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Autore: vortix    08/10/2017    2 recensioni
Per creare un classico della letteratura non basta un grande talento e una vivida ispirazione, ma una penna speciale.
Senza di questa non hai alcuna speranza di poter entrare a far parte nella lista degli Autori che hanno fatto la storia.
C’è un problema però: se la penna può dar vita ad un nuovo capolavoro letterario, al contrario questo piccolo oggetto (se finisce in mani sbagliate) può dare il potere di distruggere qualsiasi tipo di libro, compresi tutti i testi che testimoniano la mitologia greca e romana.
E se vi dicessi che questa penna è sparita dalla biblioteca del Campo Giove?
Storia che segue “L’ultimo dei Re”.
Genere: Avventura, Comico, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash | Personaggi: Altro personaggio, I sette della Profezia, Nico/Will, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Una serie di (sfortunati) eventi.'
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Si, si. Lo so cosa state pensando: “Oddio, ancora lei.” Oppure: “Ma non era finita la storia?”, “Cos’altro può ancora dire?”
Ebbene sì, sono ancora io. Chiara Lombardi, figlia di Apollo ma con qualche potere di Atena, unica semidea italiana rimasta e reduce da un combattimento mortale con l’ultimo dei sette re di Roma.
Se vi state chiedendo come io possa essere ancora in vita, leggetevi quello che mi è successo nell’ultima storia; ma per farla breve posso riassumervi la mia vita come una serie di straordinari (o sfortunati, dipende dai punti di vista) eventi.
Nel giro di poche settimane ho scoperto di avere un papà che abita nell’Olimpo, sono stata catapultata in un posto chiamato Campo Mezzosangue dove mi hanno costretto a mettere un elmetto con una cresta orribile, mi hanno affidato una missione impossibile, ho girato quattro Stati degli USA e alla fine sono riuscita a sconfiggere Tarquinio il Superbo. Okay, alla fine sono morta, ma sono dettagli.
Vi sfido ad aver avuto delle esperienze così entusiasmanti tutte in una volta.
Come se non bastasse ora sto viaggiando in uno di quei portali che Nico utilizza per arrivare al Campo Giove, “in tempo per l’ora di cena” ha promesso lui.
Dopo la mia missione insieme a Leo, Reyna e Percy l’ultima cosa che volevo fare è viaggiare di nuovo nell’Oltretomba, ma secondo Nico era la scelta più adatta per non perdere tempo.
Lasciare il Campo Mezzosangue dopo una esperienza come la mia potrebbe sembrare una decisione sciocca, ma Reyna se ne stava andando e io forse non ero pronta a lasciare lei.
Nella missione per sconfiggere Tarquinio ho creato un legame speciale con ognuno dei miei amici, ma con Reyna è stato diverso: è come se avessi trovato una sorella maggiore a cui fare affidamento e trovare protezione, e solo quando l’ho vista piangere sul mio corpo morto ho capito che le voglio un mondo di bene.
Le sue parole poi sul Campo Giove sono state così positive che era impossibile che non mi venisse un briciolo di curiosità su questo posto. Così ho deciso di seguirla e di vedere con i miei stessi occhi come sia questo fantomatico Campo per semidei romani, e farmi finalmente un’idea.
(Per quelli più interessati, andare al Campo Giove mi permette anche di non vedere ogni giorno un certo ragazzo con i capelli ricci, così a caso.)
Quando non sento più alcun pianto o urla infernale, capisco che il mio viaggio nell’Oltretomba è terminato, il mio corpo viene scaraventato a terra con violenza, e io non riesco a trattenermi dal imprecare.
Giuro su qualsiasi cosa che la prossima volta prendo anche uno skateboard piuttosto che rientrare in questo vortice che puzza di morte.
«Wow, che finezza.» Una voce ancora a me estranea rimbomba nelle mie orecchie, e solo pochi secondi dopo mi accorgo che Logan è in piedi accanto a me, che mi guarda con uno sguardo di sufficienza.
Giusto, mi sono dimenticata di parlarvi della new entry: il signor Logan OdioIlMondo Rand.
