Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Trick    09/10/2017    5 recensioni
« Sei sicura di volerlo sapere? ».
« Sto scoprendo di essere stata addestrata a combattere una guerra che non conosco. Certo che sono sicura ».

È l'alba successiva alla tragica morte del giovane Cedric Diggory: fra i corridoi e gli uffici del Ministero della Magia iniziano a diffondersi allarmanti bisbigli sul Bambino Che È Sopravvissuto e sul ritorno di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato.
L'eventualità che ciò che è stato costruito negli ultimi tredici anni possa sbriciolarsi sotto ai loro piedi è qualcosa che la comunità magica non sembra in grado di considerare... lo stesso non si può dire per l'Auror Tonks, pronta a sfidare lo stesso Ministero che ha giurato di difendere pur di impedire a Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato di riacquistare il suo antico potere.
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Alastor Moody, Nimphadora Tonks, Remus Lupin, Sirius Black, Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
Capitoli:
   >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Una vecchia amica – e pure vecchia fanwriter proprio come me, LOL – mi ha ricordato che sono trascorsi dieci anni dalla prima volta in cui ho pubblicato una fan fiction su EFP.

Nel corso degli anni sono cambiate un sacco di cose: io, ferao che me l'ha ricordato, tutte le fanwriter e fangirl che ho conosciuto in questo decennio, i forum che ho frequentato, EFP, tutto il web... insomma, il 2007 sembra ormai avvolto dalla stessa patina nostalgica con cui ripenso al mio Gameboy Color e all'esordio in Italia di Dragonball Z.

Oggi, come tante altre ragazze che hanno condiviso o condividono la passione per le fan fiction, nutro ancora il sogno di diventare una scrittrice, aprendo sempre più spesso il cassetto nel quale l'ho riposto per nutrirlo con qualche speranzosa briciola. Se (oltre) dieci anni fa, quasi per caso, non avessi scoperto il mondo dei fandom e chi lo animava, forse oggi avrei ambizioni diverse – a cinque anni volevo diventare un Power Ranger, magari avrei preso ispirazione proprio da lì.

Questa mini-long di tre capitoli è incredibilmente già conclusa e non è niente di che, ma mi ha fatto fare un bellissimo tuffo nel passato e mi ha ricordato a chi e a cosa devo parte della persona che sono diventata, con tutti i miei pregi e i miei difetti.

Un ringraziamento speciale alla mia Rana preferita (il che è tutto dire, visto il numero di rane calciatrici che frequento), che mi ha ricordato quanto amassi la vita da fangirl, e alla mia Saki preferita, decennale compagna di avventure fandomiche, probabilmente la persona a cui, più di tutte, devo ciò che cresce nei miei cassetti impolverati.





E soprattutto a chiunque io abbia mai conosciuto in questi dieci anni.

A chi ha letto le mie storie, anche quelle più brutte.

A chi mi ha incoraggiato a non smettere.

A chi ha condiviso con me i tempi di HpQuiz,

quando non vedevo l'ora di accendere il computer dopo essere tornata da scuola.

Alle mie Muse, per le quali avrò sempre spazio nel cuore.

A Francesca e Cristina, perché «è il fatto che esistono, non so se mi spiego».

A chi mi ha visto diventare grande mentre io guardavo diventare grandi loro.

A questi dieci anni con voi.

Grazie.






Primi passi

La ragazza di Moody




Quella mattina Tonks si era richiusa alle spalle il cancello dalla vernice scrostata del suo monolocale in Claremont Road con la consueta serenità. Aveva superato a grandi passi il Red Lion, salutando con un gesto rapido del braccio Owen, il giovane barista che al di là delle vetrate ancora chiuse del pub stava già sistemando gli alti sgabelli attorno al bancone.

Il clima torrido di quella che i meteorologi avevano già battezzato come la più afosa estate degli ultimi venti anni picchiava già sulle strade di Londra, facendo sudare i tassisti nel traffico e mortificando chiunque fosse costretto a utilizzare i mezzi pubblici per spostarsi.

Tonks aveva sempre amato mescolarsi fra i Babbani di Londra. Trovava un piacevole conforto nel loro vasto assortimento di facce e colori, nella casualità dei loro vestiti, nella diversità delle loro abitudini. I suoi jeans stracciati, le sue t-shirt delle Sorelle Stravagarie, la rapidità con cui i suoi capelli cambiavano tonalità... niente di tutto ciò sembrava attirare l'attenzione dei londinesi, abituati a ben più sconcertanti follie.

Quel giorno, tuttavia, l'idea di ritrovarsi schiacciata fra altri corpi sudaticci sulla metropolitana la dissuase dalla sua routine e la fece imboccare un piccolo vicolo sul quale si affacciava il retro di un ristorante giapponese che aveva aperto da poco. Lì, dopo essersi accertata che nessuno la stesse fissando, fece una piroetta su se stessa e si Smaterializzò in uno dei punti di sicurezza allestiti per i dipendenti del Ministero della Magia.

« Tonks! » grugnì una voce infastidita. « Quante volte ti ho detto che non ci si Materializza all'interno del Ministero, se non in casi di estrema necessità? ».

La ragazza si sistemò i capelli – che quel giorno erano di un intenso cremisi e le circondavano il viso in piccoli riccioli ribelli – e rivolse al custode un largo sorriso amichevole.

« Andiamo, Will... immagina di essere una rampante Auror in carriera e di non poter assolutamente arrivare a lavoro in disdicevoli condizioni ». Will Patterson si lasciò sfuggire una risatina alla sua ottima imitazione del Sottosegretario Anziano. « Ora, se tu fossi questa rampante Auror in carriera, non vorresti infilare le scarpe in un gabinetto pubblico di Westfield, no? ».

« Sparisci dalla mia vista prima che io sia costretto a segnalarti a quelli del Primo Livello, rampante Auror ».

Tonks gli spedì un bacio con la mano e la frivolezza rischiò di farla cadere a terra. Riuscì a restare in piedi quasi per miracolo e rise con una scrollata di spalle alle occhiate accigliate di un mago con un lungo cappello a punta e una strega di mezza età con le guance infossate che aspettavano pazienti l'ascensore.

« --come ti stavo dicendo, è questo che sembra essere accaduto. Che sia verità io non posso garantirlo di certo ».

Cercando di apparire quanto più disinteressata possibile, Tonks drizzò le orecchie. Origliare non è sempre sbagliato: a volte è solo così che ti dicono ogni cosa. Era un insegnamento del suo vecchio mentore, il veterano Alastor Moody, e lei, per quanto goffa e imbranata, aveva sempre fatto sue ognuna di quelle regole.

« Dici sul serio, Martha? Sulla Gazzetta del Profeta non c'era scritto nulla... chi ti ha raccontato questa storia? ».

Tonks seguì i due nell'ascensore, si infilò alle loro spalle e si appiattì contro la parete dorata, immobile e attenta.

La strega chiamata Martha diede un piccolo colpetto di tosse e si schiarì la voce con aria di importanza prima di proseguire.

« Come ti dicevo, Clifford, non c'è nulla di certo. Questa mattina sono stata svegliata all'alba da un gufo – beh, a dire il vero Matthew si è svegliato, poi è venuto svegliare me – che proveniva dal Ministro in persona. Così ho contattato subito Brigitte, per avvisarla che oggi sarei arrivata in ritardo, ma quando la sua faccia da cavallo è comparsa nel mio camino era in lacrime. Le ho chiesto cosa fosse accaduto e lei mi ha confidato di aver appena ricevuto un messaggio dalla sorella che vive nel Kent – hai presente? Ha una figlia che frequenta Hogwarts che le aveva appena rivelato che il giovane Diggory era – ti giuro, Clifford – morto ».

Tonks sentì una stretta dolorosa avvinghiarle le viscere. Nella sua testa si affacciò il ricordo non troppo distante di un ragazzino di qualche anno più giovane di lei che ridacchiava con allegria durante gli allenamenti della squadra di Quidditch di Tassorosso.

Non poteva essere Cedric.

