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Autore: Andrws    11/10/2017    0 recensioni
Ai tempi dell'antica Grecia, era di grandi eroi e di epiche battaglie, l'equilibrio tra le divinità iniziò ad incrinarsi quando la custodia della Terra venne affidata ad Athena.
Da sempre quel dominio allettava molti tra gli Dei Olimpici, che quindi approfittarono del "passaggio di potere" per tentare la loro Sorte. Il primo come racconta l'Ipermito fu Poseidone, con inondazioni e assedi da parte dei suoi dei suoi seguaci, i Marine. L'assedio dei Marine arrivò ben presto al Tempio di Athena, che nonostante le numerose perdite, reagì prontamente. Creò quindi le Armature, affidandole ai suoi fedeli guerrieri, da allora in poi chiamati Cavalieri. Così ebbe inizio la "prima" Guerra Sacra, che terminò con la disfatta del Dio dei Mari, grazie alle gesta dei Dorati Cavalieri che raggiunta Atlantide, sconfissero i generali Marine e Poseidon in persona.
Non passò molto tempo perché la situazione si facesse propizia per altri contendenti. Alcuni anni dopo, difatti, il "Ratto di Elena", sconvolse l'intero mondo, tanto da influenzare persino gli schieramenti Divini. La Guerra di Troia esplose e con essa nacquero leggende, alcune narrate da Omero ancora oggi ampiamente note, altre invece solamente sussurrate, riservate alla conoscenza di pochi.
Genere: Avventura, Azione, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio
Note: Lime | Avvertimenti: Contenuti forti, Violenza
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XXVII – REMINISCENZE


Dopo circa un giorno e mezzo di corsa senza sosta, Polluce, Ippolito e Gyon erano giunti nel Chersoneso Tracico, fermandosi nella foresta che separava le antiche città di Sestus ed Elaeus.
Quella stessa mattina avevano superato Sestus, ma l’obiettivo non era infatti entrare nella città, né Sestus né tantomeno Elaeus, ma bensì attraversare lo stretto dei Dardanelli in uno dei punti in cui la traversata risultasse più breve e semplice.
Ormai, il Sole stava iniziando a tramontare, quando Gyon cominciò ad accusare i primi segni di stanchezza, d’altro canto non poteva sostenere all’infinito i ritmi dei due compagni.

«Basta così per oggi, fermiamoci qui!» – Polluce, accorgendosi della stanchezza del Bronzeo, decise di fare una pausa
«Ma potremmo raggiungere la Troade stanotte e riposarci una volta arrivati» – replicò Gyon
«Non discutere i miei ordini, ragazzino!» – rispose, secco, il Dioscuro
«Preparate un fuoco, mentre vado a cacciare qualche cinghiale per la cena» – aggiunse mentre si allontanava dai due compagni
«Dai su mettiamoci a lavoro» – intervenne dopo pochi secondi, Ippolito, prima di mettersi a raccogliere legna per il fuoco
«Perché fa così?» – gli chiese Gyon
«Non credo ci sia una ragione in particolare. Piuttosto sei sempre pronto a contestare gli ordini, ma cerca anche di comprenderli. Non che tu non avessi ragione, potremmo davvero raggiugere la Troade stanotte, tuttavia arriveremmo stanchi, tu già accusi parecchia stanchezza, e non ti nascondo che anche Polluce ed io arriveremmo stanchi, considerando il fatto che abbiamo versato parecchio sangue per ridare vita alla tua armatura. In tali condizioni non potremmo mai fronteggiare nemici del calibro di quelli che hanno rapito Achille e Patroclo… già in piene forze avremmo serie difficoltà» – spiegò Ippolito
«Capisco… certo ha più senso riposare qui, dove è meno probabile incontrare nemici, mentre in quelle regioni è meglio essere in forze, perché è più probabile che qualcuno ci scopra»
«Si ed è anche per questo che non abbiamo utilizzato il teletrasporto per raggiungere la Troade»
«Certo!» – esclamò Gyon, il cui volto sembrava essersi illuminato – «Non ci avevo riflettuto, se ci fossimo teletrasportati è possibile che, non tutti ma i più esperti, ci avrebbero rilevato»
«Non si tratta di esperienza, piuttosto di abilità. Il teletrasporto classico come quello di Neven o Keren, ha infinite possibilità, proporzionali alle abilità di chi lo possiede, ma lascia tracce. Se qualcuno tra le schiere del nemico possedesse la telecinesi, sarebbe in grado di rilevare il teletrasporto e potenzialmente anche di localizzarci, anche senza percepire il nostro Cosmo» – spiegò meglio Ippolito – «Su dai, adesso accendiamo il fuoco, altrimenti se Polluce tornasse primo di averlo fatto ci farebbe a fettine» – ironizzò
 
Fermi, attorno ad un fuoco, circondati da alti alberi di una fitta foresta, i tre stavano mangiando i due cinghiali, cacciati da Polluce, mentre il Dioscuro istruiva i giovani compagni sul da farsi.
