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Autore: Hephily    12/10/2017    0 recensioni
Abbiamo tutti degli scheletri e degli armadi dove nasconderli. Il terrore è che un giorno qualcuno possa aprire il tuo armadio, accendere la luce e lì nell'angolo trovare il tuo scheletro. La più grande paura è di essere scoperti, ma non era il caso delle ragazze del Caffenut, non temevano nulla e nessuno. Ognuno di loro ha delle pervesioni.. il problema è il tipo di perversione e come viene usata. Riusciranno mai a essere scoperte per i loro crimini scoperti? Quando si placherà la loro sete di vendetta?
****
[TRATTO DAL PROLOGO]
Cos’è questa volta ti vogliono uccidere il pappagallino che non hai?- Chiese un’altra ragazza dall’aspetto di un nerd hacker.
-Ehi Yami cos’hai contro i pappagalli?! Comunque c’è scritto che mi bruciano la casa!con tutti i miei manga dentro, con la mia 3DS, questa è una tragedia! Non per la casa ma per i manga! Capiscimi!-
Genere: Azione, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Glherblera'
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LACRIME



Il locale era andato distrutto, non si poteva salvare più nulla, a parte la cucina e il cuoco erano rimasti intatti, così come l’appartamento di sopra e la basa, l’unica cosa distrutta era il caffenut.
Era un problema, il bar rimaneva chiuso per alcuni giorni, questo andava bene per Yukida dato che aveva già in mente di ristrutturare  per rinnovarlo un po’, l’assicurazione copriva tutto dopo quella sparatoria, tanto vale rimodernare.
Yami guardava l’amica, ancora non erano riusciti a farsi una chiacchierata a quattro occhi dopo la sua festa di compleanno, non voleva più prendere un coltello in mano, per nessuna ragione al mondo, però Yukida era riuscita a portarla in quella via, dovevano chiarire quella situazione.
Yami seguì l’amica fino alla base, sapeva che li rimanevano sole per un po’ mentre le altre cercavano di darsi una ripulita, era la volta buona di mettere le carte in tavola.
-Che ti prende Yami?- Chiese Yukida sentendo che l’amica la stava seguendo.
-Dobbiamo parlare.- Yami diede una risposta secca, molto fredda.
-Riguardo al fatto che ti ho mentito al tuo compleanno per farti uscire dalla tana?-
-La solita, ho temuto il peggio per voi, mi hai ingannato, sapevi tutto, l’ultima cosa era toccare nuovamente un coltello.- Confessò Yami aprendo la porta della base.
-Sai pensavo che venissi con un coltellino di plastica per aiutarci, chi volevi uccidere con quello? Una mosca?-
-I coltellini di plastica servono, smettila di offenderli!-
-Ahh..scusami, ma era l’unico modo per aiutarti, e poi ti ho vista abbastanza felice con quel coltello, non puoi negarlo.- Ribatte Yukida sedendosi nella sua postazione.

-B-Beh s-si forse, ma non ti dava il diritto di farmi uno scherzo del genere!-
Yami era l’unica a far ragione Yukida quando esagerava nei comportamenti, ma era anche l’unica a conoscere determinate vicende della vita della sua amica, riuscivano a capirsi alla perfezione, erano ottime amiche, anche se  alcune volte litigavano, si volevano bene lo stesso.
Yukida aveva conosciuto Yami subito dopo essere uscita dall’ospedale, entrambe vagavano nella notte per uccidere, è proprio in un vicolo senza via d’uscita che il destino le fece incontrare.
Yami era una novellina quando cominciò a uccidere per vendicarsi di qualcuno, non aveva una preda precisa, lei trucidava e prendeva oggetti di valore, per poi spenderli in computer, armi, e tecnologie varie.
In quella notte cambiarono molte cose, le due ragazze non si frequentavano spesso, piuttosto si incontravano durante le ore buie, ma nessuna delle due sapeva che abitavano nella stessa via, la loro casa era una di fronte all’altra, ma non era mai successo che si incontrassero, Yukida era sempre solita a uscire dalla porta del retrò era un vizio, Yami invece usciva dalla porta principale, erano due poli diversi.
Le due cominciarono a collaborare il giorno in cui Yami compì uno dei omicidi che la segnò per il resto dei suoi giorni, non sapeva come uscirne da quella situazione, uccidere la persona che tanto amava, Yukida era impassibile, aveva il sangue freddo difronte a quello che era successo, Yami era una cascata di lacrime, non si dava pace, conviveva con questo dolore.
-Sei riuscita a passare il tuo incubo, l’altro passo sai qual è.- Disse Yukida fissando dritta negli occhi l’amica.
-Non ci riuscirei mai a portare i fiori alla persona che ho ucciso.-
-Lo faccio spesso e volentieri anche io, porto i fiori fingendomi dispiaciuta.- Rispose Yukida guardando il vuoto del computer.
-Sei crudele..potresti venire con me?- Chiese con lo sguardo in basso Yami.
-Quanto mi paghi per questo servizio?-
-…..-
-Quando vuoi ci andiamo.-

