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Autore: bouncing05    07/10/2017    0 recensioni
Un attimo di crisi, un treno da prendere e un amico, un grande amico...comincia sempre così (o quasi)
La mia prima fanfic, un pò inventata, un pò sognata, un pò successa...spero che vi piaccia leggerla quanto a me piace scriverla
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ero stata solo una volta in quella casa, diversi anni prima, e la cosa che mi aveva rapito il cuore era quel portico. Passammo una serata intera a mangiare schifezze e parlare delle nostre vite. Una serata che custodivo gelosamente fra i miei ricordi più belli, la prima volta che il desiderio di potergli stare più vicina, di poter essere più di una semplice amica, era diventato quasi doloroso.

Tirai fuori dallo zaino la bottiglietta dello sciroppo d'acero e suonai alla porta. Passarono quei 20 secondi in cui mi sentii una completa idiota, mi resi conto che mi ero lasciata la giacca della moto: ero a 300 km di distanza da casa mia, con uno zaino sulle spalle e una bottiglia di sciroppo d'acero in mano, sotto al portico della casa dell'unica persona che volevo vedere. Si, decisamente un'idiota.

Non riuscii a finire di offendermi mentalmente, che si aprì la porta: e come ogni volta che piantava i suoi occhi nei miei, tutto il resto cessava istantaneamente di avere importanza. Ero con lui, qualunque cosa stesse succedendo intorno, nella mia vita, non suscitava più il minimo interesse.

"Ciao Andrew...sono venuta a farti i pancakes"

Rimase un attimo li, fermo, sulla soglia, scalzo, con i pantaloni cargo, l'immancabile camicia bianca e un'espressione indecifrabile sul viso. 

Un attimo soltanto, dopodiché mi strinse a sé, quell'abbraccio che tanto mi mancava e che tanto avevo desiderato nelle ultime ore. Quell'abbraccio che mi serviva per respirare, per allentare la tensione, per scaricare la frustrazione che avevo accumulato. Iniziai a piangere, senza freno, senza vergogna. Stretta a lui, finalmente potevo dismettere i panni della dura, i panni della donna d'acciaio. 

Mi tolse lo zaino dalle spalle e mi portò in casa, verso la sala. La mia stanza preferita, con un divano enorme quanto vecchio, proprio vicino al caminetto. Mi fece sedere e si mise accanto a me, cingendomi le spalle con un braccio

"Scusami, davvero...io non..."

"Sssshhhh, non preoccuparti. Quando ti sarai ripresa, mi racconterai. Ora l'importante è che ti rilassi. Qualunque cosa sia successa, vedrai che la sistemiamo"

Ero ancora scossa dai singhiozzi, ma annuii, anche se con poca convinzione. Andrew mi sfilò l'elastico e mi sciolse i capelli, poi prese una coperta patchwork che era piegata sul bracciolo del divano e me la mise addosso. Fra il tepore della coperta e il calore del suo corpo, il sonno che mi aveva evitato dal giorno prima mi arrivò tutto insieme, e mi addormentai.

 

 

Aprii gli occhi dopo non so quanto, ma dalla finestra non entrava più la luce del giorno. Sulla poltrona davanti al divano, Andrew stava seduto, con una birra in mano e un'espressione indecifrabile sul viso.

"Ciao"

"Ciao"

Mi stropicciai gli occhi e mi stiracchiai un po', addormentarsi raggomitolata non era il massimo.

"Quanto ho dormito?"

"Credo tre ore, ma non ne sono sicuro"

"Tre ore!?!? Oh Dio mi dispiace...ma tu che hai fatto? Mica sarai stato lì seduto tutto il tempo"

"Oh si invece. Le tre ore meglio spese degli ultimi anni"

Lo guardai aggrottando la fronte "Bella roba..."

"Ti ho guardata. Senza dovermi preoccupare che tu te ne accorgessi, o che se ne accorgesse qualcun altro"

Continuai a guardarlo perplessa, ma il cuore cominciò ad accellerare i battiti. Possibile?

Posò la bottiglia di birra per terra vicino alla poltrona e fece un respiro profondo, senza mai staccare gli occhi dai miei.  Si venne a sedere sul divano vicino a me, io credevo che il cuore potesse spaccare la cassa toracica e andarsene in giro per la stanza. Mi tirai a sedere e istintivamente cercai l'elastico per legarmi i capelli, che mi ricadevano in riccioli impazziti sulla faccia. Lui mi scostò una ciocca dal viso, abbozzando un sorriso "Lasciali in pace"

Sentivo la sua mano fra i capelli, il suo respiro, accellerato, come il mio. La mia mano si mosse verso di lui, seguita dal mio sguardo, e la posai sul suo petto. Un battito impazzito, come e più del mio. Rialzai lo sguardo giusto in tempo per perdermi di nuovo nei suoi occhi, solo per un attimo. Mi tirò a sè, lento ma deciso. Potevo sentire il calore delle sue labbra, vicinissime alle mie. Chiusi gli occhi e nel momento esatto in cui le sue labbra si posarono sulle mie, sentii un'esplosione in mezzo al petto. Un bacio dolce. Leggero. Ma desiderato e sognato da anni. 

Avevo paura di muovermi, paura di rovinare tutto se solo avessi mosso un solo muscolo. 

Schiuse leggermente le labbra, per un nuovo bacio che di leggero non aveva neanche il ricordo. M sentivo prendere fuoco, dalla pancia alla testa, il pensiero razionale era scomparso del tutto. D'improvviso, si alzò.

"Manca qualcosa...dammi due minuti" lo guardai spostarsi verso il camminetto, armeggiare brevemente per sentire quasi istantaneamente il crepitio del fuoco.

"Non sapevo tu fossi anche un provetto fuochista" gli dissi sorridendo, anche se ogni singola fibra del mio corpo desiderava solo che tornasse vicino a me. Forse aveva già deciso di tornare sui suoi passi? Mi aveva baciato per errore? Una manciata di secondi di puro panico.

"Semplicemente lo tengo sempre pronto per essere acceso, così in un minuto lo accendo..." 

Tornò verso il divano e tirandomi per le gambe mi fece sdraiare. Scivolò su di me, sorridendomi e spostandomi di nuovo una ricciolo dal viso. I miei occhi passarono dalle sue labbra ai suoi occhi, vidi che mi guardava fisso, serio. 

Mi baciò, di nuovo. E di nuovo, quella sensazione di calore, ovunque. Il contatto della sua mano sulla pelle della mia pancia mi fece quasi sobbalzare.

"Scusa...io..." lo sentii irrigidirsi, quasi lo avessi rifiutato. Che era tutto il contrario di quello che volevo. Gli sfilai la camicia dai pantaloni e passai la mia mano sulla sua pelle, dalla pancia al petto. Un suo gemito e mi resi conto che eravamo sulla via del non ritorno. E quanto mi piaceva.

 
   
 
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