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Autore: La Signora dei No    04/10/2017    2 recensioni
Come si può assemblare nuovamente un cuore ridotto in mille pezzi? Tornerà mai com'era un tempo?. Livio non riesce a darsi pace, da quanto tempo lui e Federico non parlavano veramente, da quanto non riuscivano più a leggere uno negli occhi dell'altro. Come hanno fatto ad aspettare che la situazione esplodesse e li portasse a quelle urla, a quella porta sbattuta con una violenza non voluta. Come hanno fatto a non scorgere quell'insormontabile muro, che ha avuto come unico scopo quello di dividerli. Riusciranno a lottare contro i propri " demoni", uscendone vittoriosi, integri e soprattutto insieme? Non sempre i dissapori possono essere messi a tacere facilmente.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yaoi, Slash
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate | Contesto: Scolastico, Universitario
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Eccomi di nuovo qui a rompervi le scatole xD.
Lo so, sono una persona imperdonabile.E' passato praticamente un mese dall'ultimo aggiornamento ma l'università una vita sociale non te la fa avere. Mi scuso per l'unica parolaccia che troverete, ma penso che nel caso in cui l'ho usata fosse necessaria. Alla fine avrei voluto mettervi anche l'incontro tra Federico e suo padre ma il capitolo sarebbe stato troppo lungo. Lo leggerete al prossimo aggiornamento e spero che non passi un'altra eternità.
Vi lascio alla lettura.

Giulia.


12. Uno scontro che sa di abbraccio:


La signora Adele stava passeggiando tranquillamente per le strade quel quartiere intenta a raggiungere il mercato, con Livio sottobraccio.

<< Sono sicura che in questo momento avrai tante domande da pormi, vero? >> asserì la donna sorridendogli.

Il ragazzo sembrò rifletterci un attimo sopra e poi prese fiato << Perché? >>.

<< Sai Livio, potrà sembrare strano ma sono sicura che quei due si vogliano ancora molto bene, sono solo troppo testardi e orgogliosi per ammetterlo >> rispose tranquillamente la donna.

<< D’accordo ma… >> lei non gli permise di terminare la frase.

<< Pensi che possano picchiarsi? >> domandò.

<< Sì ma non è solo questo. Per esempio lei aveva già progettato tutto ciò? >> chiese un po’ a disagio.

<< Può sembrare il contrario ma no, non ho progettato nulla >> replicò la donna.

<< Allora perché proprio oggi? >> Livio continuava a essere ancora preoccupato.

<< Va bene, affronteremo adesso il discorso – si guardò un momento intorno scovando una panchina vicino a loro – vieni sediamoci qui >> disse trascinandolo.

<< In salotto su uno dei tanti mobili si trovano le foto dei miei adorati nipoti. L’altro giorno mentre stavo sorseggiando del thè sul mio adorato divano, ho visto Federico osservare le immagini nelle cornici, una in particolar modo. La foto raffigurava i due il giorno del nono compleanno di Marco. Quel pomeriggio i loro genitori avevano organizzato una piccola festicciola nel giardino di casa loro e noi c’eravamo riuniti tutti lì. Ora, tu conosci la repulsione di Federico per le foto, giusto? >> chiese la donna.

Livio fece si con la testa.

<< Anche Marco ne era a conoscenza, tanto che si avvicinò al fratello di sorpresa, passando un braccio intorno al suo collo facendolo girare insieme con lui e dicendomi: “Nonna scatta ora!”. In quella foto sembravano così felici e uniti. Federico ieri ha passato venti minuti a osservarla in religioso silenzio, passandovi la mano sopra diverse volte. Il suo sguardo era così afflitto e triste che non ho avuto dubbi. Suo fratello davanti a quell’immagine ha avuto la stessa reazione, così ho deciso che i miei nipoti si sarebbero dovuti rivedere. Purtroppo orgogliosi come sono senza uno stimolo da parte mia, non si sarebbero mai parlati >>.

Livio ascoltando le parole della signora capì perfettamente di cosa la donna stesse parlando.

Un suono catturò l’attenzione del ragazzo.

<< E’ un messaggio di Marco, mi ha scritto che stanno andando da Maria Grazia >>.

La signora Adele sospirò.

<< Bene, finiamo di fare la spesa, portiamola a casa e poi raggiungiamoli >> disse alzandosi dalla panchina.

 
 

Dopo aver telefonato a sua madre, Marco mandò un messaggio a Federico scrivendogli che sarebbero andati a casa della donna.

Dopo aver guidato per una mezz’oretta, giunsero a casa della madre.

Dopo aver cercato il parcheggio e averlo trovato a due incroci di distanza da casa della donna, si trovavano adesso di fronte al citofono del vecchio edificio in mattoni rossi.

