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Autore: Ceccaaa    05/10/2017    0 recensioni
~DALL'ULTIMO CAPITOLO~
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era.
Genere: Avventura, Fantasy, Mistero | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Famiglia Dursley, Famiglia Potter, Famiglia Weasley, Nuovo personaggio
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la II guerra magica/Pace, Nuova generazione
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Loro sanno.

Lloyd se ne stava sul letto di Jo, girato sulla schiena, con la testa a penzoloni oltre il bordo del letto e la lingua fuori. Dormiva, in un modo completamente incomprensibile al biondo che leggeva sul pavimento, appoggiato con la schiena al letto. Quel giorno aveva trovato insopportabile il silenzio dei suoi amici: Leòn era ancora arrabbiato con lui, Mila continuava a stare con Eddie Morf, ma non sembrava apprezzare la sua compagnia. E Claire. Claire quasi non lo guardava, a lezione non lo cercava, e ovviamente anche lei non spiccicava parola. Cosa le avesse fatto, Jo non lo sapeva. Ma pensava sempre di più che suo cugino James avesse ragione: il mondo femminile era parallelo a quello maschile.
Se riusciva a gestire con destrezza le emozioni di mancanza per i primi due, l’assenza di Claire era quasi in opprimibile. Lei era davvero l’unica persona a cui voleva parlare in quel momento, ma non poteva costringerla.
Quindi Jo si era chiuso in camera, con la speranza che Leòn e il suo caro nuovo amico Opius Jazar non fossero interessati a irrompervi. La compagnia del suo cane era quantomeno affettuosa: magnifiche creature, i cani.
Proprio in quel momento Jo stava osservando la lingua dell’animale colare bava sul pavimento e invadere il suo spazio vitale. Aveva il libro sulle gambe distese, abbandonato tra le mani. Con una smorfia di disgusto di alzò e cercò un fazzoletto sulla scrivania. Lo appoggio sul pavimento circoscrivendo la pozza e si rimise a leggere.
E se Claire si fosse arrabbiata perché mettendosi con Mila le aveva reso la vita impossibile? Era probabile, ma Mila aveva accettato di sua spontanea volontà. Si accorse di aver riletto la stessa frase tre volte senza averne afferrato una parola. Si concentrò sulla storia: ‘Durante i miei studi mi sono spesso trovato in situazioni di estremo pericolo che mi hanno poi condotto alle scoperte più affascinanti: per esempio ho scoperto che il veleno dell’Acromantula è un ottimo ingrediente per un filtro sperimentale da me inventato, il Proximus Posterum, o Futuro Liquido. ’
Jo aggrottò le sopracciglia. Aveva letto moltissime volte quel libro, da quando lo zio Ron gliel’aveva regalato. Non si ricordava di aver mai letto quel nome, eppure era lì, stampato sulle pagine di quel libro consunto. Lesse oltre: ‘Nicholas Flamel non rivelò mai ad alcuno la procedura per preparare questo filtro mistico, ma da alcuni documenti e studi si comprende che l’abbia effettivamente creato e provato. Il suo taccuino descrive gli effetti della pozione come un lampo di ricordi – o per meglio specificare – di futuri approssimativi che danno immagine del futuro in prospettiva dell’istante presente.” Ora ricordava. Il libro proseguiva con vari effetti negativi e pericoli, come la dipendenza dalla pozione e la conseguente pazzia per il continuo cambio del futuro.
Il ragazzo si voltò di nuovo verso il cane, che ancora dormiva. “Un futuro imprevedibile—” commentò “La storia della mia vita.” Si alzò chiudendo il libro.
Lo appoggiò sul letto, lontano dalle zampe infangate di Lloyd, e aprì n cassetto estraendone un sonnifero di Tiri Vispi Weasley. Nelle ultime settimane il suo turbamento si era riprodotto in orribili sogni di omicidi in cui Jo era in prima persona, e il forte sonnifero di suo zio era l’unica cosa che garantiva un sonno tranquillo senza troppi effetti collaterali. Lo guardò indeciso: usava la medicina per non pensare a volte, ma sapeva che non avrebbe dovuto. Si voltò guardando il cane steso sulla metà inferiore del letto. Con un sospiro rimise a posto il sonnifero.
 