Cedric era a Hogwarts, e Hogwarts era il posto più sicuro di tutta la Gran Bretagna – nessuno moriva a Hogwarts.

A parte il vecchio Raptor, disse una vocina con piglio cinico nella sua testa.

« E chi ti dice che c'entra qualcosa con Diggory e non Harry Potter? ».

Martha scoppiò in una risatina altezzosa.

« Oh, Clifford... credi davvero che se Harry Potter fosse morto la Gazzetta del Profeta non lo starebbe già gridando ai sette venti? È Harry Potter ».

Tonks provò un improvviso moto di insofferenza per il modo in cui quella strega stava gettando ombra su Cedric e su quanto poteva essergli accaduto, come se la sola idea di paragonarlo al celebre Bambino-Che-È-Sopravvissuto fosse del tutto impensabile... pur non conoscendolo, provò per lui un'istintiva antipatia della quale si pentì un attimo dopo. Harry Potter era un adolescente tremendamente sfortunato: non meritava niente di simile.

« Perché il Ministro Caramell vorrebbe parlare proprio con te? ».

Era chiaro che Martha aveva trovato offensive le parole dell'amico.

« Una consulenza segreta » sibilò. « Per la quale solo io posseggo le adeguate competenze ».

« Ma tu lavori all'Ufficio Passaporte » commentò scettico Clifford.

« Ti ho detto che è segreto ».

Tonks non riuscì a capire se questa tanto decantata segretezza fosse reale o dipendesse solo dall'orgoglio punto sul vivo della strega. Non appena i cancelli dell'ascensore si aprirono sul primo livello, Martha liquidò l'altro con un cenno sussiegoso del capo e se ne andò.

Al livello successivo, Tonks non attese che l'ascensore si fosse aperto del tutto: schizzò nel corridoio come un fulmine, travolgendo un paio di impiegate le cui ingiurie si persero nel vuoto, e si precipitò all'interno del Quartier Generale degli Auror.

Quasi travolse anche Kingsley Shacklebolt, che stava discutendo a bassa voce con Savage – probabilmente dei nuovi sviluppi della caccia a Sirius Black, la cui espressione torva troneggiava dai manifesti affissi a ogni angolo dell'ufficio e gettava ogni volta il cuore di Tonks nell'angoscia più cupa.

« Oh! Mi perdoni, signore! Non era mia intenzione, signore! » si scusò in gran fretta lei. Poi ci ripensò e aggiunse: « Signore, non è che-- ».

Shacklebolt alzò gli occhi al cielo, ma nella sua rassegnazione c'era un sorriso mal nascosto.

« Per la centesima volta, Tonks: no, non posso informarti del caso Black. Si tratterebbe di... ».

« Conflitto di interessi, lo so » terminò lei con espressione afflitta. « Ma, signore, io--».

« Non è con me che devi discutere, sai perfettamente che è stata una scelta di Rufus ».

Rufus.

Tonks avrebbe tanto voluto avere già l'esperienza tale da poter chiamare per nome il proprio capo. Poi lo avrebbe afferrato per il bavero della camicia, gli avrebbe tirato un pugno e gli avrebbe intimato di piantarla di trattarla come una ragazzina sprovveduta – e con un po' di fortuna non sarebbe stata licenziata o arrestata.

« Perché tutta questa fretta? » le chiese con un sopracciglio inarcato Shacklebolt, dopo essersi brevemente congedato da Savage.

Shacklebolt era uno di quegli uomini che riuscivano a intimorire anche quando non ne avevano assolutamente l'intenzione. Alto e muscoloso, la sua voce profonda dava alla sua presenza un qualcosa di intrinsecamente indistruttibile. O forse era solo la consapevolezza di parlare con uno dei migliori Auror del Ministero della Magia ad alimentare la sensazione di timore...

Tonks sbatté un paio di volte le palpebre, riordinando in fretta i pensieri.

« Ho appena saputo – non proprio saputo, ecco, solo sentito – che uno dei quattro Campioni del Torneo Tremaghi potrebbe avere avuto un tragico incidente durante l'ultima prova. Il suo nome è Diggory, signore, eravamo compagni di squadra a Quidditch e-- ».

« Che tipo di tragico incidente? ».

Tonks si umettò le labbra. Era un Auror solo da un paio di anni e sapeva di non poter ancora vantare la rigida compostezza dei suoi colleghi più anziani, così si impose di ignorare il vuoto allo stomaco per apparire quanto più distaccata possibile.

« Si vocifera possa essere morto, signore ».

Shacklebolt la scrutò per un istante che a Tonks sembrò durare un'infinità.

« Dove lo avresti sentito? ».

« Nell'ascensore. Lo so: non devo fidarmi di ciò che sento in giro » anticipò subito ogni protesta. « Ma è proprio quando le notizie iniziano a girare che diventano pericolose ».

Shacklebolt fece un sorriso talmente impercettibile che Tonks credette di esserselo quasi immaginato. Si domandò se non dipendesse dal fatto che aveva appena citato alla lettera l'ennesima parabola di Alastor Moody, che probabilmente Shacklebolt aveva riconosciuto come tale. Tuttavia il suo sguardo si era fatto d'un tratto serio e un'ombra di velata preoccupazione gli oscurò il viso. Tonks lo vide lanciare una rapidissima occhiata in direzione della grande porta di quercia che conduceva all'ufficio del Capo degli Auror.

« Non trova strano che nessuno abbia avvisato il Quartier Generale? » chiese Tonks a bruciapelo. « Sempre se sia vero, naturalmente ».

Ti prego, fa' che non sia vero, fa' che Cedric Diggory stia bene.

Il mago rimase qualche istante in silenzio.

« Temo sia vero che sia accaduto qualcosa di inaspettato. Il Ministro Caramell è comparso alle prime luci dell'alba e ha parlato con Rufus per quasi un'ora. Quando è uscito sembrava agitato, eppure nessuno ha ancora dato direttive ufficiali... ». Infilò una mano sotto il mantello verde tipico degli Auror e guardò pensieroso il proprio orologio da taschino. « Sono quasi le sette. Per rispondere alla tua domanda, Tonks, sì: lo trovo estremamente strano ».

Tonks era sicura che strano non fosse l'aggettivo che il proprio collega anziano aveva in mente.

« Ho un compito per te. Dovresti recarti quanto prima a Hogwarts – ma senza attirare l'attenzione. Cerca il vecchio Alastor, digli che ho assolutamente bisogno che mi dica cos'è realmente accaduto questa notte. Questa visita mattutina del Ministro potrebbe significare che-- ».

« Qualche funzionario dell'ufficio del Ministro è già a Hogwarts, certo » lo anticipò senza nemmeno rendersene conto lei.

Si morse la lingua un attimo dopo, ma fu rincuorata di vedere che Shacklebolt stava di nuovo sorridendo.

« Sei la più indicata, Tonks ».

Nonostante l'agitazione, si illuminò all'idea che un Auror come Shacklebolt potesse ritenerla adatta ad eseguire le sue direttive in una situazione delicata come quella.

« Ma, signore, come posso abbandonare il Quartier Generale per andare a Hogwarts? Robards vuole che riordini gli archivi... ». Non cercò nemmeno di nascondere l'irritazione per quella mansione tanto svilente per le sue reali capacità. « Dovrò spiegare per quale motivo non-- ».

Shacklebolt le sorrise furbo e Tonks si interruppe, senza capire.

« Fa' ciò che sai fare meglio, Tonks. Giustificherò io la tua assenza ».

Intuendo solo in quell'istante cosa davvero volesse da lei l'Auror più anziano, Tonks piegò le labbra con un piccolo moto di orgoglio e annuì.

« Buona fortuna » ripeté lui, e senza aggiungere altro si diresse a passo deciso in direzione della porta che divideva il Quartier Generale dal ufficio personale del Capo Scrimgeour.

Tonks rimase in mezzo al corridoio che si apriva fra le fila dei cubicoli, ai quali iniziavano a giungere i primi assonnati Auror di turno quella mattina. Fece caso solo in quel momento al fatto che Kingsley Shacklebolt fosse al Ministero con un anticipo maggiore dei suoi venti minuti.

