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Autore: Mick_ioamoikiwi    06/10/2017    0 recensioni
[Pairing: Sumire/Kagura (futuro settimo Mizukage) - Contesto: Boruto the series (Naruto Next Generation)]
Sumire sorrise abbassando lo sguardo, mentre lunghi capelli viola le ondeggiarono morbidi lungo la schiena. «Sai, una volta mi sono trovata nella tua stessa situazione. Ho attaccato Konoha e ho quasi ucciso alcuni dei miei compagni d'accademia, accecata com’ero dal mio passato» Il ricordo di quel giorno le fece tentennare la voce e brillare gli occhi. «Ma, grazie a qualcuno, ho capito che quella era una guerra che non mi apparteneva…» La mano si strinse dolcemente intorno a quella di Kagura, mentre nella mente le riaffioravano i ricordi di quel giorno e di quel ragazzo con gli occhi azzurri che le aveva fatto comprendere una lezione importante. «Ho capito che io non ero mio padre»
Genere: Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dopo la serie
- Questa storia fa parte della serie 'Naruto Hiden ~ il canto dei sopravvissuti'
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Info.
Pairing: Sumire/Kagura (futuro settimo Mizukage)
Contesto: Boruto - Naruto Next Generation


 
Violet.

«Kagura-kun?»
Il ragazzo sobbalzò a quel richiamo. «Chi va là?!»
Dalla penombra silenziosa comparve la testa violacea della kunoichi di Konoha. «Kagura-kun… i-io conosco molto bene il tuo dolore…» La voce incerta di Sumire riecheggiò in quella immensa stanza buia, scandendo il silenzio tombale che vi regnava, con lo scalpiccio bagnato e leggero dei suoi piedi sul pavimento ricoperto d’acqua. Kagura indietreggiò di un passo non appena se la ritrovò davanti, spaventato com’era all’idea di lacerare quel corpo esile e minuto con la katana che portava sempre con sé. Lei non poteva essere l’ennesima vittima della sua furia omicida.
«S-Sumire-san non avvicinarti!» Intimò. La katana sospesa a mezz’aria verso destra grondava ancora il sangue di Hayato, formando piccole macchioline che si mescolavano con il liquido sotto i loro piedi. La ragazza avanzava incerta verso di lui, ma procedeva senza mai fermarsi, fin quando non gli fu abbastanza vicino da sentirne il respiro sulla propria pelle. «S-Sumire-san ti prego,»
«Non devi avere paura di te stesso Kagura-kun,» La piccola e delicata mano di Sumire si fece strada lungo il braccio armato del futuro Mizukage. Il ragazzo si irrigidì visibilmente, contraendo la mandibola. Quel contatto gli provocò un intenso brivido di freddo lungo tutta la spina dorsale; erano passati secoli dall’ultima volta che aveva provato una sensazione simile, una meravigliosa sensazione che in quel momento lo spaventava a morte. Ma nel frattempo la mano di Sumire scendeva, scendeva… fino a raggiungere la sua, stretta sull’elsa della katana. «Io,»
Sumire gli prese la mano sinistra. «T-Tu non sei il quarto Mizukage, Kagura… Il sangue che scorre nelle tue vene non decide chi sei»
«C-Come fai a dirlo?»
Sumire sorrise abbassando lo sguardo, i lunghi capelli viola le ondeggiarono morbidi lungo la schiena. «Sai, una volta mi sono trovata nella tua stessa situazione. Ho attaccato il mio villaggio per continuare la missione di mio padre. Ho distrutto la vita di molte persone, ho ingannato e tradito i miei compagni di accademia che mi avevano fatto sentire, per la prima volta nella mia vita, amata. Ho quasi ucciso alcuni di loro, accecata com’ero dal mio passato» Il ricordo di quel giorno le fece tentennare la voce  e brillare gli occhi. «Ma, grazie a qualcuno, ho capito che, quella, era una guerra che non mi apparteneva…» La mano si strinse dolcemente intorno a quella di Kagura, mentre nella mente le riaffioravano i ricordi di quel giorno e di quel ragazzo con gli occhi azzurri che le aveva fatto comprendere una lezione importante. «Ho capito che io non ero mio padre» Disse lei accarezzandogli il viso.
Il ragazzo dischiuse le labbra in un’espressione sconvolta, mentre sugli occhi rosati si formava un velo bagnato e sulla guancia scendeva una lacrima. Il tonfo sordo della katana caduta a terra interruppe quel silenzio, mentre Kagura crollava a carponi soffocando le urla e le lacrime che racchiudevano la gioia e il dolore di tutti quegli anni.  
Sumire gli si inginocchiò davanti, sorridendo imbarazzata. Sulle sue candide gote pallide era comparso un leggero colorito arrossato. «A-Andiamo Kagura-kun… ci stanno aspettando» Disse poi prendendogli la mano.
Kagura sentì il cuore battere all’impazzata. Non aveva più paura di quel contatto. Sumire-san…
«Sarai un ottimo Mizukage, Kagura» Mormorò ancora la ragazza guardandolo negli occhi.

Grazie…
   
 
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