Storie originali > Romantico
Segui la storia  |       
Autore: Yellow Daffodil    10/10/2017    8 recensioni
Lui, lei, loro.
Lui: guerriero per scelta, idiota per nascita. Un cuore dietro all'armatura? Magari, dato che la principessa lo sta aspettando da anni!
Lei: cioè io, sopracitata principessa, rinchiusa nel castello del disagio e sorvegliata dal drago del trauma. Aspetto che un guerriero valoroso sovverta la maledizione che mi ha fatto innamorare di un idiota. Ma mi sa che è un circolo vizioso, vero?
Loro: un branco di brutte persone, ex compagni di classe, ma ancor meglio di vita, tutti talmente incasinati che, se inizierete questa storia, di sicuro incasineranno anche voi.
Pensate che non sia possibile? Solo due capitoli, e poi ne riparliamo.
***
Dall'origine del male, "Io e te è grammaticalmente scorretto", giungiamo al termine dell'evoluzione darwiniana di questa allucinante storia. Dopo "Io e te non è completamente sbagliato", arriva il seguito, nonché gran finale della trilogia: "Io e te è semplicemente complicato"!
Nulla è meglio di un ossimoro per descrivere ciò che avrete letto e leggerete. Con affetto e sarcasmo,
Yellow Daffodil
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
 <<    >>
- Questa storia fa parte della serie 'Io e te'
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
MxM3 5

Licenza Creative Commons
Quest'opera è distribuita con Licenza Creative Commons Attribuzione - Non commerciale - Non opere derivate 3.0 Italia.




"Io e te" è semplicemente complicato 

.

.

.

Image and video
hosting by TinyPic

Ohana

.

.

.

¨Ohana significa famiglia

Famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato¨

Lilo&Stitch

.

.

.

"È tutto così bello."

Il sospiro di Ilenia riempie l'aria, ci fa voltare verso di lei e scatena in me un istinto omicida.

"Spiegami che cosa dovrebbe essere bello." ringhio, infatti.

"Be', l'ambiente, il prato, tutti questi tizi del catering che montano tendoni bianchi, il cugino di Magno, il fatto che due dei nostri migliori amici si sposino, la gio-"

"Se stai per aggiungere al tuo elenco anche la giornata di sole, mi avvento su di te."

"La giornata di sole, il profumo di primavera." continua imperterrita. "Quei pavoni che passeggiano intorno alla fontana..."

"Ok, piantala." sbotto, mettendo le mani avanti.

Lorenzo schiocca la lingua: "Ile, non irritare Nelli con la tua positività. Lo sai che ora lei disprezza la felicità altrui, perché non può essere felice."

"Oh, andiamo!" ridacchia la rossa. "Non starai ancora tenendo il muso lungo per Mattia."

"Barro." la chiamo per cognome come penso di non aver mai fatto nella vita. "Avrò sempre il muso lungo per Mattia; al cinquanta percento per colpa sua, dato che è uno stronzo e un idiota, e all'altro cinquanta per colpa vostra, dato che siete un branco di traditori subdoli doppiogiochisti."

Ilenia spalanca leggermente quei suoi occhi verdi, quasi gialli.

"Fase due." interviene Eva, apparentemente interessata al suo giornaletto di gossip. "Vendetta e aggressività."

Non si capisce se lo stia leggendo o se si rivolga direttamente a me.

"La prima fase è stata quella del rifiuto, l'altro ieri." stacca gli occhi dalla rivista e allora so che sta solo sparando cazzate per infastidirmi. "In un primo momento, infatti, si reagisce a un tradimento cercando di evadere e languire nella sensazione non del tutto negativa di incredulità."

"Eva, ti arriva un pugno."

"La seconda fase invece è appunto quella dell'ira."

Mi giro verso Lorenzo: "Dille qualcosa."

Lori sospira e si avvicina a me, mettendomi un braccio attorno alle spalle, non tanto per sostenermi, quanto più per trattenermi.

"Marinella, sono le cinque fasi del tradimento." insiste Eva, chiudendo il giornale e mostrando un'aria saputa. "Le vivono tutti i più famosi V.I.P. quando vengono cornificati per gente ancora più V.I.P. Ora sta toccando a te, solo che non sei famosa e sei stata cornificata da diciannove persone."

Lorenzo mi stringe più forte e prova a calmarmi con uno stupido shh.

Li odio tutti.

"Successivamente dovrai affrontare la terza fase, detta di negoziazione, dove cercherai di anteporre l'urgenza di trovare una soluzione ai sentimenti di rifiuto e rabbia. A quel punto ci odierai un po' di meno e sarà tuo obiettivo principale quello di cercare un compromesso che ti impedisca di ammazzare te stessa, Mattia o noi."

"Vale se ti ammazzo già alla fase due?" 

Per fortuna Lorenzo mi ha immobilizzato le braccia.

"Passerà. Senza nemmeno accorgertene, sarai già alla fase quattro, quella in cui noi non c'entriamo più, ma tutto si focalizza - e qui cito Vanity Fair - sul tuo rinascimento interiore."

"L'unico Rinascimento che conosco è quello di Michelangelo. Tu e Vanity Fair riceverete presto una querela!" oltre ad un dizionario, direi.

"Durante la fase quattro, il focus passerà da chi ha fatto il torto a chi l'ha subito. Se inizialmente ti premeva vendicarti senza curarti di te stessa, ora capisci che è tempo di leccarsi le ferite. Devi prenderti cura della tua persona: sei stata tradita, hai bisogno di tempo e di cerotti."

"È fighissima questa cosa." cinguetta Ilenia, interessandosi. "Vale anche per quando i tuoi decidono di tagliarti i fondi?"

"Immagino di sì. È una forma di tradimento." annuisce Eva, poi ritorna a istruire la sottoscritta. "L'ultima fase è quella che impiegherà il maggior tempo a sopraggiungere. Ipotizzo che la quarta durerà più a lungo di tutte e poi la quinta ti colpirà, sorprendendoti. Un giorno alzerai gli occhi dalle ferite e guarderai avanti: capirai che il tradimento subito dai tuoi compagni è stato doloroso, ma non poi così insensato, dato che ti ha aperto delle prospettive. Questa fase è infatti detta della riscoperta, in cui l'io, finalmente libero dal rancore nei confronti del Traditore, supera la negatività e recupera tutta la voglia di rimettersi in gioco."

"Vaffanculo!" 

Non so come, mi libero da Lorenzo e mi avvento veramente su Eva, che grida, fa cadere il giornale e si protegge agitando le mani.

Chiaramente non voglio prenderla a botte, ma mi piace aver visto la paura contorcerle la faccia. Dato che blatera tanto di vendetta, dovrebbe temermi. Tra loro che giocano con la mia pazienza e Mattia che mi fa pressioni psicologiche, penso che diventerò sul serio un'instabile durante questo fantastico soggiorno.

Ho appena cominciato.

"Levati, pazzoide!" ulula Eva, colpendomi con Vanity Fair.

"La potete piantare una buona volta?" sbuffa Cris, che, ferma nella sua posizione per tutto il tempo, finalmente esprime il suo disappunto. "Certe volte non so se sia giusto fare da mamma solo ai miei figli, o anche a voi."

"E a Diego." le ricorda Lorenzo.

"Be', quello è sottinteso."

"Eccomi, scusate il ritardo!" Federica fa la sua comparsa proprio in questo momento, ansimando e portando con sé un discreto aroma di cavallo.

"Dovresti dire 'scusate la puzza'." commenta infatti Alessandra, che durante la quasi rissa ha alzato gli occhi dal suo smalto solo un paio di volte.

Federica naturalmente si imbarazza e si gratta la nuca: "Ho ritardato un po' e non sono riuscita a trovare il tempo per una doccia."

Fede ha scoperto giusto ieri che il signore che si occupa delle stalle a Villa Magna è in ferie, così si è proposta di prendere il suo posto. Alessandro le ha detto che non ce n'era bisogno e che si sarebbe arrangiato lui, ma la supplica si leggeva chiaramente nei suoi occhi celesti. In realtà, stava implorando Fede affinché lo salvasse da quella inficiante mansione.

Inutile dire che per Fede è un piacere poter stare a contatto con l'essere vivente che preferisce di più al mondo (ben più di me, Lori, i suoi genitori e addirittura Patrick Dempsey) e quindi magicamente ha perso tutta la pigrizia. Si sveglia ogni mattina alle sei e mezzo, si prepara e poi porta a passeggio il cavallo nel bosco.

Per aggiungere mordente a tutto ciò, giusto ieri ha anche scoperto che ogni mattina alle sette Pierpaolo Scilla - il suo peggior nemico - va a fare jogging nel bosco. Coincidenze?