Sono pochi i maghi e le streghe con le capacità per diventare degli Auror, ragazza. Quindi immagina cosa devi saper fare se vuoi diventare un bravo Auror.

Tonks fece un respiro profondo, con un nuovo brivido febbrile ad animarle lo spirito. Con un'ultima occhiata orgogliosa al punto in cui Shacklebolt era svanito, sgusciò fuori dal Quartier Generale e si affrettò a nascondersi nel primo sgabuzzino destinato alle scope che trovò vuoto. Lì, protetta da occhiate indiscrete, si concentrò sul profilo di una vecchia signora dall'aspetto campagnolo che aveva incrociato quella stessa mattina lungo il marciapiede di Deacon Road e Trasfigurò la sua veste da Auror in una lunga e anonima tunica da strega marroncina.

Fa' ciò che sai fare meglio, Tonks.

La ragazza sogghignò nell'ombra.



*


Quando Tonks ebbe raggiunto i mastodontici castelli di Hogwarts, dopo essersi Materializzata nel vicino villaggio di Hogsmeade e essersi mescolata fra la folla, la frescura della notte scozzese iniziava a lasciare il posto al sole insistente dell'estate e il grande orologio della torre centrale segnava le otto passate. Probabilmente gli studenti più mattinieri stavano già gustando le squisite prelibatezze della colazione nella Sala Grande.

Controllò di non essere osservata e si trasformò per la seconda volta nel giro di un'ora. Le ci volle più concentrazione per imitare alla perfezione i lineamenti scialbi dell'unico abitante di Hogwarts che era sicura di non incrociare per sbaglio nei corridoi a quell'ora del mattino.

Molti anni prima una scommessa persa le era costata un intero mese di punizioni per aver assunto le sembianze del professor Piton per quasi tre ore: se non avesse incontrato proprio il protagonista del suo scherzo al terzo piano, se la sarebbe cavata. Tonks non era una strega che ripeteva gli stessi errori due volte.

Le ridicole collanine attorno al suo collo tintinnarono in modo un po' irritante, ma la parte più complessa era sicuramente camminare con le spesse lenti della professoressa Cooman schiacciate sul naso.

L'intero perimetro dei possedimenti di Hogwarts era sempre stato delimitato dai potenti incantesimi di protezione lanciati da Silente e dagli altri membri del corpo docente, ma Tonks confidava che l'andirivieni di maghi e streghe dovuto al Torneo Tremaghi li avesse convinti a risparmiare l'ingresso principale. Nonostante fosse consapevole che nessuno degli incantesimi l'avrebbe mai uccisa o lesa seriamente, Tonks trattenne il respiro mentre varcava il confine e superava i cancelli. Lieta che le sue supposizioni fossero corrette, attraversò di corsa il prato, evitando con un'assurda fortuna la radice di un faggio che spuntava minacciosa dal terreno e si affrettò a percorrere il portico di pietra che conduceva alla Sala d'Ingresso.

D'un tratto le parve che il tempo non fosse mai trascorso: si sentì ancora una ragazzina di Tassorosso piena di entusiasmo e grinta, decisa con tutta la sua volontà a diventare un Auror nonostante le circostanze sfavorevoli. La parentela da parte di madre con la perversa signora Lestrange, la decisione del padre di continuare a vivere e lavorare nel mondo dei Babbani nel quale era nato, la sua dote di Metamorfomaga, le cui origini non erano ancora ben chiare ai ricercatori della comunità magica... suo zio Bernard avrebbe detto che non era esattamente un buon cavallo sul quale scommettere. Ma, a discapito di tutti quanti, Tonks ce l'aveva fatta. Aveva dovuto stringere i denti e sopportare un numero incredibile di pugni nello stomaco, ma alla fine del corso di addestramento era stata l'unica a restare in piedi.

Non avrebbe mai dimenticato il suo primo giorno di addestramento. L'Auror Proudfoot li aveva messi in fila nell'ampio cortile interno della villa vittoriana nel Devonshire dove ognuno di loro avrebbe trascorso i successivi tre anni fra dolorosi addestramenti e subdoli esercizi mentali. Diciotto matricole che fissavano con il mento alzato e l'espressione soddisfatta e vincente l'istruttore Proudfoot – e una, la più minuta in fondo alla fila, che continuava a muovere la punta delle scarpe sulla ghiaia sottile, tentando di capire quale fosse il modo migliore per non scivolarci sopra.

Era abituata a cadere più di tutti loro: ad ogni incantesimo con cui la sbattevano a terra, reagiva con istintiva prontezza e si rialzava ben più velocemente dei suoi compagni.

Sai cos'ho creduto che fossi quando ti ho vista in quel cortile, ragazza? Un caso disperato.

Tonks rallentò il passo e iniziò a simulare la camminata lenta e ciondolante della professoressa Cooman. Era sempre stata particolarmente dotata nelle imitazioni.

Una minuta e graziosa Tassorosso in un branco di feroci maghi di Grifondoro. Proudfoot aveva scommesso che non saresti durata nemmeno una settimana.

Decise di raggiungere le serre per poter dare un'occhiata a tutti i giardini che circondavano il castello, anziché entrare nella Sala Grande: se la notte prima Hogwarts era stata realmente il teatro di una tragedia come la morte di Cedric Diggory, c'erano forti probabilità che perfino la solitaria professoressa di Divinazione avesse abbandonato la sua amata torre.

« Sibilla? » chiamò una voce roca alle sua spalle.

Tonks si paralizzò e chiuse gli occhi con una smorfia, ingoiando una grossa imprecazione. Fece un respiro profondo e si voltò agitando le braccia con aria di teatrale stupore. Di fronte alla porta socchiusa dell'infermeria c'era un uomo particolarmente alto e dai folti capelli castano chiaro. Aveva le basette molto lunghe – e ingrigite in più punti, notò Tonks – che terminavano in una barbetta un po' trascurata.

Non aveva idea di chi potesse essere, ma con tutta probabilità era un professore che aveva iniziato a insegnare dopo che lei aveva preso i suoi M.A.G.O. Tonks sfruttò la nota bizzarria della Cooman per prendere tempo e osservare l'uomo, cercando di intuire dal suo aspetto quanti più elementi possibili per non farsi scoprire.

« Oh, caro! » esclamò, richiamando alla memoria le note drammatiche con cui la donna si divertiva ad alimentare le sue insane profezie di morte e torture. « Oh, oh, oh! ».

Notò con gioia che l'espressione dell'uomo non sembrava nutrire alcun dubbio. Non era particolarmente vecchio – ragionò Tonks – ma c'era qualcosa di stanco nel suo volto. Le sue palpebre erano circondate da ombre scure che rendevano il suo sguardo un po' infossato, ma i suoi occhi chiari avevano una luce innaturalmente guardinga. Gli ricordavano quelli di un animale selvatico a un passo dal tentare la fuga. Si avvicinò a lui ciondolando, mentre memorizzava in fretta ogni dettaglio particolare: abiti da Babbano, una camicia lisa attorno ai polsini e un paio di comunissimi jeans che avevano sicuramente visto tempi migliori – c'era uno strappo sul ginocchio che di certo non era lì per seguire le mode di Londra; una cicatrice che quasi tagliava in due il suo sopracciglio destro, lunga e bianca – vecchia più dei jeans, ne era sicura – e decine di altre dall'aspetto più recente che spuntavano oltre il colletto e le maniche arrotolate per resistere al caldo.

Le ci vollero pochi istanti per farsi un quadro generale dello sconosciuto.

Mezzosangue, ha trascorso molto tempo lavorando fra i Babbani, probabilmente fumatore e scommetterei che è il supplente di Cura delle Creature Magiche.

« Come sta? » chiese Tonks con voce desolata, indicando con un cenno deciso la porta dell'Infermeria.

Ti prego, fa' che dentro ci sia Cedric Diggory e che abbia solo preso una grossa botta in testa.

L'uomo fece un lungo sospiro e infilò le mani in tasca.