«Avete capito? Parlo soprattutto con te Gyon…» – fece Polluce cercando di ottenere l’attenzione del Cavaliere mentre addentava una coscia di cinghiale.
«Cosa? Si si, ho capito» – rispose mentre masticava, infastidendo non poco il Dorato Cavaliere – «Per prima cosa andremo a cercare Ulisse, l’ex Cavaliere del Cancro, giusto?» – continuò non appena ebbe ingoiato il boccone
«Si, prima di intraprendere una qualsiasi spedizione negli Inferi, dove probabilmente sono stati imprigionati, dobbiamo verificare che si trovino effettivamente lì! Keren non è riuscito ad appurarlo con certezza con il suo Sekishiki, per cui dobbiamo sapere cosa hanno scoperto Agamennone e i suoi che sicuramente saranno andati a cercarli» – aggiunse Ippolito
«Si e mi pare di capire che Ulisse rappresenta la scelta più ovvia, considerando che è stato un Cavaliere e collaborerà volentieri con noi» – concluse Gyon
«Sono stupito» – esclamò Polluce – «Allora ascolti ogni tanto…»
«Certo che ascolto! Piuttosto volevo chiederti un favore» – rispose Gyon
«Ma come, sospetti che io sia un traditore e mi chiedi un favore?»
«Quella è stata una tua deduzione, basata sul fatto che ti seguivo, ma lo facevo, non perché non mi fidassi ma per chiederti aiuto. Poi davanti al Consiglio, sono stato preso alla sprovvista e, non volendo spiegare perché mi servissi, ho confermato la tua versione»
«Capisco… allora per cosa ti serve il mio aiuto?» – chiese incuriosito il Dorato
«Beh… non è facile da spiegare. Non credo che tu sappia come sono arrivato a Rodorio»
«Non sei nato lì?» – chiese Ippolito
«No, a dire il vero, non so neanch’io dove sono nato. Anni fa, dei passanti trovarono me e i miei fratelli, sul ciglio del sentiero che conduceva al villaggio, nei resti di un carro distrutto. Li trovarono anche due cadaveri, quelli che avevo sempre pensato fossero i miei genitori. Nessuno al villaggio li conosceva, per cui ho sempre immaginato che fossero dei pellegrini in visita al Tempio di Athena. Non ricordo molto, prima di quegli eventi, forse perché nell’incidenti caddi, sbattendo la testa e i miei fratelli erano troppo piccoli per ricordare. Da quel giorno, Eunomia, una signora anziana, che si prendeva cura di molti orfani del villaggio ci prese con sé dandoci una casa. Ai tempi non ricordavo neanche quale fosse il mio nome ed infatti probabilmente Gyon non è il mio vero nome. Lo scelse Eiren dal ciondolo di questa collana» – disse, mostrandogliela – «Quest…»
«Fammela vedere» – lo interruppe Polluce
«Perché?» – gli chiese, il giovane, mentre gliela consegnava
«Perché questa sembra proprio uno dei gioielli, indossati dai sacerdoti di Apollo» – affermò, esaminandola – «se non addirittura dalla Pythia in persona. Non ricordi dove l’hai presa?» – gli chiese poi riporgendogliela.