Yami sapeva di contare su Yukida anche se avesse tutti i problemi del mondo, pur essendo pazza, Yukida si faceva in tanti pezzi per Yami, erano come sorelle.
-Ho trovato questa foto a terra, credo ti appartenga.- Disse Yami mettendo la foto nella scrivania di Yukida.
-Uhm..no la mia foto è attaccata all’armadietto, non l’ho mai tolta da lì.-
-È strano, se non è tua di chi è? Aspetta, non mi hai detto che aiuti questo orfanotrofio, che mi nascondi?-
Yami non poteva credere che sotto a quella maschera si nascondeva una persona con dei sentimenti, si prendeva cura di persone indifese, questo andava contro la sua persona, lei era sempre per uccidere tutti, non le interessavano se fossero persone buone oppure no, faceva fuori chiunque si metteva sul suo cammino.
Yami era vicino all’armadietto dell’amica per guardare attentamente la foto attaccata allo sportello.
-Non nascondo nulla..-
-Perché la tua foto è strappata? Questa che ho in mano no, aspetta questo sembra il ragazzo che ti importuna sempre!- Esclamò Yami, nella sua mente già si erano già sviluppati film, storie, e altre cose innominabili che Yukida non voleva sentire.
-Ma cosa dici da qua.- Rispose Yukida strappando la foto dalle mani dell’amica per dare una rapida occhiatina. –No non è lui figurati, ma chi lo conosce.-

Mise la foto dentro il cassetto della scrivania e lo richiuse mettendo il codice personale che nessuno sapeva oltre lei, peccato che Yami aveva una memoria eccellente e si ricordava ogni minimo particolare.
-210815.-
-Yami! Dillo a qualcuno e ti picchio.- Yukida non amava molto che la gente ficcasse il naso nei suoi affari, anche se qualcuno erano le proprie amiche.
-Ahahahaha, mi fai ridere ogni volta, però guarda, vedo un miglioramento, ti agiti poco.-
-Tu parli troppo per i miei gusti, andiamo a fare quella cosa, così il tuo cervello da hacker prende aria.- Disse Yukida prendendo dal braccio Yami.
Le ragazze si prepararono per andare al cimitero a far visita all’ex di Yami, era molto dura per lei varcare quella soglia, sudava freddo, tremava tutta, non riusciva a muovere un passo, guardava l’entrata del cimitero come se fosse l’entrata dell’inferno, in quel momento si sentiva proprio all’inferno, non ci credeva che molto tempo dopo era lì a fare visita al defunto.
Deglutì molte volte prima di fare il passo necessario, guardava la sua amica, impassibile, senza sentimenti, non capiva come riuscisse a essere così apparentemente tranquilla.
“Forse lei non ha perso qualcuno di importante come me” ha pensato Yami.
-Ho perso qualcuno d’importante se te lo stessi chiedendo.- Disse Yukida di punto in bianco. Yami rimase colpita, come aveva fatto a capire quello che stava pensando, aveva imparato a leggere nella mente?
-M-mancano i fiori..-
-Tieni omaggio della fioraia Akumi.- Rispose Yukida dando il mazzo di fiori all’amica.
-Akumi? Che ci fa qui?- Yami rimase stupita, non si era accorta che per tutto il tragitto Akumi le stava seguendo e si era finta una fioraia.
-Storia lunga, bene andiamo.- Ribatte Yukida facendo un passo in avanti.
-Aspetta..se dovessi..-

Yami inizio a balbettare qualche parola di qua e di là parole senza senso, uscite dalla poca di una ragazza che aveva paura.
-Non ti fermerò, non nessuna per farlo.-
Prese la mano di Yami e le diede una spinta per incoraggiarla ad entrare nel suo incubo e cercare di accettare l’accaduto.
Il cimitero era immenso, immerso nel verde, c’erano molte lapidi di famiglia, era molto difficile trovare la tomba del ragazzo, le due amiche proseguirono, avanti e indietro, Yami non si ricordava dov’era stato seppellito il suo amico, lì venne una confusione nella mente, voleva sparire, esplodere o uccidersi in quel momento lì.
Qualcosa però attirò l’attenzione di Yami, cominciò a ricordarsi l’ultima volta che visitò la tomba, li posizionò una targhetta d’argento, proprio in quel momento un raggio di luce l’abbagliò, era fastidiosa quella luce, ma sapeva che proveniva dal sepolcro di lui.
Si mise a correre, era molto forte quel desiderio, non riusciva a sopirlo.
Arrivò alla tomba, si inginocchiò davanti alla lapide, guardava la foto e provava un enorme nostalgia, chinò la testa, non riusciva proprio a vedere l’immagine sorridente, scoppiò in lacrime, le aveva trattenute per molto tempo, ed era il  momento di sfogarsi, quel dolore enorme la stava uccidendo piano piano, infondo lei voleva questo morire per pagare quello che aveva commesso.
Yukida era dietro di lei, guardava tutta la scena senza dire una singola parola, sapeva che dire qualcosa non serviva a nulla, preferì rispettare il dolore dell’amica, non ci volle molto che Akumi le raggiunse, vide la scena straziante dell’amica, non poteva non stare ferma a vederla soffrire in quel modo.
-Y-a..-
Qualcuno la prese dal braccio e la tirò indietro, Yukida la fermò, non era il momento di fare le amicone, Akumi capì il motivo per cui nemmeno Yukida la stava consolando.
Yami si alzò di colpo dalla tomba, si voltò verso le amiche con gli occhi pieni di lacrime, singhiozzava, non riusciva a dire una parola, le sue pupille dicevano tutto, si gettò tra le braccia di Yukida e Akumi, molto amorevolmente consolarono, Haku scoppiò a piangere, poteva capire il dolore che stava provando l’amica, Yukida era l’unica a trattenere le gocce di pianto, non voleva farsi vedere debole in quel momento, però stava diventando difficile, involontariamente cominciarono a scendere delle lacrime, alzò gli occhi verso il cielo, cercando di non farsi notare.

