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Autore: Chiharu    07/10/2017    0 recensioni
La cosa peggiore è non essere capiti. La forma più triste di solitudine che possa esistere al mondo. Non importa se qualcuno ti odi, ti ignori o ti si metta contro. Non essere capiti è come essere invisibili. Non essere capiti è venire fraintesi. Ti senti più solo, più triste e muori un po' di più, ogni giorno.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler!
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IL DIARIO DEL CUORE
 
A volte mi chiedo perché certe cose che, teoricamente, non dovrebbero riguardarmi, mi tocchino così tanto.
Perché certe cose fanno così male nonostante non ci sia un contatto diretto tra le due parti?

Il cuore quasi mi scoppia, sento la tristezza, la rabbia, l'impotenza e l'angoscia che mi spingono a scrivere queste righe.

Ho il cuore stretto in questa morsa, preda delle mie stesse emozioni. Mi chiedo se sia una sconfitta che brucia o un'altra ferita che non guarirà mai. Forse entrambe.

La cosa peggiore è non essere capiti. La forma più triste di solitudine che possa esistere al mondo. Non importa se qualcuno ti odi, ti ignori o ti si metta contro. Non essere capiti è come essere invisibili. Non essere capiti è venire fraintesi. Ti senti più solo, più triste e muori un po' di più, ogni giorno.
A volte mi chiedo perché sia così difficile restare vivi e sereni nonostante tutto. Perché un'anima deve sempre penare?

Come si fa a spezzare le catene del dolore?

È ancora più triste quando tutti cercano di minimizzare ciò che senti. Per gli altri è fin troppo facile liquidarti dicendo: “non preoccuparti ,passerà” oppure “di cosa ti lamenti? Gli altri soffrono più di te per motivi più seri”. Perché le persone devono arrogarsi il diritto di mettere bocca su un dolore che non le riguarda? Cosa fa credere loro che un dispiacere, una sconfitta, una delusione siano meno dolorosi di un lutto? Nessuno può percepire il dolore di un altro allo stesso modo e con la stessa intensità. Nessuno conosce davvero il fardello che un altro si porta dietro. Cosa vi fa credere di avere il diritto di giudicare, magari credendo anche di essere superiori?

La presunzione umana non ha limiti. Così come la malvagità, la crudeltà, il bisogno di emergere a costo di calpestare gli altri. Tutti hanno provato questi sentimenti. Dopotutto, essere umani, vuol dire anche questo. Purtroppo. Sarebbe troppo facile provare solo emozioni positive, no? Eppure, mi sembra che più passi il tempo, più le emozioni negative aumentino. Si fanno strada nel cuore delle persone, strisciano sotto la pelle, fino ad arrivare a toccare il profondo che c’è in ognuno di noi.

Tutti abbiamo piano, sofferto, provato rabbia, angoscia, tristezza e dolore. Tutti siamo stati preda della negatività, chi più, chi meno. Nemmeno questo riesce ad avvicinare la gente. Bisogna gareggiare per primeggiare anche in questo caso. Bisogna sempre arrivare primi, no? È davvero necessario fare una gara per stabilire chi prova il dolore più grande e chi ha più diritto di soffrire?

Perché nessuno riesce a sentire quando il cuore mi brucia, quando gli occhi diventano vulcani e le lacrime la lava più cocente? Perché nessuno riesce a capire che a volte è difficile anche respirare? Perché devo fingere di stare bene quando fa male anche sorridere? Perché nessuno si preoccupa dei tagli sul cuore?

Perché nessuno riesce ad accettare questo lato di me?
   
 
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