“Non posso credere che questa collana sia passata inosservata agli occhi di Athena… anche se era solo una bambina, quando l’ha vista la prima volta, una volta risvegliatasi, deve averla riconosciuta… mi viene pure difficile pensare che Neven non se ne sia mai accorto in questi anni” – pensava tra sé e sé Polluce
Le parole di Polluce scossero molto Gyon, considerato che confermavano quanto visto nell’ultima visione avuta dopo le tremende illusioni di Deimos.
«Che succede Gyon? Sembri quasi pietrificato!» – gli chiese Ippolito, vedendo il giovane Cavaliere visibilmente scosso, mentre Polluce, estremamente, incuriosito e dubbioso, si stava chiedendo, cosa Gyon volesse chiedergli, raccontandogli tutto ciò.
«SI beh… non sapevo la natura di quella collana, ma ciò confermerebbe quanto ho visto in una visione…»
«Visione?» – Polluce già incominciava a capire quale fosse l’aiuto, di cui il bronzeo Cavaliere avesse bisogno.
«Si, non ho avuto una vera e propria visione, ma Deimos, quando l’ho affrontato nelle prigioni di Ares, mi ha colpito con una tecnica tremenda, che mi provocato visioni di terrore e massacro, fino a quando non credevo di essere morto.
Tuttavia, d’un tratto, ebbi questa visione ed immediatamente ripresi i sensi»
«Reminiscenze!» – esclamò Polluce
«Reminiche?» – chiese Gyon
«Sono ricordi, talvolta sepolti nei meandri della memoria, che quando si viene colpiti da tecniche illusorie possono manifestarsi, a volte senza alcun apparente motivo. Ma io suppongo che tale fenomeno sia in qualche modo collegato alla natura della tecnica illusoria in sé.
Modificando le percezioni dell’avversario, possibilmente, si stimolano proprio attraverso quelle illusioni, ricordi lontani nel passato» – spiegò Pollluce
«Un po’ come il sentire un odore particolare, legato a ricordi affettivi lontani, può rievocarli?» – intervenne Ippolito
«Esattamente» – confermò il Dorato
«Capisco, quindi queste visioni, che ho avuto, sarebbero dei ricordi?»
«Si, possibilmente si, ma non farci troppo affidamento... detto questo, presumo che l’aiuto che vuoi da me è farti rivivere quelle esperienze attraverso le mie tecniche illusorie?» – chiese infine il Dioscuro
«È possibile?» – chiese Ippolito sorpreso
«Se Deimos c’è riuscito involontariamente, è teoricamente possibile replicare il processo, ma non per questo semplice» – spiegò Polluce – «Non avevo mai pensato di utilizzarle in questo modo le mie tecniche, però…»
«Quindi puoi farlo?» – lo interruppe, Gyon, speranzoso di avere risposte sul suo passato
«Ci posso provare Cavaliere, ma non pensare che al primo tentativo otterrai le risposte che cerchi… posso verosimilmente rievocare quei ricordi e anche altri ad esso legati, ma se li ha rievocati Deimos, vuol dire che sono anche legati ad un’emozione in particolare, il Terrore!
L’unico modo, quindi è farti rivivere quel terrore affinché la tua mente rievochi quel ricordo, ma non sarà facile! Ci vorranno diversi tentativi e non è detto che ci riesca!»
«Va bene! Farò qualunque cosa per riacquistare la memoria!»
«Piuttosto, riuscirai a vedere ciò che vedo?»
«Per quanto riguarda le illusioni, sì, per le reminiscenze di solito non succede»
«Capisco…» – rispose il giovane
«Sembri deluso, speravi che le vedessi anch’io?»