Prima di partire Reyna mi ha spiegato che Logan è uno dei tanti semidei romani che fanno tappa al Campo Mezzosangue per riposare e rifornirsi dopo un lungo viaggio. Casualmente il ragazzo era arrivato quando siamo arrivati noi dalla missione, e quando ha scoperto che Reyna tornava al Campo Giove, non ha esitato a proporsi per accompagnarla.
Quando io ho palesato il mio malcontento nei confronti di questo ragazzo lei mi ha assicurato che non c’è nulla di cui preoccuparsi, e che Logan è uno dei semidei più affidabili e tenaci che lei abbia mai incontrato.
Io però sono sicura che la descrizione di Reyna sia piuttosto distorta: fino ad ora Logan non ha rivolto la parola a nessuno, se non al suo amatissimo pretore per chiederle qualcosa su una certa Coorte o una cosa del genere. Il suo essere così solitario mi fa sentire a disagio, e quel poco che avevo imparato sui figli di Afrodite/Venere con lui è tutto buttato al vento.
La sua espressione perennemente crucciata non sembra tipica di un figlio della dea dell’amore, e il suo modo brusco di interagire con il mondo esterno ti fa passare la voglia di stare in sua compagnia.
L’unica cosa che gli riconosco è che è un ragazzo molto attraente, ma più di questo non riesco a dire.
Quando anche Reyna sbuca fuori dall’Oltretomba, il ragazzo vestito rigorosamente di nero l’aiuta ad alzarsi, tutto davanti ai miei occhi.
Io cerco di alzarmi il più aggraziatamente possibile, ma le mie ginocchia non lo permettono; così Logan mi guarda mentre cerco di mettermi in piedi, e sogghigna, alzando gli occhi al cielo.
La sua reazione mi fa infuriare più di quanto io possa immaginare.
Okay, è un bel ragazzo e tutto, ma questo non gli dà il permesso di fare lo stronzo.
Dopo svariati tentativi di riprendere le forze riesco ad avvicinarmi a Reyna, che mi fa notare che siamo finiti su una collina completamente deserta; l’unica cosa che vedo all’orizzonte è un enorme Arco di Trionfo, e al di là di esso una sconfinata valle piena di piccole case e palazzi più grandi.
«Benvenuta al Campo Giove, Chiara.» Annuncia Reyna con gli occhi lucidi.
Così io, Logan e Reyna camminiamo in un religioso silenzio verso l’entrata del Campo Giove, e quando arriviamo proprio sotto l’Arco di Trionfo noto che poco più avanti c’è una statua di marmo, senza braccia e scolpita solo dalla testa fino al ventre.
«Fermi! Questo è il confine di Nuova Roma e io sono qui per proteggerlo.» Esclama la statua, e io prendo un leggero spavento.
Reyna ridacchia come se una statua di marmo che parla è del tutto normale. «Terminus, sono Reyna. Con me ci sono Chiara e Logan, loro hanno il mio permesso per entrare.»
«Ha anche un nome questa statua?» Chiedo.
«Come osi! -rimbomba la scultura- Certo che ho un nome, sciocca ragazzina. Io sono Terminus, dio dei confini, sono qui per proteggere tutto il Campo dai nemici ed invasori.»
Gli occhi della statua si muovono come se stesse gesticolando, mostrando la vastità di terra che deve difendere ogni giorno.
«È consapevole di non avere le braccia, vero?» Chiedo questa volta sussurrando, e mentre Logan alza gli occhi al cielo, Reyna per fortuna ha la pazienza di rispondermi.
«È meglio che tu non glielo faccia notare, l’ultima volta Percy l’ha fatto e Terminus non l’ha presa benissimo.»
Buono a sapersi.
Dopo qualche minuto finalmente entriamo nella Nuova Roma e quello che si presenta ai miei occhi mi fa rimanere immobile dallo stupore: il villaggio davanti a me è formato da una serie di case con i tetti rossi disposte perfettamente in un incrocio di vie e quadrati di parchi e zone verdi, mentre gli alberi permettono di fare ombra sulle numerose strade ricoperte di sassi e ciottoli. Il pizzico di Atena che c’è in me mi fa notare che tutte le strade portano ad un enorme fontana di forma circolare, grande quanto una piscina, e questa sembra proprio essere il centro del Campo, dove tutti si riuniscono per il mercato.