"Mio Dio." sbuffa Alessandra, tappandosi regalmente il naso con il pollice e l'indice.

Poi si alza e sculetta lontano dal gruppo, uscendo dal chioschetto sotto cui siamo radunati: "Penso sia meglio che vada ad organizzare l'addio al celibato di Magno. Non ho intenzione di passare la mattina ad annusare una stalla."

In realtà, io penso che Alessandra detesti Federica per essere diventata molto amica di Francesco, dopo la loro rottura di anni fa.

Ma sono solo supposizioni.

Muahaha.

"Scusa..." si imbarazza ancora di più lei, arrossendo e fissandosi le scarpe.

"Ci sono anch'io!" e così giunge anche Vacca, quasi dando il cambio ad Alessandra che se ne va. "Scusate! Siamo al completo? Che puzza."

"Ehi, avete finito di arrivare in ritardo?" sbotto, arrabbiata persino con l'aria. "Capisco che abbiate tutti di meglio da fare, ma qui c'è qualcuno che si sta davvero prodigando per il matrimonio. Qualcuno che non ha affatto di meglio da fare, se non pensare a Gloria e Magno e a quanto loro, a differenza di questo qualcuno, appunto, siano felici."

Fede e Vacca mi fissano con certa perplessità, ignare che il mio sia solamente il proseguimento dello sfogo di poco fa.

"Ehi, datti una calmata." dice Vacca.

"Oh, Nelli, sei ancora arrabbiata con me?" mugola Fede.

Due reazioni completamente diverse, ma prevedibili.

"No, non mi calmo, e sì, sarò arrabbiata nei secoli dei secoli, indipendentemente dai braccialetti che mi regalerai. E per la cronaca, Vacca, se sei in ritardo perché sei rimasta a spiare il prete dalla finestra, ti ricordo che si tratta di un atto profondamente blasfemo e peccaminoso!"

Vacca si spaventa, ma solo perché ho utilizzato due termini ricercati che nella sua testa risultano come qualcosa di nuovo, alieno.

"Nelli, piantala, sul serio." Cristiana mi pizzica il braccio e si alza per prendere, come al solito, le redini della situazione. "Veronica dovrebbe smetterla di stalkerare Don Carlo, Federica ricordarsi che abbiamo tutti delle narici funzionanti e tu, Marinella, accettare il fatto che ormai è inutile prendersela per ciò che è successo."

"Quella è la fase cinque." le ricorda Eva. "Per ora siamo solo alla due."

"Eva, stai per prenderle di nuovo." sussurro tra i denti.

"Quella della rabbia e della vendetta." specifica Eva, con un sorrisetto provocatore che sottolinea quanto io sia innegabilmente nella fase due.

Cris ignora il nostro battibecco e prosegue: "Andiamo, Nelli, sai che non l'abbiamo fatto con cattiveria." 

"Ecco, di nuovo la storia dei buoni samaritani." protesto incrociando le braccia e preparandomi ad ascoltare per l'ennesima volta il discorso moralista che tutti, nelle ultime ventiquattr'ore, hanno cercato di propinarmi per discolparsi.

Non l'abbiamo fatto in cattiva fede, comunque ci è dispiaciuto, non volevamo ferirti, è per il tuo bene. Bla, bla, bla.

"Sì, ti devi fidare." asserisce la ricciolina. "Non avremmo organizzato tutto, se non fossimo stati sicuri che fosse per il vostro bene."

Aridaje.

"Mio e di chi, scusa?"

"Tuo e di Mattia, ovviamente."

"Oh, certo, quello è felice di vedermi come Titti era felice di vedere Silvestro spuntare tra le barre della sua gabbietta."

"Non si tratta di questo." la mia amica scuote la testa. "È soprattutto per te che lo stiamo facendo: vogliamo che tu la smetta di perderti certe occasioni perché c'è anche-"

"D'accordo, ho capito." la interrompo, sentendo già gli sguardi pesanti di Ile, Lori e Fede su di me. Chissà se Cris intendeva dire 'perderti certe occasioni' o 'rovinarci certe occasioni'.

E dato che da questo punto di vista mi sento meno in diritto di arrabbiarmi e molto più soggetta a crisi di pianto, cambio argomento: "Concentriamoci su questo nubilato, ok?"

Per fortuna la conversazione si dirige verso altri porti, mentre anche io mi distraggo e posso allontanare il senso di rabbia. Sebbene le motivazioni profonde del loro gesto siano corrette, sono comunque ancora pienamente oltraggiata e non penso di voler perdonare nessuno. Almeno per i prossimi mille anni.

Per lo meno mi consolo con l'attività odierna, dato che il capannello di gente qui radunata serve ad organizzare un lieto evento.

Dico lieto perché, in quanto addio al nubilato di Gloria, ci saranno prevalentemente solo femmine, mentre l'altra metà si occuperà di come festeggiare Magno.

Abbiamo deciso che, anche per ringraziare dell'ospitalità, prepareremo una serata indimenticabile per entrambi. Per Magno, ovviamente, i ragazzi hanno pensato a qualcosa di sconcio, stupido e pornografico, come solo un maschio può volere il suo addio al celibato.

Porteranno Alessandro in qualche pub perverso e si divertiranno controllando al contempo che lui non faccia cazzate. Faranno attività di vero spessore, come fissare culi, fissare tette, e in generale, fissare cose rotondeggianti che rimbalzano. D'altra parte, è quello per cui impazziscono da sempre. Per questo nel comitato per Magno ci sono Diego, Pierpaolo, Silvia, Mattia, Francesco, Amerigo, Lionel, Tommaso, Marco e, ultima aggiunta, Alessandra. Le due donne in questione, naturalmente, vanno con loro per motivazioni che stanno su altri piani.

Il nostro gruppo, come avrete potuto dedurre, è molto più tranquillo e consta di persone con una certa integrità morale. Tra cui compare sorprendentemente anche Vacca, ma solo perché Don Carlo rimarrà alla villa.

La nostra idea era infatti quella di approfittare della casa libera per fare un mega pigiama party, in grande stile. Per capirci: pizza, CocaCola, dolcetti e tutte le schifezze che Gloria non ha mangiato per mesi per poter indossare l'abito da sposa. Non che solitamente lei mangi cibi non-salutari, ma stavolta si tratta di un affare importante.

Gloria indosserà il vestito che la signora Magno usò al proprio matrimonio. Un regalo che, per quanto fuori moda e attempato (non gliel'ho visto addosso, ma solo da dentro il cellophan sembra orribile), ha un inestimabile valore. Quindi Gloria, che è già magra di suo, in questi mesi ha sfiorato la denutrizione, pur di essere certa di stare all'interno di quell'abito.

Quindi noi la faremo ingrassare.

O, almeno, lo spero davvero. Perché, anche se lei continua a convincersi del contrario, quel coso è sinceramente brutto. No, davvero. E' un sudario coperto di perline.

Ma tornando a noi, per proseguire la serata, proietteremo dei film dove compaiono per la maggior parte del tempo uomini nudi (attori che Gloria e tutte noi amiamo), giocheremo ad obbligo o verità per farle raccontare i più privati segreti tra lei e Magno e, infine, commenteremo i nostri compagni di classe, approfittando della loro assenza per stilare classifiche sulle loro presunte doti.

La mia missione personale è assicurarmi che Zingaretti sia sempre ultimo in ogni classifica. Anche se è comunque ben lontano dal finire tra i primi posti, eccezion fatta per la classifica sull'idiozia.

Battutine cattive. Battutine cattive ovunque.

Quindi organizziamo ogni dettaglio e stiamo giusto per mettere su carta chi comprerà cosa, quando una chiamata mi costringe ad allontanarmi dal gruppo.

Si tratta del signor Benigni, che mi invita a svolgere il 'tirocinio' domani alle undici. Gli assicuro che ci sarò e preparo già mentalmente il mio outfit: camicia bordeaux, in tinta con il vino, pantalone scuro e chignon da donna in carriera. Sarò così bella che mi dovrà prendere per forza; sarò la segretaria appassionata di enologia che ogni enologo in carriera vorrebbe.

Renderò onore a mio padre. Renderò onore alla mia famiglia.

"Con chi parlavi?" mi domanda Marco, materializzandosi nei miei pressi e dissolvendo l'immagine mentale di me in versione Mulan occidentalizzata, che rotea elegantemente un calice di vino bianco.

"Lavoro." riassumo semplicemente. "Si spera."

"Ah, credevo foste lì ad organizzare l'addio al nubilato."

"Lo siamo, in realtà. Abbiamo già fatto la lista di cosa comprare. Voi?"

"La lista dei pub." sorride diabolico. "Anche se..." indica Rachele con la testa, poi alza le spalle.

