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Autore: dark tears    05/10/2017    1 recensioni
Durante uno dei loro soliti scontri all’ultimo sangue, Batman colpisce Joker per errore, ferendolo gravemente e lasciandolo privo di sensi e di energie. Attanagliato dal rimorso e dal senso di colpa, l’eroe raccoglie l’altro uomo dal pavimento e lo trasporta alla batcaverna, deciso a prestargli tutte le cure necessarie per salvargli la vita. Riuscirà Batman a strappare la sua eterna nemesi dalle braccia della morte o fallirà, trasformandosi nell’oscuro mostro che ha sempre temuto di diventare?
Genere: Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Slash | Personaggi: Alfred Pennyworth, Batman, Joker
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Capitolo VI
Rossetto rosso
 
Erano passate diverse ore dall’incontro col Joker in infermeria, e quel bacio continuava a bruciargli terribilmente le labbra. Disteso sul letto a baldacchino, Bruce si passò le dita sulla bocca, sfiorando con i polpastrelli quei lembi di pelle carnosa e morbida. In un attimo rivide le iridi accese del Joker che lo fissavano, che si avvicinavano sempre di più, inesorabilmente, senza che nulla potesse fermarle. Un forte brivido attraversò tutto il suo corpo, costringendolo a chiudere gli occhi di scatto. Difficile dire se fosse più per il disagio o l’eccitazione. Le sensazioni contrastanti che avevano dominato la sua mente in quell’ultimo mese continuavano a inseguirsi e vorticare, creando una tempesta sempre più caotica e informe, un buco nero che risucchiava tutto: pensieri, intenzioni, razionalità e passioni. Bruce rilasciò un profondo e sonoro sospiro, carico di tutta la sua esasperazione, poi si portò le mani al capo e iniziò a massaggiare le tempie, come per calmare il caos che aveva dentro la testa. Non trovando alcun giovamento in quel gesto, le dita sprofondarono tra i capelli scuri, aggrappandosi alle ciocche corte come fossero l’ultimo appiglio rimasto.
< Joker.. Come devo fare con te!? >
Sospirò scuotendo piano la testa, sforzandosi di trovare il bandolo di quella matassa di confusi sentimenti. Era così felice che Joker si fosse ripreso, che avesse recuperato così in fretta tanto da sfoderare fin da subito frecciatine e sarcasmo. I suoi occhi blu avevano gioito nel guardare la pelle diafana riprendere un minimo di colore, le dita ossute tornare a muoversi e le palpebre spalancarsi su quelle fiamme ardenti di follia e voglia di vivere. E quel bacio.. Quel rapido, soave e sfuggente contatto di labbra, cos’era stato se non un sogno evanescente, un incubo a occhi aperti oltraggioso e indelebile? Dio, quanto gli era costato fuggire via da quella bocca invitante e crudele! Che immane sforzo aveva compiuto per sottrarsi al baratro incandescente del desiderio, facendo un balzo indietro verso il buonsenso e la ragione. Ma cosa c’era di ragionevole, ormai, in tutto questo?! Perché si ostinava a tutti i costi a mettere la logica e il controllo in una situazione che di logico e controllato non aveva più niente?
< Maledizione a te, Joker! >
Imprecò con rabbia e frustrazione passandosi una mano sulla faccia, incapace di trovare l’uscita da quel labirinto di dubbi e sensazioni proibite. Una parte di sé gli intimava di smetterla con tutta quella faccenda, di fermarsi finché era ancora in tempo, di cacciare a calci nel sedere quel perverso criminale dalla batcaverna. Un’altra voce, insidiosa e ostinata, gli suggeriva invece di fregarsene di tutti quegli scrupoli morali, di vivere, almeno per una volta, di puro istinto facendosi guidare da ciò che desiderava e non da ciò che era giusto fare. Non esisteva pacificazione tra le due parti della sua coscienza, una doveva vincere necessariamente sull’altra o sarebbe impazzito.
Bruce fece un altro forte sospiro e con un agile scatto si mise a sedere sul letto. Guardò fuori dalla finestra, si stava facendo buio. Tra poche ore lo aspettava la ronda notturna e, come al solito, non aveva ancora cenato. Non per mancanza di tempo, ma perché non aveva fame. Mangiare era l’ultimo dei suoi pensieri in quel periodo, si nutriva solo per pura esigenza biologica, giusto per mantenersi in forze.
Controvoglia si alzò dal letto e infilò velocemente la vestaglia di seta, trascinandosi fino alla porta della camera e oltrepassando la soglia con poca convinzione. Avrebbe mangiato un boccone veloce e si sarebbe preparato per il suo dovere, svestendo i panni di Bruce Wayne e indossando quelli di Batman. Poi, prima di salire a bordo della bat-mobile, sarebbe passato a trovare Joker, assicurandosi che stesse bene per affrontare più serenamente la caccia notturna a pazzoidi e criminali. Quel pensiero gli regalò un’improvvisa tranquillità, facendo comparire l’ombra di un sorriso sulle sue labbra rigide e severe. Pensare al momento in cui avrebbe rivisto Joker lo faceva sentire bene.
 
