*Questa
fanfic contiene alcune scene di carattere violento e alcune relative al sesso.
Non sono particolarmente eccessive e descrittive, tuttavia chi pensasse di poter
non sopportare questo genere di situazioni, è pregato di non continuare a
leggere.*
Un'ancora nel buio
Capitolo 4
“Ginny?”
Una
chioma fulva sbucò di scatto dalle lenzuola.
Dovette
far appello a tutto il suo sangue freddo da Auror, per non urlare dallo
spavento. Si concesse qualche istante per guardarsi attorno e riconoscere la
camera in cui si trovava. Passò una mano sul volto, un po’ a tentoni, i
movimenti ancora impacciati, scostandosi alcune ciocche rosse dal viso pallido e
gonfio di sonno.
“…che
ore…sono?” Sbadigliò, coprendosi la bocca con una mano e sbattendo un paio
di volte gli occhi.
“Tranquilla…
è ancora presto.”
Ginevra
si stiracchiò contro il guanciale. “Presto? Quanto presto, Harry?” Borbottò
poco convinta, guardandolo di sottecchi.
Il
ragazzo, ancora a petto nudo e con indosso i soli pantaloni blu, leggeri, del
pigiama, le spostò i lunghi capelli boccolosi dietro la schiena, con un gesto
delicato, sporgendosi verso di lei. “Non troppo presto… sono le 7 e
mezzo.”
Ginny
sgranò gli occhi. “Cosa?!” Si districò velocemente le coperte con le
gambe, balzando in piedi e aggiustandosi la corta camicia da notte, di cotone
rosa. “…mi faccio una doccia… pensi di riuscire a preparare un caffè decente,
senza l’aiuto della magia?!”
Harry
inarcò un sopracciglio, fissandola mentre armeggiava con alcuni indumenti
chiusi in un borsone. “Ehi frena… prima di tutto spiegami cos’è questa
fretta… e poi, perché senza magia?!”
“Alle
8 e mezzo devo essere a Grimmauld Place, Draco ha la prima seduta di cure con
Piton.” Spiegò brevemente, prendendo tra le braccia la divisa da Auror e la
biancheria di ricambio e fiondandosi verso il bagno. “Per quanto riguarda il
caffè… devo ricordarti che ieri Hermione è venuta qua a cena?!” Domandò,
ricomparendo solo per metà, affacciata alla porta.
“…no…
ricordo piuttosto bene ciò che è successo ieri sera.” Replicò malizioso, il
ragazzo, mirando a parlare di ciò che era accaduto nel dopo cena.
Ginny
non arrossì, né batté ciglio. Ricambiò con un sorrisetto furbo, prima di
sparire nuovamente nel bagno, per far scorrere l’acqua della doccia. “Ha
riservato alla tua cucina, lo stesso trattamento che ha subito la mia…”
“Cioè?!”
Una
risata divertita riempì il silenzio, rotto solamente dallo scrosciare
dell’acqua. “Niente magia per i lavoretti più semplici… buona fortuna
Harry…” Replicò, entrando nella cabina e chiudendo l’anta scorrevole.
Ignorò
volutamente le imprecazioni dell’altro.
^^
Quando
Ginny si materializzò di fronte al numero 12 di Grimmauld Place, o meglio, dove
si trovava il luogo ancora protetto da Incanto Fidelius, impiegò una manciata
di secondi a realizzare ciò che stava accadendo, prima di essere investita da
urla feroci.
Senza
pensarci su troppo, si precipitò nell’ex tenuta dei Black, bacchetta alla
mano.
“Ginny!”
Alzò
la testa giusto in tempo per vedere Hermione correre verso di lei. Lo sguardo a
metà tra il rassegnato e l’esasperato e l’espressione sconvolta e stanca,
non promettevano nulla di buono, si ritrovò a pensare.
“…Hermione
che diamine succede?!”
L’amica
scrollò le spalle, tappandosi le orecchie con le mani e cercando di isolarsi
dalle grida che provenivano dal piano di sopra. “Succede che tuo fratello e
Malfoy litigano… di nuovo.”
