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Autore: Dave Coraan    11/10/2017    0 recensioni
Una persona con problemi relazionali e un ascensore.
Genere: Introspettivo, Mistero, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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L’ASCENSORE
 
Le porte dell’ascensore si aprirono per la ventottesima volta; finalmente Loomer poteva salire da solo in ascensore.
Loomer Jhonsen era un semplice uomo sulla trentina. Il completo nero leggermente spiegazzato che indossava era chiaramente di seconda mano; gli occhiali, in plasticone nero, coprivano mezza faccia e rendevano difficile notare il colore dei suoi piccoli occhi, che erano di un banale nero spento. Sui suoi capelli, che parevano sterpaglia, si iniziava ad intravedere “La Stempiatura”, ovvero quella perdita di capelli dovuta al continuo stress lavorativo, alla quale Loomer aggiungeva tutti gli stress causati da tutte le sue varie patologie fuori dal comune; una di quelle era “La Fobia dell’Immaginazione Asociale” o conosciuta meglio come “sognare a occhi aperti”. Essa, infatti, era la causa per cui lui dovette aspettare la ventottesima apertura delle porte per poter salire in ascensore. Il viaggio, di ben nove piani, in uno spazio così ristretto e per di più a contatto con una persona, era il terreno perfetto per quella fobia, che per comodità da qui in avanti abbrevieremo a FIA.
Con la vecchia e logora valigetta stretta al petto, Loomer si diresse titubante e con passo felpato verso l’entrata dell’ascensore. Una volta dentro pigiò per il nono piano. Le porte cominciarono a chiudersi. Era Fatta. O almeno così lui credeva.
Una mano all’ultimo si interpose fra le due porte, riaprendo così l’ascensore. Un uomo, più giovane di lui, anche se non di molto, entrò nell’ascensore.
«Mi scusi, e salve!» Esclamò il giovane «ce l’ho fatta per un pelo direi. Sa, sono di fretta; ho un colloquio in questa azienda fra meno di cinque minuti! Lei lavora qui invece?»
Era incredibile come Loomer non si rendesse neanche conto di quando la sua fobia partisse; senza contare che sperava banalmente che con la sua precedente mossa dell’ascensore sarebbe riuscito ad evitarla. Dieci anni di Sali e scendi da quell’ascensore e ancora non aveva imparato la lezione, non si può scappare dalla FIA.
La lucina rossa dell’ascensore segnò il terzo piano; solo allora Loomer si rese conto che era da solo in ascensore. Tirò un sospiro di sollievo. Ahimè fu troppo prematuro. Quel suo stesso sospiro gli si bloccò in gola, quando, d’un tratto, l’ascensore aprì le porte al quarto piano. Ad entrare questa volta fu una giovane donna. Non aveva più di venticinque anni; la pallida carnagione la faceva sembrare fragile ed indifesa, ti faceva partire un incontrollabile istinto di protezione nei suoi confronti; poi però, quando ti soffermavi sulla faccia, capivi che quella donna era invece forte e risoluta. I lineamenti, seppur delicati, venivano fortemente rimarcati da un pesante fondotinta; gli occhi, contornati dalla matita, divoravano ogni cosa che vedevano. Per non parlare poi delle labbra, rosse come il sangue, che urlavano a chiare lettere “Tu mi desideri”. La donna si chiamava Cindy, e Loomer era follemente innamorato di Cindy. Lei era la principale fonte dei suoi casi di FIA; trovava sempre un modo per farla entrare nella sua testa.
«C-cialve…» Balbettò stupidamente lui.
Lei lo guardò con disgusto e poi si voltò dall’altra parte.
La lucina dell’ascensore segnò il quinto piano e una nuova Cindy entrò nell’ascensore. Questa volta Loomer non avrebbe sbagliato.
«Ehi, Bellezza!» Ed ammiccò.
Di tutta risposta cinque dita lasciarono il segno sulla sua guancia sinistra. Il “colpo” o più probabilmente l’apertura delle porte al sesto piano, lo riportarono alla realtà. Era ancora Cindy.
«Giorno Loomer, Carico stamattina?» La vera Cindy era sempre così gentile.
«C-certo Cindy e tu?»
«Io non vedo l’ora di mangiare in mensa! Hihi!» L’ascensore si aprì all’ottavo piano e lei scese «Ci si vede lì, magari…» L’ascensore si chiuse, ponendo fine alla conversazione.
 Per la prima volta nella sua vita Loomer seguì l’istinto e premette il tasto che fermava l’ascensore. Le porte si riaprirono, ma di Cindy nessuna traccia. Desolato premette nuovamente per il nono piano. Brutta bestia la FIA.
Finalmente la lucina segnò il nono piano e le porte si aprirono. Con suo stupore davanti all’ascensore c’era un’ansante Cindy ad aspettarlo; dopotutto, non si può scappare dalla FIA.
 
 
 
   
 
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