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Autore: Crilu_98    11/10/2017    4 recensioni
Secondo capitolo de "The Walker Series" - non è necessario aver letto la prima storia.
Mark ed Elizabeth Walker sono fratelli ma non si vedono da dieci anni, da quando un terribile incidente ha cambiato per sempre le loro vite. Elizabeth è una ragazza insicura e tormentata dai sensi di colpa che all'improvviso è costretta a lasciare la cittadina di campagna dove ha sempre vissuto e a raggiungere San Francisco per salvare il fratello. Aiutata da uno scontroso gentiluomo dalle origini misteriose, da una risoluta ereditiera poco convenzionale e da un impacciato pescatore italiano, Elizabeth dovrà fronteggiare un intrigo molto più grande di lei. Un complotto che potrebbe diventare la miccia di un'incontrollabile rivolta operaia...
Genere: Azione, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Il Novecento
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'THE WALKER SERIES '
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-Prego?-
In quell'unica, sdegnosa domanda Connor era riuscito a far entrare tutto il suo orgoglio ferito. D'improvviso mi sentii leggera e molto più sicura di lui, che sotto l'aspetto tormentato celava lo smarrimento che lo faceva sembrare un bambino. Gli accarezzai con la punta delle dita gli zigomi affilati e coperti da una leggera peluria disordinata. Era totalmente diverso da come amava presentarsi in società: nessun completo alla moda, niente capelli pettinati né viso ben rasato, quella sera.
Perché il vero Connor era così: inquieto e ribelle, anticonvenzionale... Più tentava di adeguarsi al mondo più ne risultava estraneo. E finalmente compresi che era stato soprattutto questo ad attrarmi: anche se a prima vista potevamo sembrare opposti, quel disagio ci univa a un livello molto più profondo di quanto gli altri potessero mai immaginare.
Eravamo diversi, avevamo abbandonato i ruoli che la gente ci aveva cucito addosso ed entrambi portavamo ancora addosso le cicatrici delle nostre scelte.
Sorrisi, mentre nuove, calde lacrime riprendevano a scorrermi sulle guance: solo che queste erano di pura gioia. Di slancio posai le mie labbra sulle sue e non mi fermai; non aspettai che Connor rispondesse al mio bacio, non mi lasciai frenare dalla timidezza. Tastai con delicatezza le morbide ciocche bionde che gli si arricciavano attorno alla nuca, avvertii il suo corpo che cedeva sotto il mio abbraccio… Poi, velocemente come era iniziato, tutto finì ed io mi ritrovai a sbattere le palpebre davanti ad un uomo infuriato.
-Allora non hai ascoltato nulla di ciò che ho detto?- sbraitò, gesticolando come un indemoniato.
-Ogni parola!- replicai, senza poter nascondere l'allegria -Ma sei tu che ti sei dimenticato di ascoltare la cosa più importante!-
Gli posai una mano sul petto, lì dove il suo cuore batteva all'impazzata, e Price ammutolì.
-Ti prego, se davvero mi ami, allora lascia decidere a me della mia felicità…- mormorai con voce tremante -Io credo che non potrei mai, mai essere felice con un uomo che non sia tu, Connor. Perché solo tu hai capito che in realtà sono una tigre e che non ho bisogno di nessun custode, quindi solo tu potresti essere il mio compagno. Perché per tutti gli altri rimango una ragazzina, ma con te sono finalmente una donna!-
Avrei voluto dire molte altre cose, ma la voce mi si spezzò e poi Price non mi diede il tempo di aggiungere altro: con un sospiro di liberazione mi prese per le spalle e mi strinse a sé, poggiando il mento sul mio capo e coprendolo di baci leggeri e tremanti.
-Continuo a credere che non sia una buona idea…- borbottò dopo un po', scostandosi leggermente per potermi guardare negli occhi.
-Oh, sta' zitto!- esclamai, alzando lo sguardo al cielo e baciandolo di nuovo. Sembrava che non ne avessi mai abbastanza.
Non so come riuscimmo ad arrivare sul letto di Mark: barcollando come ubriachi, forse, appoggiandoci ai muri pur di non staccare le labbra da quelle dell'altro.
Crollai sul materasso, duro come una roccia ed altrettanto freddo, con una risata felice; Connor rimase in piedi, fissandomi con un'aria strana.
-Cosa c'è, ora?- chiesi, un po' preoccupata. Sapevo che il mio aspetto non doveva essere granché: tre giorni di prigionia e la rocambolesca fuga avevano ridotto il mio vestito ad uno straccio incolore ed i miei capelli erano aggrovigliati ai lati del mio viso.
Price piegò il capo di lato, improvvisamente nervoso:
-Non so che fare… Voglio dire, sì, lo so, accidenti se lo so! Ti desidero, ti voglio nuda nel minor tempo possibile… Ma ho paura che non sia quello che vuoi tu…-
-Dov'è finito il Connor Price che conosco io?- lo rimbrottai, piegandomi verso di lui -Quell'irriverente, insopportabile mascalzone dalla battuta sempre pronta che mi ha fatto innamorare?-
Connor sussultò, come se non fosse pronto a sentirsi dire una cosa del genere. Come se non lo ritenesse possibile.
"Credevi forse che fossi l'unico a poter amare senza condizioni, senza curarsi dei difetti?" pensai, con indulgente dolcezza.
Si sedette affianco a me, seguendo con la mano le curve del mio corpo; aveva un'aria sognante mentre mi contemplava, ma nonostante ne fossi lusingata non ero del tutto soddisfatta. Volevo di più ed arrossii per quei pensieri così audaci.
-Non voglio che tu abbia paura di me! Non voglio farti male!- sbottò lui all'improvviso, tornando a guardarmi in volto.
-Tu non sei come loro!- ribattei subito, rannicchiandomi nel suo abbraccio -Io so che non sarai mai come loro. Io mi fido di te, ti amo e ti voglio. Il resto non ha importanza.-
-Anche se non ho un anello da darti?- sussurrò, scompigliandomi i capelli.
-Beh, ci sarà tempo per quello!- ridacchiai, strizzandogli l'occhio.
Poi non ci fu più bisogno delle parole, mentre Connor slacciava con impazienza gli infiniti bottoni del mio vestito e mi liberava della sottoveste. Non mi lasciò il tempo di imbarazzarmi, perché si tolse la camicia e fece sparire i pantaloni con altrettanta celerità.
Continuò a guardarmi negli occhi mentre si stendeva su di me per essere sicuro che il mio consenso non venisse mai meno; sussultò insieme a me quando mi fece male, entrando, e mi baciò la punta del naso in segno di scusa.
Le prime spinte furono gentili e prudenti, le sue mani curiose ed esperte; ma man mano che il ritmo dei nostri corpi accelerava sentivo il suo respiro sul mio collo farsi affannato e le dita serrarsi attorno ai miei fianchi.
-Non scappo mica!- sussurrai ad un certo punto, con la voce spezzata per il piacere che iniziava a montare.
-Non te lo permetterei mai!- rispose lui con un ringhio -Ora sei mia, Elizabeth Walker!-
L'orgasmo che accompagnò quelle parole fu talmente intenso che gli perdonai anche lo slancio di possessività maschile. Singhiozzai, credo, tanta era la sorpresa e la felicità che quell'amplesso mi aveva regalato; mi aveva però anche lasciata svuotata ed intorpidita. Così, l'ultima cosa che riuscii a fare prima di scivolare in un dolce sonno ristoratore fu di circondare il caldo torace di Connor in un abbraccio.
 