Ginevra
chiuse gli occhi, contando fino a dieci per cercare di vincere quell’idea
malsana che le era balenata in mente, di salire al piano di sopra e uccidere
entrambi senza troppi preamboli.
Ultimamente
si erano fatti più insopportabili del solito, si ritrovò a pensare, riaprendo
gli occhi e dirigendosi a passo svelto verso la camera da cui provenivano le
grida disumane. “…ci penso io. Tu prepara una camomilla per Ron, o… beh se
lo vedi scendere ferito… non provare nemmeno a curarlo…”
Hermione
soffocò una risata nella mano e si isolò in cucina, lasciando all’altra il
compito di risolvere la faccenda. Lei ne aveva già fin sopra i capelli.
“Si
può sapere che cosa credete di fare?!” Domandò la rossa, incrociando le
braccia al petto e appoggiandosi allo stipite della porta, per nulla
intenzionata ad intervenire in quella baraonda, perlomeno fisicamente.
La
scena, se non fosse stata ripetuta almeno una ventina di volte in quella sola
settimana, poteva apparire quasi comica.
Draco
era immobile, seduto sul letto, il volto contratto in una posa granitica e gli
occhi chiusi come al solito. Puntava al muro di fronte, quasi suo fratello gli
stesse di fronte e non accennava minimamente ad abbassare il volume della voce.
Ron,
posto in fondo al letto, in piedi, brandiva la bacchetta e urlava e sbraitava a
squarcia gola, ignorando di proposito il rimprovero della sorella.
Ginevra
sbuffò, spostando lo sguardo dal ragazzo biondo (“Weasley piantala di urlare,
non sono sordo… e oltretutto la tua voce da donnola mi sta distruggendo un
timpano!”) a suo fratello (“Senti un po’ schifoso Mangiamorte, devi ancora
capire chi è che comanda qui e se non intendi farlo entro breve, te lo farò
entrare in quella zucca marcia a furia di incantesimi, chiaro?!”) e armandosi
di bacchetta.
Con
un movimento fluido del polso, un sorriso compiaciuto sul volto e una voce
sibilante e innervosita, pronunciò un “Immobilus”
bloccando il tentativo di Ronald di fare… quello che aveva in mente,
probabilmente utilizzare l’arma che aveva in mano, a mo’ di paletto per
vampiri.
Si
avvicinò al letto, scoccando a suo fratello un’occhiata di superiorità, impassibile ancora sotto l’effetto dell’incantesimo e con la
bacchetta a mezz’aria. “Mai visto niente di più puerile…” Biascicò con
tono scocciato, spostando lo sguardo su Draco che, conscio di essere ancora in
grado di muoversi e di non essere lui il destinatario della fattura lanciata,
sfoggiava un sorrisino soddisfatto. “…e tu smettila di sorridere, non vorrei
doverti riservare lo stesso trattamento.”
“Weasley,
non prendertela con me.” Spiegò Draco con voce strascicata, alzando le
spalle. “…la tua amica Mezzosangue ha chiesto a Weasel di vestirmi, ma il
signorino se l’è presa perché innocentemente
mi sono lasciato sfuggire che avrei preferito fosse lei, ad aiutarmi.”
Ginevra
spalancò gli occhi azzurri, dando segno di non ascoltare i mugugni risentiti e
palesemente incazzati che fuoriuscivano dalla bocca serrata di suo fratello.
“Malfoy… riesci a sorprendermi ogni giorno di più. Mi risulta incredibile
riuscire a credere che il mio disgusto nei tuoi confronti possa aumentare così
celermente giorno dopo giorno.”
“…cos’è,
invidia Weasley?!” Punzecchiò Draco, sorridendo sornione e voltando la testa
verso il punto da cui udiva provenire la voce della ragazza. “Se ci tieni
tanto… puoi vestirmi tu…”
Un
ghigno furbo, purtroppo non visibile da Malfoy, si allargò sulle labbra di
Ginny. “... se fosse per me Malfoy, ti farei andare in giro in pigiama… e,
prima che tu te lo chieda, quello che indossi apparteneva al cugino di Harry,
quindi non credo che faresti tutta questa bella figura. Vogliamo provare?!”
