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Autore: Jordan Hemingway    10/10/2017    5 recensioni
Una città di cacciatori. Una faida secolare tra Gilde rivali. Una creatura che può essere avvicinata solo in sogno, due nemici giurati uniti da un incantesimo sbagliato e una coppia di impostori pronta a tutto pur di salvarsi la pelle.
Se i sogni si mischiano alla realtà tutto diventa possibile.
La storia partecipa al contest indetto da E.Comper sul sito, ‘Cronache di Cacciatori’
Genere: Avventura, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Cap.3 Move like U stole it

 
 
Tre mesi prima
 
“Lo sai? Dovresti essere più ottimista.”

Se a Tales Aghios fosse stata donata la possibilità di tornare indietro nel tempo per modificare un particolare momento della sua vita, il Minotauro si sarebbe trovato in serio imbarazzo. Che cosa scegliere tra la battaglia nella quale aveva perso il braccio e il giorno in cui la sua strada aveva incrociato quella della faerie più pazza e ricercata nel mondo magico – e responsabile del crollo dell’intera casa padronale presso cui Tales si stava riciclando come manodopera a basso costo dopo aver abbandonato l’esercito.

Una scelta non facile.

“Ottimista.” Il Minotauro soppesò la parola. “Stiamo per incontrare il capo di una banda di cacciatori famosi per perdere la calma facilmente per chiedere loro di aiutarci – gratuitamente - a stanare una creatura impossibile da cacciare” elencò. “Ero più ottimista durante la Ribellione di Velletri” concluse gettando un’occhiata alle mura che contornavano le rocce del picco, da dove varie decine di Schiere Rosse li sorvegliavano discreti.

Una manata sulla spalla (quella sana) gli segnalò che il sottinteso delle sue parole non era stato colto. “Ti preoccupi troppo. “ Cecilia sfoderò un gran sorriso. “Ho già lavorato per Rayla, so come trattare con lei.”

Da quel poco che aveva potuto intuire di Cecilia nel viaggio fino a Colle Storto, questa non sembrava la migliore delle garanzie di lunga vita.

“Inoltre non abbiamo scelta,” ammise allegramente la donna, scuotendo i ricci biondi. “Il tuo padrone deve avere parecchia fretta per averci imposto il Nero.” Sollevando la mano fino all’altezza degli occhi Cecilia controllò la situazione del marchio sul suo palmo: una spirale nera larga quasi fino alla base delle dita.

Due giorni prima era stata delle dimensioni di una moneta di rame.

Tales mugghiò. “Se tu non avessi deciso di distruggere la tenuta di un Principe Alchimista…”

“È stato tutto un malinteso.”

“… Ora non avresti quel marchio e io nemmeno. Avrei invece un lavoro e un tetto sopra la testa.” Il Minotauro abbassò le orecchie.

“Non eri uno degli schiavi agricoli?” Cecilia si sedette su un masso al sole. La strada per arrivare al picco era stata lunga e resa ancora più difficile dalla cecità temporanea indotta da un preparato delle Schiere Rosse che li avevano portati fin lì. Sotto di loro le strade e le case di Colle Storto si intrecciavano in un caos di pietra grigia e ciottoli scuri, assumendo forme impossibili da ricreare, cosa che nessuno aveva mai avuto intenzione di fare del resto.

“Era un lavoro sicuro.”

“Indubbiamente.”

“Voi due.” Una delle loro guide spuntò dalla casa di mattoni bianchi in cui era scomparsa qualche minuto prima. “Entrate. Vi vuole vedere.” Dal tono Tales capì che era deluso.

Ignorando l’impulso a mettere le mani all’ascia – requisita prima di partire – seguì la compagna all’interno.

“Cecilia.” Per essere la stanza di un capo era stranamente piccola e disordinata. Le corna del Minotauro si impigliarono ai cespi di erbe essiccate appese al soffitto, sull’unico tavolo erano disposti alambicchi di ogni dimensione, il profumo intenso di fiori appena colti era tanto intenso da dare alla testa.

Nemmeno Rayla Sael, Mastro delle Schiere Rosse, era come Tales se l’era immaginata: alta, il viso severo, la tunica rossa di foggia semplice che indicava la sua familiarità con la magia, gli ricordò più un chierico che il capo di una Gilda di cacciatori infallibili.

“Pensavo che non saresti mai stata così stupida da tornare dopo l’ultima volta.”

Quelle invece erano proprio le parole che si era aspettato di sentire.
 

 
“Di che cosa parli?” Cecilia parve cadere dalle nuvole.

