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Autore: emme30    08/10/2017    8 recensioni
[Tsukishima/Yamaguchi] [Kageyama/Hinata] [Future!Fic] [Third Year Headcanons]
Man mano che Yamaguchi si avvicina, tuttavia, Tsukishima non può fare altro che inarcare le sopracciglia davanti al ragazzo che si ritrova a pochi metri di distanza e che non vede da più di quaranta giorni.
Tadashi è diventato ancora più alto, forse di qualche centimetro, ha il volto abbronzatissimo e perfino più lentigginoso e… evidentemente ha dimenticato di andare dal parrucchiere.
Kei nota che ha i capelli lunghi legati in un codino dietro la nuca solo nel momento in cui l’altro è di fronte a lui e, quando posa gli occhi sulla sua figura per intero, non capisce come mai abbia la gola secca.
Quell’estate, Yamaguchi è cambiato.
Genere: Fluff, Romantico, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Kei Tsukishima, Shouyou Hinata, Tadashi Yamaguchi, Tobio Kageyama
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
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Sei in ritardo.

Tsukishima sospira irritato dopo aver inviato il messaggio, appoggiandosi al muretto dietro le proprie spalle.

E’ il primo giorno di scuola del loro terzo anno a seguito delle vacanze estive e Yamaguchi è già in ritardo. Come se fosse una novità, poi.

Si toglie le cuffie dalle orecchie e si ravviva i capelli, trovando ancora insolito il fatto di non avere i propri fidati occhiali sulla punta del naso. Kei ha scoperto le lenti a contatto quell’estate e, su insistenza di sua madre, ha cominciato a usarle per uscire e a utilizzare gli occhiali solo per lo studio o quando è in casa. Nonostante all’inizio non sopportasse la sensazione di avere qualcosa a contatto diretto con gli occhi, adesso si è quasi abituato del tutto. Di certo, non gli manca vedere la montatura degli occhiali continuamente o dover pulire le lenti ogni volta che si sporcano.

Il cellulare che vibra lo fa destare da quei pensieri.

Scusa, Tsukki! Sto arrivando!

Non risponde all’sms e si sbottona l’ultimo bottone della divisa; nonostante sia mattino presto, il sole di settembre è ancora un po’ troppo caldo.

Attende con pazienza e cercando di non indispettirsi troppo, soprattutto perché è dalla fine di luglio che non vede il proprio migliore amico. Yamaguchi ha trascorso tutte le vacanze estive al mare con i suoi genitori, i quali se lo sono trascinato dietro con la scusa che quella sarebbe stata l’ultima estate prima del college.

Tsukishima ricorda ancora con un sorriso il volto sconsolato di Tadashi quando gli ha comunicato la notizia, incredibilmente dispiaciuto all’idea di perdersi gli allenamenti con la squadra e il campo estivo a Tokyo.

“Se vuoi facciamo cambio,” gli aveva detto Kei con un piccolo ghigno. “Preferirei di gran lunga un mese sulla spiaggia di Shirahama piuttosto che un trenta giorni con quei due cretini,” aveva poi indicato Kageyama e Hinata che si stavano, come loro solito, prendendo per il davanti della divisa. Non era rimasto a vedere se avessero continuato a insultarsi o, peggio, se si fossero messi a pomiciare, però Yamaguchi aveva ridacchiato e gli aveva dato ragione.

Si volta verso la direzione della casa dell’amico e, dopo qualche attimo, intravede una figura vestita di blu correre nella propria direzione. Fa un piccolo sogghigno quando lo riconosce e lo vede alzare il braccio per salutarlo.

Man mano che Yamaguchi si avvicina, tuttavia, Tsukishima non può fare altro che inarcare le sopracciglia davanti al ragazzo che si ritrova a pochi metri di distanza e che non vede da più di quaranta giorni.

Tadashi è diventato ancora più alto, forse di qualche centimetro, ha il volto abbronzatissimo e perfino più lentigginoso e… evidentemente ha dimenticato di andare dal parrucchiere.

Kei nota che ha i capelli lunghi legati in un codino dietro la nuca solo nel momento in cui l’altro è di fronte a lui e, quando posa gli occhi sulla sua figura per intero, non capisce come mai abbia la gola secca.

Quell’estate, Yamaguchi è cambiato.

“Scusa, Tsukki!” esclama lui, fermandosi al suo fianco e scostandosi un ciuffo dagli occhi. “Ho dormito troppo e… ma che fine hanno fatto gli occhiali?”

Tsukishima ci mette qualche attimo a riprendersi, gli occhi fissi sul volto di Tadashi. E’ molto più adulto e maturo del ragazzino che ha salutato a fine luglio. Possibile che abbia persino le spalle più larghe?

“Ho cominciato a usare le lenti a contatto,” dice con noncuranza e mettendosi a camminare in direzione della scuola. “Mamma ha insistito.”

Yamaguchi saltella al suo fianco. “Non me lo avevi detto! Ma stai benissimo!” esclama entusiasta. “Non ti fa un po’ strano, però?”

“Mi fa più strano vederti con i capelli come Asahi-senpai,” replica lui, voltandosi per guardarlo.

Lo osserva arrossire sotto le lentiggini. “Beh, sì, volevo provare qualcosa di nuovo. Mamma dice che mi stanno bene così.”

Tsukishima vorrebbe dare ragione a sua madre, ma, quando si volta per dirglielo, un particolare cattura la sua attenzione. Un particolare che prima non aveva assolutamente notato.

Allunga una mano e scosta un ciuffo di capelli dall’orecchio di Yamaguchi, rivelando un orecchino nero non particolarmente grande. Increspa la fronte in modo stupito e il ragazzo in questione diventa ancora più rosso.

“Ti sei fatto il buco all’orecchio?” domanda un po’ basito. “Rientra anche questa nelle cose nuove che volevi provare?”

Tadashi ridacchia e si porta una mano tra i capelli, imbarazzato. “Sì, sono successe un po’ di cose ultimamente.”