Un
brivido di disgusto corse lungo la spina dorsale dell’ex Mangiamorte. La
ragazza lo vide serrare la mascella e rilasciare un suono gutturale ed iroso.
Probabilmente, se fosse stato armato e capace di vederla, gliel’avrebbe fatta
pagare.
Peccato
che in quel momento fosse lei ad avere il coltello dalla parte del manico, pensò
con gusto crescente.
Solo
dopo qualche istante di silenzio, Ginny parve ricordarsi che suo fratello era
sotto incantesimo. Con un gesto distratto mormorò alcune parole in latino,
liberandolo. “Se provi a dire una sola parola… torni com’eri.” Sibilò
astiosa, appena vide Ron aprire la bocca per parlare.
“Ma
Ginny-”
“No
niente ma Ginny!” Lo interruppe
brusca la sorella, incrociando le braccia al petto e squadrandolo con il tipico
sguardo Weasley. “Sai benissimo che Malfoy parla per dar fiato alla bocca, mi
aspetto un po’ più di maturità da parte tua. Lascialo sfogare e ignoralo. Ti
pare così difficile, da fare?!”
Ron
borbottò qualcosa e si zittì.
Ginny
fece appena in tempo a prendere un forte respiro di sollievo, quando avvertì
chiaramente lo sguardo indagatore del fratello su di lei. Tentò di ignorarlo,
voltandosi di nuovo verso Malfoy, improvvisamente ammutolito. “…ora chiamo
un elfo domestico, che ti aiuti a cambiarti. Vedi di collaborare e sbrigarti, il
professor Piton ci aspetta.”
“Ginny…”
Il
tono di voce del fratello aveva un non so che di preoccupante. Cercò di
svignarsela in fretta da quella situazione. “Ron, accompagnalo giù appena ha
finito… ho bisogno di un caffè.”
“Ginny…”
Ginevra
sbuffò sonoramente, roteando gli occhi e affrettandosi all’uscita della
camera. “No Ron, niente scuse, io sono… è pesante per me, quindi-”
“…sei
stata di nuovo a letto con lui?!” La interruppe bruscamente il fratello,
voltandosi completamente verso di lei e mettendo le mani sui fianchi, in quel
modo tanto convincente che solo mamma Molly conosceva.
Draco
ascoltava in silenzio, drizzando però le orecchie per non perdersi neppure una
parola di quel discorso, con una curiosità quasi morbosa.
La
ragazza boccheggiò un paio di volte, lanciando occhiate sfuggevoli a Draco e
armeggiando con la mano nei capelli. Una risatina sarcastica e risentita scivolò
fuori dalla sua bocca, prima che potesse fermarla. “…ma…ma che dici?
Non… sono comunque fatti tuoi…”
Ron
inarcò un sopracciglio e digrignò i denti, furioso, gesto che sfuggì a
Malfoy. Eppure era certo che nell’aria aleggiasse una tensione quasi
palpabile. Poteva quasi sentire il disagio della piccola donnola e la rabbia di
Lenticchia, come due forze contrapposte e ben tangibili.
“Non
sono fatti miei?!” Soffiò Ronald Weasley, il cui volto aveva assunto più o
meno la stessa gradazione rossa dei capelli, se non più tendenti al carminio
che all’arancione. “NON SONO FATTI MIEI?!”
“Oh
oh… Weasel si sta scaldando…” Borbottò Draco, divertito da tutta quella
situazione familiare, fin troppo succulenta per la sua vita così monotona.
“Zitto
tu!” Lo gelò la ragazza, voltandosi poi a fulminare il fratello con
un’occhiataccia ammonitrice. “E tu vedi di calmarti… hai capito
perfettamente: non.Sono.Affari.Tuoi!” Le risate di Draco facevano da
sottofondo.
Ron
compì un passo ampio verso Ginevra, fermandosi a studiarla con un’espressione
quasi disgustata. “Tu passi le tue notti a scaldare il letto del mio migliore
amico e dici che non sono affari miei? Credo che tu abbia capito proprio male…
signorina!”