Rayla la fissò incrociando le braccia. “Tre chimere, due rinocorni e tredici olifanti persi in un’ora a causa tua.” Rilasciò il respiro. “Più l’ultima fiala esistente di elleboro di Atlantide. La caccia peggiore dell’intera storia di Colle Storto.”

“Incidenti di percorso.” La faerie fece del suo meglio per mostrarsi contrita – una mossa che con i creditori non aveva mai funzionato.

“E adesso vorresti l’aiuto mio e delle Schiere. Le voci sono vere: sei completamente pazza.”

Alla faccia della contrizione.

Era il momento di iniziare a contrattare. Cecilia respirò profondamente e si fece avanti.

“Risparmiami le tue offerte” la bloccò Rayla alzando una mano. Le labbra della faerie continuarono a muoversi senza produrre suono.

Cecilia impiegò qualche secondo per capire che qualcosa non andava. Iniziò a gesticolare e a indicare Tales – il quale, a giudicare dall’espressione, stava seriamente prendendo in considerazione l’idea di ritornare nell’esercito – e Rayla a intervalli regolari producendosi in un complicato balletto nel contempo.

“Puoi andare Cecilia.” Rayla si girò senza più degnarla di attenzione.

Sotto l’influenza delle smorfie e dei calci della compagna il Minotauro si schiarì la voce. “La prego di riconsiderare la nostra richiesta, signora.”

“Tu che cosa saresti? Il suo nuovo animale domestico?” La maga iniziò a riordinare un tavolo.

“Fino a cinque giorni fa ero uno degli schiavi del Principe Alchimista Johannes di Mallérs.”

Cecilia continuò ad agitare le braccia.

“Il vecchio Johannes? Ho saputo che la sua attività ha subìto alcuni intoppi di recente.”

“Il suo palazzo è saltato in aria assieme a metà della tenuta.”

Sotto lo sguardo di Tales e di Rayla Cecilia smise di agitarsi e simulò un profondo interesse per un alambicco di vetro verde.

“Il responsabile – la responsabile – ha promesso di portargli qualcosa di pari valore,” proseguì Tales, “e io sono stato incaricato di assicurarmi che il lavoro venga portato a termine.”

“Il tuo padrone deve fidarsi molto di te.”

“Si fida molto dei suoi metodi di persuasione.” Il Minotauro alzò il palmo dell’unica mano, dove la macchia scura si confondeva tra le dita callose e quasi altrettanto scure. Cecilia si affrettò a fare lo stesso, aprendo e chiudendo la bocca senza interruzioni.

“Il Nero. Tipico di Johannes.” Rayla stirò le labbra. “E quale sarebbe il risarcimento per una tenuta alchemica?”

“…Medusa!” L’incantesimo aveva esaurito il suo potere, così la voce di Cecilia risuonò forte e chiara per tutto il Picco.

Calò il silenzio.

“Una Medusa.” Rayla appoggiò entrambe le mani al bordo del tavolo. “Volete il mio aiuto per catturare una creatura impossibile da guardare, impossibile da afferrare e con cui è impossibile parlare.”

Il sorriso di Cecilia era luminoso quanto il primo sole estivo. “Esatto!”

“Ora posso dirlo con certezza: sei pazza.” Rayla inspirò con lentezza. “Vattene.”

“Questa è Colle Storto o sbaglio?” Cecilia si parò davanti alla maga. “Pagate e sarà catturato,” continuò con aria di sfida, “è il vostro motto o no?”

“Ci sono delle eccezioni.”

“Ti ho vista affrontare uno stormo di Grifoni e rimanere in piedi su un tappeto di piume e carcasse. Sei l’unica a poterci aiutare.” La faerie fissò Rayla dritta negli occhi.

Le due donne si squadrarono in silenzio per qualche minuto.

“Una Medusa” disse infine Rayla. “Perché proprio una dannata Medusa?”

“Chiedilo a Princeps Johannes.”

“Forse, e ripeto, forse potrei avere una vaga idea di come iniziare la caccia” affermò lentamente. “Ma esigo un pagamento particolare.”
 
°°°
 
“Lo sai? Dovresti essere più ottimista.” Seduta sull’orlo del dirupo, Cecilia si stava godendo i raggi del sole. “Non diresti mai quanto siano scomode queste parrucche” osservò, valutando la matassa rossa che aveva indossato fino a poco prima.

“Duchessa di Chiras.” Tales sembrava in preda a un forte mal di mare: curioso, pensò Cecilia, dal momento che si trovavano sulla vetta di un monte. “Perché non regina di Shiraz? O imperatrice di Scarborough?” Il Minotauro si grattò con furia il moncherino del braccio sinistro.

“Che divertimento sarebbe altrimenti?”