La sorpresa fu due volte più devastante e clamorosa.
Quando Bruce scese in infermeria e aprì la porta della camera, il buonumore svanì in un istante come il sorriso dalle sue labbra. Non aveva messo in conto di trovarsi davanti ad una scena del genere. Stranamente aveva pensato a tutto, ma non a quello.
Joker era sparito. Il letto dove fino a poche ore prima giaceva convalescente era vuoto, sgualcito e chiazzato di qualche goccia di sangue fresco. Il monitor del macchinario, i cui elettrodi erano stati staccati, segnava un’ininterrotta linea rossa circondata da punti interrogativi dello stesso colore. La flebo ormai vuota era ferma al suo posto, ma con l’ago penzoloni sul pavimento. A Bruce mancò il fiato – per la sorpresa, per la rabbia, per il dispiacere – tanto da doversi togliere la maschera che aveva sulla testa. La strappò via con un unico gesto secco, scagliandola sul pavimento come se fosse uno straccio inutile. Gli occhi, di un blu straordinariamente cupo, si misero a cercare febbrilmente per la stanza, illudendosi di riuscire a scovare il criminale nascosto in qualche angolo. Ma del Joker non c’era alcuna traccia. Bruce avanzò frastornato nella stanza, aggrappandosi alla sponda del letto per sorreggersi.
< Ma come diavolo ha fatto..?! >
Mormorò fra i denti, sentendo calare sulle spalle una profonda e opprimente stanchezza. A sconvolgerlo maggiormente fu il sentimento che aveva accompagnato quella scoperta: non preoccupazione all’idea che un criminale fosse di nuovo a piede libero, ma solo una pungente tristezza, un sordo scontento al pensiero di non poter vedere quell’uomo, adesso e subito. Ma che accidenti di pensieri gli passavano per la testa!? Possibile che fosse diventato così sciocco ed egoista da anteporre un suo capriccio all’incolumità di un’intera metropoli?! Non era da lui, no.. Quel maledetto clown criminale lo aveva cambiato, era riuscito a trasformarlo in qualcosa di anomalo e disturbato, a sua immagine e somiglianza. Sentendosi quasi impotente, Bruce sospirò forte e si stropicciò gli occhi stanchi e arrossati. Proprio in quel momento si accorse di una cosa che prima non aveva notato. Sul mobiletto addossato alla parete, vi era un foglio con una penna biro poggiata sopra. Bruce si scostò dal letto e senza pensarci due volte afferrò il foglio con dita leggermente tremanti. La carta bianca era vergata per intero da una grafia sottile e frenetica, dall’andamento un po' sbilenco e con qualche sbavatura d’inchiostro qua e là. Alla fine dello scritto, nell’angolo inferiore sinistro del foglio, vi era stampato un grosso bacio col rossetto rosso. Bruce si accomodò sulla sedia accanto al muro e prese a leggere il contenuto di quella lettera:
 
Suuu Batsy, non fare quella faccia! So che ti aspettavi di trovarmi nel letto da bravo convalescente, ma sono dovuto scappare all’improvviso. Mi sarebbe piaciuto restare nella tua bella caverna a stuzzicarti e farti diventare rosso, ma, sinceramente, ho altre priorità al momento, come evitare di finire in prigione. Grazie per esserti preso cura di me, mio premuroso pipistrello, me ne ricorderò la prossima volta che tenterò di ucciderti, promesso!
Se non altro la mia degenza nel tuo batospedale è servita a farti capire quanto io sia importante per te e quanto tu non possa più fare a meno di me. Come ho fatto a capirlo?!! Semplice! Mi è bastato guardarti in faccia, scrutare oltre la maschera per trovare tutto quello che io ho sempre saputo. Mentre ero tra la vita e la morte, ho sognato che mi parlavi, che mi accarezzavi e mi stavi vicino mandando all’inferno tutto il resto. Forse è stato solo un sogno tossico provocato dai medicinali o forse è successo davvero. Questo non posso saperlo e non lo saprò mai. Quello che so con certezza è che hai tremato nel momento in cui le nostre bocche si sono toccate, e non per paura.
Non dire di no, sii sincero almeno con te stesso. Sappi che la prossima volta non avrò bisogno di una scusa per avvicinarmi alle tue labbra. Me le prenderò e basta.
Ho sentito che lo volevi anche tu, che fremevi, scalpitavi e ti contorcevi al bisogno di soffocare nella mia bocca, di prendermi con la forza e sbattermi su quel letto d’ospedale. Oooh checcarino!! Riesco già a immaginare la tua bella faccia che diventa rossa come una pozza di sangue! Che dolce ingenuo pipistrello che sei! <3 Non ti facevo così passionale, sai? E pensare che volevi farmi la pelle! Ma come diamine avresti fatto senza di me, eh??! Chi ti rimane al mondo di davvero fedele a parte il tuo Joker? Io per te e contro di te ci sarò sempre. Tutto quello che faccio lo faccio per te, Batsy.. Gotham è sempre stata una grande casa delle bambole e i suoi abitanti nient’altro che pupazzetti.. E tu il mio fedele compagno di giochi, l’amichetto burbero e serioso pronto a farmi la ramanzina per ogni bambola con la tesa staccata. Voglio continuare a giocare con te Batsy, a fare a pezzi questa città per darti la possibilità di aggiustarla.
Ora, non rimanerci troppo male perché non sono più lì con te. Ci rivedremo presto, mio bel pipistrello, molto prima di quanto immagini. Questa volta considerala una promessa, non una minaccia.
Con devozione, amore e odio, il tuo persemprenemico
Joker.
 
