10 anni dopo
Ok, sono in ritardo. No,
non mi sono espressa bene, sono in uno schifosissimo
ritardo! Io, Kimberly Strauss, la regina indiscussa della puntualità..cavolo,
non sono arrivata in ritardo nemmeno alle gite scolastiche! E ovviamente mi
doveva succedere il primo giorno dell’ultimo anno di liceo, che, per inciso è
tutta colpa di Alice che mi ha tenuta sveglia fino a tardi perché, la signorina
non riusciva ad addormentarsi ieri sera pensando al fatto che quest’anno un
altro importante capitolo della nostra vita si sarebbe concluso e bla bla
bla..insomma con tutti i momenti che aveva per pensarci, proprio alle due di
notte dovevano venirle i dubbi esistenziali?! E chi se non io poteva sorbirsi
questa tortura?
Fatto sta che le cose non
cambiano, fra due minuti chiuderanno i cancelli e io sto correndo come una
pazza per evitare di dovermi arrampicare stile koala. La vedo..la vedo! E vedo
anche il custode purtroppo, che sta per toccare quel dannato cancello! Ma no
caro mio, non ho fatto una corsa contro in tempo per vedere te che te la ridi
mentre io mi dispero per aver perso un giorno di scuola immotivato; si, sono
sempre stata lige al dovere. In ogni caso credo che nessuno avesse potuto
battermi in velocità oggi, visto che con uno scatto degno del miglior corridore
sono riuscita ad entrare nel cortile di quello che da quattro anni a sta parte
è il mio liceo.
Sono dentro, finalmente.
Cerco di regolarizzare il respiro e darmi una sistemata, saluto con un sorriso
il custode e come un fulmine mi dirigo verso la mia classe, preparandomi alla ramanzina
della professoressa di matematica, materia che mi è stata poco congeniale fin
dall’infanzia.
Busso, e..stranamente non
sento silenzio come al solito, ma un brusio di tutto rispetto, per quello
decido di entrare lo stesso. E mi accorgo con immenso orrore che della prof
nemmeno l’ombra e che i miei compagni di classe sembrano molto lontani anche
solo dal pensare di fare qualcosa che richieda l’utilizzo di un quaderno e una
penna. Allora decido di andare a passo di carica verso Alice, la quale mi sorride
con aria colpevole.
“Dimmi che è uno scherzo
e che la Dallowey è andata a cercare i compiti che doveva portarci da più di
due settimane” in effetti, la zitella, chiamata cosi da noi studenti per il
numero spropositato di gatti che ha, ha le nostre verifiche da quindici giorni
ormai, ma per un motivo o un altro non si decide a restituircele; sono quasi
tentata di pensare che le abbia usate come gomitoli per i suoi gatti, che,
chiariamoci per me potrebbe farlo benissimo, non credo si sia persa tanto, visto
che come al solito avrò ottenuto un risultato pessimo. Ma non è questo il
punto..
“ Mi dispiace Kim, ma la
prof oggi non c’è, ci hanno informato che starà a casa tutta la settimana per
malattia. Te lo avrei detto..”
“Me lo avresti detto?!?
Mi hai fatta correre per mezz’ora, facendomi quasi investire, quando sapevi già
da minimo venti minuti che sarebbe stata assente?!”
“Si, ok, hai ragione..ma
vedi te lo stavo per scrivere quando Eric..beh abbiamo iniziato a parlare e mi
è completamente passato di mente” e dicendo questo un leggero rossore comincia
a imporporarle le guance..ah Alice e la sua innata timidezza. Eccolo li il
problema allora. Eric Nashville, o anche detto -cotta di Alice da tutta la vita-.
Ok, ammettiamolo, non è affatto un brutto ragazzo..alto, castano, occhi scuri,
spalle pronunciate-dovute ad anni di allenamenti di nuoto-, e bel sorriso, ma
per la miseria! Nessuno dei due si decide a fare il primo passo, sono anni che
va avanti questa pseudo amicizia. Lei perché troppo timida e lui..boh..non saprei
spiegare quali gravi problemi lo affliggano per non riuscire a dichiararsi alla
mia amica.
“Perdonata?” e lo sa bene
che quando fa quegli occhioni da cucciolo bastonato, anche uno con un po’ di
resistenza non riesce a resisterle e io non ne ho affatto, quindi direi che
siamo a posto.
“Perdonata. Lo sai bene
che non riesco mai ad avercela con te quando mi fai quella faccia.”