<< Citofona >> disse il più grande.

<< Io non ci penso proprio fallo tu! >> ribatté Federico.

<< Certe cose non cambiano mai eh, d’accordo >> Marco sospirò.

Attesero un paio di minuti prima di ricevere risposta.

<< Si chi è? >> notarono entrambi che la sua voce non era cambiata negli anni, al citofono risultava ancora leggermente acuta.

<< Sono io mamma >> rispose il figlio maggiore.

<< Oh Marco, ti apro subito >> poco dopo si sentì lo scatto della serratura del portone.

Mentre Marco stava salendo tranquillamente per le scale, Federico gli stava arrancando dietro salendo uno scalino alla volta.

La casa di Maria Grazia si trovava al settimo piano e loro erano soltanto al terzo.

Preoccupato il più grande tra i due fratelli, aspettò il più piccolo sul pianerottolo del quarto piano.

Il moro sfinito, non tanto per la per la stanchezza fisica più per quella morale, prese la mano di suo fratello e la strinse.

L’altro senza dire nulla ricominciò a salire le scale.

Federico non voleva essere trascinato, ciò che stava cercando da lui era il sostegno morale. Quel momento a Marco stava facendo tornare in mente tanti ricordi. Come quella volta che loro stavano giocando a rincorrersi e il secondogenito era caduto sbucciandosi un ginocchio. Per tutto il tragitto dal parco a casa, il più piccolo non aveva mai lasciato la sua mano.

<< Eccoci arrivati al piano di mamma >> a quel punto lasciò andare la mano del fratello ed entrò in casa, trovando sua madre all’ingresso.

<< Fatti abbracciare Marco >> le braccia di Maria Grazia cinsero la schiena del figlio più grande.

Lui ricambiò l’abbraccio.

<< Come mai sei venuto a trovarmi oggi? Non eravamo rimasti d’accordo che chi saremmo visti martedì con tutti? >> domandò lei, andando a chiudere la porta dell’abitazione.

<< Aspetta non chiud…>>.

<< Ahia mamma! Non mi sbattere la porta in faccia >> protestò il moro.

Lei sentendo quelle parole la riaprì subito, trovandosi di fronte

Federico che si stava massaggiando la fronte con la mano sinistra.

Non poteva crederci lui era proprio lì di fronte a lei.

<< Posso entrare? >> chiese il ragazzo.

<< S-sì certo, entra pure >>.

<< Bene ora che siamo giunti a destinazione e vi siete incontrati, posso andare tranquillamente a prendere qualche pezzo di pizza che ho una fame, ve ne porterò qualcuno anche a voi >> stava per uscire da casa, quando si sentì trattenere.

<< Federico andrà tutto bene, il primo passo lo hai fatto. Ora ascolta ciò che ha da dire la mamma >> l’altro poco convinto lasciò la presa
sul polso destro del fratello.

Lasciandolo così libero di uscire.

Lui seguì la donna in soggiorno.

Sua madre non era molto alta e lui l’aveva già superata intorno ai quindici anni. I suoi capelli erano neri molto lunghi, legati sempre in una crocchia disordinata. Aveva la pelle chiara e gli occhi neri, con un sorriso che trasmetteva sempre sicurezza. Quanto gli era mancato. Sua madre inoltre profumava sempre di rose e gelsomino.

<< Perché non mi sei mai venuta a trovare? >> non voleva più aspettare, era passato troppo tempo.

<< Diretto come sempre. Sono felice di vedere che non sei cambiato poi molto >> rispose lei.

<< Rispondimi >> la sua voce nascondeva una supplica, che Maria Grazia colse immediatamente.

<< Va bene, però sediamoci sul divano >> ribatté lei.

<< D’accordo >>.

<< Non sono mai venuta a trovarti per lo stesso motivo per il quale tu hai evitato tuo fratello >> asserì l’interessata.

<< Non capisco >> affermò lui.

<< Quando qualcosa ti traumatizza seriamente, tu tieni tutti a distanza per avere il tempo di superare lo shock a modo tuo e andare
avanti. Noi abbiamo tradito la tua fiducia, abbiamo rotto quel legame già molto fragile. Inoltre io quel giorno non ti ho difeso, non che prima l’avessi fatto spesso, però quella volta sarebbe stata fondamentale, dovevo farti capire che ero dalla tua parte. Dopo quell’evento non avevo più il diritto di chiederti scusa >> dichiarò sua madre a cuore aperto.

Avevano appena iniziato a parlare e lui già non ce la faceva più.

<< Se l’avessi fatto, io ti avrei ascoltato e poi perdonato >> sua madre era stata la persona che gli era mancata di più.