«Si lo speravo, perché ciò che ho visto non riguarda solo me, ma anche Eiren»
«Anche la Divina Athena?» – domandò incuriosito Ippolito – «Scusami, non capisco… avevi detto che si trattava del tuo passato, prima che arrivassi a Rodorio, e prima che conoscessi Athena di conseguenza» – aggiunse poi il giovane
«Lo so ed effettivamente è così però in quel ricordo»
«Sei dalla Pythia a Delfi e lei ti mostra una visione del futuro?» – intuì il Dorato
«Esatto! Come lo sapevi?»
«Ho collegato la tua reazione alla domanda sulla provenienza della collana» – spiegò
«Capisco…»
«Quindi, non c’è un modo in cui tu possa vedere quei ricordi?»
«Si potrebbe esserci, ma potrebbe, anzi, quasi sicuramente, ci rallenterà…»
«Non importa… è indispensabile che tu veda pure quei ricordi!»
«Perfetto… avvicinati… per vedere anche una reminiscenza devo mantenere una connessione il più forte e stabile possibile con le tue percezioni e sottopormi anch’io agli effetti della mia stessa tecnica, replicando le tue percezioni trasformandole in illusioni su di me» – Polluce quindi poggiò le mani sulla testa del giovane di fronte a lui, toccando la fronte con i pollici e circondando l’intero cranio con le restanti dita
«Eh?» – fece Gyon
«In pratica, dopo averti rievocato i ricordi, mi sottoporrò agli effetti della mia tecnica per replicare istantaneamente ciò che vedi»
«Genrō Maō-Ken!» – così il Cavaliere di Gemini, iniziò il primo tentativo, il primo di una lunga serie
Dopo circa ore di tentavi falliti, sembrava che il Dioscuro, fosse riuscito nell’impresa
«Ci siamo!» – esclamò il Dorato, poco prima che Gyon svenisse
«Anche mezz’ora fa, hai detto la stessa cosa, ma hai ottenuto solo le urla di Gyon» – fece, annoiato, Ippolito
«Quanta fiducia che hai in me, ragazzo!»
«Non è questione di fiducia… ma sono ore che sento urlare quel ragazzo»
«L’ha voluto lui, d’altronde, ma sembra che stavolta ci sia riuscito davvero!» – esclamò il Dorato, prima di perdere i sensi
«Polluce?!» – sorpreso, Ippolito si preoccupò per il Dioscuro
«È solo svenuto» – constatò
“Immagino sia l’unico modo, per vedere i ricordi di Gyon” – pensò quindi il giovane figlio di Teseo
 
Così Gyon e Polluce si trovarono ad assistere a quei ricordi che il giovane Pegaso vide sulla soglia della morte. Si ritrovarono nel Tempio di Apollo a Delfi, grandissimo e maestoso, Polluce lo ricordava bene.
“E così, è stato davvero a Delfi nella sua vita…” – pensava il Dioscuro
«Su dai, Akakios! La venerabile Pythia, Mantos, ci sta aspettando! Finalmente sapremo qualcosa in più su di voi, sulle vostre origini, non sei contento?» – gli chiese la giovane donna sorridendo
“Sarebbe dunque Akakios, il suo nome? Non è detto, d’altronde, a quanto sembra, questi due giovani, non sono i veri genitori, né di Gyon, né dei suoi fratelli”
Gyon (Akakios) non rispose e chinò il capo un po’ timoroso.
«Non avere paura! Qualunque cosa succeda, io e Talia ci prenderemo sempre cura di te!»
«Leandros ha ragione! E poi siamo nel Santuario del Radioso Apollo, non è concesso a tutti sai consultare la Nobile Pythia!»
“Ha ragione, è molto difficile ottenere udienza presso l’Adyton, eppure questi due giovani ci sono riusciti, devono essere stati molto facoltosi o importanti”
«Ora chiudi gli occhi per cinque minuti!» – disse Leandros coprendogli occhi con la mano, per evitare che Gyon vedesse i Sacerdoti sacrificare la capra da loro “donata”!