« Quel diavolo ne ha passate troppe per farsi mettere fuori gioco con così poco » commentò nel chiaro sforzo di alleggerire la situazione. « Se la caverà con tutti gli arti che gli restano ».

Il senso delle sue parole la distrasse dal tentativo di riconoscere la provenienza del suo leggero accento.

« Arti? » si lasciò sfuggire lei, prima di rendersi conto di aver commesso un errore da dilettante.

Lo sconosciuto aggrottò pensieroso la fronte e la osservò intensamente.

Dannazione.

« Era nelle rune » sentenziò Tonks, mostrandogli il palmo della mano sinistra e alzando lo sguardo spiritato al soffitto. « Qualcosa che è stato letto, predetto, previsto... ».

Improvvisamente lo sguardo dell'uomo, gentile e amichevole fino a qualche secondo prima, si fece tagliente.

« Non c'era nulla di prevedibile in quello che è accaduto questa notte, Sibilla » la ammonì con durezza. « O lo avremmo evitato ».

Tonks avvertì il sospetto levarsi vibrante dallo sconosciuto e capì che le restavano poche altre carte da giocare. Doveva trovare un modo efficace per entrare in quell'infermeria senza stuzzicare oltre la fortuna, ma non era facile concentrarsi con quegli occhi azzurri – no, ora che gli era vicina erano decisamente verde chiaro – che la fissavano diffidenti.

Troppo diffidenti per essere solo un supplente.

Doveva agire in fretta.

« Oh, oh, oh... svengo ».

Mentre si lasciava cadere a terra, pregò la buon'anima di Tosca Tassorosso che l'impatto con il pavimento non le causasse lividi troppo pulsanti. Fu stupita nell'avvertire le braccia dell'uomo stringersi con premura attorno alla sua vita sottile: non lo avrebbe mai creduto capace di riflessi tanto rapidi. Quando lui la sollevò da terra, Tonks si fece sfuggire un leggerissimo oh stupefatto.

La condusse senza apparente sforzo all'interno dell'infermeria. Tonks sfruttò la concentrazione dell'uomo per sbirciare attraverso una palpebra mezza aperta la lunga stanza dai finestroni gotici: non era cambiata di un solo dettaglio dall'ultima catastrofica volta in cui vi era entrata. Lo sconosciuto – il cui profumo non riusciva a coprire l'odore amaro del tabacco appiccicato alla camicia Babbana – confermando la teoria di Tonks che fosse un fumatore – la stese con cautela sul primo letto.

« Come ti senti, Sibilla? » le chiese in un modo che avrebbe potuto passare come molto apprensivo o come molto divertivo. « Ti porto un bicchiere d'acqua e vado a chiamare Madama Chips ».

« Il mio terzo occhio è accecato dalla confusione e dall'oblio! » esclamò drammatica lei. « Il mio spirito è piegato, la mia mente avvolta nella nebbia... ».

« Noto già un grande miglioramento » commentò lui, e questa volta a Tonks non poté proprio sfuggire l'evidente ironia nella voce dell'uomo. Per poco non scoppiò a ridere, mandando all'aria l'intera copertura.

« Riesci a sederti? Ecco, bravissima. Bevi qualche sorso, ti aiuterà a riprenderti ».

Mentre fingeva di sorseggiare con qualche mugugno addolorato, Tonks si guardò intorno. L'infermeria era completamente vuota, ma uno dei letti in fondo era coperto dal solito buffo parasole arancione.

« L-lui è là? ».

« Sì, io e Filius non abbiamo avuto il cuore di lasciarlo in fondo a quel baule » scherzò ancora lui.

Non riusciva a capire di cosa stesse parlando, ma il suo finto svenimento sembrava aver almeno placato la sua diffidenza: Tonks provò di nuovo la stessa impressione che lui stesse cercando di ridere forzatamente.

Decise di tentare il tutto per tutto – se c'era qualcosa di vero nelle chiacchiere che aveva sentito quella mattina nell'ascensore, stavano per uscire tutte allo scoperto.

« Quel povero Diggory... » mormorò, e ogni sillaba le costò un'ennesima fitta al cuore.

Gli occhi dell'uomo vennero attraversati da un velo di rassegnata tristezza. La scrutò a lungo, immobile, le labbra tirate in una smorfia rigida. Tonks aveva già visto quell'espressione amara – Malocchio faceva la stessa faccia quando venivano nominati i fratelli Prewett o i coniugi Longbottom, gli unici pupilli che avesse mai addestrato prima dell'arrivo di Tonks.

« Lo so ».

« N-non posso credere c-che... » balbettò ancora lei, conscia che stava tendendo la corda ben oltre il limite.

Lasciò cadere deliberatamente la frase nel vuoto. Doveva sapere. Doveva assolutamente sapere.

Lui fece uno sbuffo sarcastico. Quando parlò nella sua voce c'era una nota gelida, quasi spietata.

« E chi avrebbe mai creduto che Voldemort sarebbe tornato per fotterci ancora una volta – scusa, Sibilla ».

Tonks non era sicura di aver afferrato il senso di quelle parole – e lui aveva di certo confuso il suo sbigottimento per lo shock nell'aver sentito il nome di Tu-Sai-Chi. O forse si era solo scusato per il linguaggio usato in un gesto che sarebbe stato tipico in un uomo così galante da sollevare in braccio una donna sfinita. Tonks era troppo disorientata per farsi un'idea più chiara di lui – ma iniziava a temere che non fosse un supplente di Cura delle Creature Magiche.

« Lupin! » latrò qualcuno oltre il parasole arancione. « Quante volte ti ho già detto di non usare quel nome a sproposito? Attira i Mangiamorte come le mosche sul letame! ».

Nonostante la voce fosse gracchiante, Tonks avrebbe riconosciuto quell'intonazione burbera anche se l'infermeria fosse stata gremita di persone ciarlanti.

« Malocchio! » esclamò sconcertata, dimenticando il suo travestimento e saltando sul pavimento.

Ignorò il vaso da notte che aveva accidentalmente urtato e corse dall'altra parte della stanza con la sensazione di avere i polmoni stretti nella morsa di un serpente. Oltre il parasole, con la schiena appoggiata alla testiera di ottone del letto, c'era Alastor Moody.

Non aveva il suo occhio incantato, ma Tonks era abituata all'immagine della sua palpebra floscia e vuota. Quante volte si era ripulito quell'affare davanti a lei? La gamba finta, che terminava con una zampa di leone, era stata appoggiata accanto al comodino.

« Malocchio, che diavolo ti è successo? ».

A Moody non servirono altri indizi per capire chi fosse realmente, ma il suo grugno non riusciva a nascondere una certa perplessità nel ritrovarsela di fronte.

« E tu che diavolo ci fai qui? ».

« Mia la prima domanda, mia la prima risposta » recitò lei. « Cos'è successo? ».

Prima che Moody potesse raccontarle quanto accaduto, lo sconosciuto tossicchiò in maniera ben poco credibile. Tonks lo vide infilare la bacchetta magica nella tasca dei pantaloni.

« Cosa pensavi di fare? ».

« Di Schiantarti » replicò affabile quello, scrollando le spalle come se gli avesse domandato l'ora.

Tonks finalmente riconobbe l'accento gallese nel modo in cui l'uomo aveva pronunciato la parola schiantarti. Dovette ammettere che era piuttosto bravo a mascherarlo.

« Moody, perché il tuo amico Indiana Jones voleva Schiantarmi? ».

« Non iniziare con le battute da Babbana, ragazza, odio non capire per quale sciocchezza stai ridendo ».

L'altro uomo, al contrario, si fece sfuggire un soffio divertito e piegò in avanti il capo per celare un sorriso che dovette giudicare inopportuno.

Tonks strizzò le palpebre e tornò al proprio aspetto reale prima di tendergli la mano destra con un gesto deciso.

« Sono l'Auror Tonks. Sono qui su richiesta dell'Auror Kingsley Shacklebolt ».

« Avevo intuito che fossi un Auror » commentò con una punta di vaga ironia lui, stringendo con delicatezza la sua mano. « Mi chiamo Remus Lupin. É un piacere conoscerti ».