In quanto padre responsabile, Marco è il prescelto non bevitore, dunque pure autista e balia di Magno. Rachele, ovviamente, rimarrà a casa con noi. Infatti, prima che Marco si rivelasse complice del piano sovversivo contro di me e il microcefalo, gli avevo promesso che avrei dato io un occhio alla bambina. Ovviamente ora me ne pento: nessuno di loro si merita favori dalla sottoscritta.

"Be', dato che Racky non è con voi, potresti divertirti. Scegliete qualcun altro che non beva, no? Ad esempio, non so... Zingaretti." butto lì, fingendo di aver scelto quel nome a caso. 

"Zingaretti è già uno degli autisti. E io sono l'altro." si indica con entrambi i pollici. "Dato che siamo in tanti, servono un paio di macchine. E anche se la mia adorata principessina non c'è, non rischierei di fare troppo il coglione, quindi mi sono offerto. Guiderò il BMW di Magno." aggiunge con gli occhi a cuoricino.

Soffoco una risatina, ma poi incrocio il suo sguardo fattosi di colpo serio.

"Che c'è, Marco?"

"Mi chiedevo se fossi ancora molto arrabbiata con me."

Roteo gli occhi: "Tu e Federica vi frequentate troppo."

"No, è perché sappiamo che, per quanto giusta, la nostra azione ti avrebbe fatto incazzare e possibilmente soffrire." strano ma vero, guarda in basso e si ficca le mani in tasca. "Mi dispiace."

"Se ti dispiace così tanto, perché non li hai fermati?"

"Perché sai che hanno tutti ragione." spiega. "E perché non sono il genere di persona che capisce, ma il genere di persona che agisce. Lo sai."

"Sì... ma..." tento di opporre delle obiezioni, ma l'unica cosa che mi riesce, come al solito, è fare la vittima. "Lascia stare. Tanto nessuno qui ha la più pallida idea di cosa significhi essere nella mia testa."

"Nelli-"

"Lascia stare." ripeto. "Vedremo se la vostra trovata avrà davvero qualche effetto positivo. Per ora mi vivo in tutta gioia la fase numero due, ovvero quella che per Eva corrisponde alla rabbia. Perché, sì, Marco, sono molto arrabbiata con te e con Federica. Ma vi ritengo miei grandi amici, quindi da qualche parte dovrà pur portare la vostra caparbietà, no?"

"Esatto." concorda, sorpreso.

"Bene. Però per ora vaffanculo." ribatto spingendolo con una mano. "E fammi un piacere, se vuoi iniziare a rimediare. Durante l'addio al celibato, tra un drink che non berrai e l'altro, controlla che quella gallina della Trepalle non ci provi con Zingaretti. Ok?"

Marco sorride a trentadue denti, facendomi poi l'occhiolino: "Ok."

Ritorno al chioschetto calpestando l'erba come un soldato e mi ritrovo gli occhi chiari di Lorenzo puntanti addosso, mentre si è distanziato dal gruppo di qualche metro: "Vedo che Marco è rimasto sempre uno dei tuoi migliori amici."

Fantastico, pure il risentimento adesso. Mi ci voleva proprio.

"È un mio grande amico, non il migliore." rispondo argutamente, sperando che questo gli basti.

Lorenzo incrocia le braccia e non mi lascia passare per qualche secondo: "Quello che lui ha fatto ora con la trovata del matrimonio, io ho cercato di farlo per anni a parole. Per una differenza di metodo, hai avvicinato lui e allontanato me."

Rimango in silenzio un attimo, a pensare, e poi me ne esco con un'affermazione che parla da sé: "Marco è stato per me ciò che tu sei stato per Mattia. Sia io che l'idiota avevamo solo bisogno di qualcuno che stesse dalla nostra parte."

"Be', sembra che Marco sia stato dalla tua parte... fino ad oggi. Quindi mi chiedo se avessi bisogno di un amico vero o solo di una comoda consolazione."

Sbuffo, per nulla desiderosa di continuare questa discussione, né di spiegare a Lorenzo, per l'ennesima volta, che ciò che è successo non ha mai cambiato la nostra amicizia. Anzi, è stato e continua ad essere una prova di quanto sia forte, anche se a tratti può diventare seriamente snervante.

Comunque bella domanda, la sua. Avevo bisogno di entrambe le cose... solo che non possono coesistere, vero?

"Quando mai smetteremo di litigare per colpa di quell'idiota?" gli domando, riferendomi a Mattia.

"Non litighiamo per colpa di quell'idiota." fa Lorenzo, posandomi l'indice in mezzo al petto. "Litighiamo per colpa tua."

E poi veniamo entrambi richiamati nel cerchio. 

E io penso che non vedo davvero l'ora che arrivi la fase tre, così smetterò di immaginare un'impiccagione collettiva di tutti i miei compagni e io che me la rido maleficamente nello sfondo.

Ripeto e sottoscrivo: li odio tutti.

***

PRIMO BREAK

Insomma, che vi aspettavate, cara 10^ A? Che Nelli vi amasse?

Image and
video hosting by TinyPic

*
Image and
video hosting by TinyPic

Image and video
hosting by TinyPic

Image and
video hosting by TinyPic

***

"Questa è una tragedia, Magno!"

"Nelli, calmati." mi suggerisce al ricevitore, ma io sono già rannicchiata in posizione fetale e con le lacrime agli occhi.

Mi chiedo seriamente perché la gente abbia preso la brutta abitudine di dirmi di calmarmi. È risaputo che non puoi dire a uno non calmo di calmarsi. È come tirare un pugno a Bruce Banner. Non si fa.

"No che non mi calmo!" obietto infatti. "Devo essere là tra venti minuti e non c'è nessuno che mi possa accompagnare!"

"Nelli, te l'ho già detto. Chiedi a Mattia."

"Devo essere là tra venti minuti e non c'è nessuno che mi possa accompagnare!"

"Smettila di ignorare tutte le frasi in cui c'è il nome di Mattia."

"Ma Magno!" il muro diventa sul serio il mio unico appiglio nella vita, e mi ci abbandono contro stringendo il telefono come se potessi trasmettere a Magno il mio bisogno di comprensione.

"Nelli, mi dispiace tanto." si scusa, sembrando fin troppo sbrigativo. "Non ci aspettavamo che entrambe le fedi fossero da stringere e nemmeno che la pasticceria ci spostasse l'appuntamento. Ti avremmo sicuramente accompagnato, se fossimo tornati in tempo, ma stiamo risolvendo degli imprevisti."

"Perché tutti questi imprevisti suonano invece come previsti?"

"Nelli!" silenzio imbarazzato. "Non lo faremmo mai!" 

"Ah, siete un branco di bestie!" piagnucolo. "Fammi parlare con Gloria."

Alessandro passa il telefono alla consorte e io cerco di radunare tutti i miei chakra positivi per non urlarle nell'orecchio.

"Nelli?"

"CHE DIAVOLO AVETE NEL CERVELLO?"

Bene, ho fallito.

"Guarda che ci sono veramente dei problemi qui." si discolpa l'angioletto del focolare. "Le misure degli anelli sono sbagliate e il pasticcere vuole discutere su grandezza e prezzo della torta, ma dobbiamo aspettare il titolare, che arriverà non prima di mezzogiorno."

"Probabilmente poi bucherete anche una gomma e vi chiamerà la fioraia dicendo che alle due vi vuole vedere per contare i narcisi nel bouquet."

"Mi sento offesa da queste insinuazioni, Marinella."

"E io mi sento offesa dai vostri giochetti." ribatto, agitando l'indice come una latina del ghetto. "Stai mettendo molto a rischio la mia voglia di farti da testimone."

"E tu stai costruendo troppi castelli." decreta con convinzione. "Se pensi che stiamo architettando tutto ciò per costringerti a socializzare con Mattia, allora sbagli. Ci sono mille altri modi con cui raggiungere l'azienda di Benigni, ad esempio l'autobus..."

"Che passa tra quaranta minuti e io ne ho solo venti."

"Be', puoi sempre prendere la bici."

La bici. Certo. Come no.

A parte il fatto che non guiderei una bicicletta nemmeno se avesse le rotelle, ma poi, sul serio, dovrei pedalare fino al lavoro? No, dico, avete mai fatto un colloquio-tirocinio con le ascelle pezzate e i capelli da leone?

Il sospiro di Gloria giunge attraverso l'apparecchio: "Senti, ti pago un taxi." 

Ma ovviamente la sua vocetta esausta e stressata rigira la situazione come se io fossi una bistecca e il mio lato da vittima lasciasse spazio a quello da carnefice.

Vedete, nella mia posizione è impossibile non sentirsi in colpa al minimo segnale: innanzitutto, quel tono usato da Gloria mi riporta subito a qualche giorno fa, quando Mattia mi ha raccontato del suo pianto per causa mia. Gloria Ferrucci è un agnello: se la si fa soffrire, si vive un'esperienza che nemmeno il Guardaboschi con Biancaneve. Qualcosa che ti logora dentro, proprio. Che ti segna.

