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Autore: Robigna88    03/10/2017    2 recensioni
Quarta parte della serie The Family Business.
Crossover tra The Originals/TVD/Supernatural/Constantine/Arrow
-"Sei la donna più forte che conosco, puoi farcela. Ti amo."- Queste sono le ultime parole che Elijah Mikaelson ha detto a sua moglie poco prima di chiudere gli occhi e cadere nel sonno profondo all'interno della Chambre de Chasse creata da Freya per tenere la sua famiglia al sicuro. Queste sono le ultime parole che Allison ha sentito pronunciare da suo marito prima che chiudesse gli occhi lasciandola sola con il cuore spezzato.
-"Sistemeremo tutto.-" Questa è invece la promessa che Allison ed Hayley si sono fatte e che hanno intenzione di mantenere.
Da quelle parole sono passati cinque lunghi anni e molto è cambiato; la piccola Hope ha sette anni, è bella, sana e amata e le due donne stanno ancora provando a mantenere le promesse fatte. Per farlo sono pronte a qualunque cosa perchè la famiglia viene prima di tutto. Le conseguenze delle proprie azioni, però, tornano sempre a bussare e a volte marchiano l'anima... per sempre.
Genere: Fantasy, Sentimentale, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elijah, Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
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19.

 

 

 

 

 

Tartine, champagne, ostriche e crudités, il tutto servito su piccoli piatti di porcellana ornati da delicate decorazioni dorate abbinati ad altrettanti preziosi bicchieri. Ad ogni angolo utile, in terra, c’erano bellissimi vasi pieni di fiori bianchi e gialli, dal soffitto scendevano boule di vetro piena a metà di acqua dentro la quale galleggiavano candele dai colori tenui. La festa di fidanzamento di Valerie era praticamente perfetta, solo che non era Valerie. Non la rispecchiava per niente, Allison non sapeva se rispecchiasse Calvin.

Con un grosso respiro si avviò verso il tavolo dei regali e poggiò la grande scatola quadrata tra gli altri pacchi. Poi guardò Elijah. Suo marito era totalmente a suo agio in mezzo a quella estrema eleganza... persino quando afferrò due coppe di champagne da un vassoio di passaggio lo fece con raffinatezza.

“Questo posto è davvero lussuoso” le disse porgendogliene una.

Allison la prese e bevve un piccolo sorso. “Anche troppo se lo chiedi a me. Voglio dire, è bello ma non rispecchia per niente Valerie. Lei avrebbe messo ghirlande di fiori al posto di quei grandissimi vasi e sui tavoli ci sarebbero stati birra e mini hot-dogs invece di queste crudités. Suppongo che questa festa rispecchi più il suo futuro marito che lei.”

Elijah rise. “Probabile. Oppure la tua amica Valerie è più raffinata di quanto tu non creda.”

“Forse” la donna bevve un altro sorso dal bicchiere e si guardò intorno. Non conosceva assolutamente nessuno, non sapeva neppure chi fosse Calvin e magari lo stava guardando proprio in quel momento. Sentiva il vociare confuso riecheggiarle nelle orecchie e maledisse quella specie di super udito che a volte non riusciva a controllare. Chiuse gli occhi per un attimo e sentì la mano di Elijah poggiarsi sulla sua schiena.

“Stai bene?” le chiese cercando il suo sguardo.

Lei sorrise. “Benissimo. Ti va di ballare?”

“Ballare hai detto? Credevo che tu odiassi ballare.”

“Non odio ballare” Allison lasciò la sua pochette su una sedia in un angolo e prese Elijah sottobraccio conducendolo sulla pista. “È solo che ci sono altre cose che mi piacciono di più.”

“Ad esempio?” lui la fece volteggiare una volta e la riprese tra le braccia iniziando a dondolare dolcemente.

“Mangiare, bere un bicchiere di vino, fare jogging” lei sembrò pensarci un attimo. “Il sesso, mangiare.”

“L’hai già detto.”

“Sì, la seconda volta era più una sottolineatura” rise Allison. “Ma c’è una cosa che mi piace più di qualunque altra al mondo.”

Elijah le diede un bacio leggero. “Quale?”

“Essere tua moglie. Questa è la cosa migliore che mi sia mai capitata.”

L’Originale rimase a guardarla per un istante, spiazzato come sempre da quella dolcezza, dalla facilità con cui quell’amore usciva dalle sue labbra, dai suoi occhi, dal suo tocco, da tutto. “Che tu abbia scelto me tra tutti” le disse chiudendo gli occhi e poggiando la fronte sulla sua. “È la cosa migliore che sia capitata a me, te lo assicuro. E sei decisamente migliorata nel ballo.”

Allison ridacchiò. “Ho preso delle lezioni, ma non ne voglio parlare” scosse il capo ricordandosi il viso del suo istruttore durante la prima lezione. Tu non ci metti amore le aveva detto. Il ballo è passione! E le aveva fatto fare una giravolta.