Il
moto di riso che aveva travolto Malfoy, facendolo quasi piegare in due sul
letto, si bloccò così come era arrivato. Il sorriso sulle labbra si congelò,
trasformandosi in una smorfia orripilata. “…per Merlino, Weasley! Di tutti i
perdenti che potevi scegliere di portarti a letto, proprio con Potter…? Ci
credo che Weasel si scalda tanto…”
“Malfoy…”
Ringhiò il ragazzo, ignorando palesemente l’aria irritata di Ginny, che
stringeva i pugni convulsamente, cercando di impedirsi di schiaffeggiare il
sangue del suo sangue.
“...Malfoy?
Ti preoccupi di ciò che dice lui…” Sibilò, indicando Draco. “…e non di
quello che esce dalla tua boccaccia?! Te lo ripeto Ron, non è affar tuo ciò
che accade tra Harry e me! Sono stata chiara?! E comunque non ti permetto di
sventolare tutto questo ai quattro venti…”
Detto
ciò uscì dalla camera, sbattendosi la porta alle spalle.
Cretino cretino cretino. IDIOTA!
^^
Non
appena Ginevra si ritrovò di fronte alla porta dell’ufficio di Piton, ad
Hogwarts, sentì montarle in corpo uno spiacevole senso di disagio.
Non
vedeva il suo ex professore di Pozioni da quando era finita la guerra. L’uomo
aveva deciso di collaborare con l’Ordine solo sporadicamente e in caso di
estremo bisogno, per il resto aveva preferito dedicarsi solo ed esclusivamente
alla scuola.
L’essere
lì, la metteva in soggezione. Lungi da lei, comunque, pensare anche solo
lontanamente di dimostrarglielo.
Bussò
piano, stringendo la presa sul braccio di Malfoy, fermo al suo fianco e per
nulla intimorito dal prossimo incontro con quello che, fino a qualche anno
prima, era stato il direttore della sua Casa.
“Avanti.”
“…professore?!”
Domandò quando ebbe oltrepassato l’uscio della stanza.
Gettò
un paio di occhiate furtive intorno, scrutando nella penombra alla ricerca
dell’uomo. Con un gesto secco della mano si tirò dietro un –fin troppo-
obbediente Malfoy, chiuso in un mutismo quasi esasperante e a detta di Ginevra,
preoccupante.
“Sottotenente
Weasley, pensa di entrare o preferisce che curi il signor Malfoy in pieno
corridoio?!”
La
voce tagliente e untuosa del professor Piton le gelò il sangue nelle vene.
Scoprì una volta di più quanto odiasse e disprezzasse quell’uomo e i suoi
modi così poco obiettivi ed educati.
Ginny
fece schioccare la lingua, entrando nella stanza avvolta da una semi oscurità e
puntando la bacchetta in aria. “Lumos.” Pronunciò con voce chiara e
limpida, soddisfatta dell’improvvisa luce che irradiò il luogo angusto.
Severus
Piton fece per ribattere, mostrando il suo disappunto per quell’iniziativa non
richiesta, quando la ragazza stessa lo mise a tacere, con una mossa stizzita
della mano.
“Mi
scusi, ma devo avere tutta la situazione sotto controllo e con quella luce non
era propriamente possibile. Vogliamo procedere? Prima iniziamo, prima finiamo…
e il signor Malfoy –scandì bene
l’appellativo- deve rientrare velocemente a Grimmauld Place.” Sparò tutto
d’un fiato, con un contegno e una freddezza che non credeva neppure di
possedere. Non di fronte a lui,
perlomeno.
Il
professore non provò neppure a rispondere, abbastanza sconcertato per il tono
usato dalla giovane Weasley. Le rivolse un’ultima occhiata piena di
disappunto, prima di occuparsi di Malfoy.
Ginevra
lo aveva fatto accomodare sulla sedia posta di fronte alla scrivania
dell’uomo. Dopodiché si era seduta, a sua volta, un po’ distante dai due, a
braccia conserte e con la schiena ben dritta.