Claire aveva aspettato tutto il giorno, con la testa che lavorava veloce e l’ansia che cresceva ogni minuto. Quando Mila le aveva chiesto cosa fosse successo, non era stata in grado di rispondere e aveva balbettato una scusa che mal si avvicinava alla realtà. Figuriamoci quando Vitious le aveva chiesto cosa faceva l’incantesimo Incendio! – che non era poi così difficile, sussurrò Mila
Ma ora finalmente quelle lunghe ore erano finite, era giunto il momento di scoprire la verità. “Animagus.” Pronunciò. Il gragoyle ruotò su sé stesso scoprendo una scala mobile di pietra i cui gradini apparivano per magia dal pavimento. La ragazza salì, ma non aspettò che fosse la scalinata a portarla in cima: si mise a correre rischiando di cadere diverse volte fino a dover frenare evitando per un pelo la porta di mogano dell’ufficio della preside. Fece dei lunghi sospiri calmano i battiti.
Rimase qualche minuto in questa posizione, poi si fece coraggio e bussò.
“Avanti.” Disse la voce della McGranitt dall’interno. Claire aprì la porta con tanta foga da farla rimbalzare contro il muro. “S-scusi professoressa. Non intendevo—” si bloccò notando l’uomo seduto in una delle due sedie davanti alla scrivania. “Nessun problema, Feliz. Siediti, per favore.” La ragazza avanzò lentamente e si sedette nella sedia vuota, cercando di non fissare l’uomo.
“Bene. Sicuramente conoscerai Ronald Weasley, uno degli eroi di Guerra.” Lo presentò la McGranitt indicandolo con un gesto della mano. “Ma certo. Piacere di rivederla, signor Weasley.” Il suo tono di voce era più basso di un’ottava. Diede un colpo di tosse. “Lo stesso per me, Claire. Purtroppo le ragioni della mia visita nono sono delle più piacevoli, però.” La McGranitt gli lanciò uno sguardo infuocato. “Mi scusi professoressa, ma credo sia il caso di arrivare dritto al punto. Girarci attorno sarebbe una perdita di tempo, e il suo come il mio tempo è prezioso.” “Lo so Weasley. Ma pensavo che sarebbe stato meglio non essere bruschi: te l’ho spiegato con chiarezza prima di questo colloquio.” Le sue labbra erano tirate come la corda di un arco, il che non presagiva nulla di buono. “E va bene. Prego, dica lei.” La preside gli lanciò un altro sguardo tagliente prima di rivolgersi a Claire con voce incerta: “Feliz, come ha detto il signor Weasley, dobbiamo darti una notizia non troppo piacevole.” Il leggero ma udibile sbuffo del signor Weasley fece intendere che la notizia fosse molto più che ‘non troppo piacevole’, ma la McGranitt continuò senza guardarlo. “Questa mattina Harry Potter in persona mi ha scritto, ritenendo la questione di massima importanza e Weasley è qui per fare le sue veci.” Annuì lentamente in direzione di quest’ultimo. L’uomo sfilò dalla tasca un foglio dall’aria ufficiale. “Ecco, tieni. Questa è da parte di Harry.” Claire lo prese e lesse:
 
Cara signorina Feliz Claire, non credo sia ancora stata informata di ciò che è avvenuto durante le prime ore di questo giorno, 9 marzo 2023. È un grande dolore per me doverla informare della scomparsa della sua famiglia in seguito a un attacco—
 
Claire asciò cadere il foglio. Cosa? La scomparsa della sua famiglia? Era un modo gentile per dire che i suoi genitori erano morti—? “Mamma e papà—” sussurrò.
“Mi dispiace tanto, Claire. Vuoi che ti legga il resto della lettera?” chiese il signor Weasley. “È importante.” La ragazza annuì, incapace di parlare. Voleva solo correre via, nascondersi, piangere fino a finire le lacrime. Il signor Weasley continuò a leggere dalla frase fatale.
 
È un grande dolore per me doverla informare della scomparsa della sua famiglia in seguito a un attacco della casa famigliare. Secondo i Guaritori del San Mungo è opera indiscussa di maghi molto potenti, ma non abbiamo rilevato alcuna attività di magia indiretta nella zona (e con questo si intende magia prodotta da una bacchetta) e il decesso è accaduto in entrambi i casi in seguito a uno schianto contro una parete.
Devo dedurre alcune conclusioni che preferirei non sospettare neanche. Potrebbe essere che degli esseri non-umani abbiano senza apparente motivo attaccato la casa famigliare dei suoi genitori.
La mia ipotesi più probabile è che dei Corpuscontroller abbiano invece effettuato l’attacco. Lei sa molto sull’argomento e spero che in un secondo momento mi aiuterà a risolvere l’indagine.
In seguito allo scorso natale ho appreso dal mio cugino di secondo grado Jonathan Dursley che avete svolto insieme alcune indagini sull’argomento. Dunque la prego di contattarmi appena avrà superato il lutto.
Altre informazioni le verranno inviate via gufo attraverso la preside della scuola.
Mi rammarico delle sue perdite e mi impegnerò nell’organizzazione al più presto dei funerali dei suoi genitori. Con ossequi,
Harry J. Potter
Capo del dipartimento Auror
Ministero della Magia
 
