della miccia che lo facesse esplodere. C’era un problema di fondo che l’ex scienziato era stato in grado di sfruttare… e Sans, con una fitta di autorimprovero, fu costretto a mettere a fuoco quel problema ormai noto e che doveva essere risolto… a malincuore riconosceva, adesso, che doveva essere risolto.

Toriel:- Sans.
Toriel:- Intendi…?
Sans:- Almeno in loro presenza, dovreste provare a mettere da parte le vostre ostilità. Per il loro bene, ma anche per il tuo e per quello di Asgore. Mantenere un atteggiamento passivo-aggressivo l’una in presenza dell’altro sarebbe stancante per chiunque.

Ci furono secondi di silenzio dall’altra parte, in cui lo scheletro attese pazientemente il responso di Toriel. Lo schermo del telefono fece a malapena in tempo ad abbassare la propria luminosità, poiché un nuovo messaggio lo aveva rischiarito.

Toriel:- Hai ragione, qui non si tratta più solo di me. Sono stata un po’ sciocchina a pensarlo…

“ Lo siamo stati in due, Tori… ” Pensò lui, mentre i suoi occhi scorrevano nella lettura.

Toriel:- Devo assolutamente parlare con loro al più presto. Pensi domani pomeriggio sia un po’ troppo presto?
Sans:- Penso sia meglio togliersi subito il peso.
Sans:- Te le farò trovare a casa, ok?
Toriel:- Grazie mille, Sans. Non sai quanto significhi per me averti come amico.
Sans:- Nessun problema, Tori. Ti considero anch’io un’amica tanto preziosa.
Toriel:- Che carino che sei. :)

Sans scostò brevemente lo sguardo dalla chat, sogghignando un poco tra sé e sé. Ma cosa mai diceva Toriel, a volte…

Sans:- Devi avere qualcun altro in mente a cui hai sovrapposto la mia faccia. -.-“
Toriel:- Ah davvero? :’)

Gli sfuggì un risolino dopo aver letto quell’ultimo sms e un tepore, molto simile a quello che gli aveva donato Frisk tramite la Sintonia, gli scaldò ancora e dolcemente l’anima. Magari, era così che si avvertiva la felicità, dopo che hai toccato il fondo e stai… forse, lo stai pian piano risalendo

Toriel:- Grazie ancora, caro.
Toriel:- Rimarrei volentieri, ma la vecchiaia comincia a farsi sentire.
Sans:- Non serve spiegare, so cosa vuol dire sentirsi proprio stanchi morti.
Toriel:- Ahahah, scemotto. XD
Sans:- ;P
Sans:- Notte, Tori.
Toriel:- Buona notte, Sans.

Fu espirando col naso che spense il cellulare, facendo ripiombare la sua stanzetta in una soffice penombra. Toriel se la sarebbe cavata alla grande, lei sì che era in grado di prendere qualunque situazione in mano – e non con una mano qualunque, ma una mano forte e ferma. E anche lui avrebbe dovuto seguire il suo esempio, prima che fosse davvero troppo tardi, prima che questo alone di positività nel suo animo scomparisse.
Era spaventato, era sempre stato spaventato, ma in ballo non c’era mai stato altro che lui stesso, la sua immagine, il rispetto altrui che gli sarebbe inevitabilmente venuto a mancare… ora, invece, c’era anche in ballo la sicurezza di coloro a cui voleva bene e loro… loro erano più importanti di qualunque altra cosa.
Gaster non avrebbe più potuto sfruttare queste sue paure, perché le avrebbe finalmente affrontate e messe alla luce. Non poteva continuare a nascondere quel lato di sé stesso, quel lato fatto di azioni imperdonabili e mancanze di giudizio… non poteva più.
Si distese mollemente sul letto, a fissare il soffitto ad occhi socchiusi, per quella che sarebbe stata un’altra notte priva di riposo.
Domani sarebbe stato il giorno decisivo…
La sua anima tremò sotto il primo sorgere di un’angoscia vecchia, ma che mai era stata meno soffocante nel corso del tempo.
Era troppo tardi, tuttavia, per rimandare ancora.
L’indomani, le cose sarebbero cambiate… forse in peggio, forse in meglio… ma sarebbero cambiate.







Sameko's side
Buona sera lettori! Se siete giunti fino a qui anche questa volta, significa che la lunghezza di questo aggiornamento non vi ha atterrito abbastanza. ^^" Sempre più cose si sono purtroppo aggiunte durante la fase di scrittura, cose che hanno fatto conseguentemente dilatare i tempi di editing e, sigh, ho dovuto persino fare alcune rinunce ( avrei tanto voluto inserire, ad esempio, un pov finale di Chara sdraiata a letto insieme ad una sonnecchiante Frisk agh son troppo tenere le mie bimbe, ma per fortuna potrò rifarmi con lei nel prossimo capitolo, quindi non è stata una gran perdita ).
Colgo l'occasione per celebrare con parecchio ritardo il secondo anniversario di Undertale e ringraziare Toby Fox per questa meraviglia videoludica, che è riuscita ad unire ed appassionare persone da ogni parte del globo ( me ovviamente inclusa ). Grazie Toby per il tuo impegno e lavoro. ♥
E fra due giorni ci sarà un altro importante anniversario... cheee non avrò il tempo materiale di festeggiare a dovere. ^^" Fatico a credere che sia già trascorso un anno da quando ho iniziato la pubblicazione di questa storia, il tempo vola quando ci si diverte. XD
Per questo aggiornamento è tutto, vi devo proprio salutare perché mi sto addormentando sulla tastiera.
Baci!

Sameko

 
   
 
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