“Allison” la chiamò Valerie e lei la vide poco distante, una mano stretta a quella di un bell’uomo moro e alto, l’altra sollevata in alto per farle segno. Sul viso della sua amica c’era un sorriso felice, prova del fatto che non importava quanto diversa da lei fosse quella festa, quello che contava era l’amore.

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Hope poggiò il bicchiere di latte sul comodino e salì sul letto andandosi a sistemare al suo posto. Allungò la mano e afferrò il telecomando, poi sorrise a Matt seduto dall’altra parte. “Sei pronto?” gli chiese.

Lui annuì mettendo al centro, tra di loro, una grande ciotola piena di popcorn. “Sono pronto. E sono emozionato. Non ero mai stato invitato alla serata film prima d’ora, di solito la fai sempre e solo con la zia Allison.”

“È una tradizione” ragionò Hope. “Ma da quando siamo qui io e la zia Allison non facciamo più tutte le cose che facevamo prima.”

“Che vuoi dire?”

“Abbiamo fatto solo una serata film da quando siamo venuti a vivere a New Orleans e io, lei e la mamma non andiamo più a prendere il gelato la domenica sera. E non andiamo più nei rifugi ad aiutare gli animali e io e la zia Allison lo facevamo a volte.”

Matt notò che la voce della piccola si era fatta triste, decise che avrebbe parlato con sua sorella non appena fosse tornata dalla festa di fidanzamento di Valerie. Sapeva che voleva bene a Hope come a nessun altro, sapeva che se l’aveva trascurata non era stato per poco affetto ma solo perché aveva una marea di cose a cui pensare; l’ombra di Inadu sempre in agguato, i seguaci di Marcel e il loro sospetto silenzio... quella Sofya non gli piaceva per niente, non capiva perché fosse ancora viva.

“La zia Allison ti vuole molto bene, lo sai vero?”

Hope annuì mangiando qualche popcorn.

“È solo molto impegnata a tenere le persone cattive lontane da te, così nessuno potrà farti del male.”

“Lo so” commentò la bambina ma Matt capì che non poteva comprendere fino in fondo tutto quello che stava succedendo. Era sveglia ma aveva comunque solo sette anni.

“Hey” le disse punzecchiandola con un dito sulla guancia fin quando non sorrise. “Io sono il sostituto perfetto per la serata film. Te lo assicuro.”

Hope fece partire il film. “Vedremo.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Elijah trovò Allison in piedi sul balconcino che si affacciava su una vista mozzafiato della città. Si fermò poco distante e la osservò; la sua pelle chiara sembrava brillare sotto la luna, quel leggero vento le scompigliava poco i capelli. Amava ogni cosa di quella donna, ogni angolo di quel corpo, ogni centimetro di quel sorriso. Amava il suo profumo, la morbidezza delle sue mani, la risata, quelle belle fossette che le spuntavano sul viso. Si tolse la giacca e le si avvicinò poggiandogliela sulle spalle con delicatezza.

“Ti nascondi dal loquace Calvin?” le chiese.

Lei sorrise. “Cielo, non avevo mai sentito qualcuno parlare così tanto” scosse poco il capo. “Credi che respirasse tra una parola e l’altra? Io penso di no. Ma suppongo che sia normale, è un avvocato e si sa che gli avvocati parlano moltissimo.”

“Non lo so a dire il vero, non ne ho mai avuto uno.”

“Spera di non averne mai bisogno, sono costosi e sono...” La donna si fermò, si poggiò una mano sul petto con un gemito mentre Elijah le prendeva il viso tra le mani.

“Hey” le disse. “Stai bene? Che succede?” si accorse che i suoi occhi si erano fatti blu, brillavano di una luce intensa, il suo corpo tremava piano. “Allison...”

Ma lei teneva gli occhi fissi su un punto in direzione dell’interno. Elijah seguì quello sguardo e scoprì che era ricambiato da altri due occhi azzurri e brillanti. Si trattava di un uomo sulla sessantina, elegante e distinto. Ben presto venne raggiunto da Calvin che gli strinse la mano calorosamente, e i suoi occhi si spostarono su di lui.

“Allison, amore, guardami” il vampiro la strinse per un attimo, sentì il cuore batterle all’impazzata, il corpo tremare dentro quella stretta. Non aveva idea di cosa stesse succedendo ma aveva la sensazione che quell’abbraccio fosse ciò di cui lei aveva bisogno.

“Sto bene” cercò di rassicurarlo lei chiudendo gli occhi per un istante. “Davvero.”

Lui si allontanò poco e la guardò preoccupato; gli occhi erano tornati al loro colore naturale, era pallida ma il tremore si era calmato. “Che sta succedendo? Chi è quel tizio?”