Il signor Weasley posò la lettera sul tavolo. Claire sedeva con le mani tra i capelli, le unghie conficcate nella cute, quasi a sangue. La professoressa McGranitt sembrava scossa quanto lei. Ci furono diversi minuti di silenzio. Poi si alzò e girò attorno alla scrivania. Si avvicinò alla ragazza e l’abbracciò.
Nel calore di quell’abbraccio, che la lasciò un po’ sorpresa, le lacrime cominciarono a scivolare giù dalle guance di Claire. Le parole della lettera cominciarono a balenargli nella mente: la scomparsa della sua famiglia— non abbiamo rilevato alcuna attività di magia indiretta nella zona—
E poi quella parola, che aveva cominciato ad odiare. Corpuscontroller. Aveva un suono aspro sulla sua lingua e un profilo oscuro nella sua mente. Era l’insieme di amicizia e terrore. Una paura troppo terribile per essere vera, ma che esisteva senza il minimo dubbio. E poi, come colpita da un attimo di lucidità, un colpo al cuore: casa mia. Sono andati a casa mia. Lo sapevano. Sapevano chi era. E lei sapeva per certo chi sarebbero state le prossime vittime. Non c’era tempo da perdere.
 
Continuava a fare su e giù per la stanza, un dolore incredibile in tutto il corpo. Non gli permetteva di star fermo. Dei ricordi non suoi andavano e venivano, e ogni volta i suoi muscoli si irrigidivano e il dolore aumentava, aumentava—
Una casa. Una casa distrutta.
Un uomo. Una donna. Scagliati a velocità supersonica attraverso la casa.
Sangue per terra, sui muri. E quella voce. Quella che lo aveva perseguitato, a volte, nei suoi sogni.
“Tu sarai l’erede di tutto questo.”
Il buio.
Sbatté gli avambracci sulla parete. Un uovo dolore arrivò come un’ancora di salvezza. Si concentrò su quello. Tutto il suo cervello provò quell’unico dolore, ma non bastò per contrastare quella tortura.
Una uova voce raggiunse le sue orecchie. “Era molto che Kreacher voleva tornare a trovare Jo.” Il ragazzo aprì gli occhi. “Oh. Kreacher, scusa non ti ho sentito arrivare.” Disse. Si andò a sedere sul letto, stropicciandosi le mani l’una con l’altra. Lloyd gli si avvicinò posandogli la testa bavosa sulle gambe. “Jo non ha piacere di vedere Kreacher? A Kreacher dispiace.” Disse l’elfo guardandolo con i suoi grandi occhi verdi. “No, Kreacher. Creto che ho piacere di vederti, solo che sto passando un momento un po’ complicato.” Accarezzò distrattamente la testa del cane, che continuava a sbavargli sui pantaloni della divisa. “Hai bisogno di qualcosa?” chiese. Kreacher scosse la testa. “No, ma Kreacher ha notato che Jo non parla più con i suoi amici. Kreacher è venuto a tener compagnia a Jo.” Il ragazzo gli sorrise. “Sei gentile, Kreacher.” “E poi Kreacher ha scoperto una cosa che pensa che Jo dovrebbe sapere.” Jo alzò lo sguardo dalla testa di Lloyd. “Non voglio sapere più niente. Sono stanco di sapere e sapere. Vorrei non sapere nulla di tutto questo.” “Ma quello che Kreacher vuole dire non è parte di tutto questo. Riguarda la ragazza Claire Feliz.” Lo sguardo di Jo, che era ricaduto sul cane, guizzò in direzione dell’elfo. “Che cosa?” l’elfo fece un saltino. “Jo vuole sapere di più! Kreacher ne era certo!” canticchiò. “Kreacher, voglio sapere cosa devi dirmi. Hai vinto. Ora dillo.” D’improvviso l’espressione dell’elfo si tramutò. “Jo ha fatto la scelta giusta. Kreacher gli racconterà tutto.”
 