Lei fece un cenno sbrigativo del capo e tornò a concentrarsi sulle condizioni di Moody. Il suo vecchio mentore sembrava pallido e notevolmente dimagrito dall'ultima volta che l'aveva visto, a settembre dell'anno prima.

« Stai bene, vero? ».

« Certo che sto bene, ragazza. Tu non-- ».

« E cos'è questa storia che Tu-Sai-Chi sarebbe tornato? Che diavolo vuol dire tornato? La gente non torna dalla morte per sfizio, Malocchio – resta morta e basta ».

« Non era morto. La sua anima – non sappiamo ancora come – è sopravvissuta e ha trascorso gli ultimi quattordici anni nascondendosi sul continente » le spiegò con voce grave Remus, incrociando le braccia al petto. « Fino a quando non ha trovato un leale servitore in grado di evocare per lui un antico e potente sortilegio che gli ha permesso di riottenere il proprio corpo... e il proprio potere ».

« Sirius Black? » si informò d'istinto Tonks.

« No » le rispose lentamente, d'un tratto senza espressione. « Non era Sirius Black ».

Tonks lo fissò a lungo. Lei era troppo giovane per conservare memorie nitide degli anni in cui Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e i suoi Mangiamorte avevano insanguinato la Gran Bretagna – magica e Babbana. Ricordava bene il villaggio dimenticato dello Yorkshire nel quale aveva vissuto fino alla fine della guerra con i genitori, praticamente isolati dal resto del mondo e protetti da ogni genere di incantesimo difensivo.

Non sapeva ancora come reagire alla notizia che la storia, forse, era in procinto di ripetersi.

« E dov'è ora? Cosa sta facendo? ».

« Quella carogna si starà leccando le ferite » la informò con ferocia Moody. « Credeva che liberarsi di Harry Potter sarebbe stata una passeggiata, ma quel dannato ragazzino lo ha preso un'altra volta a calci in culo e gli è scappato sotto al naso – o quel che ne resta. Lui e quella feccia dei suoi seguaci saranno nascosti da qualche parte a lucidare le loro mascherine da Halloween ».

C'era qualcosa di sinistramente innaturale nel modo in cui Moody parlava, gettando di lato la testa e tradendo una lieve agitazione. Che fosse paura? Tonks non credeva di aver mai visto il suo mentore spaventato.

« Non tutti » lo corresse Remus, appoggiandosi con la schiena al davanzale della finestra. « Harry ha visto anche Lucius Malfoy nel cimitero di Little Hangleton, ma Arthur Weasley ha detto che quel figlio di cagna – perdonami– era al Ministero della Magia di mattina presto, gongolante al fianco di Caramell. È un pessimo segno ».

« Il Ministero della Magia non si farà fregare tanto facilmente, Lupin » sbottò con stizza Moody, rivolgendo al mago più giovane un'occhiata lapidaria. « Caramell sarà anche un pagliaccio tronfio, ma non si può certo dire la stessa cosa di tutti quelli che lo circondano. Dovresti piantarla di fare l'anarchico e iniziare ad avere fiducia nei confronti delle autorità ».

« Ho fiducia nelle loro capacità di rovinare tutto ciò che di saggio e ragionevole sopravvive in Gran Bretagna ».

Tonks ebbe la netta impressione che quella non fosse la prima volta in cui quei due intavolano una discussione di quel tipo. Osservò di sottecchi Remus, domandandosi con curiosità dove avesse conosciuto Moody. Avevano troppi anni di differenza per aver combattuto insieme contro i Mangiamorte, eppure Remus parlava di loro con la spietata schiettezza che Tonks aveva imparato ad associare agli Auror che li avevano affrontati in duello. E aveva pronunciato il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato quasi con casualità – l'unico altro mago di sua conoscenza con l'audacia di farlo era proprio Moody.

« Questa mattina Caramell ha passato un'ora nell'ufficio di Rufus Scrimgeour » li informò Tonks. « È per questo che Shacklebolt mi ha mandato: voleva sapere cosa fosse accaduto questa notte e perché nessuno abbia avvisato il Quartier Generale degli Auror ».

Moody gemette nel sentirlo, ma Remus non parve affatto stupito.

« Malocchio, cosa ti è successo? » chiese con insistenza maggiore Tonks. « Sembra che tu abbia perso almeno quindici chili ».

« Solo dodici, ragazza. E non ti preoccupare, sto benissimo – passami la gamba, Lupin, voglio alzarmi. Uno stronzetto Mangiamorte mi ha fatto un brutto tiro a settembre per prendere il mio posto come insegnante per tutto il resto dell'anno » snocciolò. « Mi ha rinchiuso nel mio diavolo di baule e mi ha tenuto laggiù per tutto il tempo, fregandomi un sacco di capelli per farsi la Pozione Polisucco ». Voltò la testa per mostrarle una zona della nuca quasi completamente pelata. « Che figlio di... Lupin, perché la mia gamba è ancora appoggiata alla parete? ».

« Devi stare a riposo ».

« Oh, piantala ».

Moody si allungò per afferrare da sé la protesi a forma di zampa di leone, ma Remus fu più svelto: se la rigirò distratto fra le mani e poi la lanciò sul letto dall'altra parte dell'infermeria, decisamente fuori dalla portata dell'altro mago. Moody fece un soffio arrabbiato.

« Non fosse per l'amicizia con tuo padre, ti prenderei a calci nel sedere ».

Tonks ragionò rapidamente su quanto aveva appena scoperto, ancora incapace di accettare del tutto la realtà dei fatti. Mangiamorte, Voldemort, Harry Potter... era così assurdo. Avvertì un'orribile consapevolezza risalirle lo stomaco, per poi trasformarsi in un'insopportabile nausea.

Stava per domandare una volta per tutte cosa fosse accaduto a Cedric, quando la porta dell'infermeria si spalancò di colpo e Madama Chips varcò la soglia con passo marziale. Sembrava furibonda.

« Cosa accidenti ci fate qui? Alastor deve riposare ».

Fissò prima Remus e poi Tonks, con un'espressione di totale confusione.

« Albus mi ha informato che tu eri qui » disse, indicando Lupin con un indice magro. « Ma tu? ».

« L'ho chiamata io, Poppy » mentì senza alcuna esitazione Moody, incrociando le braccia dietro al capo con un largo sorriso. « Volevo sapere che vento tirava al Ministero ».

« Per tutti i folletti... e per quale insano motivo sei vestita come la professoressa Cooman? ».

Tonks si accorse solo in quel momento di non aver Trasfigurato anche i propri vestiti. Stava per inventare una spiegazione plausibile, quando la vecchia infermiera la interruppe, agitando una mano a mezz'aria.

« Lascia perdere, Ninfadora. Non voglio nemmeno saperlo – oh, tu e le tue stranezze non mi sono mancate per niente! Per niente! ».

L'affetto che nel corso degli anni di scuola aveva nutrito per Madama Chips le condonò l'uso dello sgradevole nome di battesimo. Quella donna se l'era meritato: le aveva sistemato le ossa e fatto ricrescere incisivi caduti dopo brutti falli a Quidditch almeno una dozzina di volte.

L'infermiera iniziò ad armeggiare con delle bottigliette di Pozioni Rimpolpanti disposte con ordine su una mensola accanto al letto di Moody. Il suo tono si fece d'un tratto più dolce.

« Come va la tua carriera al Ministero? ».

« Alla grande » mentì lei, ma davanti all'occhiata scettica di Moody fu costretta ad aggiungere: « Beh, andrà alla grande non appena Robards capirà che agli archivi sono sprecata... che razza di imbecille ».

« Ninfadora, modera il linguaggio » la rimproverò aspra Madama Chips.

« Sì, Gawain è sempre stato un imbecille » confermò Moody. « Un colossale imbecille ».

« Alastor! ».

La pazienza dell'infermiera parve esaurirsi. Afferrò Tonks per un braccio e la trascinò fuori dalla stanza, minacciando Remus che, se non l'avesse seguita di sua spontanea volontà, lo avrebbe affatturato.