Non
appena Draco sentì le mani ruvide del docente sul suo viso, un sorrisetto gli
increspò le labbra pallide. “Buongiorno professore.”
Piton
sorrise al ragazzo, seppur conscio di non poter essere visto e continuò la sua
visita di controllo, tastando la pelle intorno agli occhi. “Buongiorno, Draco.
Come ti senti?!”
“Bene.”
L’uomo
curvò un sopracciglio. “Bene? Nessun dolore particolare, fastidio alla testa,
fitte agli occhi?”
“Bruciano.”
Rispose sbrigativamente il ragazzo, serrando le palpebre e impedendo al
professore un controllo più approfondito.
“…esattamente,
quando? E in che modo?!”
Draco
si lasciò sfuggire un sorriso, che a Ginny parve amaro e sconfortato.
“Sempre. Ogni ora del giorno e della notte, bruciano e prudono… come se
avessi fuoco sugli occhi.”
Il
professore si rivolse a Ginevra, con cipiglio severo. “Ogni quanto
disinfettate gli occhi del signor Malfoy?!”
Ginny
si mosse sulla sedia, improvvisamente scomoda, cercando di mostrare il suo
fastidio il meno possibile. Si umettò le labbra. “Non mi occupo personalmente
delle cure di Malfoy, ci pensa un elfo domestico. Tuttavia… a quanto mi è
stato riferito… pare sia piuttosto restio ad aprire gli occhi, quindi ci è
impossibile disinfettarlo al meglio.”
L’uomo
assunse un colorito preoccupante. Aggrottò la fronte e scosse il capo.
“Incoscienti. Se non curate a dovere gli occhi, tra un’applicazione e
l’altra della mia pozione, rischiate un’infezione…”
“Lo
dica al signor Malfoy…”
Severus
Piton si limitò ad un verso a metà tra uno sbuffo e uno schiocco. Si avvicinò
alla scrivania e afferrò un’ampollina scura, contenente quasi sicuramente la
pozione che avrebbe dovuto curare la cecità dell’ex Mangiamorte. “Draco,
ascoltami bene… brucerà anche adesso, ma… devi aprire gli occhi.”
Malfoy
si irrigidì di colpo, scuotendo lievemente il capo e lasciando che alcune
ciocche bionde gli ricadessero sulla fronte, coprendogli in parte gli occhi.
“No, impossibile.”
“Draco,
sii ragionevole.” Riprovò il professore, abbassando il tono di voce. “Se
non apri gli occhi, la pozione non avrà lo stesso effetto… lo capisci?!”
“I-io
non posso, mi dispiace… no.” Buttò fuori il ragazzo, con un gemito
strozzato, serrando maggiormente le palpebre e chinando il volto.
Ginny,
ferma al suo posto, osservava tutta la scena con crescente difficoltà. C’era
qualcosa… nel comportamento di Draco… che la turbava. Quel ragazzo che non
aveva mai mostrato alcun segno di debolezza, si stava scoprendo…
improvvisamente… rivelando tutta la fragilità, dovuta probabilmente alla
malattia, che lo rendeva bisognoso di aiuto. Proprio lui, che non si era mai
abbassato a chiederlo.
“Malfoy-”
Provò lei, ma fu bruscamente interrotta.
“Taci
Weasley, nessuno ha chiesto il tuo parere!” La voce era più dura, carica di
risentimento, rispetto al tono che aveva utilizzato col professore. “Mi
rifiuto. Non aprirò mai gli occhi… davanti a lei… non le darò mai questa
soddisfazione.”
Ginevra
scambiò uno sguardo interrogativo con l’uomo. Questo, incapace di comprendere
il perché del comportamento di Draco, scrollò le spalle e le fece cenno di
tacere. “Sottotenente Weasley, è pregata di uscire.” Spiegò, facendole
segno contrario.
La
ragazza annuì e si alzò dal suo posto, aprendo e chiudendo la porta
dell’ufficio, con modo e tempo tali, da far credere che se ne fosse realmente
andata.
