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Autore: Stilinski_    05/10/2017    0 recensioni
[Urban Fantasy]
«Grazie a Dio» esclama Daphne, buttandomi le braccia al collo, inclinando poi il viso «ma che ci fai qui?». La guardo e sorrido, stringendola a me, ridacchiando poco dopo: «faccio yoga con la mia piccola».
«No.»
«Oh sì.»
Ci incamminiamo assieme verso il corso e non mi lascio sfuggire l'occasione di sondare con lo sguardo il lato B di Daphne. «Dovresti comprare altri pantaloncini del genere.» Lei mi guarda e scuote la testa «non finirà bene... Me lo sento».
Genere: Comico, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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UN POMERIGGIO DI YOGA. 

«Non ci credo che sto per fare questa stronzata... » borbotto  mentre cammino per i corridoi dell'edificio, cercando Daphne. 
Da un po' di tempo parlava di voler iscriversi ad un corso di yoga e, dopo settimane, era giunto il primo giorno di lezione. 
Potevo lasciarla andare da sola? Sì, ovvio. L'avevo lasciata andare da sola? Ovviamente. L'avevo seguita come uno stalker perché vederla in quei pantaloncini da yoga era paradisiaco? Assolutamente sì. 

Quindi, ricapitolando, avevo seguito la mia ragazza solo per guardarla fare yoga. Esattamente, quanti problemi mi affliggono? 
Svolto l'angolo in fondo al corridoio e mi fermo, per via di una voce.
«Sono fidanzata, idiota.» 

Riconoscendo la voce di Daphne accelero il passo e sbuco nello spogliatoio femminile, trovando un tipo appicciato a lei. «Anche io, ma che importa?». 
Muto il colore degli occhi dal viola al nero, facendoli tornare normali subito dopo (un allarme demone era l'ultima cosa che cercavo), e rilascio risalire un lieve ringhio dalla gola. «Importa che se non ti levi subito dai coglioni, ti spezzo l'osso del collo». Il ragazzo si volta per guardarmi e fa subito un passo indietro, allontanandosi da Daphne. Si scusa e si avvia verso la porta dello spogliatoio, evitando di toccare me che, con tutta la calma del mondo, lo stavo fulminando con lo sguardo. 

«Grazie a Dio» esclama Daphne, buttandomi le braccia al collo, inclinando poi il viso «ma che ci fai qui?». La guardo e sorrido, stringendola a me, ridacchiando poco dopo: «faccio yoga con la mia piccola». 
«No.» 
«Oh sì.» 
Ci incamminiamo assieme verso il corso e non mi lascio sfuggire l'occasione di sondare con lo sguardo il lato B di Daphne. «Dovresti comprare altri pantaloncini del genere.» Lei mi guarda e scuote la testa «non finirà bene... Me lo sento».
 
«Bene, cominciamo!» annuncia l'insegnante, Stephanie, e ci racconta come e perché ha iniziato a 
insegnare yoga. 
«Non la chiuderà mai, quella dannata bocca?» mi lamento dopo qualche minuto. 

«Partiremo con un po’ di stretching», prosegue. Resto seduto sul pavimento mentre Daphne e le altre ragazze imitano i gesti dell’insegnante. Per tutto il tempo tengo gli occhi incollati su di lei. «Dovresti fare stretching», mi fa notare, ma non mi muovo.
Poi Stephanie si rivolge a me con una voce cantilenante: «Tu, laggiù in fondo: unisciti a noi». «Ehm… certo», borbotto. Distendo le gambe e tento di toccarmi gli alluci. 
«Dovresti arrivare a toccarti le dita dei piedi», mormora una ragazza accanto a me.
«Ci sto provando», ribatto con un sorriso esagerato. 
Corrugo la fronte subito dopo, sentendo i pensieri omicidi di Daphne, verso la ragazza bionda. Scuoto la testa e rido, continuando a provare quella maledetta posizione. “Iscriviti a yoga, Drew! Sarà divertente! Daphne con quei pantaloncini è l’emblema della sessualità! Cosa ci sarà mai di così difficile?” Questa dannata posizione, ecco cosa. La prossima volta me ne sto a casa con Sebastian a pulire, basta.