Tsukishima lo fissa e, nonostante il proprio migliore amico abbia un aspetto che a lui è incredibilmente estraneo – ma non per questo spiacevole –, sa che è comunque la stessa persona che conosce da tutta una vita. Lo trova semplicemente più cresciuto e, forse, più sicuro di se stesso.

“Come sono andate le vacanze?”

Il viso di Yamaguchi si accende. “Benissimo, mi sono divertito un sacco!” strepita contento, sistemandosi poi la cartella sulle spalle. “Pensa, ho pure imparato a fare surf!”

Kei sgrana gli occhi meravigliato. “Spero per te che ci siano delle foto.”

Tadashi ride. “Potrebbero essercene, ma dovrai chiederle a mia madre.”

“Come se fosse un problema esigere materiale da ricatto da lei.”

Il ragazzo sghignazza di nuovo. “Non so per cosa tu possa ricattarmi. Comunque... ho fatto un sacco di cose bellissime e ho conosciuto-“

Yamaguchi non riesce a finire di parlare perché un ruggito sovrasta la sua voce e una nuvola di capelli arancioni gli si getta addosso, facendolo barcollare.

Tsukishima sospira e si ferma, guardando scocciato Hinata saltellare attorno Tadashi e riempirlo di complimenti per l’abbronzatura, i capelli lunghi e l’orecchino. Nonostante abbiano la stessa età, Hinata sia cresciuto e si sia fatto un po’ più adulto, a colpo d’occhio sembra che ci siano almeno un paio di anni di differenza. Kei fa scivolare lo sguardo sul volto di Yamaguchi e non riesce a non rimanere sbalordito da quanto sia cambiato lontano dai suoi occhi.

Le sue considerazioni si interrompono quando avverte una figura avvicinarsi a lui. Non gli serve neanche voltarsi per capire di chi si tratti.

“Tsukishima,” lo saluta Kageyama con voce stanca e assonnata.

“Vostra Altezza,” è la replica di Kei sottolineata da un piccolo ghigno, davanti al quale Kageyama fa una smorfia irritata.

Ecco, insieme a Tadashi questa è forse la cosa che gli è mancata di più durante le vacanze estive.

 

*

 

Yamaguchi è diventato capitano della squadra di volley della Karasuno all’inizio del loro ultimo e terzo anno quasi all’unanimità. Quasi, perché ovviamente Kageyama e Hinata hanno provato a bisticciare tra loro anche per quel ruolo. Alla fine è bastato che il coach, il loro sensei, tutti i ragazzi del secondo anno e, soprattutto, Tsukishima dessero il proprio assenso per far desistere i due e approvare la nuova carica di Tadashi.

Il ragazzo ha ovviamente provato a rifiutare con le guance rosse e qualche balbettio, ma Kei ricorda chiaramente di avergli detto di non parlare a vanvera e che lui è l’unico che potrebbe guidarli e farli arrivare alle nazionali anche quell’anno.

Da quel momento in poi e grazie alle sue parole, Yamaguchi è sceso a patti con il suo nuovo ruolo all’interno della squadra, sebbene durante quei primi mesi sia stato un po’ difficile per lui calarsi nella parte.

Tsukishima lo guarda da lontano facendo rimbalzare il pallone sul parquet. Tadashi, nel frattempo, sta spiegando a un ragazzo del primo anno come deve tenere il pallone per fare i servizi. Ha i capelli lunghi legati in un codino, la fronte sudata ed è incredibilmente concentrato su quello che sta dicendo. Inconsciamente, Kei fa scivolare lo sguardo sui muscoli delle braccia abbronzati e lentigginosi e nota una fascia nera avvolta attorno al gomito destro, probabilmente per aiutarlo nei servizi. Scende ancora di più verso il basso, verso le cosce, il bordo dei calzoncini e le ginocchiere finché Hinata non interrompe i suoi pensieri.

“Tsukki, guarda!” gli si para davanti e indica le lunghe ginocchiere che spariscono sotto i suoi pantaloncini. “Ho comprato lo stesso tipo di ginocchiere che utilizza Bokuto-san!”

Tsukishima lo fissa accigliato e sbuffa. “Puoi comprare tutte le ginocchiere che ti pare, tanto non riuscirai mai a schiacciare come lui.”

Osserva soddisfatto il volto di Hinata diventare rosso, ma la sua risposta piccata non arriva, visto che Yamaguchi mette una mano sulle spalle del numero dieci e li guarda con una nota di rimprovero.

“Buoni, voi due.”

Hinata lancia un’altra occhiataccia a Tsukishima prima di trotterellare via e sistemarsi a battere accanto a Kageyama, il quale ha osservato la scena da lontano senza preoccuparsi di intervenire.

Tadashi si sistema al suo fianco con un pallone e lo guarda avveduto. “Non fare arrabbiare il capitano,” scherza, lanciandogli poi un piccolo ghigno.

Quella battuta e il modo in cui Yamaguchi piega le labbra all’insù stupiscono Kei, che alza le sopracciglia sorpreso. “Ma guardati un po’,” commenta divertito. “Utilizzare i metodi di Daichi-senpai ti dona, sai?”

E’ quando Tadashi arrossisce che Tsukishima ha la certezza definitiva che, nonostante quella patina di sicurezza, il ragazzo al proprio fianco sia quello di sempre.

“Te l’ho detto che ultimamente ho deciso di provare cose nuove,” cerca di ribattere con le guance rosse, facendo rimbalzare la palla sul parquet.

Tsukishima lo guarda per qualche attimo e intuisce subito per cosa si stia preparando. “Non sei un po’ fuori forma per quella battuta? Non ti sei allenato per più di un mese.”

Yamaguchi gli lancia un’occhiata che si potrebbe definire solo come provocante prima di fare un paio di passi indietro, lanciare la palla in alto, saltare e spedirla dall’altra parte del campo a una velocità incredibile e con il tipico effetto che è la sua più grande abilità.

Kei deglutisce a fatica: quello non è il servizio di qualcuno che non ha toccato un pallone per quaranta giorni. Quello sembra uno dei servizi assassini di Oikawa o Ushijima al match point.

