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Autore: Tefnuth    04/10/2017    0 recensioni
Dopo la sconfitta di Profondo Blu, le Mew Mew sono tornate a condurre una vita pressoché normale e il pianeta natale di Pai, Kisshu e Tart è stato salvato grazie alla miracolosa acqua cristallo che li aveva riportati in vita. Ma un nuovo pericolo incombe, quando gli antichi seguaci di Profondo Blu, i Cavalieri Oscuri, si risvegliano e decidono di vendicarsi per il torto subito.
Per poter evitare il disastro, Mew Mew e alieni dovranno allearsi e combattere con tutte le loro forze.
Genere: Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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“Non capisco: perché hai chiesto a me di accompagnarti? – Domandò Kisshu a Ichigo. – Non poteva farlo Mark?”.

Stavano passeggiando per la città, dopo che la ragazza aveva insistentemente chiesto all’alieno di uscire con lei.

“Aveva una lezione, e non mi andava di uscire da sola” rispose secca Ichigo, ma l’incertezza nella sua voce fece capire a Kisshu che stava mentendo.

“Non sei per niente brava a mentire” lui la prese per un braccio, ma delicatamente senza farle male.

La ragazza, alle strette, dovette confessare.

“Hai ragione: Pai sperava, che così tu mi avresti detto il motivo dei tuoi incubi notturni. Mi ha rivelato che, da un po’ di tempo a questa parte, ti svegli di notte urlando”.

“Ci risiamo! – Sbottò Kisshu. – Alla fine si è fissato pure lui, maledizione”.

“Si preoccupa per te! – Gli ricordò la ragazza.  – Forse non sembra, ma è così. Altrimenti non sarebbe mai venuta a chiedermi aiuto”.

“Non ne vedo il motivo. – Esclamò Kisshu, lasciandosi poi sfuggire un piccolo segreto. – Non dovrebbe importargli niente di me: non siamo veramente fratelli”.

“COSA?”.

“E’ così: i genitori di Pai e Tart mi hanno adottato quando sono morti i miei. -  Rivelò il ragazzo. – Non faccio parte della loro famiglia”

“Essere una famiglia non significa solo avere legami di sangue. – Gli confidò Ichigo. – E’ qualcosa di molto più profondo”.

“Comunque non avresti dovuto farti coinvolgere” fece l’alieno per cambiare discorso.

“Invece sì! Anche io sono preoccupata per te! – Replicò lei. – E’ da un po’ di giorni che ti vedo sempre più spento, e ora che conosco il motivo voglio assolutamente fare qualcosa. Ho avuto tanta paura, per te, quando il Cavaliere Blu ti ha inflitto quella” gli toccò il torace, in corrispondenza della cicatrice.

“Davvero? – Chiese Kisshu, e lei annuì. – Allora va bene, ti racconterò la verità; ma non qui tra la gente”.

Su suggerimento della ragazza, trovarono un posto tranquillo nel parco pubblico; lì si sedettero su una panchina.

“Quello che ti ha detto Pai è vero: da un po’ di tempo ho degli incubi ricorrenti. – Iniziò il ragazzo. – Sono sempre diversi, ma in qualche modo mi fanno rivivere la morte dei miei genitori”.

“Non deve essere per nulla piacevole” Ichigo si stava già commovendo.

“Sogno anche una persona. – Aggiunse il ragazzo, togliendosi finalmente il peso dallo stomaco. – Non so chi sia, né cosa voglia da me. So solo che, ogni volta che lo vedo, mi assale una gran paura e cerco sempre di sfuggirgli”.

Ichigo sorrise, ma non stava per dire una bella cosa.

“Sei un cretino”.

“M…ma perché?” il ragazzo era incredulo.

“Avresti dovuto dircelo! Avremmo sistemato tutto, insieme” spiegò lei, posando le mani su quelle di lui.

“Non volevo dare preoccupazioni, a nessuno”.

“Peccato che, così, è successo l’esatto contrario”.

L’orologio che stava vicino a loro smise di ticchettare, e d’improvviso il cielo sereno si offuscò, facendo sparire le loro ombre sulla ghiaia. Tutti si chiesero cosa stesse succedendo, ma solo Ichigo e Kisshu avvertirono il pericolo imminente.