“Qualunque foglio tu abbia mostrato al vecchio Valdemar non è bastato a convincere Lance. Per cui quando il corvo che avrà sicuramente mandato a Chiras tornerà indietro…”

“Quel particolare corvo non darà nessun problema.” La donna si passò le mani tra i capelli finalmente liberi. “Creature intelligenti, i corvi: capiscono subito quando è il caso di sparire.”

“Alla fine scopriranno che la duchessa di Chiras non esiste.”

“Esiste!” Cecilia si inalberò. “È un’assurda vecchina con delle tremende abitudini alimentari, ma è viva e vegeta.”

“Il piano…”

“Il piano avanza in modo eccellente.”

Il Minotauro alzò il palmo della mano: la macchia scura aveva raggiunto le prime falangi delle dita. “Anche il Nero. Spero tu abbia fatto progressi con Mastro Sael: il tempo per catturare quella Medusa sta scadendo.”

“Ci stiamo lavorando.”
 
°°°
 
“Guardare una Medusa dal vivo equivale a morte certa.” Rayla camminava per la stanza a grandi falcate, radunando barattoli e pozioni.

“Ne ero consapevole” la informò Cecilia seduta sul tavolo.

“Dubito tu possa esserlo.” La maga iniziò a trafficare con un distillatore di rame. “Secondo le leggende alcuni cacciatori usavano specchi di metallo per riflettere l’immagine e avvicinarsi mentre le Meduse dormivano: quasi nessuno ci riusciva.”

“Quindi?”

“Quindi per catturare la tua Medusa dovrai incontrarla e batterla sull’unico terreno sicuro per me e, di conseguenza, anche per te.” I tubi del distillatore si riempirono di vapore mentre un profumo acre si diffondeva ovunque. Gocce dense caddero nel bicchiere che Rayla teneva pronto. “In un sogno.”
 
°°°
 
“Ci state lavorando?” Sbuffò Tales, dimenticando per un momento la sua paura dell’altezza e alzandosi in piedi. “Hai idea di quel che ho dovuto fare per entrare nelle Luci e per far sì che il comandante si fidasse abbastanza da non mettermi qualche spia alle spalle come fanno con tutti i nuovi arrivi?” La vista dello strapiombo lo riportò a toni più pacati. “Hai avuto mesi per dormire.”

Sognare,” precisò Cecilia, “è più complicato.”
 
°°°
 
“Ti aspetti che lo beva?” Il distillato somigliava – e puzzava – come i resti di una capra sbranata dai lupi. Cecilia arricciò il naso.

“Se vuoi davvero liberarti del Nero prima che ti divori, sì.” Rayla spinse il bicchiere davanti alla faerie. “Pensavo bastasse dormire.”

“Devi sognare: vale a dire raggiungere il mondo onirico, quello che separa la realtà – la nostra realtà – dal mondo del caos. Dormendo è possibile oltrepassare la barriera che li separa, ma accade poche volte: per questo entra in gioco la mia magia.”

“Magia dei sogni: una caccia al sogno.”

“Se così vuoi chiamarla,” assentì Rayla. “Noi Schiere usiamo questo trucco per impadronirci di creature particolarmente ostili. Nel mondo onirico non ci sono armi, solo la propria mente: una volta tracciata la preda è possibile farla cadere sotto il dominio della propria volontà e farsi rivelare nascondiglio e punti deboli. O spezzarla completamente.” La maga fissò Cecilia. “Sarai in grado di farlo?”

“Lo scopriremo.” La faerie portò il bicchiere alla bocca ma fu fermata dalla presa salda di Rayla.

“Dobbiamo prima parlare del pagamento.”
 
°°°
 
“Se Rayla muore, Corin muore con lei. E viceversa,” ricapitolò Tales. “Sia le Luci che le Schiere sanno che i due devono restare in vita a qualsiasi costo, anche sacrificandosi davanti ai loro colpi.”

“Un incantesimo sbagliato, secondo Rayla e le Schiere,” aggiunse Cecilia. “La vecchia maestra di Rayla –il precedente Mastro delle Schiere - voleva proteggere la pupilla ed erede da ogni pericolo, vincolando la sua vita a quella di un ragazzo destinato a essere tenuto in catene nelle prigioni delle Schiere.”

“Se non fosse che il ragazzo ha rotto le catene ed è diventato il comandante dei loro nemici giurati.”

“Come in un dramma in tre atti: due vecchi amici che si affrontano su campi nemici. Un vero problema per entrambi i fronti.” Cecilia ridacchiò. 


N.d.A Grazie a chi è arrivato fin qui!^^ Come al solito il titolo del capitolo nasconde il link alla colonna sonora, try it! ^^ 

 
  
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