Fui strappata ai miei sogni da delle grida concitate e da un'improvvisa, sgradevole sensazione di vuoto. Socchiusi gli occhi e la scena che riuscii ad intravedere me li fece spalancare. Balzai in piedi, incurante della mia nudità, per frappormi tra Connor e… Mio fratello.
Mark aveva i lineamenti stravolti dall'ira e stringeva i pugni come se non vedesse l'ora di scaricarli sulla faccia di Price. Connor, da parte sua, aveva una postura rigida ed orgogliosa. Arrossii nel vederlo in tutta la sua gloria alla luce del mattino.
Mark boccheggiò, spostando lo sguardo tra me e lui, poi strillò:
-Elizabeth… Copriti, per amor di Dio!-
Obbedii, stringendomi le lenzuola attorno al corpo, poi tesi a Connor i suoi abiti, ma lui non si mosse.
-Hai tutto il diritto di essere arrabbiato!- iniziò, ignorando l'occhiata torva di mio fratello -Non mi sono comportato come un gentiluomo, è vero. Ma le mie intenzioni con Elizabeth sono più che onorevoli!-
-Mi è difficile crederlo!- ringhiò Mark -Quando per anni ti ho visto saltare da un letto all'altro e da una puttana a quella successiva… Senza il minimo rimorso o ripensamento! Spiegami perché questa volta dovrebbe essere diverso!-
-Perché io amo tua sorella!- replicò tranquillamente Connor, poggiandomi una mano in mezzo alle scapole. L'audacia che la sera prima mi aveva animato sembrava scomparsa e mi vergognavo troppo per osservare qualcosa che non fosse il pavimento. Almeno fino a quando delle dita gentili non mi costrinsero a guardare due occhi nocciola che scintillavano di orgoglio:
-Perché è la donna più straordinaria che abbia mai conosciuto.- disse, sempre rivolto a Mark, ma fissando solo me -E non so quale pazzia l'abbia colta, ma da quando ho scoperto che anche lei mi ama, talmente tanto da passare sopra ai miei considerevoli difetti e al fatto che non ho nulla da offrirle se non un nome falso, beh, io non riesco ad immaginare un solo istante della mia vita che mi vedrà separato da lei!-
Mark sospirò: il fiato che gli uscì dalle narici mi ricordò un toro imbizzarrito, ma ora era decisamente più calmo.
-Temo quindi che mi dovrò adeguare a questa realtà!- commentò con tono cupo. Poi mi fissò intensamente, con fare quasi accusatorio:
-Lizzie, sei davvero sicura di ciò che fai? Perché se ti sei pentita, anche solo per un momento, di quello che è accaduto stanotte… Beh, non ti preoccupare, in qualche modo sistemeremo tutto. Non ti devi sentire obbligata nei suoi confronti.-
Sentii i muscoli di Connor tendersi, dietro di me; non so se l'avesse fatto apposta, ma Mark aveva espresso in una sola frase tutte le sue peggiori paure.
-E' la vita che ho scelto. E non si torna indietro, adesso.-
Mio fratello si rilassò del tutto, assumendo un'aria quasi amichevole.
-Bene, allora. Benvenuto nella famiglia Walker, amico! Però… Rivestitevi, per favore!- borbottò, dandoci le spalle -Ho delle cose da riferirvi! -
 