«Ok!» – rispose titubante Gyon
“Che premurosi! Gli hanno coperto la gli occhi, per non farlo assistere al sacrificio della capra… dovevano essere dei genitori affettuosi” – il Dioscuro, s’intenerì per le disavventure di Gyon, vedendo che in un momento della sua vita, qualcuno si preoccupava per lui come solo un padre e una madre avrebbero potuto.
[…]
Arrivati nell’Adyton, notarono subito l’incredibile illuminazione della stanza, fatto abbastanza stano per una camera sotterranea. Era molto grande e al centro c’era una piccola tavola, rotonda, dove era seduta una giovane donna vestita di bianco. Aveva gli occhi chiusi e un velo che le copriva i capelli, tenuto da un diadema dorato.
«Sapevo che sareste arrivati!» – disse la giovane
«Venerabile Mantos?» – chiese un po’ titubante Leandros, avanzando di qualche passo.
Stavolta Gyon, come pure Polluce, notarono entrambi la collana della giovane sacerdotessa, quasi identica a quella del Cavaliere. L’unica differenza erano le incisioni dei due nomi sulle due facce del ciondolo.
«Venite… Leandros, Talia… accomodatevi!»
I due quindi raggiunsero il tavolo, insieme a Gyon, portando in braccio i due bambini.
«Nobile Mantos, siamo qui perché…» – Talia, dopo essersi seduta, stava iniziando a spiegare le loro domande, ma venne interrotta
«So perché siete qui! Avete ricevuto il dono della vita, quando tu Talia non puoi portare in grembo un figlio, per la ferita che hai da quando eri poco più di una bambina! Eppure porti in braccio un bambino, tuo marito pure e ne tenete in mano un altro, ma non vi appartengono. Volete sapere da dove vengono, ma non riesco a vedere il loro passato, né il loro futuro. Qualcosa lo annebbia, lo nasconde alla mia vista»
“Davvero? Com’è possibile? È quasi impossibile che una tale evenienza possa accadere, e allora come ha fatto a mostrargli… non mi dire che ha usato la metanthropopois”
«Vuol dire che abbiamo fatto tutta questa strada per niente? Che abbiamo pagato quell’ingente somma per nulla?» – Leandros si alzò di botto abbastanza infuriato.
«Calma Leandros, nonostante, ad una prima vista, i miei occhi siano ciechi, non vuol dire che non possa aiutarvi!»
«Che vorrebbe dire?»
«Vorrebbe dire che c’è un modo di vedere il passato del giovane Akakios, ma può essere pericoloso. Tramite questa tecnica è possibile vedere il futuro o il passato o entrambi, tuttavia anche Akakios vedrà ciò che io vedrò, per cui se saranno episodi spiacevoli della sua vita, è come se li vivesse cento, se non mille volte, più intensamente di quanto non farebbe nella vita reale… siete d’accordo?»
“Avevo ragione, ha usato proprio quella! Circa dieci anni fa ne è stato limitato l’uso per i pesanti effetti sulla persona, tanto che iniziavano a girare voci su donne e uomini scomparsi, dopo aver ricevuto il responso. Io stesso ho visto una giovane donna morire per gli effetti di quella tecnica” – rifletteva Polluce, mentre ascoltava la discussione
Talia e Leandros si guardarono negli occhi timorosi e preoccupati.
«Ok!» – rispose Gyon sorprendendo la giovane coppia che si prendeva cura di lui
“Quindi anche da bambino è sempre stato incosciente… era solo un bambino non poteva rendersi conto”
«Sei sicuro?» – chiese preoccupata Talia
«Si!»
Gli occhi speranzosi di Gyon convinsero Talia e Leandros, mentre Mantos si intenerì alla vista del suo innocente sguardo.
«Sei un bambino molto coraggioso, sai! Comunque iniziamo… su dammi le mani…»
Mantos prese le mani del giovane Akakios, creando così un cerchio, attorno alla sfera di cristallo, posta al centro del tavolo. Iniziò a recitare alcune preghiere al Radioso Apollo, affinché il rituale si compisse con successo.
Un Cosmo bianco avvolse Gyon e Mantos, e in pochi istanti il persero e la coscienza, furono scaraventati in una visione di futuro e passato.