«Non ci vedo bene da qui, mi sposto più avanti», dice Daphne.
«Perché? Non stavo…» non stavo flirtando con la tipa bionda. Che diamine, le bionde nemmeno mi piacciono. Tralasciamo la passata relazione con Rose... mi giustifico dando la colpa alle droghe di cui facevo uso.
«Voglio solo vedere e sentire meglio, tranquillo», spiega. Sposta il tappetino proprio davanti al mio, si siede e finisce di fare stretching. 

«Daphne...», sussurro cercando di attirare la sua attenzione, ma lei non si volta. «Daphne.» 
«Iniziamo dalla posizione del Cane con la testa in giù: è molto semplice, ed è una delle posizioni base», dice Stephanie.
Daphne si piega in avanti, posa le mani sul tappetino e china la testa per guardare tra le gambe. Io sono in piedi, immobile, con la bocca aperta.
Anche stavolta Stephanie se ne accorge. «Ehi, tu, pensavi di fare un po’ di yoga con noi?» chiede in tono scherzoso. Non mi stupirei se la prossima volta mi insultasse davanti a tutti. Non la calcolo e riporto lo sguardo su Daphne che sta sollevando i fianchi, fino a ritrovarsi piegata in due. Stiamo scherzando? Sì? Che ho fatto di male per meritarmi questo? Sono ad un maledetto corso di yoga con una maledettissima erezione. Voglio andare a casa.
«Pidge...», mugolo. «Pi-geee-ooon.» 
«Che c’è, Drew? Sto cercando di concentrarmi», risponde, e mi guarda di nuovo.

Ho tentato di piegarmi per assumere la posizione ma sono tutto storto. Daphne ride.
«Sta’ zitta, per cortesia», mugugno, facendola ridere ancora di più. 
«Sei proprio negato.» 
«Mi stai distraendo», ringhio.
«Ah sì? E come?» Adora essere in vantaggio su di me, perché non capita spesso. 
«Lo sai benissimo!» bisbiglio. La ragazza accanto a me ci sente, e questo pare dare soddisfazione alla ragazza sfacciata che ho di fronte, piegata in due.
«Sposta il tappetino, allora.» 
«Spostati tu… Sei tu che mi provochi.» 
«Ti stuzzico, al massimo».
 
«Okay, passiamo alla posizione Uttanasana», dice Stephanie. Sbuffo e soffoco un ringhio in gola, l'ennesimo.
Daphne si alza in piedi e si piega in avanti, posando le mani sulle ginocchia, tenendo la schiena parallela al pavimento. 
«Non ci posso credere», borbotto ritrovandomi il suo sedere praticamente in faccia. 

«Okay: ora ci pieghiamo in avanti», ordina Miss Bocca Larga, e Daphne curva completamente la schiena contro le gambe. 
«Vuole proprio che ti scopi qui davanti a tutti», commento, senza troppi giri di parole.
Daphne alza la testa di scatto per assicurarsi che nessuno mi abbia sentito. «Shhh», mi zittisce, ed io sghignazzo.
«Sposta il tappetino, sennò dico agli altri cosa sto pensando in questo momento», mormoro «e non sono per niente pensieri casti, piccola. Anzi, prevedono gemiti. Tanti gemiti, pidge. E sono tutti tuoi.» Daphne torna precipitosamente al posto di prima, accanto a me, e ridacchio.

«Quelle cose puoi dirmele dopo», bisbiglia.
«Oh piccola, ci puoi scommettere.» 

Per il resto della lezione partecipo ben poco, e a metà la bionda si sposta altrove, probabilmente perché non la smetto di parlare. 
«Dovremmo meditare», mi ricorda Daphne chiudendo gli occhi. 
Nell’aula c’è silenzio.