“Mi sono allenato un sacco durante queste vacanze, in realtà,” commenta il capitano, portandosi una mano tra i capelli e sorridendo cordiale. “E questa è una delle cose nuove che ho imparato.”

Tsukishima vorrebbe dire qualcosa, ma non ci riesce perché Yamaguchi si accorge in quel momento che tutta la palestra lo sta fissando sbalordita e ammaliata. Arrossisce come una fragola matura e prova a impartire ordini a destra e a manca, balbettando e tremando un po’.

Kei rimane silenzioso per buona parte dell’allenamento, osservando il proprio migliore amico e riuscendo a individuare quanto sia cambiato persino il suo modo di giocare e approcciarsi ai compagni di squadra. Gli basta incrociare lo sguardo con Kageyama per rendersi conto che anche lui ha notato questo cambiamento nel loro capitano e, sebbene l’alzatore non sembri particolarmente preoccupato, Tsukishima percepisce qualcosa di diverso in gola ogni volta che vede Yamaguchi sorridere, esultare, incoraggiare o scusarsi.

 

*

 

“Sei davvero cambiato.”

Stanno tornando a casa dopo gli allenamenti, quasi una settimana dopo aver ricominciato le lezioni dopo le vacanze estive, quando Kei si lascia sfuggire quella frase.

Tadashi si volta verso di lui e lo guarda confuso. “Cosa intendi?”

Tsukishima alza le spalle. “Intendo tutto. Sia fisicamente che caratterialmente… tra i capelli lunghi, l’orecchino, la massa muscolare, il tuo modo di giocare e il fatto che sembri incredibilmente più sicuro di te. Sei davvero cambiato questa estate, Yamaguchi.”

Il ragazzo lo fissa in silenzio e Kei non riesce a comprendere cosa si nasconda dietro quei grandi occhi scuri. "Ed è… un male?” domanda con un filo di voce, quasi come se avesse paura di avere una risposta.

“No, che sciocchezze vai dicendo?” replica subito l’amico. “Devo solo abituarmici,” e gli sorride per tranquillizzarlo.

Yamaguchi, però, sembra avere un peso sul petto che nemmeno quel gesto riesce a cancellare. “A proposito di cambiamento...” esordisce, facendo un respiro profondo e portandosi una mano tra le ciocche scure. “Devo dirti una cosa.”

Tsukishima lo squadra incuriosito, ma non replica: l’espressione dipinta sul viso dell’altro è contrita e non ha idea del motivo.

“E’ da una settimana che te lo voglio dire, ma c’era sempre qualcuno in giro e non era il momento giusto e…”

Sospira pesantemente e stringe con forza la tracolla della sua borsa mentre Kei continua a guardarlo senza avere il coraggio di proferire una sola parola.

“Ho…” Yamaguchi si schiarisce la voce. “Ho conosciuto un ragazzo in vacanza.”

Non che Tsukishima si aspettasse la confessione del secolo, ma… tutto qui?

“Ok?” replica, per nulla sconcertato. “Siete diventati amici?”

“No, Tsukki, l’ho conosciuto nel senso di…” Tadashi sembra boccheggiare, quindi si ferma e fissa l’asfalto sotto i suoi piedi. Anche Kei si blocca e quella reazione lo allarma.

“Ho scoperto di… mi… insomma…” balbetta Yamaguchi, il respiro affannato e gli occhi inchiodati al cemento.

Tsukishima vorrebbe andargli incontro, mettergli una mano sulla spalla e fargli capire che a lui può dire tutto; tuttavia, la voce dell’amico lo precede, immobilizzandolo sul posto.

“Tsukki, io sono gay.”

D’accordo, questa è decisamente la confessione del secolo.

“Ho conosciuto questo ragazzo e… io e lui… insomma… l’ho capito…” continua, senza alzare il volto da terra. “Non ci ero mai arrivato prima e non sapevo come dirtelo perché questo… non è come farsi un buco all’orecchio o mettere le lenti a contatto, questo-“

Tadashi non riesce a portare i termine i propri vaneggiamenti perché Tsukishima gli si avvicina e gli mette una mano sulla spalla, obbligandolo a guardarlo negli occhi.

“Va tutto bene,” è tutto ciò che gli dice, stringendo il palmo da sopra la sua maglietta. “Tu sei tu, Yamaguchi. Gay o etero.”

Vede gli occhi del proprio migliore amico riempirsi di lacrime e non ha neanche il tempo di registrare ciò che Tadashi sta per fare prima di trovarsi le sue braccia attorno al collo e immerso nel buon profumo del suo bagnoschiuma al miele. Rimane interdetto solo per un attimo, poi si rende conto di stare quasi soffocando e si schiarisce la gola. “Yamaguchi, non respiro.”

Il ragazzo si fa subito da parte, sorridendo e asciugandosi il volto bagnato. “Scusa, Tsukki,” mormora con una piccola risata.

Riprendono a camminare in silenzio, ognuno immerso nei propri pensieri.

Tsukishima ogni tanto gli lancia delle occhiate eppure, nonostante questa confessione gigantesca, Yamaguchi non gli sembra poi così diverso. In tutta sincerità, lo hanno scombussolato di più i capelli lunghi o il suo nuovo atteggiamento. Nonostante ciò, lo vede visibilmente sollevato e la cosa non può che renderlo felice.

“Allora...” esordisce dopo un po’, schiarendosi la gola. “Come si chiama il tuo fidanzato?”

Yamaguchi fa un verso imbarazzato. “No! No, cioè, io e Aki non… non siamo mai stati fidanzati.”

“Ma hai appena detto che-“

“Ci siamo…” Tadashi lo interrompe balbettando un po’. “Ci siamo solo baciati un po’ di volte,” racconta, e Tsukishima è certo che sia viola in volto. “E anche fatto altre cose… ma non siamo mai stati fidanzati!”

“Capisco,” è l’unica cosa che gli viene in mente di dire, schiarendosi la gola e provando a scacciare il fastidio che sente annidato lì.