“Ma guardatevi! – Eruppe la voce di Temeku. – Questa promiscuità mi fa venire il vomito” era chiaro a chi si stesse riferendo.

Dall’oscurità si sentì il rombo dei tuoni, e le persone iniziarono a scappare a gambe levate. Tutto ciò che era attorno a Ichigo e Kisshu, gli unici a non essere fuggiti, svanì e loro furono inglobati da una gigantesca sfera nera.

“Dove siamo?” chiese Ichigo, un po’ impaurita; si aspettava che Masha dicesse che c’erano dei nemici nei paraggi, tuttavia il campo di forza lo aveva mandato in standby.

“Questa è opera dei nostri nemici, senza dubbio” Kisshu si mise sulla difensiva.

“MEWBERRY METAMORFOSI! – Enunciò la ragazza, ma la trasformazione non avvenne. – OH NO”.

Allarmato dalla cosa, l’alieno provò a teletrasportarsi scoprendo, con suo gran dispiacere, che anche i suoi poteri erano stati bloccati.

“Dannazione” imprecò.

“Vi piace lo scherzo? – Li canzonò Temeku, mostrandosi sopra alle loro teste. – Volevo movimentare un po’ il gioco”.

“Davvero? Non è forse perché sei sicuro che altrimenti le prenderesti?” sogghignò, facendo serrare gli occhi di Temeku.

“Non provocarlo, non possiamo combatterlo. – Consigliò Ichigo, che poi si corresse. – Io non posso”.

“Pensi che non sappia combattere alla vecchia maniera? – Le domandò il ragazzo. – Non sarò Mark, o Pai, ma non me la cavo male. Tu resta in disparte, ti proteggerò io” affermò, tenendo d’occhio il nemico che, intanto, toccava terra.

“Non fare idiozie” lo redarguì lei.

“Preoccuparsi non serve a niente: morirete tutti e due” affermò Temeku, lanciandosi subito contro i due puntando, in particolar modo, a Ichigo.

Avendone intuito le intenzioni, Kisshu corse verso il nemico e all’ultimo gli balzò contro per buttarlo a terra.

“Il tuo avversario sono io” dichiarò il ragazzo, stando sopra al nemico.

“Tu credi? – Con una forte spallata, Temeku ribaltò le posizioni. – Sei solo uno scarafaggio”.

Senza rispondere, Kisshu si liberò un braccio per allontanare di un poco il viso del nemico e, con una mossa veloce, lo spostò di lato imponendo al suo braccio un’ipertensione.

“Mossa inutile. - Temeku si liberò teletrasportandosi accanto a Ichigo, la quale indietreggiò trattenendo un grido. – Sarà indolore” ridacchiò, prima che le unghie di Kisshu si abbattessero sul suo volto.

“AAAAAAAH” strillò.

“Devi lasciarla stare” ordinò il ragazzo, cupo e minaccioso.

“Insolente”.

Con un’ondata di energia, Temeku allontanò Kisshu e rivolse di nuovo la sua attenzione alla mew mew.

“Non mi fai paura” mentì Ichigo, alzando la guardia.

“Mph. – Sbuffò Temeku. – Stupida ragazzina” l’alieno preparò un secondo attacco, ma quando la sua mano era già carica di elettricità Kisshu gli si gettò addosso a testa bassa.

“Ti ho detto che devi vedertela con me” ripetè l’alieno con gli occhi dorati.

“Sei proprio insistente. – Disse Temeku. – Un po’ troppo direi” a un cenno della sua mano, viticci di energia afferrarono Kisshu per le caviglie e i polsi; lo trascinarono verso un invisibile muro e lì lo bloccarono.

“Così va meglio. – La mano di Temeku si illuminò nuovamente di energia. – E ora, è il momento della tua dipartita”.

Scagliò l’attacco, tuttavia all’ultimo istante Ichigo si mise davanti all’amico e subì l’attacco al suo posto; a stento riuscì a restare in piedi.

“SCIOCCA! – La rimproverò Kisshu. – VATTENE VIA!”.

“Non ti lascio da solo” replicò lei.

“Gli umani e il loro senso di pietà. Siete solo una delusione” Temeku scrollò la testa.

“Non ti permetterò di fargli del male” enunciò decisa Ichigo.

“Cosa puoi fare, tu? – Le chiese il nemico, avvicinandosi. – Non hai poteri, qui dentro, e l’unico che poteva provare a rallentare il tuo destino ora è immobilizzato”.