«Che roba da sfigati», commento.
«Sei stato tu a iscriverti.» 
«Non sapevo che fosse così da sfigati. Sto per addormentarmi in piedi.» 
«Piantala di lamentarti.» 
«Non ci riesco. Mi hai fatto eccitare e ora devo starmene a gambe incrociate a meditare, con un’erezione, in una stanza piena di gente.» 
«DREW!» 
 
 
HEEEEEEY MACARENA.
 
«Questo non è giusto. Lo sai, vero? Ti stai vendicando.»
Piagnucola Daphne tirandomi per la manica della camicia. «Vendicando? Per cosa?» «per il corso di yoga, perché eri negato e ora mi porti a questo corso di ballo per far vedere a tutti quanti quanto io sia negata. Ecco». Mi volto verso di lei e corrugo la fronte, fermandomi davanti alla porta della “scuola di ballo”. In realtà era una palestra ristrutturata in modo tale da poter essere usata come scuola di ballo. «Chiariamo una cosa: non mi sto vendicando. Semplicemente, voglio fare qualcosa con te. Con lo yoga abbiamo fallito e abbiamo appurato che al corso non ci metterò più piede. Nel ballo non sei negata, ogni tanto a casa balliamo. Non ti ho portata qui per farti sfigurare. Al massimo, l’ho fatto per mostrare a tutti quanto sei bella. Quindi smettila, okay? Ti amo.»
A quelle due paroline gli occhi di Daphne si illuminano e comincia a dondolare, in punta di piedi.
«Ti amo anche io.»
Scuoto la testa e le do un bacio sulla fronte, sorprendendomi sempre di più del suo lato da “bambina”. Non era un problema per me, mi piaceva darle affetto e riceverlo da lei. Solo da lei.
 
Entriamo assieme nell’edificio e mentre cammino con Daphne di fianco, sento vari sguardi puntati addosso. Sondo velocemente la zona e noto, con mio dispiacere, di essere circondato solo da ragazzine, accompagnate dai loro fidanzatini. Assottiglio lo sguardo e stringo la mano di Daphne che – ahimè – sta già pensando a come ucciderle tutte quante, senza lasciare tracce.
Mi sistemo le maniche della camicia, raggomitolandole fino al gomito, e mi passo una mano tra i capelli, notando una donna davanti allo specchio della stanza. «Hola, soy Joel. Sarò la vostra insegnante di reggaetón per queste lezioni».
………………. Reggaetón? Dove diavolo mi sono iscritto?
«Drew… amore, reggaetón. Serio?» «E’ quello che mi sto domandando anche io. Che diamine, sul volantino non stava scritto. Vuoi andartene?»
Daphne si volta e mi guarda, legandosi poi i capelli in una coda alta, lasciando alcune ciocche libere dall’elastico. Scuote la testa, facendo ondeggiare i capelli, e mi prende per mano portandomi quasi in prima fila. «Oh no, non ce ne andiamo. Mi hai portato qui? Ora ci stiamo.» «Okay piccola, ma vorrei farti notare che negli ultimi minuti hai avuto pensieri omicidi verso le altre ragazze nella stanza.» «Lo so, amore mio. Lo so.»
Scuoto la testa e scrocchio il collo. «Non finirà bene… me lo sento.»
 
(…)
 