Dopodiché, si consideri che siamo a soli dieci giorni dal matrimonio, quindi aggiungere stress allo stress che già Gloria sopporta è davvero da stronzi. Da ultimo, non posso non tenere a mente, in ogni secondo che passo qui, come tutte queste persone abbiano già sofferto abbastanza per i miei capricci e che, quindi, ogni mia lamentela ha valenza zero se comparata al passato. 

Yuppi! Non uscirò mai da questa trappola!

"No, lascia stare." ritratto, sforzandomi con tutta me stessa di fare la persona matura. "Chiedo un passaggio a Zingaretti."

"Nelli, senti, per qualsiasi..."

"Tranquilla." sorrido, sperando che trapassi un po' di allegria dall'altra parte. "Me la cavo. Stasera ti aggiorno su com'è andata la prova."

"Va bene, buona fortuna. E grazie."

E non so se mi ringrazi per averle risparmiato il disturbo del taxi, per averla piantata con questa storia, o per aver fatto finta di crederle. Sarò anche scema, ma nessuno mi toglie il sospetto che i miei compagni stiano facendo di tutto affinché Mattia e io siamo costretti a passare del tempo assieme.

Zingaretti sarà felicissimo, quando gli esporrò questa teoria.

Infatti mi dirigo verso la sua stanza con il gelo nel cuore. Non solo mi imbarazza dover aver bisogno del suo aiuto, ma so per certo che la mia richiesta gli rovinerà la giornata e che piuttosto di farmi un favore, si farebbe rubare l'auto.

Invece, ahimè, è l'unico ad essere venuto con i propri mezzi (altra strategia su cui molto probabilmente i miei compagni si erano accordati, quei maledetti) e io non ho altra scelta. Certo, c'è sempre il furgoncino del catering, ma è da qualche ora che lo vedo andare e venire per il trasporto delle varie attrezzature e immagino che non sia opportuno domandare di sospendere i lavori per dare un passaggio a una sprovveduta.

Un moto di rabbia rallenta la mia mano, che sta per bussare alla porta di Mattia.

Non è giusto; non sarei così sprovveduta, se per tutto questo tempo non mi fossi affidata alle parole di Magno! Mi sarei organizzata per essere là autonomamente. 

"Ah, dopodomani, perfetto! Ti accompagniamo io e Gloria in macchina! Dovremmo essere di ritorno giusto per le dieci e mezzo." mi aveva detto il traditore non appena gli avevo riferito della telefonata. Ma, da brava polla, ci sono cascata una seconda volta e mi sono fatta fregare alla grande.

E sebbene Gloria abbia insistito, io penso davvero che gli imprevisti delle dieci e venti non siano altro che una scusa ben studiata. D'altronde, me ne intendo di scuse ben studiate e sono certa che la cara 5^A si stia prendendo la propria vendetta, tutta nel vecchio Marinella-style.

Quando l'allievo supera il maestro! esclamo tristemente nella mia testa, lasciando cadere la mano che avrebbe dovuto bussare.

Sono davvero sconvolta da tutta la situazione: in positivo perché questi sono dei geni del male, in negativo perché mi stanno muovendo come una pedina. Un oggetto, appunto, incuranti delle mie paure ed emozioni. Prima l'invito con garanzia che non si sarebbe presentato alcun Mattia Zingaretti, poi la trappola per finire necessariamente assieme a lui. Mi chiedo perché, dopo cinque anni di resistenza, mi sia fatta ingannare ben due volte da questi stronzi.

Almeno ora so che devo stare all'erta e non permetterò che ci sia una terza volta.

Dopotutto, Mattia mi serve solo per questo benedetto colloquio, dopodiché faremo come abbiamo fatto da quando ci siamo ritrovati entrambi in questa farsa: ignoreremo le reciproche esistenze, eccetto per guardarci con rabbia ogni tanto. 

Sempre stati bravissimi in questo, realizzo con una certa malinconia, mentre finalmente mi decido a bussare.

"Wow, ce ne hai messo di tempo." sbotta la voce del microcefalo alle mie spalle, facendomi voltare verso il corridoio con faccia da ladra.

È proprio un idiota, non c'è niente da fare. Ci è nato in quel modo.

"Sei stato tutto questo tempo a contemplarmi qui fuori?"

"Ovviamente."

"E perché non mi hai semplicemente avvertito che eri alle mie spalle e che in camera non c'era nessuno?"

"Perché è stato appassionante decifrare i tuoi pensieri prima, durante e dopo il semplice gesto del toc toc." mi prende in giro, muovendo il pugno avanti e indietro per sottolineare la banalità di quell'azione. "Comunque sentiti libera di entrare, se vuoi."

"Anche no." sbotto, voltandomi completamente verso di lui e incrociando le braccia. "Volevo solo chiederti un favore, non entrare a prendere un tè."

"Un favore? Tu? A me? Non è mai stato un buon segno."

"Mi serve un passaggio."

Mattia alza le sopracciglia, sinceramente turbato dalla mia richiesta: "Dove devi andare?"

"In via Alighieri, 31, località Guardistallo. Non ci si mette più di venti minuti."

"La mia domanda non era così mirata." sorride, provocatorio. "Volevo sapere che cosa vai a fare."

"Non devi saperlo per forza. Mi ci devi solamente accompagnare." sibilo, contrariata all'idea che Mattia venga a sapere i fatti miei. Specialmente il fatto che sono povera, disoccupata e che sto tentando di ottenere un lavoro per cui ho solo metà dei requisiti.

"Hai ragione." mi concede, con un'alzata di spalle. "Andiamo."

"Sul serio?" mi esce quasi involontariamente, stupita dalla facilità con cui Mattia accetta di farmi un favore, senza stressarmi l'anima o almeno presentarmi tutte le alternative che gli permettano di essere lasciato in pace.

"Sì." dice, passandomi davanti ed entrando in camera sua. "Mi cambio e arrivo."

Rimango lì a fissarlo con faccia da allocco, finché lui non si esibisce in un'espressione divertita e dice: "Vuoi entrare ad assistere allo spettacolo o te ne vai da davanti la porta?"

Non ci penso due volte e scappo al piano inferiore.

***

SECONDO BREAK

Io sarei rimasta, non so voi U.U

Image and video
hosting by TinyPic

Image and
video hosting by TinyPic


***

L'Audi nera frena con grazia davanti al vialetto ghiaiato. Per giungere al casolare non si deve fare molta strada, ma il tratto di fronte all'entrata è attraversato in parte da un vigneto. Così, prima di scendere dalla macchina, nascosta dalla piantagione, abbasso lo specchietto e dipingo le mie labbra con un rossetto rosso.

Alla fine ho letto segretamente il Vanity Fair di Eva e ho scoperto che mettere un rossetto ai colloqui di lavoro, al contrario di ciò che si pensa, favorisce buone congetture sul candidato. In particolare se il rossetto è di colore rosso: non troppo carico per evitare di dare impressioni ambigue, ma nemmeno qualcosa di appena accennato.

Un signor rossetto, insomma. Che Vacca ignora le sia stato rubato questa mattina.

"Quindi si tratta di sesso a domicilio." commenta Mattia, osservando prima me in piena fase make-up e poi l'edificio davanti a cui ci siamo fermati.

Finisco di colorare il labbro inferiore: "Ovviamente." ribatto, seccata dal suo sorrisetto, che ha mantenuto da quando ha impostato il navigatore a ora.

Naturalmente lui non può neanche lontanamente saper cogliere i significati legati alle sfumature di rossetto, così pensa che valga la classica equazione rossetto rosso = prostituzione.

Povero ebete.

"Attenta alla camicia; io avrei scelto un colore più chiaro, sapendo di correre certi rischi."

"Mattia!" la mia mano colpisce il suo avambraccio, ancora saldo alla presa del volante, ma per lui è un gesto molto divertente, quindi ride.

"Che battute stupide."

"Signorina Argenti!" la voce di Benigni arriva ovattata nell'abitacolo e allora io lascio perdere l'idiota, per liberarmi dalle cinture e scendere.

Quando esco all'aria frizzante del vigneto, il sorriso dell'ometto mi accoglie e distende un po' l'agitazione. Per fortuna c'è lui. Sento di potermi affidare al suo charme per superare questa prova e, soprattutto, per ignorare che la risata di Mattia ha ancora il potere di mandarmi sottosopra lo stomaco. Accidenti.

"Bentornata alla Casa del Vino! Pronta per vider quelque verre?"

Carino che l'abbia imparato in francese per me, ma assolutamente di pessimo auspicio: mi ha chiesto se sono pronta a vuotare qualche bicchiere.