Rilesse un paio di volte la lettera, soffermandosi per qualche secondo di troppo sul marchio rosso impresso come un sigillo di garanzia alla fine del foglio. Quelle parole gli fecero uno strano effetto.. Si sentì in qualche modo in contatto col suo nemico, come se quel pezzo di carta fosse un ponte capace di collegarli in quel preciso istante. Gli sembrò di sentire addosso le iridi verde acido di Joker, quelle sue pupille piccole e immobili come spilli, pronte a dilatarsi leggermente solo quando incontravano la sagoma scura del suo mantello. Non capiva cosa accidenti gli stesse succedendo, ma decise di non farci caso, di ignorare tutto ciò che la logica, la morale e il buon senso gli sbandieravano davanti agli occhi, di mettere a tacere le voci severe della sua coscienza, almeno per i minuti che gli restavano prima di uscire da quella stanza. Adagiò il foglio sulle gambe e abbandonò la testa all’indietro, fino a incontrare la superficie liscia del muro. Fissò per alcuni secondi il soffitto asettico, poi chiuse lentamente gli occhi, lasciando affiorare sulle sue labbra sensuali uno stanco, dolce sorriso. Sospirò e, con estrema serenità, decise che quella notte non si sarebbe messo sulle tracce del Joker, ma che avrebbe solo fatto finta, per non dare motivo ad Alfred e agli altri di intromettersi ulteriormente in quella faccenda. Era folle concedere vantaggio a un criminale del genere, lo sapeva, ma non gli importava. Dopo tutto Joker era pur sempre convalescente, appena ripresosi dal coma e con le energie ridotte al minimo. Non aveva nessuna fretta di gettarlo in pasto ad Arkham, preferiva saperlo libero e intenzionato a dargli filo da torcere, pronto a tornare a essere la sua degna nemesi.
Era un folle a pensarla così, se ne rendeva perfettamente conto, ma continuava a non importargli. Magari un giorno sarebbe rinsavito, avrebbe riso o sarebbe sprofondato nel senso di colpa ripensando a tutta quella storia. Ma non adesso. Adesso contava solo il vivido ricordo di quel bacio a fior di labbra, la gioia e il sollievo di non dover piangere su una bara. Contava solo che Joker era vivo e che Batman aveva finalmente capito.
Bruce si alzò dalla sedia con la mente incredibilmente schiarita e il cuore alleggerito dal macigno che lo aveva tenuto in scacco per tutto quel tempo. Raccolse la maschera da supereroe e se la calzò in testa, uscendo dalla stanza senza guardarsi indietro. Piegò con cura la lettera di Joker e se la mise in tasca, prima di scivolare agilmente nella sua batmobile, pronto ad affrontare un’altra tenebrosa notte.

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Dopo una partenza col razzo e una lunga pausa di oblio (dovuta a blocchi creativi e un mare d’impegni) finalmente ce l’ho fatta a concludere questa storia! È tipo la seconda fiction a capitoli che riesco a portare a termine in vita mia, quindi sono particolarmente soddisfatta! XD
Spero che il finale non vi sembri frettoloso o scritto tanto per chiudere. In realtà l’ho pensato così fin dall’inizio, da quando ho stilato la scaletta oltre due anni fa (due anni!! Oh god!).
Niente, spero che il capitolo e la storia vi siano piaciuti e che siano riusciti a regalarvi delle emozioni. Vi ringrazio per averla letta e per essere state/i pazienti per la lunghissima attesa. Vi chiedo scusa per averci messo così tanto ad aggiornare, ma del resto meglio tardi che mai, no!? :-P
Un abbraccio a tutte/i e alla prossima Batjokes! <3 ^^

 
  
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