Si ritrovarono nel tempio di Athena e videro Gyon ed Eiren rincorrersi nelle sale del Tempio.
«Su Gyon, non riesci a starmi dietro…» – disse la ragazza ridendo
“Divina Athena!” – rimase quasi sorpreso Polluce, non tanto di vedere Athena ma più che altro della scena di serenità cui assisteva
«Aspetta, Eiren!»
“Sembrano felici, quasi che non ci fosse nulla per cui preoccuparsi, allora che intendeva Gyon?”
Un rumore interruppe i due giovani che si nascosero dietro alla statua di Athena. Videro Neven e Polluce passare di lì, con indosso le loro Sacre Armature. Stavano parlando di una guerra, ma essendo distanti non riuscirono a comprendere bene il discorso tra i due dorati.
“Ma quello sono io! Non riesco a sentire ciò che dico, o meglio dirò, forse. Evidentemente Gyon non riuscirà a sentire”
Eiren e Gyon erano molto vicini, i loro sguardi si incrociarono per diversi attimi di silenzio, mentre piano piano si avvicinavano.
«Non ti entusiasmare!» – fece Gyon sarcastico
Eiren reagì con una smorfia, un po’ imbarazzata e un forse po’ infastidita ma divertita.
Un altro rumore li interruppe. Era la porta delle stanze di Neven che si chiuse. I due distratti dal rumore si allontanarono.
«Credo che di dover andare!»
«Ehm… si, forse è meglio!» – rispose Eiren
Mentre Gyon si allontanava ed Eiren tornava nelle sue stanze, qualcuno le sbarrò la strada.
Era un uomo alto, con i capelli lunghi e neri, lineamenti più che fini, se non divini. I suoi occhi azzurri la fissavano, ma sembravano persi nel vuoto. Indossava un chitone nero, che gli lasciava scoperte le braccia.
Accanto alla testa si intravedeva il manico di una spada che sveva alle spalle. Eiren rimase impietrita.
“Chi è costui? Com’è riuscito ad introdursi nella quattordicesima Casa? Quello sguardo… gelido, inespressivo… perso nel vuoto, mi ricorda quasi… no… non può essere…”
«Che cosa fai qui?» – chiese la giovane Dea, anche se dal tono sembrava più un’intimidazione ad andarsene che una domanda
«Che domande!» – rispose avvicinandosi
Si chinò su di lei, parlandole quasi all’orecchio.
“Perché, io e Neven non ci siamo accorti dell’intrusione? Perché non interveniamo?”
«Sono venuto ad ucciderti!» – disse mentre la trapassava con la spada
“Divina Athena!” – Polluce era incredulo difronte a tutto ciò – “Quella spada… è sicuramente lui!”
Gyon, sentendo le urla di Eiren, accorse subito attaccando lo sconosciuto nemico.
«Lasciala stare!» – gli urlò – «Pegasus Ryuseiken!»
I colpi del giovane tuttavia vennero riflessi da una barriera, mandandolo al tappeto. Faticava a rialzarsi, e a mantenersi sveglio, e le ultimi immagini che vide, furono il nemico che scompariva portando Eiren con sé.
 
Akakios tremava in preda alle convulsioni.
«Akakios! No!» – urlavano Talia e Leandros, confusi per l’accaduto, mentre cercavano di farlo rinvenire.
I bambini, che la coppia aveva adagiato sul tavolo, piangevano all’impazzata e nel frattempo Mantos ancora non si era svegliata. I due cercarono di interrompere il rituale, provando a separarlo dalla Pythia, ma la connessione fra i due era così forte da rendere indissolubile la loro stretta di mani.
«Lo immaginavo che non avrebbe resistito alla durata intera del rituale! Tranquilli!» – disse Mantos appena ripresasi
Mise una mano sulla fronte del bambino e lo avvolse con il proprio Cosmo. Le convulsioni si fermarono, ma Akakios rimase in uno stato di semicoscienza.