Ri-accidenti.

"Ah, e lei dev'essere il ragazzo inviato da Magno!" l'esclamazione sorprende sia me che Mattia, il quale abbassa il finestrino e fissa Benigni con il sopracciglio alzato.

"Mi scusi?"

"Buongiorno, sono Antonio Benigni." l'enologo si abbassa e fa passare attraverso il finestrino la sua mano minuta, che stringe quella tre volte più grande di Mattia. "Alessandro mi ha detto che avrebbe mandato un ragazzo a giorni. Ho tutte le casse pronte e bisogna caricarle sull'auto per poi portarle alla villa, per il matrimonio."

Quell'ingrato subdolo traditore.

"No, non sono io. Alessandro non mi aveva avvertito di nulla."

"Ci credo, quello sciocco!" esclama Benigni, allargando le braccia. "Davvero, è così concentrato sulle superficialità della vita che dimentica sempre le cose importanti. Non so voi, ma io sono allietato dal suo matrimonio con Gloria. Sembra essere l'unica capace di tenerlo con la mente sui binari."

Mattia e io ci scambiamo uno sguardo e non serve molto altro: abbiamo capito entrambi che si tratta dell'ennesima trovata dei nostri compagni.

Impiccagione di massa, impiccagione di massa, impiccagione di massa...

"Ehm... io... non so, forse dovrei chiamare Magno per chiedere conferma." tenta Mattia, ma Benigni è già partito in quarta, aprendo per lui la porta della macchina e trascinandolo letteralmente fuori.

"Non ci vorrà molto, mi creda, e poi mi devo liberare del suo ordine al più presto perché ho praticamente riempito il magazzino. Mi segua, mi segua..."

Mattia chiude la macchina al volo e poi torna a scambiare con me uno sguardo perplesso.

"Siete amici, immagino." prosegue Benigni, facendoci strada verso il casolare. "Mentre la signorina Argenti sbrigherà le sue faccende, noi caricheremo l'auto, così poi potrete tornare a casa il prima possibile. Lei mi sembra anche un bel giovanotto forzuto e questo è un bene, dato che le casse non sono proprio leggere. Ah! Se le avanza un po' di tempo, signor..."

"Mattia."

"Signor Mattia, le chiederei giusto un paio di braccia per spostare quelle botti. Sa, io e il mio socio siamo abbastanza attempati, anche se non sembra del tutto..."

Ve l'avevo detto che quest'uomo stordisce a suon di parole ed è per questo che improvvisamente, da un momento all'altro, sia Mattia che io ci troviamo al lavoro, senza nemmeno avere il tempo di indignarci per la situazione né di salutarci.

Benigni sparisce assieme a Mattia verso il magazzino nel vigneto, mentre il suo socio, un tipo al contrario molto taciturno, mi conduce nello studio dove si trova il computer. Non mi dà troppe istruzioni, se non quelle che trovo in un post-it appiccicato al monitor e mi metto subito di buona lena per rispondere alle mail.

Devo dire che me la cavo abbastanza bene: per lo più traduco le bozze che Benigni aveva scritto in italiano, faccio una telefonata per concordare la spedizione di venti casse di vino e infine compilo un modulo di consegna e una copia in francese di un contratto.

Ho quasi sviluppato la sicurezza di essere assunta, quando Benigni fa capolino nell'ufficio e posa ai miei piedi tre bottiglie aperte. Tre bottiglie, naturalmente, non etichettate.

Mi passa un foglio dove per ogni vino ci sono un sacco di parametri e delle caselle da barrare. Mi dice di compilare la scheda di degustazione per ognuno e poi farne la scannerizzazione per poterle salvare in archivio, con i numeri 1, 2 e 3, dato che sono tutte novità e quindi ancora anonimi.

Bene, sono fottuta.

A parte il fatto che non avrei comunque saputo cavarmela, anche se fossero stati vini noti (conosco solo due vini al mondo, e solo perché hanno nomi osé, quali Scopaia e Passerina), ma poi sto leggendo parametri come: pseudocalore, astringenza ed effervescenza. Che come unica sensazione mi suscitano l'immagine di me che prendo una medicina contro la diarrea.

Voglio morire.

I primi dieci minuti scorrono con me che sniffo le bottiglie sperando che esca un genio e mi dia tre desideri da esprimere. I seguenti cinque sempre io che cerco su Google 'guida breve alla degustazione di vini'. I restanti cinque io che, piangendo, verso vino nei calici che mi ha dato Benigni e bevo pensando che a me il vino fa proprio schifo.

E così venti dei cinquanta minuti che avevo a disposizione si sono fottuti. Bene.

"Argenti, che cosa stai facendo?"

La domanda di Mattia mi riscuote. Entrando nell'ufficio, deve sicuramente avermi visto mentre ero intenta a mormorare, con le due dita alle tempie: 'Abracadabra, genio della bottiglia, esci!'.

"Ehm, nulla!" balzo in piedi, fingendo di essere una persona normale. "Tu? Finito di caricare le casse?"

"Giusto qualche minuto fa. Quel tizio è da denuncia. Comunque, quanto ti manca? Non credo abbia molto senso andare a casa se poi devo tornare subito a riprenderti."

"No, infatti." sbuffo, circumnavigando il tavolo e raggiungendolo. Poi fisso le tre bottiglie di fronte a noi a braccia conserte: "Ho altri trenta minuti per provare a Benigni che sono un'intenditrice di vini."

"Ma il problema è che tu te ne intendi solo di cazzate."

La risposta di Mattia è talmente pronta ed esatta, che non riesco nemmeno a nascondere la disperazione. 

"Oh mio Dio, hai ragione." mi volto guardandolo con smarrimento. "Sto facendo una cazzata enorme."

"Non che normalmente ciò non capiti."

"Ti prego, Mattia." esordisco allora, buttando nel cesso tutta la mia dignità e congiungendo le mani di fronte a lui. "Aiutami."

"No."

"Ti scongiuro, dammi una mano ad uscirne!"

"Non se ne parla." insiste, scuotendo la testa. "Tu ora vai da lui e gli racconti che ti sei inventata tutto e che non sai nemmeno distinguere il vino dalla CocaCola."

"Be', ora non essere eccessivo. So distinguere lo Scopaio dalla Passerina."

Gli occhi di Mattia si allargano.

"No, ok, d'accordo, forse è meglio che ti racconti perché siamo qui. Vedi, Magno mi ha proposto di candidarmi per un lavoro che non aveva nulla a che fare con l'enologia. Io e il vino avremmo avuto rapporto zero, se solo quell'omuncolo non mi avesse ubriacato di parole e costretto a improvvisare un passato da piccola enologa."

"Mi sto chiedendo quale accezione prenda la parola 'costretto' nel tuo racconto."

"Mattia, per favore." le mie mani sono ancora unite e per aggiungere dramma al tutto, le agito con devozione. "Devo evitare di fare una figuraccia grande come una casa. I miei si aspettano che io prenda questo posto e nemmeno a me dispiacerebbe più di tanto."

"Davvero vorresti lavorare qui?"

"Sì, perché no? A New York..." ma incrociando i suoi occhi curiosi, mi rendo conto di star lasciando trapelare troppe informazioni, così riformulo il discorso. "Una volta superata questa prova, potrò parlare con Benigni e convincerlo che voglio essere assunta per svolgere le mansioni indicate nel contratto, e cioè solo quelle che hanno a che fare con le attività di segreteria. Ma se gli dico ora che non ho fatto altro che mentire, brucerò la mia opportunità. Per favore..."

Mattia abbassa lo sguardo e si morde il labbro, pensieroso.

Non so bene che cosa lo freni dall'accettare, ma avrei poco più di un milione di ipotesi, tra cui il fatto che io sia un'eterna combina guai incapace di gestire la propria vita, oppure il fatto che mi odi profondamente per aver ignorato qualsiasi suo avvicinamento nei miei confronti negli ultimi cinque anni, o ancora, giusto per non dimenticare il collegamento al passato, per non aver mai appoggiato la sua scelta di fare il soldato, e quindi di aver stroncato sul nascere la nostra relazione.

Alla fine sospira: "Ok."

Senza indugiare in imbarazzanti ringraziamenti, cerco di preparare assieme a lui un piano. 

Mattia userà il suo telefono per accedere a Wikipedia e selezionare le informazioni più importanti sulla degustazione del vino. Leggerà a che cosa si riferiscono le varie diciture nella scheda e io cercherò di barrare le caselle in modo più accurato possibile. In tal modo se Benigni entrerà, Mattia potrà far finta di nulla e io non verrò beccata con il telefono. In quanto solo io posso avere alcol nel sangue, perché poi non dovrò guidare, assaggerò ogni vino poco alla volta, sforzandomi di completare a parole i punti dove non c'è una scelta chiusa.

