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Autore: FunnyYoungMe    06/10/2017    1 recensioni
Emma, stanca della monotonia della sua vita, decide di fare quello che desidera da un po' di tempo: andare in Corea e vedere lui, la persona che le manca da impazzire dopo essere sparito dalle luci della ribalta per aver cominciato il servizio militare.
A Seul, Emma vivrà un'esperienza incredibile che le cambierà la vita.
DISCLAIMER: Nessuno dei personaggi mi appartiene. La storia è frutto della mia immaginazione da delulu fan, 'kay? Fatti e riferimenti sono puramente casuali.
Genere: Comico, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Altri, Kyuhyun, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Yesung
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Ogni volta che ti vedo, che ammiro il tuo sorriso, il tuo sguardo… mi perdo completamente. Il mio cuore comincia a battere all'impazzata, le mani cominciano a sudarmi, le guance si accaldono e la mia mente si fa i suoi filmini con te come protagonista. E tutto questo… da dietro uno schermo.

Ciao, sono Emma e ho una piccola, ma veramente minuscola, crush per un personaggio famoso. Sì ecco, diciamo che personaggio famoso in realtà è troppo, visto che è conosciuto principalmente in un unico continente. La mia più grande cotta è un ragazzo - meglio uomo, vista l'età del suddetto - coreano, modello, presentatore televisivo, ma soprattutto cantante.

Cho Kyuhyun - questo è il nome del disgraziato che ha osato diventare l'uomo più importante nella mia misera vita, dopo mio padre ovviamente - ha 29 anni, è il più giovane di uno dei più famosi gruppi coreani e ha una voce che spacca.

Comunque, torniamo a quanto dicevo. Questo tizio qui, che ora sta facendo il militare da ormai quasi 4 mesi - su 24 che deve fare - provoca in me quelle reazioni che vive una persona quando si innamora di un'altra. E in questo momento mi manca da morire.

Forse per questo motivo sono su un aereo diretto in Corea del Sud, da sola e con un preavviso di circa una settimana ai miei genitori. No tranquilli, non avrò problemi con la comunicazione perché nonostante sia una che fa poco nella vita, ho approfittato per studiare il coreano nell'eventualità di un futuro viaggio in questa terra orientale. Cosa che sto facendo ora, dopo un anno di studi, e solamente perché mi manca una persona. Problemi seri i miei.

Gran parte del viaggio l'ho passato ad immaginarmi Kyuhyun davanti a me e a quale sarà la mia reazione; se non svengo, sarà un miracolo. Già mi crea problemi da dietro uno schermo, figuriamoci quando vedrò lui dal vivo, quando avrò il suo corpo davanti che mi urlerà “sì, sono io”, invitandomi a toccarlo - a sua insaputa, ovvio… Non voglio spaventarlo. E non sono pazza… Credo.-

Arrivata in aeroporto, scendo quasi di corsa dal velivolo, guadagnandomi occhiatacce dagli altri passeggeri, ma non m'importa nulla. Come dice Paperon de Paperoni, “il tempo è denaro.” Più tempo ci metto ad uscire da qui, più tempo ci metto a cercare il centro dove Kyuhyun svolge il servizio.

Dopo aver ritirato il mio bagaglio ed essermi diretta all'esterno in attesa di prendere un qualunque veicolo per andare in hotel, vedo avvicinarsi un taxi. Ignorando il fatto che si sta fermando per prendere su la coppia che è in piedi sul ciglio del marciapiede, li supero e mi approprio dell’auto. I due mi guardano male e cominciano a maledirmi - perché sono sicura che nessuno sano di mente mi ringrazierebbe per il mio comportamento - in una qualche lingua a me sconosciuta. Ma bando alle ciance, non ho tempo da perdere.

 

∆∆∆∆

 

“Allora, vediamo un po' dove trovare quei maledetti”, mormoro tra me e me seduta alla scrivania della mia stanza d'albergo.

Prendo un pennarello in mano e osservo la cartina stesa di fronte a me.

“Qui c'è il bar di Yesung, qui quello della mamma di Kyuhyun”, sussurro disegnando dei cerchi nei posti interessati. “E qui dove lavora Kyuhyun”, aggiungo un cerchio.

Ecco, una delle piccole manie che ho sviluppato da quando ho cominciato ad ascoltare musica kpop è quello di parlare da sola. Lo facevo già prima, ma è peggiorato e non posso farci nulla, pur sapendo che la gente potrebbe guardarmi male per questo, però non devo piacere a loro.