«Bene, ora proviamo con la musica.»
Mi volto verso Daphne e sbuffo, maledicendomi mentalmente per essermi iscritto ad un corso di reggaetón. «I passi sono facili, non oso immaginare quale canzone metterà per--» Ad un certo punto sento diverse voci e piego il viso di lato, borbottando poco dopo. «Reggaetón lento, seria? Little Mix e quegli altri imbranati? Ma stiamo scherzando? Ma dove sono finito? Al liceo?»
«Beh, amore, siamo circondati da adolescenti… che ti aspettavi?»
Scuoto la testa, per l’ennesima volta e, poco dopo, sento picchiettare sulla mia spalla. Mi giro e noto una ragazzina, truccata troppo per la sua età e con una gonna troppo corta che lascia fin troppo spazio all’immaginazione. «Posso aiutarti?» la ragazzina si attorciglia una ciocca di capelli attorno al dito e piega lievemente il capo di lato, cercando di risultare provocante. «Mi chiedevo se potessi aiutarmi con alcuni passi. Ho visto come balli e non sei niente male… ti va?» Inarco un sopracciglio e raddrizzo leggermente le spalle, voltando poi lo sguardo verso Daphne. Ridacchio e torno a guardare la ragazzina davanti a me, annuendo. «Certo, nessun problema.»
Mentre mi allontano sento i pensieri di Daphne e cerco di non farmi sfuggire nessuna risata, altrimenti rischio che mi prendano per pazzo.
(Si può sapere cosa stai facendo? Vuoi che le dia fuoco davanti a tutti? Perché sai che posso farlo. Non ho nessun problema.)
“Calmati piccola. E’ solo una ragazzina.”
(Solo una ragazzina che ti sta facendo gli occhi dolci. E DOVE DIAVOLO STA METTENDO LE MANI?)
“GESU’, PERCHE’ URLI? Non mi ero accorto di quanto la tua voce fosse squillante anche tramite i pensieri…”
(Stai zitto.)
“Sei bella quando borbotti, lo sai?”


Lasciandola borbottare, torno a guardare la ragazzina davanti a me, storcendo il naso per via di tutto quel trucco. Che diamine, si è intonacata il viso.
«Ho problemi sulla seconda parte dei passi.»
«Non è così difficile, voi ragazze dovete solo muovere i fianchi. E prima devi solo camminare a ritmo di musica, avanti e indietro. Non è difficile capire che è il secondo verso della canzone. Quindi sarebbe tipo un “our bodies on fire” passo avanti, “with full of desire” passo indietro, “if you feel what I feel” passo avanti e indietro, “throw your hands up higher” come prima, passo avanti e indietro, “and to all the ladies around the world” stessa cosa. Da “go ahead and muévete, muévete, muévete” muovi i fianchi”.»

Sto seriamente spiegando a una ragazzina come ballare sulle note di reggaetón lento. Quanto sono caduto in basso?
Scuoto la testa, per l’ennesima volta, e noto che una delle sue mani è poggiata sul fianco e sta andando verso la schiena. Mi irrigidisco sul posto e cerco Daphne con lo sguardo, percependo poi odore di bruciato. Mi volto e noto che i capelli della ragazzina hanno preso fuoco. Rilasso i muscoli e sento la mano di Daphne che mi accarezza la schiena, ritrovandomi subito dopo fuori dalla sala.

«La prossima volta che ci salta in mente di iscriverci a qualcosa, dobbiamo pensarci non una, ma venti volte. Drew? Tutto okay…?» Sbatto velocemente gli occhi e rilasso di nuovo i muscoli, prendendo Daphne per mano. «Tutto okay, stavo solo entrando leggermente in crisi sentendo che stava per toccarmi la schiena. Ecco perché odio uscire. Tranne per cacciare o bere, a quello non dico di no. E so che mi diverto.»

«Amore?»
«Sì, pidge?»
«Coperta, film, biscotti e cioccolata calda?»
«Mi hai letto nel pensiero.»


BUON COMPLEANNO, SEBASTIAN!