Se Benigni non ci interromperà, riusciremo a coordinarci per finire tutto entro la mezz'ora.

Così seguiamo il piano e qualcosa di positivo esce per quanto riguarda le schede uno e due. Poi, alla terza, le crocette iniziano a sovrapporsi e leggendo i parametri di durezza, intensità e persistenza mi viene da ridere.

"Senti, Mattia, non ti sembra che il vino faccia sesso?"

Lui alza gli occhi dal telefono, guardandomi con un sopracciglio alzato: "Me l'hai chiesto anche due minuti fa. No. Ora procedi con la persistenza."

Rido: "Magari questo vino è più persistente di te."

Rido di nuovo.

"Ma sei ubriaca, per caso?"

Ecco, mi sa che questo potrebbe essere un problema.

Mattia sospira e si avvicina alla postazione, alzando le bottiglie una alla volta per ponderarne il peso e poi guardandomi con orrore: "Ma quanto hai bevuto?!"

"Senti, ti sfido a capire tutte queste cose in un solo sorso!" esclamo, rendendomi conto che alzare la testa dai fogli è molto destabilizzante. "E poi che ne diavolo dovrei sapere io se un vino fa sesso o no?"

"Porca puttana."

Dice lui semplicemente, e con un gesto rassegnato, mi scansa per prendere il mio posto. 

Compila da solo le ultime voci della scheda, controllando con un occhio il telefono e con l'altro me, che ho cominciato a vagare per l'ufficio ritenendo ogni oggetto meraviglioso.

Sì, sono indubbiamente ubriaca.

E sì, so che da qui al post-sbornia sarò di un imbarazzante pericoloso, ma almeno la mezz'ora è finita e io mi sono salvata dall'essere scoperta. 

Sono sempre stata poco tollerante al vino; ricordo che quella volta a otto anni dopo solo due o tre sorsi mi misi a correre e saltellare come Heidi per l'azienda. E a quell'età avevo una conoscenza del mondo molto ridotta; ora che ho esperienze anche di tipo sessuale, sono assolutamente convinta che tutto ciò che dirò e farò da qui in avanti sarà di natura pornografica.

Spero che Mattia si inventi qualcosa, oppure questo racconto prenderà pieghe oscene.

"Adesso stai zitta e fai parlare me." mi intima, sistemando i fogli in ordine e uscendo per andare a chiamare il signor Benigni. Ritorna dopo poco e stanno discutendo; di cosa sinceramente non lo capisco, dato che trovo il cartellino identificativo di Antonio a dir poco meraviglioso.

Cioè, è così luccicante... tutto dorato e... luccicante. Anche io quando avrò un lavoro serio vorrò avere un cartellino identificativo. Ho sempre adorato quello dei dottori, con la fototessera e tutto il resto. 

Ad un certo punto Benigni mi interpella e allora si fa tutto più complicato.

La parte in cui devo intervenire per forza risulta abbastanza triste per me. Invece, quella in cui discutiamo del lavoro che ho svolto, delle mie impressioni e di ciò che pensa di fare riguardo l'assunzione mi sfugge completamente. 

Così in un batter d'occhio mi ritrovo sul sedile del passeggero dell'auto di Mattia, senza aver capito nulla riguardo la mia assunzione o meno. Tutto molto confuso e sfocato, dal sapore leggermente acidulo del mosto, ma sicuramente intenso, dato anche dalla conservazione a tredici gradi dentro le rocce naturali del Conero.

Ma che diavolo sto pensando?

La porta si chiude e la faccia di Benigni si affaccia al finestrino. Così lo saluto agitando la mano e ridendo, da brava spastica. Mattia non ci pensa due volte: parte e si allontana da lui il più velocemente possibile, probabilmente per evitargli la scena di una ragazza-polipo che lo saluta in modo scomposto e con il viso ormai viola per la sbronza.

Tipo, avete presente Zoidberg di Futurama?

"Mattia, hai presente Zoidberg di Futurama?"

"Marinella, hai presente che hai sfanculato due ore di lavoro?!"

Pronuncio un lunghissimo 'pssst' ridendo e continuando ad agitare le mani: "Quello mi ha fatto analizzare dei vini che fanno sesso! Per l'amor del Cielo!"

"No, Argenti." Mattia mi placa con un braccio e mi guarda male. "Il vino non faceva sesso e te l'ha assicurato pure Benigni, dato che hai voluto accertartene con lui, chiedendoglielo direttamente."

"Sicuramente mi ha provocato."

"Ma che significa?" Mattia è allibito.

Io ho abbassato il finestrino e ho messo fuori la testa, perché ho sempre desiderato sapere come si sentono i labrador.

"Ma che cazzo fai?" Mattia mi tira di nuovo all'interno. "Tu non hai mai bevuto del vino?"

"Sì. Quello della Cresima. Era buonissimo, sapeva di ohana. Ohana significa famiglia. E famiglia significa che nessuno viene abbandonato o dimenticato."

"Secondo me, stai molto male."

Chiudo la gola e parlo con una voce ostruita: "Stitch buono."

"Nelli!" Mattia mi strattona per il braccio, evidentemente per scrollarmi. Naturalmente, presa come sono dal vino che ho in corpo, prendo il suo gesto molto male. Veramente troppo male.

"Ahia! Perché mi picchi?"

"Non ti ho picchiato!"

"Tu sei cattivo! Non sarai mai la mia ohana!"

"Oh, questo l'avevo già capito, Argenti." sbotta, stringendo il volante con intensità e fissando la strada. "Se ohana significa non venire abbandonati o dimenticati, allora io sono ben lontano dal rientrare nella categoria." 

"Esatto. E non sei nemmeno persistente!" offesa al massimo, incrocio le braccia e slitto in basso, infossandomi sul sedile. Piego le ginocchia finché non mi sfiorano il naso e dunque divento un tutt'uno con il cruscotto.

Mattia mi lancia uno sguardo, sospira e scuote la testa.

"Proprio una bambina..." mormora, e poi per tutto il viaggio nessuno dei due dice altro.

Grazie al Cielo, qualcosa mi fa decidere a rimanere zitta. Forse la vergogna per essere me stessa, oppure il fiuto per gli istinti omicidi di Mattia nei miei confronti. Non solo mi sto comportando da squilibrata, ma sto pure trattando la sua auto come un salotto personale.

Arrivati alla villa, ormai nell'ora in cui il sole è alto in cielo, accuso un calore fuori dal normale e una serie di capogiri che fa sì che allo scendere dall'auto, cada per terra a quattro zampe.

"E ora che fai? Cerchi nuovamente di imitare Stitch?"

"No, sto male."

Mattia si accovaccia prontamente accanto a me: "Devi vomitare?"

"Forse."

"Ce la fai a salire da sola in camera?"

"Forse."

"Quante dita vedi?"

"Quelle non sono dita! Quello è Zoidberg!"

"Ok, ti accompagno."

Mattia mi carica sulla sua spalla come fossi un sacco di patate e io percepisco un paio di sensazioni, che si presentano come bagliori indistinti: uno fa parte del presente, ed è il vago istinto di volergli vomitare addosso tutto il vino ingerito. Il secondo invece, più timido e recondito, è la parvenza di un ricordo.

Di una sera, diversi anni fa, quando Mattia era di sicuro meno muscoloso di adesso, ma mi reggeva comunque sulle spalle.

E io che ridevo e lo imploravo di mettermi giù.

E lui, con i capelli lunghi, che correva verso il mare, deciso a far finire dentro entrambi, per dimostrarmi che non aveva paura dell'acqua, ma solo dell'acqua alta.

"Eccoci qui." esclama, rimettendomi a terra, davanti alla porta della mia stanza. "Ora, entri, dormi e io avviso Federica."

Io scendo, lo guardo e mi mancano un sacco quei suoi capelli lunghi.

Ma in realtà è lui che mi manca, maledizione. Tanto. Tantissimo.

"No, per favore, resta con me." azzardo, allungando una mano verso di lui.

"Cosa?"

"Dai, Mattia, resta qui."

Lui si guarda intorno, incredulo per la mia richiesta: "Marinella, io..."

"Non andare via."

E nella mia testa lo sfondo scompare per lasciare posto ad un altro; dal corridoio di villa Magna diventa la stazione di Venezia, e si alterna ad esso, sempre più frequentemente, sempre più caoticamente, tanto che non capisco più in quale realtà siamo, ma so solo che in entrambe lui se ne andrà.

"Per favore..."

"Marinella, sei ubriaca, vai a letto, lascia che chiami-"

"No. Stai qui con me."

Sia a Venezia che qui, decido di non lasciare che Mattia se ne vada. Non voglio più soffrire come ho sofferto per anni, non ce la farei, così afferro la sua maglietta con entrambe le mani, lo tiro verso il basso e lo bacio.