Tornando alla mia situazione attuale, ora so dove trovare i miei “polli”. Però, prima di cominciare con Kyuhyun e morire subito senza aver avuto l'opportunità di vedere altro, andrò al Mouse Rabbit per contemplare quel bias wrecker dei miei stivali, a.k.a Kim Jonghoon - anche se sua madre gli ha cambiato il nome a Jonghoon, ma non m'importa minimamente -.

Una cosa che mi accomuna al disgraziato strano che adora le tartarughe è il gusto per i vestiti di colore nero. Ora, non sono una dark o emo come molti potrebbero pensare. No. Semplicemente fin da giovane ho sempre indossato cose scure, preferibilmente di colore nero. Non dico questo perché voglio fare colpo su di lui, assolutamente - anche se…-. Però devo essere comoda in un posto sconosciuto e nuovo, sooooo… mi vesto di nero.

Apro la valigia e tiro fuori i miei jeans neri preferiti e non aderenti, per la gioia delle mie gambe che non si sentiranno oppresse dentro la tela, una maglia nera semplice con sopra il nome del liceo che ho frequentato e una giacca in pelle nera. Ovviamente non possono mancare le mie fidate e amate Converse nere, purtroppo ormai sbiadite e con macchie di candeggina - una pezzente, lo so, ma sono in buono stato e a me piacciono, cosa più importante di tutte -.

Afferro la borsa nera a tracolla dove ci infilo scatole degli occhiali, cartina, dizionario nel caso in cui ne abbia bisogno, bottiglietta d'acqua, portafogli… e l’album “Mamacita”, nell'eventualità che mi trovi davanti Yesung. Infilo gli occhiali da sole e con tutta l'aria da badass girl - o almeno, è così che mi sento -, esco dalla stanza dell'albergo, diretta alla mia prima meta.

 

∆∆∆∆

 

“Yesung-ah non si trova qui”, è la prima cosa che sento appena poso piede dentro il locale.

Ma chi è la demente che chiede di Yesung con nonchalance a sua madre? Tsk, queste fan accanite, penso dirigendomi verso la cassa.

Mi osservo ai lati, cercando un posto dove sedermi e dopo averlo individuato, mi giro verso il cassiere che, guarda un po' se non è fortuna la mia, è Jongjin, il fratello di Yesung. Mi ricordo che non posso flirtare perché ha la ragazza, per cui ordino un the freddo - sul serio? Siamo in autunno e chiedo una bevanda fredda… La mia menopausa si fa sempre sentire -, provocando un sorriso sulle sue labbra.

Faccio per voltarmi in direzione al posto che avevo visto, però torno a guardare Jongjin.

“Yesung-ssi… Uhm… Oggi viene?” Gli domando speranzosa.

“Non mi ha detto nulla. Però a quest'ora di solito è in sala prove, quindi se viene, lo fa più tardi”, mi risponde lui con tranquillità.

“Okay. Grazie dell'informazione”, replico facendo una lieve venia che lui ricambia con un sorriso sulle labbra.

Se non fosse impegnato e io non fossi innamorata di un certo ragazzino arrogante viziato membro dei Super Junior, ci avrei già provato spudoratamente, penso andandomi a sedere.

Nell'attesa che passino le ore - sì, ho intenzione di aspettare che Yesung venga qui -, tiro fuori un piccolo quaderno che mi porto sempre appresso perché ci scrivo tutti i miei pensieri, sperando di lasciarlo nelle mani di Kyuhyun e che solo lui legga.

Persa come sono nella scrittura, annotando tutte le mie impressioni della città, dell'albergo dove alloggio, del locale e delle persone che ho potuto osservare fino ad ora, non mi accorgo dell'entrata di Yesung, almeno fino a quando alcune ragazze non cominciano a squittire.

Dirigo il mio sguardo dove si trova e sorrido, felice come una pasqua di vederlo finalmente dal vivo; le foto non mi basteranno più. Come mi aspettavo, è vestito tutto di nero e non posso far altro che gongolare internamente perché mi sento più vicina a lui.

Raggiunge suo fratello dietro il bancone e comincia a prendere ordini col sorriso sulle labbra, salutando tutte le ragazze che si accalcano davanti. Siccome non voglio essere accomunata a queste pazze, mi alzo, decisa a tornare in questo locale un altro giorno.

Mi dirigo all'entrata, però prima di uscire mi giro verso la cassa e richiamo l'attenzione di Jongjin.

“Grazie per il the, era veramente buono”, esclamo osservandolo, mentre noto lo sguardo curioso di Yesung che si sposta tra me e suo fratello.

Jongjin mi saluta sorridendo e io esco quasi saltellando. Posso dire che questa giornata è stata produttiva. Voglio dire, almeno ho visto Yesung.