«Tranquilli si riprenderà! Venite, portatelo nella mia stanza, così potrà riposare insieme ai fratelli!»
Leandros e Talia così seguirono la giovane Sacerdotessa nelle sue stanza e adagiarono i bambini sul letto abbastanza ampio. Mantos toccò la fronte dei due fratelli di Gyon e così anche loro si addormentarono.
«Riposeranno per qualche ora! Ora possiamo parlare!»
Pose quindi la mano su Gyon stesso, facendolo sprofondare in un sonno ristoratore.
 
I due Cavalieri si svegliarono improvvisamente, riuscendo a malapena a respirare.
«Che succede? Ha funzionato?» – chiese subito Ippolito – «Siete riusciti a vedere…»
«Si» – lo interruppe Polluce, ancora con il fiatone – «Ma c’è dell’altro»
«In che senso?» – gli chiese Gyon, anch’egli ancora provato
«Nel senso che non abbiamo visto la Pythia darti la collana, quindi è probabile che ci siano ancora ricordi di quel giorno legati alla Pythia, forse dopo che sei rinvenuto… e in quei ricordi magari ha spiegato le sue opinioni sulla visione… certo non è detto che sia andata così, ma dobbiamo riprovarci per saperlo» – concluse il Dioscuro
«Anche se fisicamente riusciste a reggere, non credo che abbiate la possibilità di ritentare» – intervenne Ippolito
«Perché?» – fece Gyon che poco a poco si stava riprendendo
«Siamo circondati!» – esclamò Ippolito
«Come siamo circondati?» – chiese il Cavaliere di Pegaso
«Quanto tempo siamo rimasti privi di sensi?» – gli chiese Polluce
«Pochi minuti, ma nel frattempo sono arrivati almeno tre individui» – rispose Ippolito, mentre Polluce e Gyon si guardavano intorno
«Ne conto sei in totale» – fece Polluce a bassa voce
«Si, presumo infatti che gli altri ci stessero già osservando»
«Possibile… sei riuscito a capire chi sono? Non sembrano Berserkers» – gli chiese Polluce
«No, ma non sembrano essere guerrieri di alto livello» – rispose Ippolito
«Si, beh in ogni caso dobbiamo fare attenzione! Gyon non è nelle condizioni migliori per uno scontro e anch’io risento un po’ degli effetti di queste ore di Genrō Maō-Ken, ma posso ancora cavarmela, tu forse sei quello più riposato»
«Io penso di farcela ad affrontarne uno» – intervenne Gyon – «Quindi che facciamo? Combattiamo?»
«Se la situazione rimanesse invariata, potremmo tranquillamente cavarcela, magari con qualche graffio» – rispose Polluce – «Tuttavia, dubito che durante il combattimento, la situazione rimanga la stessa»
«Che intendi?» – gli chiese Ippolito
«Se questi ci hanno seguito da prima, lo hanno fatto tenendosi ad una certa distanza, ciò potrebbe voler dire che siamo stati osservati tutto il giorno e se è così è possibile che ne arrivino altri…  e se non sono Berserkers, è possibile che siano dello stesso schieramento di quei guerrieri che seguivano tuo padre, quando ti ha attaccato…» – concluse infine il Dioscuro
«Quindi? Qual è la nostra mossa? Far perdere le nostre tracce?» – chiese Gyon 
«Si, ma non solo… Ippolito tieniti pronto!» – fece Polluce
«Aspetta che significa?» – chiese Gyon confuso
«Galaxian Explosion» – così Polluce, raccogliendo le energie residue, lanciò in aria il colpo più micidiale nel suo arsenale
«Charybdis Gorge!»
Non appena Polluce lanciò la sua Galaxian Explosion, Ippolito portò tutti e tre nel ventre di Cariddi, per proteggerli dagli effetti del colpo del Dorato e nasconderli al tempo stesso. Difatti, il colpo di Polluce dopo essersi diviso in più parti, colpì il suolo distruggendo gran parte della foresta nella quale si trovavano.
 
 
   
 
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