“In realtà...” ammette Yamaguchi, incastrando una lunga ciocca di capelli dietro un orecchio. “La cosa che facevamo di più era parlare, sai? Ci siamo confidati moltissime cose e mi ha aiutato a rendermi conto di ciò che sono e di quello che voglio.”

“Quindi dobbiamo a lui questo Yamaguchi così disinvolto?”

Il ragazzo ridacchia. “In parte. Di certo, mi ha insegnato quel servizio che hai visto in questi giorni. Anche lui gioca a pallavolo e ci siamo allenati insieme, visto che eravamo entrambi bloccati con i nostri genitori al resort di Shirahama.”

Kei non commenta ulteriormente, però percepisce un moto di gelosia pizzicargli la lingua. Non sa perché gli dia così fastidio il fatto che il proprio migliore amico abbia trovato una persona che lo ha fatto stare così bene e lo abbia aiutato a comprendere meglio se stesso. Fatto sta che, tutto a un tratto, si sente incredibilmente irritato.

“Magari lo incontrerai di nuovo alle nazionali,” commenta con tono distaccato.

“Magari,” replica Tadashi contento. “Mi farebbe davvero piacere rivederlo.”

Tsukishima stringe forte i pugni contro i fianchi e non compie ulteriori osservazioni; si ferma sui propri passi solo quando deve svoltare e separarsi da Yamaguchi.

“Beh, ci vediamo domani,” dice con uno sbadiglio.

Tadashi gli sorride pieno di gratitudine. “Grazie, Tsukki.”

Il ragazzo alza le sopracciglia. “Veramente non ho fatto nulla di che.”

“Invece sì,” è tutto ciò che gli dice l’altro prima di voltarsi e avviarsi verso casa.

Kei rimane a guardarlo finché non lo vede sparire dietro l’angolo.

 

*

 

Tsukishima aggrotta le sopracciglia nel momenti in cui vede Yamaguchi entrare in classe con un’espressione costernata in volto. Il ragazzo si lascia cadere sulla sedia accanto alla sua e sospira pesantemente.

“Tsukki, io non ce la faccio più,” dice, facendo una smorfia e nascondendo poi il capo tra le braccia incrociate sul banco.

“Di che stai parlando?” chiede Kei, cercando di non sembrare troppo curioso.

Tadashi si mette a sedere per bene e gli fa vedere la letterina rosa un po’ spiegazzata che ha tra le dita.

“E’ la terza ragazza questa settimana,” mormora triste.

Tsukishima non riesce a trattenere un piccolo ghigno. “Latin lover, eh?”

Yamaguchi arrossisce così tanto che le lentiggini sulla punta del naso scompaiono. “Ma cosa dici!” esclama imbarazzato. “Non è mica colpa mia se le ragazze non mi piacciono e sono costretto a dire di no a tutte! Però mi dispiace così tanto,” sussurra rammaricato, rileggendo il contenuto della lettera e sistemandosi una ciocca di capelli dietro un orecchio.

“Se ne faranno una ragione,” commenta Kei, indossando nuovamente le cuffie e provando a ignorare la sensazione di pace e tranquillità che gli ha conferito la notizia che l’amico rifiuti tutte le proprie spasimanti.

 

*

 

La prima partita importante del loro ultimo torneo la giocano contro la Aoba Josai e vincono due set a uno.

E’ un’esperienza quasi mistica per Tsukishima, il quale non riesce a non rimanere stupito dal comportamento di Yamaguchi in campo. E’ in quell’occasione che riesce a vedere bene quanto Tadashi sia cambiato e come il suo atteggiamento ne abbia risentito.

Il capitano della Karasuno rimane concentratissimo per tutti i set, è aggraziato nel momento in cui si getta per recuperare i palloni e quando Kageyama gli alza la palla per schiacciare. Ha sempre una parola per tutti, un complimento o un incoraggiamento. Sorride così tanto che ogni tanto le lentiggini che ha sulle guance scompaiono. Kei rimane concentrato sulla partita, sulle proprie schiacciate e sui propri muri, sentendo un fuoco accendersi nel petto ogni singola volta che il capitano gli dà una pacca sulla spalla per complimentarsi di una sua bella azione.

Il destino della Aoba Josai è già deciso nel momento in cui Yamaguchi va all’area di battuta. Tsukishima si volta per guardarlo, scambiandosi uno sguardo che vale più di mille parole.

Tadashi fa sei ace di seguito e i corvi della Karasuno vincono la partita con un boato che fa tremare il palazzetto.

Tutta la squadra si getta sul capitano, il quale finisce sul parquet con un tonfo e una risata. Kei rimane di lato con Kageyama, intento a squadrarlo con un sorriso. Neanche si accorge di ciò che gli esce dalla bocca.

“Yamaguchi è stato davvero bravo.”

Kageyama, al suo fianco, non può che concordare.

L’entusiasmo della vittoria non scema nemmeno negli spogliatoi e dopo la doccia; anzi, il chiacchiericcio eccitato di tutti conferisce a Tsukishima una strana e nuova sensazione di soddisfazione. Si sta infilando la t-shirt quando nota Yamaguchi raggiungerlo con solo un asciugamano scuro avvolto attorno alla vita.

Si morde un labbro senza rendersene conto e, solo quando i suoi occhi hanno già squadrato per bene il corpo mezzo nudo dell’altro che si sta asciugando, realizza cosa sta effettivamente facendo.

Distoglie lo sguardo, incredulo all’idea di sentirsi così a disagio.

“Siamo stati bravi, vero, Tsukki?”

Il cinguettio felice di Tadashi raggiunge le sue orecchie, tuttavia Kei decide di voltarsi per guardarlo solo dopo essersi accertato che si sia infilato i boxer.

“Già,” commenta, deciso a infilarsi gli occhiali e, per una volta, evitare le lenti a contatto. “Il capitano dovrebbe proprio essere fiero della sua squadra.”

Yamaguchi arrossisce, ma copre le guance incandescenti indossando una maglietta e accucciandosi per infilarsi un paio di jeans.

“Vuoi venire a casa da me stasera?” propone Tsukishima a un certo punto, sedendosi poi sulla panca accanto a Tadashi per allacciarsi le scarpe. “Per staccare un po’,” aggiunge, anche se sa benissimo di non aver bisogno di una vera e propria motivazione per l’invito.