 

∆∆∆∆

 

Mi stiracchio sul letto, sbadigliando mentre mi passo una mano tra i capelli. Ho passato una notte piacevole in cui ho sognato che Yesung veniva a cercarmi in albergo e si dichiarava a me. Scusami Kyuhyun, ma la distanza si fa sentire.

Dato che ieri sono stata al Mobit, oggi posso finalmente andare dal mio bias in assoluto, sperando di vederlo, almeno da lontano.

Dopo essermi fatta una doccia veloce e aver preso la mia borsa fidata, esco dalla stanza, andando al ristorante dell'albergo per fare un po' di colazione; non ho voglia di restare rinchiusa ad aspettare il servizio in camera.

Giunta alla reception, mentre i miei passi si dirigono alla sala ristorante, sento una mano posarsi sulla mia spalla e una calda voce maschile chiedermi gentilmente di fermarmi. Mi volto e mi trovo faccia a faccia con Yesung.

Mi immobilizzo e rimango ferma a fissare davanti a me, non curandomi della figura che potrei star facendo davanti a lui. Però ragazzi, sta succedendo come nel mio sogno. Kim Jonghoon si trova a due passi da me, sorridente e con tutta l'intenzione di voler dire qualcosa. Che non stia squittendo è tanto.

“Mi scusi, ma… lei è Emma-ssi, vero?” Domanda imbarazzato.

Un attimo. Imbarazzato?! Dovrei essere io quella che sta morendo dalla vergogna! A meno che si senta a disagio per come mi sto comp… Okay, torno coi piedi per terra. Non è venuto a dichiararsi, vero?

“Ehm, sì, sono io.”

“Oh per fortuna. Ho trovato questo ieri su un tavolino e non sapendo se sarebbe tornata nel nostro locale, ho dato un'occhiata per vedere se almeno c'era un indirizzo dove la avrei rintracciata”, dice tutto d'un fiato tirando fuori da uno zainetto il mio quaderno. Quello che solo Kyuhyun dovrebbe leggere.

Senza molta grazia glielo sfilo di mano e lo metto dentro la mia borsa, notando il suo sguardo sorpreso.

“Ecco, vede… In realtà questo taccuino è per…” Cerco di spiegarmi, ma come al solito la mia maledetta timidezza, quella che si fa presente ogni volta che mi trovo davanti ad un ragazzo, mi blocca.

“Sono contento di averla trovata”, aggiunge lui tranquillo.

“Gra-grazie mille”, replico abbassando il capo perché cavolo, il suo sguardo è davvero intimidante come molti dicono!

“Spero faccia delle buone vacanze", commenta prima di fare una lieve venia e girarsi per uscire dall’hotel.

“Scusi”, esclamo posandogli una mano sul braccio e facendo sì che si giri a guardarmi. “Io… Io sono una sua grande fan e… Sì insomma, mi piacerebbe sapere se posso…”

Lui inarca un sopracciglio. “Vuole il mio autografo?”

Annuisco, sentendo le mie guance tingersi di rosso. Senza farlo attendere oltre, tiro fuori l'album dei Super Junior e glielo passo con un pennarello. Yesung li prende tranquillamente e firma in una delle pagine.

“È stato un piacere conoscerla”, mormora.

“Oh no, il piacere è tutto mio”, replico mettendo via album e pennarello.

“Buon divertimento”, aggiunge prima di sorridermi e uscire dall'albergo.

Imbambolata, resto ferma nell'ingresso per qualche minuto, senza rendermi conto di aver attirato l'attenzione delle donne alla reception che, in un moto di gentilezza probabilmente - se non di compassione, visto che sembro una demente -, mi risvegliano dal mio sogno.

Chinando leggermente il capo più volte, esco quasi correndo dall’hotel, dimenticandomi della così tanta agognata colazione. Chi può pensare a mangiare dopo aver visto un angelo davanti a sé?!

 

∆∆∆∆

 

Cammino lentamente, guardandomi bene intorno nella speranza di intravedere Kyuhyun da qualche parte. Se dovessi contare sulla mia fortuna, allora non lo incontrerei mai. Però, visto che è da circa due ore che girovago da queste parti, sono sicura che lo incontrerò.

Più il tempo passa, più le mie speranze si affievoliscono e quando noto che sono le cinque del pomeriggio, sospiro irritata perché non l'ho visto. Pago il caffè che stavo bevendo ed esco dal locale, cercando di pensare a cosa fare.