Dopo che la donna ebbe sbattuto la porta alle loro spalle, Tonks si ritrovò accanto a Remus. Si scambiarono uno sguardo divertito, poi scoppiarono in una tiepida risata.

Tonks si sentì d'un tratto più leggera e capì che era giunto il momento di porgli l'unica domanda che non aveva ancora avuto il coraggio di fare.

« Cedric è morto, vero? » chiese con più fretta del necessario.

Se la domanda gli era giunta improvvisa e inaspettata, Remus non lo diede a vedere. Tonks non sapeva per quale motivo si fosse rivolta proprio a lui, un uomo conosciuto da meno di un'ora, e non a quello che l'aveva resa l'Auror che era. C'era qualcosa di genuino nel modo in cui Remus Lupin parlava, nell'amarezza che gli aveva oscurato il volto quando lei aveva citato Cedric poco prima.

Le bastò guardare i suoi occhi per scoprire la cruda risposta.

« Oddio » mormorò lei. « Com'è successo? ».

« È stato ucciso ».

La nausea era sul punto di trasformarsi in un conato di vomito. Si passò una mano sul viso, mentre nei suoi ricordi il piccolo Cedric, allora talentuoso Cercatore tredicenne, sfrecciava vivace nel cielo di Hogwarts, lasciandosi dietro l'eco della sua risata spontanea.

« Fece il provino come Cercatore quando aveva solo dodici anni » raccontò quasi sovrappensiero Tonks.

D'un tratto sentiva il bisogno di parlare di Cedric, di pensare a Cedric – anche se faceva un male cane.

Oh, Clifford... credi davvero che se Harry Potter fosse morto, la Gazzetta del Profeta non lo avrebbe già gridato ai quattro venti?

« Era alto per la sua età, una caratteristica che solitamente si rivela uno svantaggio per un Cercatore, ma Cedric sapeva volare come pochi altri. Era temerario, era impavido... durante la sua prima partita contro Grifondoro quasi si ruppe il collo per prendere il Boccino d'Oro. Quell'anno perdemmo la Coppa per un soffio, ma non dimenticherò mai la faccia di quel pallone gonfiato di Charlie Weasley mentre Cedric gli fregava la vittoria da sotto il naso lentigginoso ».

Si lasciò sfuggire una risata priva di allegria, mentre avvertiva la spiacevole sensazione di bruciore agli occhi che precedeva l'arrivo delle lacrime. Non voleva piangere, così strizzò le palpebre e suggerì a Remus di allontanarsi dall'infermeria, per evitare di infastidire oltre Madama Chips. Era lieta di aver trovato una buona scusa per fare qualche passo e distrarre la mente. Per qualche strano motivo Lupin le sembrava la compagnia perfetta per un momento tanto deprimente e spaventoso.

« Era estremamente talentuoso » aggiunse lui dopo qualche istante, mentre si incamminavano sotto i portici che costeggiavano l'intero lato est del castello.

Il sole, ormai alto, si infrangeva contro le antiche colonne di pietra rossa, le cui ombre sembravano stese di fronte a loro come una lunga serie di tappeti oscuri.

« Di rado ho visto giovani così versatili nelle arti magiche » continuò lui. « Cedric sembrava avere un talento naturale per qualunque disciplina. Eccelleva in Difesa Contro le Arti Oscure, Trasfigurazione, Incantesimi, Pozioni... e nonostante fosse senza alcun dubbio uno degli studenti più promettenti di Hogwarts, non ha mai esitato quando qualcuno dei suoi compagni aveva bisogno di aiuto. L'eccezionale bravura porta spesso con sé un'eccezionale arroganza » spiegò, dopo aver intercettato un suo sguardo perplesso. « Cedric era uno dei ragazzi più umili e sinceri che abbia mai incontrato. A volte, quando lo ascoltavo parlare durante le mie lezioni, pensavo che sarebbe di certo diventato un uomo in grado di migliorare il mondo ».

« Cosa insegni? ».

Lui fece un sorriso un po' triste.

« Ho insegnato Difesa Contro le Arti Oscure l'anno scorso ».

« E ne sei uscito sulle tue gambe? Sei più fortunato di ognuno dei miei vecchi professori. Quella cattedra porta sfortuna, non lo sapevi? ».

« Certo che sì, ma sono sempre stato sorprendentemente attratto dal pericolo ».

Tonks non riuscì a capire se lui fosse serio o se stesse solo tentando di alleggerire nuovamente l'atmosfera. Ora che poteva osservarlo con più calma, dovette ammettere che era più giovane di quanto non aveva creduto. Bastava distogliere l'attenzione dalle profonde occhiaie per notare che le uniche rughe sul suo viso erano talmente leggere da svanire fra la barba incolta. Eppure appariva vecchio in un modo quasi insalubre, con quel pallore tetro e le smorfie rassegnate.

Sentiva crescere in sé la curiosità per quel mago tanto misterioso, ma qualcosa nella sua testa le disse che non sarebbe stato per niente disposto a rispondere a domande troppo personali.

« Ti dispiace? » le chiese lui in tono vago, mentre estraeva un pacchetto di sigarette Babbane dalla tasca di dietro dei jeans.

« No, fai pure. Ma se ti becca la McGranitt, non tirarmi in mezzo ».

« Non sarebbe la prima volta in cui mi frega l'intero pacchetto ».

« La McGranitt fuma? ».

« Solo saltuariamente » disse con tranquillità Remus, mentre si accendeva una sigaretta con una fiammella e dava una prima, lenta boccata. « Sospetto che lo faccia solo quando Albus la fa davvero infuriare ».

« Ho sempre pensato che fra quei due ci fosse qualcosa... » ammise lei, divertita da quella vecchia convinzione. « Battibeccano come una coppia di sposini ».

Remus fece una strana risatina.

« Ho detto qualcosa di buffo? » chiese con interesse Tonks.

« No, affatto » replicò lui. « Ma lei è solo la sua migliore amica ».

« È comunque un ottimo motivo per battibeccare in continuazione ».

Giunti ormai in prossimità delle serre, si sedettero sul bordo di uno dei muriccioli di pietra e per qualche secondo rimasero ognuno con i propri pensieri. Remus aveva quasi finito la sua sigaretta.

« Chi è il Mangiamorte che ha aggredito Malocchio? » gli domandò.

Remus si umettò le labbra sottili prima di parlare.

« Conosci Barty Crouch? ».

« Certo, è la gran testa degli avvoltoi del Primo Livello. Quelli dell'Applicazione della Legge sulla Magia » precisò davanti al suo sguardo perplesso. « Scusa. Gergo da Auror ».

Lui la ignorò e proseguì.

« Barty aveva un figlio – un altro piccolo Barty non troppo diverso dal padre, a conti fatti. Poco tempo dopo la caduta di Lord Voldemort, un gruppo di Mangiamorte si convinse che il loro amato padrone non poteva essere davvero scomparso e che il Ministero dalla Magia lo stava certamente tenendo prigioniero in qualche luogo segreto. Decisero di far visita a Frank e Alice Longbottom, probabilmente due dei migliori Auror di quei tempi... se quella notte in casa non ci fosse stato anche il loro bambino, non avrebbero esitato un istante a combattere, ma si arresero senza opporre resistenza ».

« Conosco quella vicenda ».

« E sai anche che uno dei quattro Mangiamorte colpevoli si scoprì essere proprio il figlio di Crouch? ».

« Oh » esclamò con sincera sorpresa Tonks. « No, non ne avevo idea ».

« Non stento a crederlo. Crouch ha passato i successivi tredici anni facendo tutto quanto in suo potere per mettere a tacere le storie che ancora si raccontavano sul suo perfetto figlio che torturava i Longbottom fino a quando non hanno perduto la ragione – come se temesse che qualcuno potesse ricordare, come se fosse giusto dimenticare » sputò con insolita spietatezza. « Credevamo che quel vigliacco fosse morto pochi mesi dopo il suo arresto, ma questa notte – incredibile, ma vero – si è scoperto non solo che era vivo, ma che la persona che aveva preso il suo posto ad Azkaban era sua madre. Sua madre » ripeté con aria sbigottita. « Che razza di uomo permette alla madre di morire ad Azkaban al proprio posto? ».