Non si aspetta minimamente di vedere il proprio migliore amico arrossire di nuovo e portarsi una mano tra i capelli sciolti con aria imbarazzata. “Veramente...” dice con un sussurro. “Stasera avrei un appuntamento.”

“Oh,” è tutto quello che riesce a dire Kei, lasciando cadere lo sguardo nel vuoto e sentendosi avvolgere da una strana sensazione di malessere.

“Scusa, Tsukki!” L’amico lo guarda rammaricato. “Facciamo domani sera? Ti va bene lo stesso?”

Tsukishima annuisce e fa scivolare gli occhi sui vestiti di Yamaguchi, decisamente in tiro per la serata che lo aspetta. Alza il capo in tempo per vederlo sorridergli ed estrarre un elastico dalla borsa in modo che si faccia la coda, legando i capelli ancora un po’ umidi.

Rimane seduto sulla panca di legno anche quando Tadashi si allontana per specchiarsi, seguendolo con lo sguardo e notando troppo tardi che Kageyama e Hinata lo stanno fissando, borbottando l’uno con l’altro dal lato opposto dello spogliatoio.

Lancia un’occhiata assassina a entrambi e si volta per raccogliere le proprie cose, uscendo dallo spogliatoio seguito da Yamaguchi, il quale, fortunatamente, non si è accorto di niente.

Yachi li sta aspettando nell’atrio della palestra e fa un enorme sorriso quando li vede arrivare. O meglio, solo a Tsukishima fa un enorme sorriso perché si getta letteralmente addosso a Tadashi.

“Yama-chan, siete stati fantastici!” esclama contenta appesa al suo collo e Kei prova davvero a non fissare con disgusto quelle braccia che lo stringono.

Yamaguchi arrossisce e si porta una mano tra i capelli impacciato, ma lei non demorde: fa un passo indietro e lo guarda ammaliata.

“Quanto sei bello stasera!” dice, aggrappandosi al suo braccio per trascinarlo fuori dall’edificio. “Non oso pensare a quanti cuori infrangi di questi giorni.”

Tsukishima li fissa uscire senza riuscire a muovere nemmeno un muscolo, ascoltando senza volere il commento di Kageyama alle sue spalle.

“Mi sa che uno l’ha già infranto.”

 

*

 

Tsukishima sa di essere un ragazzo incredibilmente intelligente, eppure nei giorni seguenti gli sembra di sentirsi un vero e proprio idiota. Ma idiota a livello di Kageyama e Hinata. Quel tipo di idiota.

Per quanto provi a non farlo, Yamaguchi è sempre nei suoi pensieri, di fronte agli occhi o al suo fianco. Il che non è una novità, visto che sono sempre stati una cosa sola fin da quando riesce a ricordare. Il problema è che adesso si perde nei sorrisi del proprio migliore amico, spera che gli sfiori il dorso della mano quando camminano l’uno accanto all’altro e brama di sentire il suo palmo sulla propria spalla e un incoraggiamento quando sono in palestra.

Non riesce a smettere di pensare a lui quando dovrebbe studiare, quando sta mangiando, quando sta ascoltando la musica. Non ha il coraggio di chiedergli di quell’appuntamento di un paio di giorni prima e si tormenta a riguardo. E se Tadashi dovesse fidanzarsi e smetterla di stargli vicino? Solo l’idea di trovarsi senza la sua voce melodiosa ad accompagnare i propri pensieri lo fa stare male.

Tsukishima si riscopre geloso di tutte le persone che parlano con Yamaguchi: ad esempio, di Yachi che gli lascia sempre un bacio sulla guancia quando lo vede, oppure dei ragazzini del primo anno che lo interpellano sempre quando hanno bisogno di un consiglio, o ancora delle compagne che gli lasciano lettere d’amore nell’armadietto. Ma, soprattutto, percepisce un’irritazione infinita nei confronti del tipo sconosciuto con cui è uscito per quell’appuntamento e, in particolar modo, di quell’Aki del resort di Shirahama. Ogni volta che ci pensa si arrabbia, per poi darsi dell’idiota per aver avuto quella reazione.

Tadashi Yamaguchi è solo il suo migliore amico. Non dovrebbe comportarsi in questo modo, non dovrebbe essere geloso di chi può baciarlo e stringerlo tra le braccia. Anzi, dovrebbe esserne contento.

Però non ci riesce, ed è proprio per questo che si sente un vero idiota.

E’ da solo nella stanza del club che si sta cambiando, deciso ad andare a casa il prima possibile. Tadashi vuol rimanere ancora un po’ per allenarsi con i ragazzi del primo e del secondo anno e, nonostante muoia dalla voglia di continuare a vederlo sudato e sorridente, si obbliga a fare i bagagli e filare via. Magari una camminata da solo gli schiarirà le idee.

Si sta vestendo quando ode la porta aprirsi e due voci irritanti raggiungere le proprie orecchie.

“Kageyama, ma hai visto quanto è diventato figo Yamaguchi ultimamente?” domanda Hinata al suo fidanzato con un volume di voce terribilmente alto e con un tono fintissimo. Tsukishima sospira annoiato.

“Assolutamente,” risponde Kageyama con lo stesso tono di voce apatico e monocorde, come se fosse una battuta imparata a memoria. “Se io e te non stessimo assieme, ci proverei con lui immediatamente, guarda.”

“Già, anche io,” continua Hinata e Kei sente quel poco di pazienza che possiede scivolargli via dalle membra.

Si volta verso di loro e li fissa infastidito. “Ma fate sul serio?”

“Oh, ciao Tsukki! Non ti avevo proprio visto,” esclama Hinata con un sorriso falso. “Dato che siamo già in argomento, tu cosa ne pensi del nostro capitano? E’ proprio affascinante, vero?”

Kei guarda il volto pieno di aspettativa di Hinata inarcando un sopracciglio. “Siete proprio due deficienti,” commenta sprezzante prima di mettersi la borsa sulle spalle e avviarsi verso l’uscita della stanza del club.