Quando finalmente riuscimmo a raggiungere Mark nel salotto, era passato sicuramente molto più tempo di quanto avremmo dovuto impiegare per infilarci i vestiti.
Il fatto era che Connor sembrava un ragazzino pieno di energie e non riusciva a lasciarmi andare, continuando ad abbracciarmi, a baciarmi e a farmi volteggiare per la stanza – e dato che non sono una piuma, fui piacevolmente colpita dalla sua forza.
Io, invece, mi sentivo stanchissima: avevo dormito poco e avevo le gambe anchilosate per aver fatto l'amore con Connor per gran parte della notte. La preoccupazione per Barbara, poi, mi faceva sentire in colpa e aveva disegnato due ampie occhiaie scure sulle mie guance.
Perciò mi lasciai cadere su una sedia per ascoltare ciò che Mark aveva da dirci.
-Sono riuscito a mettermi in contatto con Calloway e a riferirgli dei recenti sviluppi. Eravamo d'accordo sul fatto che non potevamo procedere direttamente contro Clarke, ma il vecchio ha avuto un'altra idea.-
-E sarebbe?-
-Ezra sta organizzando un grosso sciopero ed intende coinvolgere anche altre fabbriche. Una manifestazione del genere genererebbe un caos indescrivibile e Calloway teme che Winter e i suoi uomini possano infiltrarsi tra gli operai per portare a termine un altro furto, più grande dei precedenti.-
-Se riuscisse a convincere anche gli altri operai, è un'ipotesi plausibile!- commentò Connor -Sarebbe impossibile distinguere i lavoratori di fabbriche diverse, figuriamoci capire chi è operaio e chi non lo è. Senza contare che presto potrebbe degenerare in uno scontro con le forze dell'ordine!-
-E' quello che ho pensato anche io. Anzi, se mettere a segno l'ultimo colpo è davvero l'intenzione di Winter, non si farà scrupoli ad aizzare i lavoratori contro i gendarmi!-
-Sarà un massacro!- esclamai, spaventata -Per quando è previsto lo sciopero?-
-Domani.- rispose cupamente Mark, passandosi una mano fra i capelli.
-Cosa? E' impossibile! Non può raccogliere tante persone in così poco tempo!-
-Tu non conosci la situazione di quella povera gente, Lizzie!- replicò Connor -E anche se Clarke non è mai stato un grande affabulatore, basterà dare gli spunti giusti: parlare dei padroni che li sfruttano, criticare i turni infiniti, fare un accenno alle loro mogli ai loro figli ed infine, come tocco finale, fargli balenare davanti agli occhi la prospettiva di un futuro migliore. Come asini davanti ad un cesto di carote, quegli uomini caricheranno in massa pur di avere la possibilità di elevare la loro posizione sociale!-
Aggrottai la fronte, perplessa:
-Tutto questo è terribile, ma non riesco a comprendere come possa tornarci utile. C'è il rischio che, se tutto va secondo i loro piani, Winter e i suoi complici spariscano nel nulla nel giro di ventiquattr'ore; come può lo sciopero tornarci utile?-
-La polizia non può controllare ogni soggetto e secondo l'opinione di Calloway, basterà confonderci nella folla per seguire Clarke senza essere scoperti. Con un po' di fortuna ci porterà da Barbara!-
 
 
Angolo Autrice:
Ok, so che qualche scena di questo capitolo potrebbe sembrare un melenso cliché, ma… Niente, ho bisogno di cose dolci e zuccherose in questo periodo! xD
Perciò godetevi la riappacificazione tra Connor ed Elizabeth, perché ci stiamo avvicinando al gran finale!
 
    Crilu 
   
 
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