Si riaccese una seconda sigaretta con un gesto nervoso. Tonks attese con pazienza, senza la minima intenzione di interromperlo o di mettergli fretta: nonostante la poca esperienza in materia di interrogatori, sapeva che non c'era nulla da guadagnare nel fermare una persona che mostrava una tale esigenza di parlare.

Iniziava a farsi un'idea abbastanza delineata dell'uomo che aveva a fianco.

La spontaneità con cui parlava a Moody, un Auror che avrebbe intimorito chiunque altro al suo posto, poteva dipendere solo da un'amicizia di lunga data – e Tonks aveva notato l'accenno che il mentore aveva fatto al padre di Remus.

Ma c'era di più: conosceva troppo bene Moody per non riconoscere le rare occasioni in cui si trovava davanti a qualcuno che stimava grandemente. A quanto pare Remus Lupin era uno dei pochi che potevano vantare un simile onore. Poteva essere il figlio di un vecchio amico di scuola? Probabilmente, eppure pronunciava il nome di Colui-Che-Non-Deve-Essere-Nominato e Madama Chips aveva espressamente detto che Silente l'aveva avvisata della sua presenza a Hogwarts. Forse lo aveva chiamato proprio per vigilare su Moody. Sapeva che c'era ancora qualcosa che le sfuggiva.

« È stato questo Barty ad aggredire Malocchio? » chiese Tonks.

« Sì ».

« Ed è stato lui ad aiutare Tu-Sai-Chi a riacquistare il proprio corpo? ».

Remus parve tentennare.

« No, non è stato lui. È stato Peter Minus ».

Fra di loro aleggiò un insolito silenzio. Tonks rimase a fissare la sua espressione seria, incapace di credere a quanto aveva appena sentito, pur senza dubitare della sincerità dell'uomo – se Moody si fidava di Remus, allora lei si sarebbe fidata di lui. Ma Peter Minus... Tonks conosceva a memoria la storia di Minus, aveva riletto tutto ciò che su di lui era stato conservato negli archivi del Quartier Generale.

« Peter Minus non è morto? ».

« No ».

« Tu-Sai-Chi non è morto, il figlio di Crouch non è morto e ora anche Peter Minus non è morto? ».

Ma Cedric sì. Cedric è morto eccome.

Tonks cercò di mettere a tacere quella voce.

« So che è difficile da credere, ma è la verità » disse con amarezza Remus.

« Ti credo, ma... non capisco » ammise in un sussurro Tonks. « Sirius ha ucciso Peter Minus ».

Remus dovette cogliere un'insolita sfumatura nel modo in cui pronunciò il nome di Sirius. Piegò appena il capo, scrutandola con espressione pensierosa.

« Tu conosci Sirius? ».

« In un certo modo » tagliò corto lei, sperando che l'uomo non indagasse oltre.

« Tonks... » mormorò invece lui, con aria di improvvisa rivelazione. « Avevo la sensazione di aver già sentito il tuo nome, ma non riuscivo a ricordare quando. Sei la figlia di Andromeda Tonks, vero? ».

Rimase in silenzio, incredula. Come poteva conoscere sua madre, se lei non lo aveva mai visto prima? Sua madre non era una donna ricca di amicizie nella comunità magica. Suscitare la simpatia nella gente con un passato scomodo come quello della famiglia Black non era facile, al punto che chiunque, quando si riferiva a lei e ai suoi trascorsi, usava ancora il nome da nubile. Andromeda Black, la strega che non era stata risparmiata dalla gogna sociale neppure dopo aver rinnegato la sua intera famiglia.

Quando era ancora una bambina, si divertiva a guardarla correggere il suo nome di fronte a qualche conoscente.

Il mio nome è Tonks.

Tonks aveva iniziato a farle il verso quasi per gioco, non ancora del tutto consapevole delle sue abilità nell'imitare le persone: Il mio nome è Tonks, solo Tonks. Sua padre ne rideva fino alle lacrime.

Remus aveva chiamato suo madre Tonks, non Black. Provò un moto di gratitudine per lui.

« Come conosci mia madre? ».

« In realtà non l'ho mai vista, me ne ha parlato... ». Si interruppe e fece un soffio nervoso, passandosi una mano fra i capelli e guardandosi intorno, circospetto. « Ah, tanto ormai ci finirai dentro... ».

Tonks lo lasciò proseguire, anche se avvertiva il proprio battito del cuore farsi sempre più fremente.

« Sei l'allieva di Moody, il solo modo in cui potresti scampare dal disastro che sta per investirci è fare i bagagli e andartene dall'altra parte del mondo – ma sospetto che tu non sia una che scappa facilmente » aggiunse con una smorfia. « Il ritorno di Voldemort e dei suoi Mangiamorte significa che siamo nuovamente fra i loro obiettivi – Moody, probabilmente, è il primo della loro lista. E se è vero ciò che sta accadendo, se il Ministero si sta facendo accecare dalla fama di Malfoy, avranno tutto il tempo di riformare il loro esercito per darci la caccia ».

« La caccia... a chi? ».

Lui sorrise con tristezza.

« All'Ordine della Fenice ».

L'Ordine della Fenice. Tonks ne aveva sentito parlare, ma non c'erano documenti ufficiali al Quartier Generale. Era quasi una leggenda, una favola un po' impolverata della cui esistenza nessuno aveva realmente prove. I soldatini di Silente, così li aveva chiamati una volta Scrimgeour, e non senza una profonda nota di disgusto.

« È così che hai conosciuto Sirius? » domandò all'improvviso Tonks. « So che era uno dei membri dell'Ordine della Fenice, prima di... quello ».

Per un attimo Tonks credette che si sarebbe accesso una terza sigaretta, ma lui parve cambiare idea e lasciò ricadere le mani in grembo. Dal Lago Nero si stava alzando una leggera brezza ad alleviare il caldo di quella mattina.

« Io e Sirius siamo amici fin dai tempi di Hogwarts. Eravamo nello stesso dormitorio. Io, lui, James Potter... e Peter Minus. Dopo la fine della scuola, unirci a Silente per noi fu una scelta praticamente naturale. Era come se dopo tutti quegli anni trascorsi a litigare con i Serpeverde per i corridoi non ci fosse altra strada ».

Tonks cercò di immaginarselo quindici o sedici anni prima, senza quelle ombre scure e con uno sguardo più spavaldo, molto più simile al ricordo che ancora conservava dello sfrontato cugino di sua madre.

« Presto scoprimmo che fra di noi c'era una spia molto vicina ai Potter » soffiò rabbioso Remus. « E Peter sfruttò al meglio le sue abilità per mettere me e Sirius l'uno contro l'altro. In poco tempo finimmo per accusarci perfino delle scorrettezze che credevamo di aver seppellito a Hogwarts e Peter poté godere indisturbato della nostra distrazione. Quando Sirius scoprì cos'è era davvero accaduto, ormai era troppo tardi ».

Tonks suppose si riferisse alla morte di James e Lily Potter.

« Lo inseguì, ma quando lo trovò Peter si rivelò ancora una volta più furbo di tutti noi. E Sirius ne ha pagato le conseguenze ».

La verità nascosta dietro le sue parole la colpì come una doccia ghiacciata.

« Tu sai dov'è ».

Non era una domanda e Remus lo aveva intuito. Tuttavia, sebbene per lui fosse ormai impossibile negare quanto le aveva raccontato, la sua espressione era di nuovo imperturbabile, senza alcuna traccia di disagio o spavento. Tonks aveva l'impressione che lui avesse nutrito l'intenzione di arrivare a quel punto fin dall'inizio, come se tutto ciò che le aveva raccontato fosse stato deliberatamente pensato per rivelarle quell'ultima verità.

« Sono un Auror » gli ricordò a voce molto bassa. « Se sai dove-- ».