Passarono secondi, minuti, ore, la situazione era la stessa, molte persone le guardavano, provavano compassione, tutti avevano passato quel brutto momento, vedere qualcuno che si amava, sotterrato a tanti metri di profondità. Akumi smise di piangere, e si tolse da quell’abbraccio, tirò fuori dalla borsetta dei fazzoletti per asciugarsi quelle lacrime.
-Yukida, tu s-stai piangendo.- Disse sbalordita Akumi di quello che aveva appena visto.
-N-no ma che dici, non piango, q-qualcosa mi è entrato negli occhi e le lenti mi danno fastidio.- Si asciugò subito gli occhi con la manica della giacca del giubbotto, sfregò molto velocemente che perse le lenti colorate, e non se ne rese conto.
-I tuoi occhi sono.- Haku vide per la prima volta il colore degli occhi della sua amica.
Yukida si prestò subito a mettersi un paio d'occhiali da sole, per non far notare qualcos'altro di particolare.
Le lacrime di Yami cominciarono a calmarsi, si asciugò gli occhi, era giunto il momento di voltare pagina definitivamente, il passato ormai appartiene al passato, non poteva cambiarlo, ma poteva solamente imparare da quello che era successo, poggiò i fiori nella tomba.
Era giunta l’ora di uscire dall’inferno, erano arrivate all’uscita, quando entrò un ragazzo che era vestito tutto in nero, tranne una maglia bianca, e la sciarpa rossa che aveva nel collo, capelli dal biondo strano, passò di fianco a Yukida, sfiorò la spalla della ragazza, guardandola con la coda dell’occhio, proseguì avanti nel suo cammino verso una lapide che le appartiene.
-Simeon!-Esclamò Yukida di punto in bianco, il ragazzo sussultò, stando di spalle, non si mosse per un po’, Yukida non sapeva cos’altro dire, il ragazzo poi proseguì per la sua strada non fermandosi più e non guardando chi c’era dietro di lei ad aspettare una risposta.

Akumi e Yami capirono che qualcosa stava tornando nella mente dell’amica, ma dovevano scoprire cos’era.
Yukida camminava dietro le ragazze a ricordare qualcos’altro su quel nome, intanto però la nerd doveva capire come mai Akumi le aveva seguite e perché si era spacciata per fioraia.
-Perché ci seguivi?- Chiese Yami aspettando la risposta.
-Ehm mi allenavano nei travestimenti che servono per le missioni, eravate le uniche in quel momento a uscire, quindi vi ho seguito, ma Yukida se ne accorta, tranne te.- Rispose Akumi guardando la faccia meravigliata dell’amica. Haku era solita ad allenarsi in questo modo, molto spesso seguiva Yukida quando usciva, si vestiva in ogni maniera, commessa in qualche negozio di vestiti o gioielli, banchiera alla banca, oppure cameriera con un finto francese, taxista quando Yukida prendeva il taxi perché non aveva voglia di guidare, tutti i travestimenti possibili e immaginabili che Akumi poteva fare, si era vestita da giocoliera delle strade.
Ma Yukida la beccava sempre o reggeva il gioco per vedere a che punto si spingeva Haku, si divertiva a modo suo.
Arrivarono all’appartamento dopo un’intera giornata passata al cimitero,  buttarono contemporaneamente i giubbotti sopra il divano, erano troppo stanche per sistemare il loro guardaroba, preferivano buttarlo come le veniva.
Yami si precipitò in cucina a mangiare qualche cibo spazzatura, non faceva altro che aprire e chiudere il frigo in cerca di ulteriore cibo da buttare giù nella pancia, Akumi si sedette vicino a Yukida che era impegnata al pc a ultimare delle cose, appoggiò la testa nella spalla dell’amica per poi dormire profondamente.
 

 
   
 
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