Spesso negli anni aveva composto il numero di casa per sentire la sua voce. Faceva partire la chiamata e appena qualcuno rispondeva attaccava, iniziando poi a piangere. Erano le uniche volte che lo faceva, all’oscuro da Livio. Non glielo aveva mai detto, altrimenti il suo fidanzato l’avrebbe sicuramente convinto a tornare a casa.

<< Come hai fatto con tuo fratello quella volta? >> domandò sua madre.

<< Dopo averlo mandato via, me ne sono pentito, non immagini quanto.

In quel periodo avrei voluto averlo accanto a me, con te >> rispose lui distogliendo lo sguardo.

La donna si addolcì andando a stringere le mani di suo figlio tra le sue e accarezzandole.

<< Va tutto bene Federico, ora siamo qui e non ci lasceremo più dividere. Inoltre voglio che tu sappia che ti accetto così come sei, pregi e difetti, non cambierei una sola virgola in te. Sono fiera di ciò che sei e dei traguardi che hai raggiunto da solo. Le uniche cose che mi dispiacciono sono che non ho potuto assistere alla discussione della tua laurea l’anno scorso e non aver mai visto una tua partita dal vivo >> rivelò lei iniziando a singhiozzare.

Il ragazzo la abbracciò di slancio, tenendola stretta a sé.

<< La cosa più importante è sapere che tu mi accetti per come sono. Ho scoperto che comunque le hai viste tutte, dato che Marco le ha registrate, so che le ha viste anche nonna. Poi se ci tieni tanto a vederlo, Livio ha registrato il mio discorso >> disse accarezzandole i capelli.

<< Era il nostro segreto! Quando lo rivedo tuo fratello, mi sentirà. Sì, lo voglio vedere >>.

La staccò da lui e le asciugò le lacrime che le rigavano il volto.

<< Voglio dirti una cosa riguardo tuo fratello. Subito dopo che sei uscito da casa Marco ha dato un pugno a vostro padre, scappando poi da casa. Non si fatto vivo per due mesi, tornò solo per prendere le sue cose e trasferirsi. Ho saputo solo in seguito che per un periodo lasciò l’università per mettere da parte i soldi per vivere da solo, stando nel frattempo dalla sua fidanzata >> il più piccolo sgranò gli occhi.

<< Davvero? >>.

<< Sì e tuo padre ti ha anche scritto una lettera, tuo fratello l’ha
già ricevuta, anche se non so se effettivamente l’abbia letta >> quella rivelazione lo sconvolse.

<< Non la voglio leggere! >> non voleva ricevere altri insulti da suo padre.

<< Sono sicura che non ci sia scritto nulla di terrificante >> disse tirandola fuori da una piccola scatola appoggiata sopra un tavolinetto basso, che si trovava accanto al divano.

<< Non so se posso farcela >> rispose suo figlio prendendola.

<< Sì che puoi, tu sei forte abbastanza da sopportare le parole scritte lì sopra >> la donna gli accarezzò la testa.

Rincuorato da quelle parole, si rannicchiò meglio sul divano e la aprì.

“ Caro Federico,
Lo so che non ho nessun diritto di scriverti questa lettera. Le cose che ti ho detto quel giorno non hanno nessuna scusante. Non avrei dovuto dirtele. Non ti ho dato nemmeno la possibilità di spiegarti, non ti ho ascoltato. Non l’ho mai fatto. In questi anni quelle parole mi hanno corroso dentro, sono state il mio tormento, le mie uniche compagne di vita. Tuo fratello mi ha persino tirato un pugno quel giorno, non l’avevo mai visto così furibondo. Potrà non dimostrartelo, però tiene molto a te. Non te l’ho mai detto ma ti voglio bene e ho capito quanto foste importanti per me quando vi ho perso. Marco non mi ha voluto al suo matrimonio e tu probabilmente non mi vorrai più vedere. Questa è la punizione che mi merito, me la sono scelto da solo, con le mie stesse mani. Vorrei chiederti solo una cosa, poi non mi sentirai più. Vorrei vederti un’ultima volta per accertarmi che nonostante le mie parole tu sia andato veramente avanti.
                                                                                                              Papà”.


<< Quel maledettissimo bastardo! >> imprecò accartocciando il foglio che teneva tra le mani.

Sua madre che nel frattempo si era alzata per andare a preparare del tè in cucina, vide suo figlio precipitarsi di corsa alla porta di casa.

<< Federico dove stai andando? >> urlò per farsi sentire.

<< Da quell’uomo. Voglio chiudere questa faccenda in modo definitivo! >> disse sbattendo la porta dell’abitazione. 

 
   
 
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