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Autore: lapoetastra    07/10/2017    0 recensioni
Gillian non era lì, in quel momento. Non ancora.
Era già proiettata a quella sera, a quella camminata mano nella mano al chiaro di luna, perché era finalmente pronta ad innamorarsi, forse di quell'irlandese, forse dell’idea dell’Amore.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Gillian Darmody
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Le mani sudate, stropicciate le une contro le altre, gli occhi bassi, le gote rosse e la voce tremula, il ragazzino finalmente si era deciso ad invitarla ad uscire.
Non che Gillian non se lo fosse aspettato, del resto. Erano giorni che quell’irlandese – ed irlandese lo era di sicuro, come testimoniavano i capelli a spazzola rossi, giusto un po’ più scuri dei suoi, ed il viso cosparso di lentiggini sui quali spiccava un vivace paio d’occhi verdi come la Primavera – la seguiva, con la mente, il corpo e lo sguardo, voltando poi immediatamente il capo ed avvampando ogni volta che lei dava segno di essersi accorta del suo interesse nei propri confronti.
Inizialmente ne era rimasta sorpresa, Gillian. Non si era mai preoccupata troppo del suo aspetto, né dei vestiti che indossava. In molti l’avevano addirittura scambiata per un maschio, da quando si era tagliata i capelli in uno sbarazzino caschetto.
Eppure quel ragazzino la doveva trovare bella, o almeno graziosa, o anche solo piacevole, dato che non riusciva a staccarle gli occhi di dosso.
Ed ora, finalmente, aveva trovato il coraggio a lungo mancato di invitarla a fare una passeggiata insieme per il Boardwalk, quella sera stessa.
In origine, a dir la verità, l’appuntamento sarebbe dovuto essere per quel primo pomeriggio, ma Gillian – con una punta di delusione che aveva sperato di nascondere al meglio dietro ad una smorfia di regale altezzosità – aveva dovuto rifiutare. Quel pomeriggio, infatti, proprio non poteva. Quel pomeriggio doveva partecipare alla sfilata del Re Nettuno di fronte al Commodoro in persona.
Era proprio lì, adesso, Gillian, agghindata come una principessa con un lungo abito bianco e rosa ed un fiocco dello stesso colore tra i capelli accuratamente pettinati dalla signora Thompson.
Era lì, Gillian, ma solo fisicamente.
La sua mente era invece ancora all’incontro di quel pomeriggio, ed allo stesso tempo già era persa nel sogno ad occhi aperti dell’appuntamento che avrebbe avuto luogo quella sera stessa.
Sarebbe stato bello, Gillian ne era sicura, se lo sentiva nell’animo, nonostante fosse per lei un’esperienza del tutto nuova, senza precedenti.
Avrebbe imparato cos’era l’Amore, forse, probabilmente, quello stesso Amore di cui tanto aveva letto nei libri, quello che faceva sospirare, quello che vedeva chiaramente riflesso nello sguardo di Enoch ogni volta che i suoi occhi si posavano su Mabel.
E, più di tutto, sarebbe stata amata, amata come mai era stata, amata da quel ragazzino poco più grande di lei che già la guardava come se fosse la cosa più bella e preziosa dell’Universo.
Gillian, racchiusa tra le morbide stoffe di quell’abito che a malapena la faceva respirare – lo aveva detto a Mabel, ma lei non aveva voluto sentire ragioni – tremava, e non per l’imbarazzo di dover sfilare di fronte a centinaia di persone sconosciute, quanto piuttosto di gioia, e di aspettativa, e di speranza.
La musica impazzava tambureggiante tutto intorno a lei, ma le sue orecchie non la percepivano; tutto ciò che arrivava al confine del suo udito era il suono flebile e dolce del nome del suo spasimante, che le riecheggiava nella mente senza fine, senza interruzioni, come un mantra, come una poesia.
James. Così si chiamava. Il nome di un principe. Il nome più bello che avesse mai sentito.
Gillian venne riportata rapida come un pensiero alla realtà, da quella voce familiare sussurrata direttamente al suo orecchio sinistro.
Riaprì gli occhi, che non si era resa conto di aver chiuso, trovandosi di fronte il viso di Enoch Thompson, che stranamente non sorrideva.
Annuì, Gillian, ancora troppo presa dalle sue fantasticherie amorose per formulare una frase di senso compiuto.
< C’è un uomo, qui; è molto ricco, ed è stato molto buono con me. Si è offerto di aiutarci entrambi. Vuoi conoscerlo? >, continuò Nucky.
Non riusciva a guardarla, però.
Gillian non se ne chiese il motivo. Si fidava di lui, solo questo contava.
Gli porse la mano, allora; se la sentì stringere immediatamente.
Venne condotta lentamente al cospetto di null’altri se non il Commodoro stesso, che le sorrise, che le accarezzò il volto, che la scrutò da capo a piedi come se potesse – e volesse – spogliarla con gli occhi.
Gillian non se ne accorse.
Gillian non era lì, in quel momento. Non ancora.
Era già proiettata a quella sera, a quella camminata mano nella mano al chiaro di luna, perché era finalmente pronta ad innamorarsi, forse di quel ragazzino irlandese, forse dell’idea dell’Amore.
Gillian, in quel momento, forse per l’ultima volta, stava bene.
   
 
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