“Lasciala in pace. – Gridò Kisshu, continuando a strattonare i viticci fino a farsi venire il sangue ai polsi. – SEI SOLO UN VIGLIACCO!”.

“Se continuerà così, si taglierà le vene. – Constatò Temeku, osservando con piacere il sangue che colava. – Poco male, avrò del lavoro in meno da fare”.

“STALLE LONTANO” il ragazzo sentiva bruciare dentro un fuoco generato da mille soli.

“Che mosca fastidiosa, non trovi?” domandò Temeku alla ragazza, evocando il bastone con cui avrebbe voluto toglierle la vita.

“NON TOCCARLA!” gridò Kisshu, ma dal bastone del nemico si propagò ugualmente una scarica che colpì Ichigo, che urlò di dolore.

Kisshu dovette assistere alla scena impotente, mentre lottava contro le sue catene. La vita della sua amata stava lentamente spegnendosi sotto i colpi di Temeku. La sua disperazione era un macigno nel petto, che gli rendeva difficile respirare; la gola gli si era serrata, nel tentativo di reprimere le lacrime, e gli occhi gli si erano riempiti di sale.

“Lasciala” sussurrò, e quando Temeku sospese i colpi per dare l’assalto finale il ragazzo urlò così forte che le guance avvamparono.

Non poté vederlo, ma il suo corpo emise una forte luce e…si trasformò.

La forza dell’energia emanata dal suo corpo, ruppe i viticci e, libero da ogni impedimento, Kisshu (o qualunque cosa fosse) si lanciò verso Temeku e lo colpì in pieno volto in un turbinio di scintille.

“Perdonami, per averti fatto attendere. – Si scusò Kisshu. La sua voce sembrava diversa, più adulta. – Stai bene?”.

“Solo qualche graffio, ma sto bene gra…” Ichigo si bloccò di colpo, perché nell’alzare lo sguardo aveva finalmente visto la trasformazione dell’amico.

La pelle candida aveva preso un leggero tono argenteo, visibile soprattutto con il riflesso della luce; i capelli, tirati all’indietro, avevano assunto delle sfumature bluastre e si erano allungati in tre code blu che ricadevano sulla schiena. Solo gli occhi, ad eccezione dell’iride che si era sfrangiata occupando quasi del tutto la sclera, erano rimasti gli stessi. Sotto l’occhio destro, un elegante disegno geometrico dorato scendeva giù fino alla guancia e al collo. Anche i suoi vestiti erano cambiati: la maglia era stata sostituita da una giacca nera, molto simile a quella del Cavaliere Blu, abbottonata solo per metà lasciando scoperto l’addome asciutto. I pantaloni, anch’essi neri, erano lunghi fino alle caviglie. Ai piedi invece non c’erano scarpe.

Lo stesso Temeku era rimasto sorpreso del fatto, ma il suo tremore indicava che lo era per ben altro.

“Ze…Zeruo? – Esclamò, con gli occhi fuori dalle orbite. – Non è possibile!”.

“Zeruo?” ripetè tra sé Ichigo, memorizzando inconsciamente quel nome.

Kisshu, o Zeruo, non rispose e si limitò a girarsi verso Temeku con un’espressione indifferente.

“Dovresti essere morto” affermò il nemico, lanciandosi in un nuovo potente attacco.

Per proteggere entrambi, Kisshu evocò una barriera che si cristallizzò e che bloccò agilmente l’assalto nemico.

“Non avere paura: qui dentro sei al sicuro” affermò Kisshu, mentre il velo di cristallo continuava a far da scudo contro i ripetuti colpi di Temeku.

“ESCI E FATTI VEDERE! TRADITORE!” imprecò il nemico, ormai sempre più fuori di sé.

“Sistemo la faccenda e ritorno” disse il ragazzo, che si fuse con la barriera la quale, all’esterno, creò una miriade di schegge che ferirono Temeku ad un braccio.

“Eccomi, come desideravi” si annunciò Kisshu fuoriuscendo dallo scudo.

“Maledetto. – Ringhiò l’altro, stringendo il braccio malconcio. – Ti eliminerò una volta per tutte” e partì di nuovo all’attacco, sfoderando gli artigli del braccio buono.