Mezzo chilometro più in avanti riesco a scorgere un piccolo fiume, e capisco subito che si tratta di una modesta riproduzione del Tevere; i miei occhi poi riescono ad intravedere un Partenone e dei palazzi più grandi, ma sono troppo lontani perché io capisca a cosa servono.
Quando mi concentro sulle singole persone che mi passano di fianco mi accorgo che tra di loro ci sono anche semidei adulti, alcuni con dei figli in braccio e altri che spostano la carrozza con i cavalli. Tutti rigorosamente con una maglietta viola addosso.
Reyna mi aveva detto che questo Campo costituisce un’occasione per rifarsi una vita, ma non intendevo in modo così permanente.
Man mano che ci addentriamo nel labirinto di strade, la ragazza comincia a spiegarmi come il Campo Giove sia organizzato, ma io non riesco a stare molto attenta. Da quello che sono riuscita a capire i semidei romani vengono allevati prima da una Lupa, che qui non ci sono le varie case come al Campo Mezzosangue perché i ragazzi vengono suddivisi in varie Coorti.
Poi Reyna ha nominato qualcosa come “centurioni” ed “elezione dei senatori” e io ho perso il filo del discorso.
Il profumo del pane appena caldo e le varie fragranze dei fiori che provengono dalle strade mi colpiscono dolcemente, e vedere tutte queste persone indaffarate nelle loro faccende mi trasmette un senso di tranquillità e sicurezza che al Campo Mezzosangue non ho mai provato.
Nel frattempo Logan non ha pronunciato parola, ma cammina in silenzio dietro di me, e io mi sento come se volesse accoltellarmi da un momento all’altro.
Dopo una buona mezz’oretta di giro turistico, Reyna si ferma improvvisamente davanti ad un portone di un palazzo piuttosto alto, con tre piani.
«Logan, per oggi può bastare. Puoi ritornare alla tua postazione, ti aspettiamo questa sera per la cena.» Ordina la ragazza di fianco a me, e io comincio a capire perché sia stata eletta pretore.
Il suo tono forte e autorevole mette una certa paura, ma è quello che serve per riuscire a disciplinare un intero squadrone di semidei romani, soprattutto se sei una ragazza.
Così alle parole di Reyna, Logan fa un cenno con il capo e se ne va per la sua strada.
«Cominciano a mancarmi Leo e il suo carattere estroverso.» Sussurro, ma Reyna mi ha sentito lo stesso. Non facendo commenti, lei mi invita ad aprire il portone davanti a me, e io con una leggera spinta riesco a spalancarlo.
Un forte odore di chiuso e di vecchio mi investono le narici e io non posso fare a meno di starnutire. Una volta entrate vedo un numero enorme di libri posizionati in ordine alfabetico su una serie di scaffali e sulle pareti, e capisco che Reyna mi ha portata in una biblioteca, anche se non ne comprendo il motivo.
«Che ci facciamo qui?»
«Questa è una delle biblioteche più grandi ed importanti al mondo, anche se non sembra. Qui puoi trovare qualsiasi testo che desideri, è un enorme vanto per il Campo Giove.»
Io senza dire nulla comincio ad infilarmi nella prima corsia di libri, tutti perfettamente disposti su dei ripiani in mogano. Sotto ogni volume poi c’è una piccola targa in bronzo che indica il nome e l’autore del libro, cosa che a casa mia è impensabile.
«Dato che sei una figlia di Apollo, ho pensato che mostrarti un posto come questo potesse piacerti.»
Mi volto leggermente e sorrido a Reyna, ringraziandola per il pensiero.
Continuo la mia perlustrazione fino a quando non arrivo davanti ad uno scaffale con dei libri mancanti; quando mi avvicino di più per leggere la targhetta noto che all’appello manca “1984” di George Orwell.
«Che fine ha fatto questo libro?» Chiedo, anche se potrebbe essere stato preso in prestito da un ragazzo qualunque. In fondo siamo in una biblioteca, no?
Reyna si avvicina a me e mi rivolge uno sguardo preoccupato.
«Maledizione.» Sussurra lei in latino.
«Cosa succede?»
Lei ci mette qualche istante a rispondermi. «Questa è una delle biblioteche più importanti al mondo perché qui sono conservati tutti i primi volumi della prima edizione di qualsiasi testo che abbia fatto la storia della letteratura.»