Qualcosa
non andava. No, decisamente qualcosa non era come se l’aspettava lei. Si
sentiva… scomoda. Come se in un certo senso avesse ‘tradito’ la volontà
di Malfoy. Voleva che uscisse, voleva che non assistesse alla seduta con Piton,
invece era rimasta.
“Ora
apri gli occhi, Draco.”
Il
biondo ex Mangiamorte scosse nuovamente la testa, portandosela tra le mani e
reprimendo a stento una reazione non da
lui. “Non… posso… davvero, non posso.”
Il
professore fece un sospiro sconfortato e si portò accanto a lui, poggiandogli
una mano sulla spalla. “Perché? Per quale motivo hai così tanta paura di
aprire gli occhi?”
Draco
si coprì la faccia con le dita, respirando con più velocità. Era come se il
suo corpo fosse improvvisamente attraversato da brividi.
Ginevra,
vedendolo in tali condizioni, fece per intervenire, ma una mano aperta contro di
lei la bloccò.
“Draco…
parla, per favore.”
Il
ragazzo tirò su con il naso, inclinando la schiena in avanti e appoggiando i
gomiti alle gambe. “Quando…” Prese un forte respiro, inumidendo le labbra
improvvisamente secche. “…quando ero ad Azkaban io… riuscivo a vedere
qualcosa. Ombre per lo più…”
Un
lampo di curiosità attraversò gli occhi color pece dell’uomo, ma non lo
interruppe.
“…cercavo
di focalizzare lo sguardo su tutto ciò che mi capitava davanti, fossero anche i
secondini che mi portavano il pane. Inizialmente pensavo ad un abbassamento
della vista dovuto alla febbre, l’ho creduto… davvero, ma poi… ho capito
che non poteva essere qualcosa di così semplice. Ogni giorno che passava… io
vedevo sempre meno. Fin quando… tutto è diventato nero.”
Ginny
fu scossa da un violento tremito, al pensiero di ciò che aveva dovuto provare
Draco. La vista era un qualcosa di estremamente prezioso e importante. Perderla
doveva rendere smarriti, disorientati… vuoti.
“Fa
parte del degrado della malattia… Draco.” Spiegò conciso Severus Piton, con
voce grave. “Te l’hanno spiegato?”
Malfoy
annuì piano. “Sì, sì me l’ha spiegato il Medimago che mi ha visitato a
Grimmauld Place. Quando ero rinchiuso lì però… nessuno mi diceva cosa mi era
accaduto, probabilmente neppure loro lo sapevano. O forse sì, ma è divertente
vedere i prigionieri in preda al panico, suppongo.” Ridacchiò sarcastico.
“… fatto sta che… la persona che occupava la cella davanti a me, un giorno
mi disse che i miei occhi…” Si bloccò, stringendo le mani a pugno.
“…calmo…
respira.”
“Mi
disse che i miei occhi erano spaventosi.” Draco si interruppe di nuovo,
mordendosi il labbro inferiore. “…che erano bianchi e macchiati di sangue…
che lo terrorizzavano.”
La
ragazza si portò una mano alla bocca, nascondendo un singhiozzo appena in
tempo. Piton la fulminò con lo sguardo.
“E
quindi… da allora hai deciso di tenerli chiusi.”
Draco
annuì appena.
“Apri
gli occhi.”
“…ma…”
“Apri
gli occhi ho detto!” Gli ordinò, portandosi di fronte a lui quel tanto che
gli consentisse di controllarne le condizioni, permettendo una visuale piuttosto
completa anche a Ginevra, ferma e in silenzio alle sue spalle.
Lentamente,
ancora intimorito e per niente convinto, Draco sollevò le palpebre, lottando
contro l’impulso di richiudere gli occhi e mandare il professore al diavolo.
Ma
lui era un Malfoy e i Malfoy non si spaventano di fronte a niente. Piton voleva
avere quella visione scioccante? Pretendeva di vedere in che condizioni si era
ridotto, stando rinchiuso ad Azkaban?
Fatti
suoi…
Lui
c’aveva provato a risparmiarglielo. Non l’aveva ascoltato? Peggio per lui.