Immutato nella sua calma, Kisshu evocò i proprio Sai (i quali si erano allungati e avevano aggiunto una seconda lama al centro) e, dopo, si slanciò verso il nemico. Quando entrambi si incrociarono ci fu un clangore, e l’aria si sporcò del sangue di Temeku.

“Ti avevo avvertito: dovevi lasciarla in pace” ripetè Kisshu.

Temeku afferrò il ragazzo per il collo, pur senza aver intenzione di strangolarlo.

“Romperò il tuo scudo, e ucciderò la ragazza” esclamò concentrando la propria energia nella mano.

I capelli di Kisshu risplendettero, le code ondeggiarono per aria e si conficcarono nel corpo di Temeku che lasciò la presa.

“Mi ero dimenticato che quelli non erano capelli. – Si criticò il nemico, toccando le ferite. – E va bene, per ora mi ritiro. Ma attento alle spalle” svanì, dissolvendo anche il campo di forza.

Durante quel lasso di tempo, Ichigo aveva potuto solo fare da spettatrice al combattimento, osservando con ansia ogni mossa dei due contendenti. Aveva avuto paura per Kisshu, perché non capiva la natura della sua trasformazione, e aveva sussultato quando lo aveva visto in difficoltà. Sapeva che avrebbe dovuto ringraziarlo, non appena si fosse dissolto lo scudo, ma quando questo accadde dalla sua bocca non uscì alcun suono. Erano l’uno di fronte all’altra, eppure lei non riuscì a dir nulla. Anche Kisshu non parlò, limitandosi a porgerle la mano argentata per aiutarla ad alzarsi; poi il suo corpo si illuminò di nuovo, cadde in ginocchio e la trasformazione si dissolse in una pioggia di scintille. Il ragazzo riaprì gli occhi di colpo, e posò le mani a terra.

“Come ti senti?” gli chiese la ragazza, lieta di rivedere l’alieno che conosceva.

“Che è successo? – Domandò Kisshu. – Dov’è Temeku?”.

“Non ricordi? Ti sei trasformato, e lo hai sconfitto”.

“I…io, trasformato? Non ricordo nulla del genere. – Kisshu si toccò la testa dolorante. – E’ tutto così confuso”.

“Come? – Esclamò la ragazza. – Vabbè ne parliamo più tardi, ora è meglio ritornare al Caffè” propose, vedendo le persone che stavano rientrando.

Kisshu provò a teletrasportarsi, ma era troppo stanco e persino il volo gli era impossibile.

“Non ce la faccio: sono sfinito”.

Ichigo allora decise velocemente di portarlo a casa sua, il posto più vicino che conosceva, perciò si mise un braccio del ragazzo sulle spalle e lo aiutò a camminare. Fu una vera impresa, ma alla fine riuscì a portarlo fino in camera sua dove lo fece sistemare ai piedi del letto.

“Occupiamoci di queste ferite” disse, recandosi in bagno per prendere garze e disinfettante.

“Non è necessario, sono solo dei graffi” replicò Kisshu, ma lei non ascoltò.

“Zitto e lasciami fare”.

Sconfitto, l’alieno la ringraziò.

“Per così poco, è il minimo dopo che mi hai salvata per la terza o quarta volta” rispose lei, ripensando anche a quando lui l’aveva risvegliata dal sonno in cui l’aveva costretta la chimera creata da Pai.

“Ma allora, quella sera… - Kisshu aveva capito a cosa stesse pensando lei, poi sbuffò. – Dovrò esserti sembrato parecchio stupido”.

“Oh sì, ma se non lo avessi fatto adesso la Terra sarebbe in mano a Profondo Blu, e noi non saremmo qui a parlare” Ichigo si inginocchiò accanto a lui.

Prese il cotone, imbevuto di disinfettante, e iniziò a passarlo sulle ferite. Come aveva detto Kisshu, erano tagli superficiali, causati dai viticci che lo avevano incatenato, ma a quella vista la ragazza cominciò a piangere. Si era resa conto che lui aveva, per l’ennesima volta, rischiato la propria vita per proteggerla. Istintivamente appoggiò la testa sul torace del ragazzo che, superato lo shock iniziale, la abbracciò.

“Dai micetta, non fare così” le disse accarezzandole la testa; sentiva le sue lacrime che, oltrepassando il tessuto della maglia, gli bagnavano la pelle.