Allison fece un grosso respirò, gli poggiò le mani sulle braccia e con un fruscio di ali si trovarono al piano di sotto, all’entrata. “Andiamo a casa, ti prego” gli chiese togliendosi la giacca e ripiegandola sul braccio.

Elijah la seguì mentre lei camminava verso l’auto. “Allison, ti ho fatto una domanda. Ti prego, dimmi che sta succedendo. Perché hai avuto quella reazione? Perché il tuo corpo ha iniziato a tremare e i tuoi occhi si sono fatti blu? Chi era quel tizio, era un angelo?”

La cacciatrice fermò la sua marcia verso l’auto ma non si voltò a guardarlo. Alzò gli occhi al cielo e solo dopo si girò verso di lui. “Quello era James S. Westfall. Mio padre. E ora possiamo andare a casa?”

L’Originale la fissò a bocca aperta per un lungo minuto, infine le si avvicinò e le prese una mano. “Perché ti sconvolge così tanto vederlo?”

“Perché ho mentito. Quando ho detto che non avevo nessun tipo di contatto con lui, ho mentito” confessò la donna. “Ci ho parlato una volta, pochi mesi dopo aver scoperto... quello che sono, quello che posso fare. L’ho rintracciato con l’aiuto di alcune streghe e di un incantesimo enochiano e sono andata da lui perché volevo parlare. Volevo vedere in faccia mio padre, volevo conoscerlo, avevo così tante domande.”

Gli occhi di Allison si riempirono di lacrime. Poi continuò: “Quando sono arrivata davanti casa sua stava salendo in auto per andare non so dove. Ho provato a presentarmi ma mi ha detto che sapeva già chi fossi e che non voleva avere niente a che fare con me. Ha detto che sono stata l’errore più grande della sua vita” un singhiozzo le si levò in gola ed Elijah si sentì fremere di rabbia e tristezza.

“Se tuo padre non ti vuole allora è un folle” le disse accarezzando via le lacrime dal suo bel viso. “Perché nessun uomo sano di mente a questo mondo, non sarebbe fiero di chiamarti figlia.”

Allison pianse ancora, si allungò e lo baciò. “Ti amo.”

“Ti amo anche io” Elijah le baciò la fronte. “Se vuoi andare a casa, andremo a casa, ma se vuoi tornare dentro e divertirti a festeggiare la tua amica, allora sappi che puoi farlo a testa alta, e che mai, neppure per un istante, mollerò la presa della tua mano. Non ero con te quando lo hai incontrato la prima volta, non ero con te quando tutto questo... cambiamento, questo dolore, ti hanno trovata e odio non esserci stato. Ma sono qui adesso e non sei più sola. Quindi dimmi cosa vuoi fare e lo faremo, d’accordo?”

La cacciatrice annuì e un altro singhiozzo la scosse. “Andiamo a casa, per favore. Non sono abbastanza coraggiosa, non stasera.”

“Va bene” le sussurrò lui baciandola sui capelli. “Andiamo a casa.”

 

 

 

 

 

****

 

 

 

 

 

Matt si mise a sedere accanto ad Allison, sul divano nel grande atrio. Elijah gli aveva raccontato tutto quello che era successo, giurando di non averla mai vista così sconvolta da quando la conosceva. Aveva espresso con veemenza il desiderio di fare a pezzi quel dannato tizio e Matt aveva capito che non era solo rabbia, che in quella impetuosità c’era anche senso di colpa. Non era con Allison quando tutte quelle verità l’avevano raggiunta e avrebbe voluto esserci.

Lo capiva, fino in fondo. Rimase in silenzio mentre sua sorella metabolizzava gli avvenimenti delle ultime ore, se la guardava attentamente poteva quasi vedere i pensieri vorticare dentro la sua testa a una velocità spaventosa. Sembrava sul punto di esplodere e sperò che si aprisse con qualcuno prima che accadesse.

“Credi che papà sapesse che non ero sua figlia?” gli domandò di improvviso e la domanda lo colse di sorpresa. Non parlavano quasi mai dei loro genitori, l’argomento era come una specie di elefante dentro una cristalleria, una parola sbagliata e ogni cosa sarebbe andata in pezzi.

“Non lo so Ally” rispose sincero. “Una cosa però la so per certo, nostro padre ti amava tantissimo.”

“Perché credeva che fossi sua figlia.”

“Perché lo eri, lo sei. Non importa cosa dice il DNA, non importa di chi sia il sangue che ti scorre nelle vene. Tu sei una Allison Marie Morgan, figlia di Alice e Cristopher Morgan, mia sorella. E lo sarai per sempre.”

Allison poggiò la testa sulla spalla di suo fratello e respirò a fondo. “Ti voglio bene Matt. E ti perdono” chiuse gli occhi mentre suo fratello le avvolgeva le spalle per stringerla forte, piangendo.

   
 
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