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Autore: piccina    06/10/2017    4 recensioni
Ecco come mi sono sempre immaginare dovesse finire la giornata del Jagathlon. Cosa sarebbe successo se Harm avesse avuto il coraggio di parlare, una buona volta.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Harmon 'Harm' Rabb, Sarah 'Mac' MacKenzie, Un po' tutti
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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DISCLAIMERS: Jag e tutti i suoi personaggi appartengono a D.P.Bellisario, alla CBS e alla Paramount li ho solo presi in prestito, senza alcun scopo di lucro, per questa fanfic
​La prima FF che ho scritto in assoluto, più di dieci anni fa. E' rispuntata fuori mettendo ordine nel pc e ho pensato di condividerla. Fatemi sapere se è ancora leggibile. Ciao. 
​PS: le canzoni citate nella storia sono tutte di R. Vecchioni


Un letto nuovo 

Svegliarsi ancora nello stesso letto, al fianco dello stesso uomo, guardare indietro e accorgersi che sono passati 30 anni.
Nella stanza a fianco non dormono più i figli, ma saltuariamente 3 piccole pesti che, incredibilmente, ti chiamano nonna!
Nonna. Nonna io che pensavo non sarei mai stata mamma.
Mac si alzò dal letto, facendo piano per non svegliare il marito, che appena un secondo dopo si era girato ad occupare, in diagonale, tutto il grande letto.
Il letto. Il loro grande, smodato, fuori misura, letto matrimoniale … che li aveva seguiti, per le basi di mezzo mondo, unico punto fisso in una vita di spostamenti e avventure … chissà se era stanco di sopportare il peso di due vecchi ufficiali in congedo, che ancora, dopo tanti anni, mettevano alla prova la resistenza delle sue reti, amandosi di un amore ora dolce, ma che in altri tempi era stato focoso, burrascoso e … e più frequente, pensò sorridendo Sarah mentre si infilava la vestaglia e scendeva le scale, diretta in cucina.
Mentre la caffettiera si scaldava, il ricordò andò a un mobilificio di periferia, una domenica pomeriggio di pioggia, era quasi l’orario di chiusura e loro a supplicare di farli  entrare: DOVEVANO COMPRARE UN LETTO.
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Sentì suonare alla porta …
Era sudata, stanca morta e con retrogusto amaro in bocca e nel cuore.
Era appena rientrata a casa dopo il Jagathlon, lo sapeva, lo sentiva, questa volta c’erano andati vicini.
Sì, vicini ad arrendersi al sentimento che provavano l’uno per l’altra, eppure ancora una dannata volta lei era nuovamente a casa sua. Da sola.
Arrendersi al sentimento? Chi doveva arrendersi?
Lei l’aveva già fatto da tempo, forse già da quel lontano incontro in un giardino di rose, ma lui …
 
Lui non si arrendeva. Né oggi, né mai. Che non avesse nulla a cui arrendersi e l’unica capitolazione possibile fosse quella della sua ragione all’evidenza dei fatti?
Il suo era un amore non corrisposto. 
Per lui era l’amica, la confidente, la collega, l’unica, insostituibile Mac, ma non era il suo amore.
 
Nessuna voglia di rispondere al suono del campanello, nessuna voglia di aprire la porta e di sorridere a qualche inopportuno visitatore…
 
Suonarono ancora. Insistenti, inopportuni, invadenti.
“Non ci sono”, urlò. Chiunque voi siate, chiunque tu sia: “Non ci sono, dannazione non ci sono!”
 
“Ma ci sono io Mac, ci sono io. Questa volta ci sono io. Fammi entrare.
Ti prego, Sarah…”
 
Silenzio… e poi piano il suono delle dita sulle corde della chitarra e rauca la sua voce, quasi rotta dalla commozione e dal timore di essere arrivato troppo tardi.
 
“Sai, vorrei tornare indietro
e rivederti lì
mi basterebbe solo stringerti di più,
perché non c'ero,
non ci sono stato mai tutti quei giorni
che mi hai amato solo tu. (..)

 
Sai, vorrei tornare indietro
e non lasciarti mai;
mi basterebbe
solo stringerti di più,
per tutti i giorni
che con te non c'ero mai,
per tutti i giorni
che mi hai amato solo tu.

 
Sarai la sera
quando non mi perderò,
la rabbia vera
di un pensiero che non ho,
l'ombra che scende per dimenticare me,
la ninna nanna
di un dolore che non c'è.
La Storia farà scempio
di uomini e parole,
gli uomini non saranno più
frasi d'amore,
ma nel continuo disperarci
che c'è in noi
io so per sempre che tu ci sei.”
(1)
 
Suono di una musica lenta, malinconica e dolce, eco di parole incomprensibili e struggenti... Silenzio.
Il nodo in gola, la voce che non sa rispondere, la mano che non sa aprire quella porta.
 
E poi di nuovo la sua voce... di nuovo quella musica con parole, adesso conosciute, che lui traduceva per lei.
 
Aprì la porta.
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Era li, ancora con i pantaloncini e la canottiera della gara, gli occhi persi e l’aria stravolta.
La guardava. Come non aveva fatto mai. Come non avrebbe fatto mai più.
Ci sarebbero stati altri sguardi, milioni di altri sguardi.  Di gioia, di rabbia, di tenerezza, di ironia, non quello carico di amore e disperazione.
 
Non disse nulla. Allungò le braccia e si arrampicò fino al collo, allacciò le mani dietro alla sua nuca e lo tirò a sè.
Finalmente alla sua altezza. Non stava volando troppo in alto o troppo distante.
Era li per lei. E lei lo stava baciando.
 
Con un calcio Harm chiuse la porta dietro si sé, sollevò Sarah che allacciò le gambe intorno alla sua vita, le loro lingue si intrecciarono in una danza appena inventata.
I vestiti volarono via e finalmente i loro corpi si conobbero. Si amarono con urgenza, quasi con rabbia, lì distesi sul pavimento dell’entrata.
Il tappeto della sala accolse altro amore, più dolce e delicato. Assaporarono a lungo il sapore della loro pelle e ne respirarono l’odore.
Non si dissero una parola per tutto il pomeriggio.
 
Le ombre della sera iniziavano ad allungarsi sul tappeto sopra il quale risposavano abbracciati, le mani che, incredule, sfioravano ad accarezzare quei corpi così a lungo desiderati e finalmente disponibili.
 
Stupefatti ed esausti finalmente si dissero: grazie.
Grazie di aver resistito, grazie di aver suonato quella canzone, grazie di aver aperto quella porta.
Grazie di aver saputo perdonare le reciproche ignavie, ritrosie, egoismi e paure.
Grazie di amarmi, si dissero in coro.
 
Non misero in dubbio di trascorrere la notte insieme. Non in un letto che avevano condiviso con altri.
 
“Vestiti Mac! Andiamo a comprare il nostro letto. Dormi con me, questa notte e per sempre. Sposami, Sarah.”
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Il fischio del tostapane distolse Mac dai suoi ricordi, mentre nella testa riecheggiava ancora, come fosse ieri, la proposta di matrimonio più stramba, imprevista ed entusiasticamente accettata della storia. 
Versò il caffè nelle tazze, imburrò il pane e stese un filo di marmellata, dispose il tutto su un vassoio e risalì le scale.
Svegliare Harm, questa la missione più difficile, da 30 anni a questa parte.
  
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