“Oh, Tsukki, non fare così… noi vogliamo solo aiutarti!” Hinata lo chiama mentre sta per aprire l’uscio e indossare le cuffie. “L’ha capito il mondo intero che ti piace Yamaguchi!”

“Non è vero e comunque questi sono affari che non vi riguardano,” sbuffa Tsukishima a denti stretti senza neanche degnarli di uno sguardo.

Non sa bene perché, ma il sospiro annoiato di Kageyama lo fa arrabbiare ancora di più. “Guarda che è inutile che fai il finto tonto… anche tu piaci a Yamaguchi,” afferma, come se fosse la cosa più ovvia del mondo.

“E’ vero, ma tipo… da sempre!” interviene Hinata col suo solito entusiasmo. “Fidati di noi!”

A quel punto, Kei si volta, li guarda tronfio e si mette a ridere di gusto, apprezzando con soddisfazione le loro smorfie stizzite.

“Fidarmi di due idioti come voi? Ma figuriamoci!”

Esce dalla stanza del club con l’ombra di quella risata ancora sulle labbra, provando a calmare i battiti del proprio cuore e indeciso se sperare o no che le parole di Kageyama siano vere.

 

*

 

Tsukishima impiega una settimana a trovare il coraggio per chiedere a Yamaguchi del suo appuntamento e smettere così di tormentarsi a riguardo.

Sono in camera sua che stanno studiando, Kei è seduto con la schiena contro il letto mentre Tadashi è intento a fare i suoi esercizi di matematica sul tavolino nel centro della stanza. Nonostante sappia di dover studiare per il compito della settimana seguente, Tsukishima non riesce a concentrarsi, distraendosi ogni paio di minuti per guardare l’amico da sopra il proprio libro.

Si chiede se sia mai stato così bello e arrossisce quando si rende conto di quel pensiero, dandosi dell’idiota e obbligandosi a indossare la solita maschera burbera.

“Senti, ma…” dice a un certo punto, provando a rimanere sul vago. “Non mi hai mica raccontato come è andato l’appuntamento della settimana scorsa.”

Yamaguchi arrossisce a quelle parole e arriccia il naso. “Non è stato niente di che,” commenta guardando il tavolino. “Non era proprio il mio tipo, quindi è stato un buco nell’acqua.”

Quando ode quelle parole, Tsukishima deve trattenersi dal fare un grandissimo sospiro di sollievo.

“Oh, mi dispiace,” afferma, non sentendosi però affatto dispiaciuto.

“Cosa vuoi che sia...” Tadashi alza le spalle. “Non ci avevo messo troppo il cuore sopra.”

Il silenzio li avvolge nuovamente, però Kei non riesce proprio a ignorare la miriade di pensieri che gli affollano la mente.

“E come sarebbe il tuo tipo?”

Yamaguchi lo guarda incuriosito e un po’ sorpreso, però gli fa un sorriso gentile.

“Diciamo che… deve sapermi mettere alla prova,” replica, appoggiando poi il gomito al tavolo e il mento al palmo della mano. “Non deve essere la mia copia, ma qualcuno in grado di spronarmi e di farmi stare zitto quando parlo troppo,” ridacchia tra sé e sé per la battuta, e Tsukishima si ritrova a imitarlo.

“Deve essere intelligente e con una mente brillante, pieno di passioni e con un’idea chiara di ciò che vuole da sé e dagli altri.”

“Certo che più vago di così si muore.”

“Mica colpa mia se per me una bella testa viene prima di un bel viso o un bel fisico,” si difende Tadashi guardandolo storto, ma senza smettere di sorridere. “Certo, l’aspetto aiuta a far scattare la scintilla… alla fine, però, ci si innamora di ciò che una persona dice o pensa, no?”

Kei avverte un groppo alla gola che non gli permette di replicare, per cui annuisce, tornando a guardare il suo libro.

Sta ancora fissando le parole sulla carta quando torna ad avere l’uso della parola. “Spero davvero che prima o poi tu riesca a trovare il tipo giusto per te,” dice, stupendosi di quanto suoni malinconica la propria voce.

Il silenzio che segue la sua affermazione è teso e imbarazzato e Tsukishima ha davvero paura di aver detto qualcosa che possa aver distrutto ciò che li lega. Almeno finché non sente Yamaguchi imprecare.

“Oh, santo cielo... Tsukki, ma quanto sei stupido?”

Kei alza gli occhi dal libro e guarda l’amico in modo scioccato, stupendosi del suo tono arrabbiato e della sua espressione irritata.

“Yamagu-“

“Sei tu, ok? Sei tu il mio tipo!” sbraita irato, alzando addirittura le braccia al cielo. “Lo sei sempre stato e sempre lo sarai, però io non so più cosa fare per fartelo capire!”

Tsukishima è certo di essersi dimenticato di come si fa a respirare di fronte a quella dichiarazione che assomiglia a un fiume in piena, a quelle guance scarlatte e quel gesticolare forsennato.

Tadashi lo squadra per un momento che sembra lunghissimo, poi Kei avverte gli angoli della bocca salire verso l’alto in un inevitabile sorriso: ogni volta che Yamaguchi gli si rivolge a quel modo per dirgli qualcosa di intenso e importante, un ghigno soddisfatto gli colora il volto.

“Lo negherò se lo dirai in giro...” esordisce, schiarendosi la gola dopo aver trovato la forza di replicare. “Ma in questo momento mi sento davvero incredibilmente stupido.”

La risata che esce dalle labbra di Tadashi gli sembra musica e il nodo che gli stringeva il cuore si scioglie silenziosamente.

“Scusa, Tsukki, non volevo insultarti... ma quando è troppo è troppo!” Le guance di Yamaguchi sono di nuovo rosse e il suo sguardo abbassato. “E non voglio neanche obbligarti a qualcosa che non vuoi o non senti, ma mi sembrava giusto dirtelo,” continua scrollando le spalle e addentandosi un labbro. “Odio non poterti dire le cose.”

“Come se potessi mai obbligarmi a qualcosa che non voglio fare.”