Decido di andare al Mobit nuovamente. Anche se non ci fosse Jonghoon, ci sarà Jongjin, o almeno spero, per cui passerò il mio tempo guardando qualcosa che mi piace.

Entro nel locale e vado subito alla cassa, mettendomi in coda aspettando il mio turno. Controllo se c'è qualche tavolo libero e quando ne individuo uno a pochi passi dall'entrata, una voce mi risveglia dai miei pensieri.

“Se sapevo che sarebbe venuta anche oggi, le avrei ridato il quaderno adesso.”

Mi giro scombussolata e mi trovo il volto di Jonghoon dall'altra parte del bancone. Lui mi sorride e noto come gli occhi, da dietro quegli schifi di occhiali da vecchio che insiste ad usare, formano delle mezzelune. Ricambio il sorriso.

“Non era prevista una fermata qui, ma siccome i miei piani sono andati a monte…” Rispondo cercando con tutte le mie forze di non balbettare.

“Brutta giornata?”

“Abbastanza.”

“Allora questo", dice allungandomi un piattino dove si trova una fetta di cheesecake, “te lo offre la casa.”

“Oh no, non ce n'è bisogno, davvero”, replico ridandogli il dolce.

“Mi offendo così”, mormora lui cominciando a mettere il broncio.

Oh mamma. Il broncio. Il fatidico broncio di Yesung non si può sperimentarlo così, a sangue freddo… Dovevo prepararmi mentalmente prima, ma no, lui doveva fare questa stupida mossa e mandare a pu...zzole la mia sanità mentale.

Dal mio stato di beatitudine mi risvegliano le voci arrabbiate delle clienti alle mie spalle, pensando io stia flirtando con il loro “oppa”. Bah, come se fosse nelle mie intenzioni.

“Se insiste…” Dico a bassa voce prendendo il piattino e andando a sedermi al tavolo che avevo visto poco fa.

Tiro fuori il quaderno e comincio a scrivere come una forsennata, senza rendermi conto del bicchiere con il frullato che viene posato davanti a me.

“Cosa scrivi con così tanta foga?”

Sussulto e alzo lo sguardo trovandomi quello di Jonghoon di fronte a me, seduto comodamente sulla sedia libera.

“Ehm… Miei pensieri”, rispondo arrossendo.

“Interessante… Posso darti del tu? Non credo siamo molto distanti come età…”

“Dieci anni.”

“Come scusa?”

“Abbiamo dieci anni di differenza… Io ho 23 anni.”

“Non ne dimostri.”

“Parla quello che sembra avere perennemente venti anni”, scherzo incrociando le braccia al petto.

“Touché”, ribatte prontamente.

Sorrido e prendo in mano il bicchiere, cominciando a sorseggiare il frullato.

“Come mai sei in Corea? Voglio dire… Stai studiando o sei in vacanza?”

“Sono in vacanza.”

“C'è un motivo per cui hai scelto Seoul?”

“S-sì”, rispondo sentendo le guance arrossire violentemente.

Lui inarca un sopracciglio incuriosito dalla mia reazione.

“Vedi… Sono una grandissima fan di voi Super Junior e… Il mio bias è Kyuhyun-ssi e mi manca tantissimo da quando ha cominciato il servizio. Ho approfittato del fatto che a casa non facevo nulla e… E sono venuta qui.”

“Uhm, capito. Però venendo qui, non sei sicura al cento per cento che lo vedrai”, commenta a braccia conserte aggrottando le sopracciglia.

“Me ne sono resa conto…” Mormoro a bassa voce.

Passano i minuti senza che apriamo bocca per parlare. Io bevo e mangio, sentendo su di me lo sguardo inquisitore di Yesung. Quando ho finito e faccio per alzarmi per andare via, lui finalmente spezza il silenzio.

“Vuoi che ti porti da lui?”

Spalanco gli occhi. “Cosa?!”

“Stasera. I ragazzi vogliono uscire a cenare e tutti abbiamo detto che ci saremo. Se vuoi vederlo, puoi venire con me.”

“Ma… Ma tu cosa ci guadagni?”

Ridacchia. “Le espressioni sgomente degli altri quando mi vedranno arrivare con una bella ragazza, straniera tra l'altro.”

Mi sembra sincero. Cioè, mi sembra una brava persona e sinceramente, sto morendo al solo pensiero di uscire non solo con lui, ma con tutti gli altri Super Junior.

“Se non disturbo…”

“Affatto”, ribatte sorridendomi.

Ci scambiamo numero di cellulare e dopo avermi promesso che passerà verso le otto davanti al mio albergo, esco dal locale più contenta che mai. Domani posso morire felice.

   
 
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