Sapeva
già come avrebbe reagito. Aveva fatto benissimo a cacciare via la Wea-
Un
lamento soffocato, quasi impercettibile, raggiunse le sue orecchie, bloccando il
flusso di pensieri che gli attraversava la mente. “Tu! NON SEI USCITA!” Urlò
furibondo, chiudendo velocemente gli occhi e nascondendoli alla vista di quella
sciocca ragazzina.
“Malfoy…”
Il
ragazzo ignorò volutamente il tentativo dell’uomo di farlo calmare.
“STUPIDA!”
Ogni
mossa possibile del professore, fu interrotta da Ginevra che, con passo svelto,
raggiunse la sedia e si inginocchiò di fronte a Draco.
Non
sapeva da dove le venisse tutta quella improvvisa…- non riusciva neppure a
capire quale fossero le sensazioni che l’avevano scossa, da dentro, quando
Draco aveva aperto gli occhi.
Erano
uguali. Sì, certo… spaesati e persi nel vuoto, ma identici a come li aveva
visti tante di quelle volte a scuola. Incrociandolo per i corridoi e subendo le
sue angherie, o in volo, durante le partite di Quidditch, quando il suo sguardo
metallico la sfidava, o nelle gite ad Hogsmeade, quando si scontravano,
lasciando emergere tutta la rabbia e il disprezzo che provavano l’uno per
l’altra.
Rabbia
e disprezzo, però, che in quel momento sembravano evaporati. Lasciando posto ad
una sofferenza incredibile per quel ragazzo che, colpevole di tanti crimini
orrendi, sembrava li stesse scontando tutti sulla propria pelle.
Gli
afferrò le mani tra le sue, ma Draco le scostò bruscamente. “LASCIAMI!”
“Ascoltami…”
“TI
HO DETTO DI LASCIARMI, STUPIDA!” Ringhiò di nuovo, indietreggiando con la
sedia.
“Draco,
ascoltami!” Ribatté convinta, prendendogli il volto tra le mani.
Draco
si fermò. Non seppe esattamente se fu la convinzione nel tono di voce di
Ginevra, o il fatto che lo stesse toccando senza il solito moto di disgusto che
le attraversava il volto, ai tempi della scuola, quando le loro strade si
incrociavano, o la semplice constatazione che lo aveva chiamato per nome. Ma
rimase immobile, con gli occhi chiusi, ad ascoltare il respiro affannoso della
ragazza, in ginocchio di fronte a lui e con le mani sulle sue guance.
“I
tuoi occhi…” Respirò a fondo, Ginny, prima di continuare. “I tuoi occhi
sono esattamente come erano… hai capito?!”
“Menti.”
Replicò incredulo Draco, scuotendo la testa.
“No…
NO, mi hai sentito? NO!” Ripeté decisa. “Non sto mentendo. Sono uguali…
sono gli stessi freddi, impenetrabili e bellissimi occhi grigi di sempre…
Malfoy. Gli stessi…”
Qualcosa,
in Malfoy, si incrinò.
Tutte
le sue convinzioni, scivolarono via spinte dalle parole di Ginevra Weasley.
TBC
Note dell’autrice:
mi
prostro per chiedere perdono. Non volevo! ç_ç
E’
che tra mancanza d’ispirazione, poco tempo, poca voglia… ahimè…
comunque… tornando a noi… credo di essermi fatta perdonare con un po’ di
scene divertenti e la fine del capitolo, che devo dire, mi soddisfa poco… però
ormai è andata… volevo che fosse toccante e commovente, ma mi sa che non ci
sono riuscita poi così bene, come speravo. Ok pazienza.
Ringrazio
veramente di cuore chi ha letto e chi sta continuando a leggere questa storia.
In
particolare:
Antares Black
Sissichi
ScarletBlood
^
_Kristel_
Vega
Marcycas
– The Lady of Dakness
Oryenh
Kagura
Stellina
Angy
Jaly
Chan
Enika
Cris_chan
Lynn Wolf
Alexandra
Florinda
Anita
Ruka88
E
tutti quelli che hanno letto, anche senza lasciare un commento ^_^
Fatemi
sapere che ne pensate…
Alla
prossima!
Luna
Malfoy