A quelle parole, Yamaguchi fa un piccolo sorriso e il cuore di Kei salta un battito.

“Vieni a sederti qui vicino a me,” gli dice un attimo dopo. “Devo confessarti anche io una cosa.”

Il ragazzo obbedisce alla richiesta, sistemandosi a mezzo metro di distanza da lui con la schiena contro il letto. Il vuoto tra loro viene subito azzerato da Tsukishima, il quale scivola nella sua direzione fino a che non si ritrovano con i fianchi appiccicati.

Rimangono in silenzio finché il suono di un sospiro profondo non riempie la piccola stanza.

“Sono geloso,” confessa Kei, guardando dritto avanti a sé.

“Di… Di chi?”

La domanda di Tadashi è ricolma di curiosità.

“Di chiunque,” risponde lui ridacchiando. “Di tutte le persone che ti stanno accanto, che ti sfiorano e che ti abbracciano,” ammette con candore prima di alzare lo sguardo e incontrare i suoi occhi. “Credi che questo risponda alla tua confessione?”

Kei lo guarda mordersi il labbro e annuire piano. “Credo di sì,” replica Tadashi con un sussurro, poi arrossisce tutto e distoglie lo sguardo.

Adesso un altro tipo di silenzio riempie la stanza, ricolmo di anticipazione e un’infinità di emozioni non dette.

La mano di Tsukishima incontra quella di Yamaguchi sul pavimento di legno. Abbassa lo sguardo mentre la sfiora con la punta delle dita e poi, delicatamente, la appoggia sopra a quella dell’altro.

“Ho le mani più grandi delle tue,” dice con un filo di voce, sollevando il palmo di Tadashi per intrecciare le dita con le sue e accarezzargli con dolcezza il dorso della mano con il pollice.

Alza lo sguardo e gli occhi brillanti di Yamaguchi gli tolgono il respiro.

“Tsukki, posso baciarti?”

Kei annuisce, poi chiude gli occhi nel momento in cui vede Tadashi avvicinarsi al proprio viso con un movimento lento e calcolato.

Le loro labbra si incontrano ed è come uno spettacolo di fuochi d’artificio. Dura un secondo e per una vita intera, quel bacio. Cementifica tutto ciò che c’è stato prima e apre la strada per tutto ciò che ci sarà, per un futuro insieme.

Quel contatto persiste un attimo appena ed hanno entrambi i volti rossi e imbarazzati quando riaprono le palpebre.

“Puoi farlo di nuovo, se vuoi,” è tutto ciò che Tsukishima riesce a dire dopo qualche secondo infinito in cui si perdono l’uno negli occhi dell’altro. Yamaguchi non se lo fa ripetere due volte, decidendo arbitrariamente di sederglisi in grembo e prendendogli con gentilezza il volto tra le mani per baciarlo.

Kei lo stringe a sé e segue i movimenti della bocca di Tadashi, dischiudendo le labbra e facendosi guidare in quei gesti che, per il momento, gli sono ancora estranei.

Si baciano senza fretta alcuna, i libri abbandonati sul pavimento e i cuori che battono vicini, fino a quando Yamaguchi non si tira indietro e lo guarda con occhi sognanti. Gli accarezza la guancia e si morde il labbro arrossato.

“E’ una vita che sogno di farlo,” confessa, facendo combaciare la fronte con quella di Tsukishima. “Non pensavo sarebbe mai diventato realtà.”

“Scusa se ci ho messo tanto a capirlo,” sussurra lui di rimando con rammarico dopo essersi immerso negli occhi scuri di Tadashi.

“Non devi scusarti, è perfetto così… è giusto che sia successo ora che siamo pronti e vogliamo tutto questo.”

Kei lo fissa e non riesce a non sentirsi trafitto dallo sguardo adorante di Yamaguchi. “Tadashi…” riesce a mormorare poco prima di afferrargli il volto e avvicinarlo a sé per continuare a baciarlo.

Forse è per via di quel nome, forse è perché entrambi hanno atteso tanto quel momento, forse è perché si tratta di una prima volta, ma quei baci si fanno incredibilmente più infuocati ogni secondo che passa. Tsukishima comincia a prendere il ritmo di quelle carezze ed è intenzionato a imparare a memoria ciò che piace di più alla meraviglia che ha seduta in grembo.

Intreccia le dita tra i suoi capelli e slaccia il codino che li ha tenuti legati fino a quel momento. Fa scivolare le mani lungo la sua chioma e non riesce a non sospirare. “Sei bellissimo con i capelli così lunghi…”

Yamaguchi prima arrossisce e poi torna a baciarlo con una fame che fa venire caldo a Kei. Quest’ultimo si ritrova, senza accorgersene minimamente, a sollevare la maglietta leggera che sta indossando Tadashi e a sfiorargli la pelle bollente sotto ad essa. Si chiede per un attimo se sia qualcosa che il ragazzo voglia, ma ne ha la conferma quando lo ode ansimare il suo nome tra un bacio e l’altro.

Gli accarezza la schiena sotto la maglia e sente le dita bruciare dal desiderio. Lo stringe ancora di più a sé, non riuscendo a controllare i movimenti del suo corpo quando Yamaguchi dice “Kei” gemendo e guardandolo dritto negli occhi.

Nel momento in cui si rende conto che sono entrambi eccitati, pensa che dovrebbero smettere e darsi una calmata, però Tsukishima non crede di riuscire a staccarsi da quelle labbra neanche se lo obbligassero.

Quindi lo stringe, lo abbraccia, lo sfiora e lo bacia, immergendosi nei sospiri di Tadashi e beandosi del calore del suo corpo.

E’ un rumore secco dal piano di sotto che li fa allontanare bruscamente.

“Kei! Sei in casa?”

La voce della madre di Tsukishima equivale a una doccia fredda. Si allontanano l’uno dall’altro: Yamaguchi torna al suo posto con gli occhi fissi sul libro e i capelli decisamente spettinati, il suo elastico abbandonato sul parquet.