«Per cui non si possono prendere in prestito e poi riportare indietro dopo un futuro non ben definito come succede di solito?»
«Assolutamente no. Qui non si prende in prestito nulla. Molti di questi libri sono stati scritti a mano dagli stessi autori, mentre quelli più recenti sono la prima copia stampata. Darli in prestito sarebbe una pazzia.»
Ora comincio a capire il perché del suo sguardo preoccupato, ma ho come la sensazione che mi manchino alcuni passaggi.
«Da quando sono andata al Campo Mezzosangue per Tarquinio alcuni libri sono scomparsi, come se fossero finiti in un buco nero. -spiega lei- L’ “Ulisse” di James Joyce, il “Don Chisciotte” di Miguel De Cervantes, i “Promessi Sposi” di Manzoni, “Guerra e Pace” di Tolstoj…»
Reyna si siede su uno sgabello vicino alla corsia dei libri classificati “Fantasy” e io mi avvicino a lei.
«Un momento, perché conservate tutti questi libri? Cosa c’entrano con i romani?»
«Perché Roma è la culla della cultura occidentale.»
«Sono quasi sicura che la vera culla sia la Gre…» Dico io, ma lei mi ferma subito.
«L’impero romano ha influenzato un enorme territorio, dalla Bretagna fino al deserto del Sahara, dalla fredda Russia alla Spagna. Tutto questa influenza è rimasta anche dopo la sua caduta, e per la maggior parte si è riversata sulla letteratura e sulle arti. Per questo Nuova Roma conserva tutti i primi volumi dei grandi autori della letteratura mondiale, perché li protegge e ne garantisce l’eternità. Non so se mi spiego.»
Io rimango per un momento in silenzio, cercando di dare un senso alla cosa.
«Cioè vuoi dire che i testi più famosi della letteratura che ho studiato per otto anni a scuola sono dovuti all’influenza romana?»
«Gran parte sì, ma per creare un classico della letteratura non basta l’ispirazione, serve un qualcosa di molto più potente. -Fa una pausa- Vieni, ti mostro una cosa.»
Dopodiché Reyna si alza da dove era seduta e comincia a camminare imperterrita in mezzo alle varie corsie della biblioteca, e io sono costretta a seguirla.
L’unica cosa che non mi fa perdere in questo labirinto di libri è il ticchettio della spada di Reyna che sbatte ripetutamente sulla sua armatura.
Dopo aver attraversato un paio di corsie arriviamo in una saletta grande quanto la stanza delle riunioni alla Casa Grande del Campo Mezzosangue, con al centro una teca di cristallo.
Dentro però non c’è la rosa rossa di Belle, ma una…penna.
«È grazie a questa che gli autori della maggior parte dei libri che abbiamo qui sono entrati nella storia.» Spiega Reyna, sistemandosi una treccia.
Mi avvicino lentamente e noto che quella che c’è dentro alla teca è una normalissima penna stilografica, completamente nera e con una punta molto sottile.
«Certo che tra voi e Percy la fissa delle penne è un po’ preoccupante.»
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
…………
Salve a tutti!
FINALMENTE eccomi qui con la seconda storia di quello che ora è diventata una serie di fanfic.
Che ansia.
Allora, già ringrazio quelli che vengono dalla mia ultima storia e che hanno avuto il coraggio di inoltrarsi in questa. (Sul serio, perché?)
Per i nuovi lettori voglio dire che se volete capirci qualcosa in questa storia, vi consiglio di leggere quella precedente (“L’ultimo dei re”, cliccateci sopra per andarci direttamente) così che possiate capire davvero tutto. Ma se non volete farlo, non è un grandissimo problema, capirete il 90% delle cose.
Beh, per questa storia mi sono ispirata molto ad una stagione di OUAT per il fatto dell’Autore e della Penna, ma la somiglianza finisce lì. Diciamo che sarà un tantino diversa dalla mia ultima storia, e che ho in serbo per voi un sacco di sorpresine 😊
Niente, spero che per adesso possa avervi incuriosito!
Potete trovarmi su: Twitter (@glaukopsis)
Un bacio, Claire

 
   
 
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