Jo stava correndo verso la biblioteca. Continuava a dare spallate agli studenti che trascorrevano un pomeriggio tranquillo nei corridoi.
Non si fermava per scusarsi, né per salutare nessuno: correva e basta.
Arrivò alla biblioteca e si fermò ansimante. Quando riuscì a calmarsi entrò. Non gli servì guardarsi attorno per individuarle, né individuarle in sé. Si avviò all’istante verso il tavolino nascosto dietro agli scaffali, attraverso un labirinto che aveva imparato troppo bene per potersi perdere.
Non riusciva a pensare a niente, era anche riuscito a scacciare le strane visioni che lo avevano torturato poco prima. Non sentiva il male fisico che gli attraversava il corpo: solo il dovere di parlare con lei. Si sentiva stupido, sapeva di essersi isolato, commiserato, intristito, ma che non aveva fatto niente per risolvere la situazione prima che fosse troppo tardi. E sperava con tutto il suo cuore di essere ancora in tempo per ricostruire quel terribile anno ad Hogwarts.
Arrivo al tavolo che cercava e si sedette senza neanche pensarci. Era sudato, ansimante. Le due ragazze lo guardarono sorprese.
“Dobbiamo parlare.” Disse. “Ora.”
Alzò lo sguardo e arrossì: Mila lo guardava a bocca aperta, Claire aveva appena alzato la testa per guardarlo, il viso bagnato, gli occhi rossi, l’espressione disperata.
“Dobbiamo.” Ribadì, ma con voce meno decisa.
“Jo, non è il momento.” Disse Mila. “È sempre il momento, se siamo davvero amici. E voglio essere davvero amici.” Si sedette vicino a Claire. “Kreacher mi ha detto tutto.”
La ragazza alzò la testa dalle braccia cercando di ricomporsi un poco. “Tutto cosa?” “Non cercare di fingere, Clary. Si vede che stavi piangendo.” Appoggiò una mano sul suo braccio. La ragazza si ritrasse bruscamente.
Jo la guardò ferito. Gli occhi terrorizzati di lei gli comunicavano solo una cosa: pericolo. Pericolo, lui?
No. Pericolo, Corpuscontroller. Pericolo, assassino.
E tutto ciò era il motivo per cui era troppo tardi: non si fidavano. Lui era quello che le uccideva nel sogno. Lui era quello che era destinato a ucciderle.
Jo non ci credeva. Non era lui, quello nel sogno. No. Lui era questo. Lui era un Dursley. E questo Dursley non avrebbe lasciato la sua migliore amica nel momento del bisogno.
“Claire. Ti prego.” Disse dolcemente. “Non ce la faccio più. Ho bisogno di aiutarti. E tu hai bisogno del mio aiuto.” Claire non si muoveva, come se si fosse vergognata di sé stessa. “Jo. Non credo voglia il tuo aiuto.” Mila appoggiò una mano sulla spalla della sorella, guardandolo. “Invece sì. Io non sono un mostro. Non mi avete mai considerato un mostro, e non lo avreste mai fatto se—” “Dillo. Dillo se hai il coraggio.” Ma non ne aveva. Anzi, non voleva averne. Ne aveva abbastanza di litigare, abbastanza di evitarsi, di non parlarsi. Voleva riavere i suoi amici indietro: studiare con Claire, colpire Leòn in testa con una matita, ridere alle sue spalle quando guardava Mila con sguardo adoratore. Non se n’era accorto fino a qual momento, ma si era sentito triste nell’ultimo mese. Gli erano mancati. Voleva tornare indietro al primo di settembre: lui e Leòn seduti in uno scompartimento in coda all’Espresso di Hogwarts, il loro unico pensiero era stato la Casa in cui sarebbero finiti: "Io non sono coraggioso, ne particolarmente intelligente. Ne furbo ne altro. Credo che opterò per Tassorosso, la Casa dei falliti. E tu?" chiese guardandolo negli occhi che notò essere leggermente più scuri dei suoi. "Se non andassi a Serpeverde, mio padre mi spellerebbe vivo. E io penso di essere portato solo per quella Casa."
“No.” Disse. “Non voglio, non ne posso più.” Si voltò verso Claire, appoggiandole di nuovo la mano sul braccio. Lei la guardò con un moto di paura, e lui lasciò che si calmasse prima di continuare. “Vogliamo aiutarti. Io e Mila. Ti prego, Claire, guardami.” Lei esitò, ma si decise ad alzare lo sguardo. “Ti sembro un assassino, io?” chiese Jo. Sentiva lo sguardo sbalordito di Mila, abituata alle sue provocazioni da Serpeverde-tipo. “No.” Il tono di Claire era più deciso di quanto si aspettasse, e sorrise.
   
 
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