« No, sei la ragazza di Moody » la interruppe lui con un sorriso sardonico. « È così che chiamavano i suoi allievi negli anni Settanta, lo sapevi? Gideon e Fabian, Alice e Frank... i ragazzi di Moody. Quando aderirono all'Ordine della Fenice, il nomignolo si appiccicò loro addosso come un tatuaggio sulla fronte. Mi ha colto alla sprovvista quando mi ha parlato di te: non credevo avrebbe avuto il coraggio di addestrare di nuovo altri giovani Auror ».

« Non che abbia avuto altra scelta » confessò lei. « Nessun altro Auror anziano voleva addestrarmi. Dicevano che ero un caso perso ».

Le sopracciglia di Remus schizzarono verso l'alto. Poi, con stupore di Tonks, iniziò a ridere. Aveva una risata piacevole, genuina, che sembrava risalirgli direttamente dalla pancia.

« È questo quello che ti ha raccontato? ».

Tonks scrollò le spalle. La sensazione di ignorare cose che Remus sembrava conoscere da tempo si faceva sempre più insopportabile.

« Ha vinto quasi un centinaio di Galeoni in una scommessa con un altro Auror » le raccontò. « Moody gli disse che avresti distrutto uno dopo l'altro tutti i suoi aspiranti Auror ».

Proudfoot aveva scommesso che non saresti durata nemmeno una settimana.

« Quel vecchio bastardo... » imprecò Tonks, pur avvertendo un piacevole calore all'altezza della stomaco. « È per questo che mi hai messo al corrente di Crouch, di Minus... di Sirius? ».

Lui annuì.

« Moody ha fatto il tuo nome non più di cinque minuti dopo essersi svegliato. Stavo parlando con Arthur Weasley, quando improvvisamente si è messo a sedere sul letto, mi ha puntato contro l'indice e mi ha detto: Lupin, che diavolo fai ancora qui? Quel vigliacco di Voldemort è tornato, va' a chiamare la mia ragazza e dille che siamo nella... beh, hai capito ».

« E lo siamo davvero? ».

« Sì, decisamente ».

Tonks apprezzò la sua spietata sincerità. Remus sembrava avere più considerazione di lei e delle sue capacità di quanta non ne avessero la maggior parte dei suoi colleghi.

« Kingsley Shacklebolt mi ha mandato qui per scoprire se qualche funzionario dell'ufficio del Ministro si era mosso prima di contattare il Quartier Generale. Se sei qui dall'alba, avrai di certo visto qualcuno ».

Lui sembrò improvvisamente a disagio.

« Cerco di evitare di incrociare la strada con i dipendenti del Ministero, se posso... a parte quando decidono di prendere l'aspetto di una squinternata professoressa di Divinazione e mi svengono addosso, almeno ».

Tonks ridacchiò sotto i baffi, ma non le sfuggì l'ennesimo tentativo di evitare una domanda scomoda con una battuta di spirito.

« Hai avuto problemi con la legge? ».

« Direi piuttosto che è lei ad avere problemi con me ».

« Quindi hai evitato qualcuno del Ministero, questa mattina? » riformulò lei, decidendo di assecondare il suo evidente desiderio di non approfondire l'argomento.

« Un mago che sembrava morire di caldo in un lungo mantello viola è venuto a cercare Ludo Bagman, ma Filius lo ha cacciato via. L'ho sentito gridare che al momento Hogwarts ha problemi più importanti per curarsi dei pasticci di Bagman con i Goblin ».

« Poteva essere Mockridge, dell'Ufficio delle Relazione con i Goblin. È un tipo a posto, è solo un po' svampito » ragionò Tonks. « Chi altri? ».

« Quella carogna di Dolores Umbridge » scandì Remus con improvvisa ferocia. « Ha insistito con Poppy per parlare con Albus fino a quando Minerva non è arrivata in infermeria ».

« Cosa voleva la Umbridge da Silente? ».

« Non ne ho idea, ma ho applaudito quando Minerva ha sbattuto quella megera fuori dal castello. È stato uno spettacolo indimenticabile, avresti dovuto vedere come cercava di darsi un tono con quel suo orrendo cappello da barboncino rosa ».

« Sembri conoscere la Umbridge meglio di molti altri » notò Tonks con una smorfia. « Di solito è brava a farsi dipingere dalla Gazzetta del Profeta come la salvatrice del buon costume britannico, ma chi lavora per lei sa che in realtà è una donna tremendamente malvagia. Hai lavorato al Ministero, in passato? ».

« Buon Dio, no » replicò in fretta Remus, come se la sola idea gli provocasse enorme ribrezzo.

« Malocchio diceva sul serio quando ha detto che sei un anarchico, vero? ».

« È solo deformazione professionale ».

« Non sapevo fosse una caratteristica tipica dei professori ».

« Lo è, se sei uno di quelli che insegna nei posti in cui non gli è permesso insegnare ».

Remus si alzò con una rapidità tale da convincerla che, ancora una volta, stava solo cercando di evitare l'argomento. Tuttavia Tonks non era assolutamente intenzionata a tornarsene al Quartier Generale senza aver prima ricevuto un'adeguata risposta alle domande ancora insolute. Se lui si riteneva anarchico per deformazione professionale, lei era pedante per lo stesso identico motivo.

« Posso accompagnarti? ».

Remus le rivolse un'occhiata perplessa.

« Cosa? ».

« Scommetto che non stai tornando da Moody » ipotizzò lei con tono allegro. « Le prime lezioni staranno per terminare e con un tempo così bello qualcuno dei ragazzi vorrà di certo sfruttare l'ora buca prima di pranzo per fare due passi in riva al Lago. Ho solo una vaga idea del perché ti senta obbligato a evitare il Ministero della Magia – lo scoprirò, non temere – ma sono abbastanza sicura che tu voglia mantenere segreta la tua presenza anche ai tuoi vecchi studenti – perché ho capito che non insegni più a Hogwarts, e qualunque incidente te l'abbia impedito deve essere stato considerevolmente grave. Si capisce dal modo in cui parli che hai amato insegnare in questo posto e che qualcosa ti ha costretto a smettere » aggiunse con naturalezza, cercando di non ridere di fronte al suo sguardo inquieto. « Ci sono solo due mosse che credo potresti essere intenzionato a fare: hai parlato dell'Ordine della Fenice come di un'organizzazione ancora esistente, ma ho intuito che né tu né Silente avete avuto il tempo di rimetterla seriamente in piedi. Per quale altro motivo Arthur Weasley avrebbe dovuto informarti sulla presenza di Malfoy al Ministero? State riordinando le forze e, se fossi in Silente, i primi che contatterei sarebbero i compagni che mi hanno sostenuto quattordici anni fa. Questo spiega perché sei qui e potrebbe spiegare dove stai andando – e io ho deciso di venire con te ».

L'espressione di Remus sarebbe potuta sembrare tanto spaventata quanto colpita.

« E la seconda mossa? ».

« È il motivo per cui Shackelbolt non ha ancora messo le mani su Sirius. Non so quale trucco lui stia usando per nascondersi, ma sono sicura che tu sai qual è – e sono ancora convinta che in questo preciso momento tu sappia anche dov'è. E se è lì che stai andando, come io credo, è lì che ti seguirò ».

Lui si grattò distrattamente la nuca, scrutandola con intensità. Tonks gli rivolse un sorriso sfrontato.

« Ho ragione, vero? ».

« Non su tutto, ma confesso di essere intimorito dal tuo spirito di osservazione ».

« Quindi mi porterai da lui? ».

Remus prese tempo accendendo la terza sigaretta con una lentezza che Tonks ritenne davvero snervante.

« Al Quartier Generale non noteranno la tua assenza? ».

« Oggi ho voglia di essere anarchica anche io ».

Lui ridacchiò appena.

« E sia, ma a una condizione, Ninfadora. Non devi seguirmi vestita come Sibilla Cooman: Sirius mi prenderebbe in giro fino alla fine dei miei giorni ».

« Affare fatto... a patto che tu la smetta di usare quel nome orribile. Io sono Tonks. Solo Tonks ».













   
 
Leggi le 5 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
   >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Trick