“E’ colpa mia. – Si accusò Ichigo, rimettendosi seduta come prima. – A causa mia, tu soffri sempre moltissimo. Non sono brava a difendermi da sola” singhiozzò.

Con molta delicatezza, quasi come se stesse toccando una bambola, Kisshu passò una mano sulla guancia di Ichigo, e col pollice le asciugò una lacrima che stava per cadere.

“Su, non piangere. Sei tanto carina ma non ti si addice” le disse, ma dato che lei non smetteva di piangere si avvicinò e le baciò la fronte.

“Tranquilla, per te sopporterei di tutto. – Le sussurrò sincero, poi allontanò il viso. – E ricorda: tu sei molto più forte di quanto pensi”.

“Lo dici solo per farmi stare meglio” ribattè Ichigo, asciugandosi gli occhi.

“Non sono io che ho sconfitto Profondo Blu” le rammentò l’alieno sorridendo.

In quel momento, dal piano di sotto, si sentì il suono del campanello.

“Vado a vedere chi è. Tu resta qui” ordinò la ragazza, uscendo dalla stanza; arrivò alla porta che il campanello aveva suonato già tre volte.

“ARRIVO” gridò seccata per l’insistenza del visitatore.

Capì il motivo di tanta urgenza quando aprì la porta e vide Lory, Pam e Ryan assieme a Pai e Tart.

“FINALMENTE. – Esclamò Lory, con un tono misto tra sollievo e preoccupazione. – Ti abbiamo cercata dappertutto”.

“Kisshu è con te?” chiese Tart.

“E’ in camera mia, al piano di sopra. – Affermò Ichigo, indicando le scale mentre faceva entrare tutti. – Ma non può muoversi” si lasciò sfuggire.

“Perché?” domandò Pai preoccupato.

“Bhè…ecco. – La ragazza esitò, alla ricerca di un modo per raccontare quello che era successo. – Temeku ci ha attaccato e…” non riusciva a trovare il modo giusto per spiegarsi.

“KISSHU SI E’ TRASFORMATO!” trillò Masha, destatosi dallo standby, sbucando fuori dalla camera della ragazza.

“ZITTO AMMASSO DI ROTTAMI!” eruppe Kisshu, alzatosi a fatica e lanciatosi all’inseguimento del robot, ma era così stanco che dovette fermarsi all’inizio della tromba delle scale aggrappandosi al passamano, mentre Masha trovò riparo tra le braccia di Pam.

“AAAAAAAAAAAH! – Strillò allarmato Tart. – Che ti è successo???”.

“Come hai fatto a ridurti così?” seguì Pai.

“I…io” esitò Kisshu che, a differenza di Ichigo, non avrebbe voluto raccontare la verità.

“SI E’ TRASFORMATO! KISSHU SI E’ TRASFORMATO!” ripetè Masha.

“COSA?” chiesero tutti in coro, mentre il povero ragazzo nascondeva il viso per la vergogna.

Intanto, nel loro covo segreto…

“E così, il traditore si è reincarnato nel corpo di quel ragazzino. – Disse Arkei, seduto fin troppo comodamente sul trono. – Avrei dovuto sospettarlo, visto quello che ha combinato l’anno scorso”.

“Per tutti questi anni, è riuscito a celare la propria presenza” aggiunse Temeku.

“Ha ingannato tutti. Persino Profondo Blu non è riuscito a percepirne l’essenza. Io stessa me ne sono accorta solamente perché ho riconosciuto i suoi occhi” fece Rumiko, orgogliosa di essere stata la prima a scoprirlo.

“Non crucciamoci per questo. – Consigliò Arkei, alzandosi. – Dimmi, Temeku, per caso ti è sembrato che Zeruo fosse pienamente cosciente di sé? Che avesse dei ricordi sulla sua vita precedente?”.

“Non credo, ma non posso esserne certo. Tuttavia l’ho visto riprendere la sua attuale forma” riferì il biondo.

“Allora non sussistono problemi. – Esultò Arkei. – Sicuramente non avrà alcun ricordo del passato, il che significa che non conosce più i suoi poteri”.

“Ma quando ha combattuto con me…”.

“Un riflesso momentaneo, dovuto ad una reminiscenza che si sarà dissolta. Non temete, abbiamo ancora un vantaggio”.

  
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