Image and video
hosting by TinyPic
(disegno a tema di Angelica <3 )

Che? 

Lo bacio?

Sono impazzita del tutto, credo.

Ma lo bacio per tre motivi: perché sono ubriaca, per convincerlo a restare e perché, Dio, quanto ho desiderato di poterlo fare per tutto questo tempo!

Sento Mattia lamentarsi, ma non è che gli lasci molta libertà di espressione. Mi avvinghio letteralmente a lui, le labbra che cercano di fermare un treno e le mani che provano a trattenere un soldato.

"Ma che cosa fai?" riesce finalmente ad esclamare, staccandomi da lui e fissandomi con espressione stravolta. Ha tutta la bocca dipinta di rosso, sembra un pagliaccio.

Quindi rido, giustamente.

"Hai tutta la bocca dipinta di rosso, sembri un pagliaccio!"

"Senti, Argenti-"

So che sta per ricominciare con le sue prediche, e che in una delle due fantasie salirà senza darmi ascolto e io impazzirò. Diventerò un'asociale per anni, vivrò nella preoccupazione per lui giorno e notte, farò incubi in cui qualcuno gli spara un proiettile nel cuore. Non capirò mai la sua scelta ed essa condizionerà la mia vita, e non sarò più capace di vederlo né sentirlo. Non dirò a nessuno che si tratta di una paura profonda e della consapevolezza che con la sua vita a rischio, lo è anche la mia. Non reagirò in modo maturo, ma sparirò e basta, lasciando che il mio cervello prenda il controllo su tutti i miei sentimenti.

Lo so che questo accadrà, perché in realtà è già accaduto.

E allora provo a fermarlo di nuovo, sempre con lo stesso metodo, sempre con lo stesso impeto, sperando di cambiare il passato, e quindi il presente.

Questa volta, almeno, lui risponde al mio bacio.

Certo, non per più di una frazione di secondo, ma la fatica con cui mi distoglie è sicuramente maggiore rispetto alla precedente.

"Ahahaha!" rido, ma ho lacrime per nulla divertite agli occhi. "Mio Dio, sei ancora più rosso e sembri ancora più pagliaccio!"

Mattia mugola qualcosa, mi spinge dentro la stanza e poi si chiude la porta alle spalle, assicurandosi che nessuno ci stia osservando.

"Senti, tu hai dei seri problemi con questa sbronza. Ora ti stendi a letto e non muovi più un solo muscolo!" mi ordina, alterando la voce e puntandomi contro un indice, mentre arretra.

"Se tu non resti con me, io ti seguo!"

"Ah, questa volta sì?"

La sua frase mi fa un male incredibile, tant'è che... sì.

Sì, purtroppo, faccio il labbruccio e fingo di piangere. Spero che questa sbronza non vada davvero oltre.

"Piangi quanto ti pare." dice infatti.

Ma io non do retta alle sue minacce e mi avvicino a lui con fare contrito: "Tu non hai idea di quanto io mi senta sola..."

"Tu non hai idea." ribatte, indietreggiando.

"...di quanto sia stata male..."

"Non dire stronzate, stavi benissimo senza di me e le mie patetiche richieste di vederci e parlare."

"...mi manchi così tanto."

"Sei una bugiarda."

"Mattia." mi fermo e lo guardo intensamente, inglobando, nelle mie iridi bagnate di lacrime imprecise, le sue iridi di smeraldo. Poi, ovviamente, sparo una cazzata: "Facciamolo."

"Che?"

Con l'inibizione fottuta dall'alcol, mi sbottono lentamente la camicia, la lingua che si bagna le labbra e la ragione scappata in Uzbekistan per sempre. Mi torna la malsana idea di imitare Jessica Rabbit, quindi prendo pure ad ancheggiare mentre mi approccio alla sua figura turbata.

Fortunatamente, Mattia prende finalmente le redini e ferma il mio ormone impazzito con le maniere forti.

Mi afferra per le spalle, mi spinge sul letto e poi mi trattiene sul materasso, di modo che io non possa più causare danni all'ambiente e al genere umano. Ma soprattutto a lui.

"Ora basta, Marinella." si impone, minacciandomi dall'alto con una scintilla nel verde. "Se io resto, mi prometti che stai ferma qui, chiudi gli occhi, e provi a dormire?"

Ridacchio, godendomi la vicinanza al suo naso, e mi sento davvero una teenager che recita nel primo porno amatoriale della sua vita.

Dunque, faccio scivolare la mia mano sulle lenzuola per trovare la sua, poi la tocco, afferro il mignolo e lo stringo con il mio, facendoli incastrare: "Lo giuro."

"Bene." sibila, togliendosi da me come se scottassi e poi mettendosi seduto sul bordo del letto, rigorosamente di schiena.

"Ma non dormo, se stai così distante."

Mattia sospira, esausto, e cede sapendo che nessuna obiezione avrebbe potere su di una me così deficiente. Allora si stende accanto a me, mentre io mi accoccolo sul suo petto, raccogliendo le mani e le gambe.

Di nuovo: non vorrei vedermi da fuori e da lucida. Probabilmente mi strapperei i capelli, piangendo per l'imbarazzo e invocando mia madre.

Mentre mi struscio sulla sua maglia, sento tutta la tensione che sta provando, ma non riesco a capirlo. Dato che io ho perso tutti gli inibitori del mondo, nemmeno spogliarmi ora mi metterebbe a disagio.

Vorrei giusto togliermi i pantaloni, quando mi rendo conto di essere così stanca da non riuscire a compiere nemmeno un movimento. Dopotutto, il vino appesantisce anche i muscoli, oltre che le palpebre, e credo proprio che una bella dormita mi farebbe bene.

Così, prima di abbandonarmi al sonno, decido di dire solo un'ultima cosa al microcefalo: "Mattia?"

"Che c'è, adesso?"

"Tu sei troppo persistente."

"Dormi, Marinella. Ti prego."

***

TERZO BREAK

Disegno a tema creato da Nicole :)

Image and
video hosting by TinyPic

*
Image and
video hosting by TinyPic

Image and
video hosting by TinyPic

***

Avete presente quei film in cui la telecamera è fissa sul volto dormiente del protagonista, poi lui sogna qualcosa di estremamente brutto e allora si sveglia, rizzandosi tra le lenzuola e gridando un lunghissimo e straziante: "Noooooo!"

Ecco. 

Io uguale.

Solo che non ho sognato nulla, ma è tutto vero e tutto nella mia testa come un vivido ricordo.

O meglio - della parte dopo la classificazione dei vini non ricordo davvero più nulla. Ma di aver baciato Mattia, di averlo molestato verbalmente e di essermi accoccolata accanto a lui sì.

"NOOOOOOOOOOO!" 

"Oddio!" Federica, seduta sulla poltrona nell'angolo della stanza, sussulta e lascia cadere il libro. 

Io la fisso con uno sconvolgimento tale che pure le mie budella si contorcono.

Datemi subito un container per vomitare l'anima.

"No, Fede... no... oh mio Dio!" mugolo, afferrandomi la faccia in un modo che Munch approverebbe.

Mi guardo intorno: sono nella mia stanza, a Villa Magna, è sera, Mattia se n'è andato, ma i ricordi sono rimasti. Che casino ho combinato?

"Oh, e invece sì." mi delude la mia amica, alzandosi e raccogliendo il libro. "Mattia era così arrabbiato che credevo che il rosso attorno alla sua bocca fosse il tuo sangue, dopo averti mangiato."

"Almeno io certe cretinate le sparo solo da ubriaca."

"Davvero?" fa Federica, avvicinandosi a me e muovendosi le dita davanti al volto. "Zoidberg?"

"E' tutta colpa tua!" sbotto, indicandola e liberandomi dalle lenzuola. "Se non mi avessi spudoratamente mentito e ingannato, nulla di tutto ciò sarebbe mai successo."

"Sono io la responsabile dell'innamoramento che ostini a ignorare come se in realtà non condizionasse ogni tuo singolo gesto?"

Inspiro con indignazione: "Questo non dovevi dirlo!"

Scendo dal letto con un salto e, tutta impettita, mi dirigo verso la porta.

"Dove vai?"

"Lontano da te!"

"Nelli!" Federica mi segue lungo il corridoio. "Hai ancora la camicia mezza sbottonata."

"Oh, grazie, amica del cuore!" farfuglio, mentre cammino e mi abbottono contemporaneamente. 

"Nelli, dai!"

"Io sarò anche innamorata!" le grido contro, inciampando sui miei stessi piedi e desiderando ogni secondo di più di poter vomitare. "Ma quello è uno stronzo! E voi che insistete a volermi mandare tra le sue braccia ancora di più! Lo sapete che sono fin troppo debole da quel punto di vista! State giocando sulle mie instabilità!"