«Giù, giù, giù, giù!»
Rido e guardo Sebastian bere l’ennesimo shottino di vodka, scuotendo poi la testa. «Non ha nemmeno senso bere visto che non ci ubriachiamo facilmente!» urla lui, cercando di sovrastare il rumore della musica. «Sempre meglio che stare a casa a non far nulla, Sebby!» urla Daphne, con in mano un vassoio pieno di shottini.
Prendo il vassoio e lo appoggio sul tavolino tra le due poltroncine, e poi prendo lei per un braccio, facendola sedere sulle mie gambe. «Tu piccola sei un caso a parte, ti ubriachi subito» lei mette il broncio ed incrocia le braccia contro il petto «non è vero!». Rido e la stringo a me, spostandole una ciocca di capelli dietro l’orecchio, baciandole poi il collo, cercando di farla rilassare.
La sento mugolare e stringersi a me, accoccolandosi contro il mio petto. Comincio a lasciarle un lieve succhiotto poco sotto l’orecchio e lei, in risposta, inizia ad ondeggiare i fianchi contro i miei. Ringhio leggermente e mi sposto, guardandola. «Così non aiuti, piccola. Ce la fai a non provocarmi fino a quando non arriviamo a casa?» lei ci pensa un po’ e poi scuote la testa, alzandosi dalle mie gambe e raggiungendo il bancone del bar, salendoci sopra.
«Cosa vuoi fare? Daphne?»
Sebastian scuote la testa e, prendendo un altro shottino, mormora: «Non finirà bene, me lo sento».
Quella frase sembra costellare le nostre giornate, ormai.
Torno a guardare Daphne e noto che si sta muovendo a ritmo della musica, ondeggiando i fianchi e sollevando i capelli con le mani, cercando di allievare la sensazione di calore sul collo. Assottiglio lo sguardo e vedo che mi sta guardando.
“Non sai in cosa ti sei cacciata, piccola.”
(Oh sì che lo so, piccolo.)

“Piccolo? Seriamente? E no, penso tu non lo sappia. Posso accettare di tutto, ma questo no. Ti guardano tutti, Daphne. Non mi piace come ti guardano.”

Mi alzo e mi avvicino al bancone del bar, notando un ragazzo che sta facendo la radiografia completa di Daphne. «ehi bellezza! Sculetta ancora un po’ per me!»
Ringhio pesantemente e senza pensarci troppo mi collego alla mente del ragazzo, facendogli avvertire un forte mal di testa, seguito da emorragia cerebrale. Noto che comincia a tenersi la testa e che il naso inizia a sanguinargli. Mi lascio sfuggire un altro ringhio e torno a guardare Daphne, posando lo sguardo sulle sue cosce troppo scoperte. Il vestito si è sollevato.
«Daphne, per la miseria, scendi!»
«No!»
«Ecco, perfetto, vedi che—aspetta, COSA?!»
Okay, d’accordo. No problem. Piego lievemente il viso di lato e immagino il bar che va in fiamme, sentendo poi odore di bruciato. La gente comincia ad urlare e a correre, quindi, senza fretta, salgo sul bancone e prendo Daphne in spalla, teletrasportando entrambi fuori dal locale, abbastanza lontano dal non sentire il calore delle fiamme.

Sebastian è proprio dietro di noi, intento a guardarsi attorno.
 
«Si può sapere che ti è preso?» urla Daphne, sollevando le braccia in aria.
«A me? Cosa è preso a te, piuttosto! Sei impazzita? Non mi piace che gli altri ti guardino, figurati se ti metti a ballare sul bancone del bar! Ho sentito così tanti pensieri, tutti assieme, che pensavo la testa mi esplodesse! Solo io posso pensare determinate cose e non mi piace che gli altri pensino certe cose di te! Che diamine, pigeon, pensavo di restarci secco! Non puoi fare così, rischio di perdere il controllo ogni volta e--» continuerei volentieri a parlare se non avessi le labbra di Daphne incollate alle mie. Mugolo e rilasso i muscoli, tirandola poi verso di me.
«Ti sei calmato?» «forse» mugugno, poggiando la fronte alla sua.
«Scusa. Non volevo farti arrabbiare» scuoto la testa e la prendo in braccio, stando attento a non far sollevare di più il vestito «non sono arrabbiato, mi piace quando balli, ma solo quando lo fai per me, non per farmi un dispetto solo perché ho detto che ti ubriachi in fretta, cosa vera e non provare a contestarmi, lo spettacolino sul bancone ne è la prova.» la sento stringersi a me e strofinare il viso contro il mio collo, gemendo leggermente.
«Drew?» «sì, piccola?» «mi porti a casa, così posso finire lo spettacolino?»

…………….beh, chi sono per dire di no?

«Certo, piccola.»

Sebastian, dietro di noi, ride.
«Sei sempre il solito, Drew.»
 
  
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