“ Oh lo so bene mia cara,
per questo applico la mia tecnica su di te”
“ Sei davvero perfida” e
cominciamo a ridere come pazze, ma succede sempre cosi tra noi.
“ Comunque basta parlare
di cose inutili e veniamo al punto della situazione. Non ti sei chiesta perché
in classe c’è tutta questa confusione?” e in effetti ora che me lo fa notare,
c’è parecchio movimento tra i nostri compagni di classe e dubito che sia solo
perché abbiamo un’ora buca.
“ No, non me lo sono
chiesta. Sai com’è..stavo pensando a non finire uccisa per arrivare qui” ahh lo
so, sono una persona estremamente ironica, ma cavolo ero davvero infuriata per
prima, un po’ di risentimento ci sta, no?
“Farò finta di non averti
sentita e piantala di alzare gli occhi al cielo! Comunque stavo dicendo, e
gradirei non essere interrotta, che un nuovo studente sta per trasferirsi qui
dalla Spagna. Cioè..ti rendi conto?! Dalla Spagna! Anche se si dice che di
origine dovrebbe essere americano; sono tutti curiosi di conoscerlo!” certo
come no..
“Io e te siamo curiosi di
conoscerlo, i ragazzi vogliono farselo amico per farlo entrare nella squadra di
football e le ragazze, Maddison in particolare, vogliono infilarsi nel suo
letto” perché diciamocelo, avete mai visto uno spagnolo che non sia abbronzato,
palestrato e con un sorriso perenne neanche dovesse commercializzare un nuovo
dentifricio?
“Può darsi.. ciò non
toglie che sta per arrivare qui, anzi a dire il vero è in ritardo..e magari
potrebbe essere un tipo simpatico con cui è facile relazionarsi!” Alice è
sempre la solita, vede il buono in tutti e prima di catalogare una persona ci
pensa almeno non due ma dieci volte; il contrario di me insomma, molto più
frettolosa a giudicare le persone, ma a mio favore posso dire che anche da un
primo sguardo, di rado mi sono sbagliata
a dare un giudizio.
Ecco, neanche a farlo
apposta, la campanella della seconda ora suona, annunciandoci la fine della pacchia e l’inizio dell’ora più agognata
da tutti i cavernicoli che ho in classe e quella più temuta dalle ragazze, in
quanto non sia mai che ci si possa spezzare un’unghia cercando di raccogliere
un pallone . Educazione fisica. Ma posso assicurare che questo non è il mio
caso. Ho sempre amato ginnastica, in quanto posso staccare la spina dai
problemi abituali e concentrarmi su altro. E pur non praticando sport, me la
sono sempre cavata niente male.
Cosi io e Alice
raccogliamo le nostre cose e seguiamo gli altri per raggiungere la palestra,
che ovviamente doveva essere dalla parte opposta della scuola, in quanto
l’hanno rifatta nuova dopo il terremoto di due anni fa che aveva reso la
vecchia palestra impraticabile. Ovviamente ad attenderci c’è già il professor
Donovan nella sua impeccabile tuta con tanto di fischietto alle labbra. Per
essere un uomo di mezz’età devo ammettere che ha lo spirito di un giovincello.
“ Buongiorno ragazzi!
Avete passato delle buone vacanze? Quest’anno voglio vedervi dare il massimo, e
non battere la fiacca come molti di voi hanno fatto l’anno scorso! Iniziamo
subito con le comunicazioni importanti. Da oggi avrete un nuovo compagno di
classe che..”
“Te l’ho detto che
sarebbe arrivato oggi!” di sicuro nessuno riuscirebbe mai a battere Aly in
quanto ad entusiasmo..
“Tyler Convey” e non so
perché ma ho completamente smesso di prestare attenzione alla mia amica che sta
ancora parlando, e l’ho completamente rivolta al ragazzo biondo appena entrato
che si sta affiancando al professore. Indossa un paio di jeans scuri strappati
e una maglietta bianca che gli fascia in modo delizioso i muscoli che si
ritrova. Credo anche di aver cominciato a sbavare, e a quanto sto vedendo non
sono l’unica a farlo.
Con un rapido movimento
si toglie i Rayban che aveva indosso e a me sembra di aver appena ricevuto un
pugno nello stomaco. Quegli occhi, quei dannati occhi li riconoscerei tra
mille, color cioccolato con pagliuzze color caramello man mano che ci si
avvicina alla pupilla. Non può essere lui.