"Forse lui non è lo stronzo che credi, Nelli! Forse la stronza sei tu!"

"Già, e forse oltre a Magno e Gloria riuscirete anche a far sposare noi due!" entro in bagno e mi trovo Fede alle calcagna, testarda.

"Forse."

"Mai."

Mi chiudo nel gabinetto girando la chiave, ma sento ancora la voce irritante della mia amica da dietro il legno: "Ci ringrazierai, un giorno."

"Fede, ti prego, sparisci."

Lei sospira e sento dei passi muoversi fino alla porta. Dopodiché, prima che questa venga aperta, aggiunge qualcosa: "Se non ti volessi così bene, non ti avrei mai fatto tutto questo."

E magari anche grazie a questa frase, riesco a sfogare il corpo e lo spirito nel water.

Mentre ciò accade, penso con rabbia alle tre ragioni per cui mi trovo qui.

La prima, Antonio Benigni. Devo assolutamente farmi dire da Mattia se ha deciso di assumermi o meno. E in caso di un 'no', voglio anche sapere quanto mi sono infangata la dignità. Ma, in realtà, sotto sotto, ho una paura incredibile. Perché è la prima volta che mi sono sentita viva portando a termine un compito. E la prima volta che quel lavoro lo voglio perché mi piace e non solo perché mi serve. Quindi sono arrabbiata per aver rovinato ogni cosa e per aver lasciato che la sua offerta mi tentasse a tal punto da elevare così tanto le mie speranze.

La seconda ragione: i miei amici. Il confine tra amicizia e cattiveria si sta confondendo fin troppo per me, negli ultimi giorni. La differenza tra l'odio e l'amore, come sappiamo, è molto labile e sono convinta che mai, prima di oggi, sia apparsa così sottile nelle mie convinzioni. Non capisco, ma il realtà sì... eppure no. Continuo a non capire perché lo stiano facendo. E se è davvero perché mi vogliono così bene, come ha detto Fede, allora mi chiedo come facciano a volermi bene fino a questo punto, dopo tutto quello che ho fatto loro. Sono davvero delle merde, però.

La terza ragione, infine: Mattia. Mattia che non mi aspettavo di vedere. Mattia che non ero pronta a incontrare. Mattia che ha provato disperatamente a cercarmi, presentandosi sotto casa mia, inviandomi lettere e chiamandomi da mille numeri diversi, sperando che prima o poi gli avrei risposto. Mattia che per questo mi odia. Mattia che pensa che tutto ciò che gli ho detto non sia vero: che mi sento sola, che mi manca. Mattia che non lo saprà mai, ma che sicuramente ha sofferto almeno tanto quanto me, con la differenza che lui l'ha dato a vedere e io no.

Mattia, di cui mi sono innamorata ben dieci anni fa e che amo ancora, nonostante tutto.

Ma c'è una cosa che non posso fare: lasciare che questo amore mi tragga in inganno per l'ennesima volta. In fondo, in questi anni, ho preferito scappare da Mattia, piuttosto che essere io quella da cui lui se ne sarebbe andato.

E forse intendo andarsene in tutte le accezioni che questo verbo può prendere.

Non vedo l'ora che passi questa fase 2. Sono così arrabbiata con lui e con il mondo che vorrei solamente tornare indietro nel tempo e non accettare l'invito di Gloria.

Anzi, ancora più indietro, e non chiedere ripetizioni di sesso a Mattia, così da non perdere la testa per lui.

No, meglio, indietro di qualche altro anno, e non accettare di dargli ripetizioni, per non scoprire che una persona come lui io avrei davvero potuto amarla.

Ripetizioni... non avrei mai dovuto accettare. E basta.

- Fine con colonna sonora (CLICCA QUI) -


***

E va bene, mi sono fatta un bel regalo di compleanno XD

Questo capitolo è finora uno dei miei preferiti, perché sì, si baciano e tutto il resto, ma soprattutto perché Nelli ubriaca e Mattia babysitter sono una cosa commovente :') Davvero, mi sono divertita troppo a scrivere certe scene.

In realtà siamo solo al quarto capitolo e le cose sembrano ben lontane dal miglioramento, ma sia Nelli che Mattia hanno usato parole significative e presto potrebbero avere l'occasione giusta per spiegarsi meglio.

...psssssssssssst ma chi ci crede.

Andiamo subito alle domande riassumi-capitolo:


1) All'inizio abbiamo la prova che si tratta tutto di un complotto ben studiato: ma dove vorrà andare a parare? Quali altre sorprese riserverà?

2) Ce la farà Nelli a superare tutte le 5 fasi del tradimento? (senza uccidere nessuno?)

3) Nelli ha rimpiazzato Lorenzo con Marco, o almeno così è come la vede il nostro Castelli. Voi come vedete tutta la questione?

4) Molti di voi avevano dato fiducia a Nelli nella missione enologa, ma lei vi aveva avvisati: il vino proprio non lo regge. Come l'avete trovata nell'inedita versione ubriaca?

5) E Mattia, invece? Adoriamolo nelle diverse fasi: a) decide di accompagnare Nelli; b) decide di salvare il culo a Nelli (per quanto possibile); c) decide di non denunciare Nelli quando lo bacia 2 volte e d) decide di non soffocarla nel sonno. E' puccioso, vero?

6) Insomma, nel complesso, questi due, dopo il capitolo, che sensazioni vi hanno lasciato?

7) E Nelli avrà guadagnato il posto nell'azienda di Benigni?


Lo sapremo nella prossima puntata XD

Dove, tra l'altro, ci sono un addio al celibato e un addio al nubilato che ci aspettano. No buono. La vedo brutta.

Ahimè, mi dispiace confermarvi che, come già annunciato, il prossimo capitolo uscirà con più attesa rispetto ai precedenti. Sono in fase mistica con la tesi, ho gli ultimi giorni per finirla e confrontarmi con il relatore, quindi mi tocca fare l'eremita. Non toccherò il cap 6 (quello quasi finito) e non riuscirò a fare i social del 5 almeno fino al 20 ottobre, quindi scelgo come data papabile per la pubblicazione il 25 ottobre, anche se potrebbe variare di qualche giorno. Mi scuso, ma è un'epoca oscura, e tra l'altro, ho perso tutto il vantaggio che avevo con i cap già pronti. Ma niente paura: me lo aspettavo e per questo avevo già preparato tutto. Impegni permettendo, dopo questo casino mi rimetterò a fare la brava bambina e scriverò Io e te 3 con regolarità <3

Nel frattempo vi ringrazio per il supporto. Nonostante sia la terza parte di una "saga", Io e te 3 ha un sacco di considerazione. Già per i sequel ci si aspetta un successo minore rispetto agli esordi, figuriamoci con i sequel dei sequel. Invece vedo che questa storia su EFP continua ad avere un bel numero di recensioni, seguiti e preferiti, mentre su Wattpad i commenti sono tantissimi e la settimana scorsa è salita al numero #54 nella classifica dei ROMANZI ROSA. Ditelo che è merito di Vallicroce. Ditelo.

Spero di continuare sulla buona strada, ma spero anche di potervi parlare presto di alcuni progetti in cantiere.

Per oggi accontentiamoci, dai, pensiamo che Nelli sta dormendo accoccolata accanto a Mattia e che tra uno Zoidberg e l'altro, ha visto anche un po'di luce sull'oscurità dei suoi sentimenti (*what? Daffy, sei ubriaca pure tu?*)

Prima di andarmi a sfondare di torta di compleanno, un grazie alla beta Ellie che ha dovuto sclerare da sola settimane e settimane fa (#zoidberg) e alle grafiche Nicole e Angelica, alias Disegnatrici Disperate (che chattano alle due di notte per il maledetto gomito di Mattia e attendono giorni per sapere se Nelli ha o meno lo chignon)

E poi, naturalmente, grazie a tutti per aver dato un'emozione in più al mio compleanno; vi aspetto nei commenti, nelle recensioni e nei vari social per festeggiare e, ovviamente, per sclerare sul capitolo!

*Tanti auguri a me, tanti auguri a me, tanti auguri a Daffyyyy... tanti auguri a me!!*
(è la cosa più inutile che potessi scrivere, ma l'ho scritta. Bene. Ora mi sento ufficialmente una ventiduenne.)

Contatti:

Facebook

Gruppo "Grammaticalmente Scorretti" di Facebook

Wattpad

Ask

Goodreads

Instagram (cercate daffyefp)

Amazon (per comprare "Io e te 1" cartaceo o Kindle)

Link per "Io e te 2" su EFP

   
 
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Romantico / Vai alla pagina dell'autore: Yellow Daffodil