Salutano con garbo la donna, la quale fa un sorriso caloroso a entrambi prima di richiudere l’uscio e lasciarli soli.

Cala nella stanza un velo di imbarazzo, che sparisce prontamente nel momento in cui Kei si alza e si siede al tavolino accanto a Tadashi. Lo guarda e gli prende la mano, intrecciando le dita con le sue sul parquet.

Trascorrono il resto del pomeriggio vicini e con i palmi intrecciati, rubandosi un bacio di tanto in tanto quando l’altro è distratto.

Ed è nei momenti in cui Yamaguchi stampa le labbra sulle sue quando meno se le aspetta che Tsukishima si sente felice.

 

*

 

Ancora non riesco a credere a quello che è successo oggi
Te lo giuro, mi sembra incredibile
Sei proprio sicuro di non aver baciato nessuno prima di me?
No, perché sei davvero bravo, wow, 10+ tsukki

Tsukishima è steso a letto e non riesce a non ridacchiare ai messaggi di Tadashi che lampeggiano sullo schermo del proprio cellulare.

Sta zitto yamaguchi

Scusa, Tsukki!
Però sono così felice!!!!!! Non vedo l’ora di dirlo a Yachi-chan!

Tsukishima fissa lo schermo per qualche istante, sentendosi tutto a un tratto incredibilmente stupido.

Posso chiederti se possiamo tenercelo per noi per un po’?

Perché?

Perché sono un idiota e quando Kageyama e Hinata lo scopriranno, mi prenderanno in giro fino al diploma, è ciò che vorrebbe scrivergli, ma, alla fine, decide di rimanere più sul vago.

Preferirei godermi questi primi momenti lontano dai riflettori

Ok
ma ti toccherà pagare pegno

Ovvero?

Un bel bacio
o più di uno
dove vuoi e quando vuoi, basta che lo fai

Tsukishima ridacchia e digita veloce la sua risposta.

Se proprio devo fare questo sacrificio

Sacrificio? Ma tsukki! :’(
pensavo ti piacesse baciarmi!!!!

Oggi non si è capito? ;-)

Si morde il labbro nel ricordare il sapore e la delicatezza della bocca di Yamaguchi contro la propria, e mentirebbe se dicesse che in quel momento non vorrebbe assaggiarla di nuovo.

Oh sì
peccato sia arrivata tua mamma a un certo punto

Tsukishima legge quelle parole e non riesce a ripensare a quello che stavano facendo poco prima di essere interrotti. Un dubbio comincia a punzecchiargli i pensieri.

Posso chiederti una cosa?

Certo

Con quel tipo del resort delle vacanze… lo hai fatto?

Avverte il cuore cominciare a battere forte nel momento in cui preme il tasto invio e si agita ancora di più mentre attende una risposta. Tira un sospiro di sollievo quando il telefono vibra tra le sue mani.

No
Abbiamo fatto alcune cose ma non quello
cioè non fino in fondo

Oh
come mai no?

Tsukishima non è sicuro di voler ricevere una risposta a quel quesito.

E’ complicato, ma fondamentalmente sia io che lui avevamo in testa un’altra persona e volevamo che la prima volta fosse con quella persona. Ha senso come discorso?

Immagino di sì

Ovviamente la persona che avevo in testa io eri tu, sia ben chiaro

Non riesce a non ridere al bisogno di Yamaguchi di evidenziare ancora una volta i suoi sentimenti.

Chissà come mai lo sospettavo

Tsukki!!!!!
comunque puoi pure ignorare questo discorso
cioè, non voglio affrettare le cose
non voglio metterti in imbarazzo o a disagio

A me sembri tu quello in imbarazzo in questo momento

Non sei simpatico, tsukki

Sono simpaticissimo, invece
dovresti essere contento che il tuo ragazzo sia così simpatico

Kei si rende conto di quello che ha appena scritto solo nell’istante in cui invia il proprio messaggio, gemendo contrariato all’impossibilità di poter annullare quell’azione. Sta scrivendo un messaggio per cercare di salvare il salvabile, ma Tadashi lo precede.

Il mio ragazzo fa il simpatico solo quando vuole
in realtà è un po’ stupido, anche se non lo ammetterà mai

Percepisce una sensazione caldissima spandersi nel petto quando legge quelle sette semplici lettere sullo schermo del proprio smartphone; prima che possa replicare, un altro messaggio lo sorprende.

Adoro pensare a te come il mio ragazzo
giusto perché tu lo sappia
e voglia premiarmi con qualcosa di bello
(tipo un sacco di baci)
(giuro che non mi lamenterei)

Tsukishima ride così forte che sua madre dall’altra stanza gli viene a chiedere se vada tutto bene.

 

*

 

Il giorno successivo, Yamaguchi viene premiato con un sacco di baci dietro la palestra e lontani da occhi indiscreti.

La mattinata trascorre tranquilla e indisturbata fino a quando non raggiungono la stanza del club parlottando contenti.

Non appena annunciano la loro presenza, si trovano due paia di occhi che li guardano compiaciuti, soddisfatti e in un modo così saccente da far indispettire Tsukishima senza che neanche i due interessati abbiano il tempo di aprire bocca.

Lancia un’occhiataccia a Hinata e Kageyama, intenti a fissarli gongolando, e poi si volta verso il proprio ragazzo, il quale alza le spalle e gli fa un piccolo sorriso apologetico.

“Scusa, Tsukki!”

“Oh, sta’ zitto, Yamaguchi.”

 
Ho adorato scrivere questa storia e poter inserire tutti i miei headcanon sui pulcini al loro terzo anno. Per molti mi sono ispirata a un sacco di immagini su Pinterest, tipo a QUESTA, QUESTA, QUESTA, QUESTA, QUESTA e QUESTA. Sono certa che Yams sboccerà come un fiore diventerà un figone allucinante, ma tipo un sacco ♥
Spero che questa storia vi sia piaciuta, nonostante sia incredibilmente lunga! In realtà ho altre due oneshot (rossssse) legate a questa, che spero di pubblicare presto, visto quanto mi è piaciuto scrivere di loro così grandi ♥


Beta reading: Ilaria
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