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Autore: Rack12345    12/10/2017    3 recensioni
[In Sospeso]
Dal testo:
"Proprio così, il suo desiderio era quello di diventare un pirata. Cosa che non si addice di solito ad una ragazza. Ma lei era diversa. Amava il mare più della sua stessa vita, e quale modo migliore per dimostrarlo se non dedicando la sua vita ad esso?"
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"Le scostò una spalla del vestito madido di sudore che indossava cercando di far sì che non si svegliasse o chissà che avrebbe pensato di lui. Osservò la spalla della giovane con attenzione e vide quel tatuaggio, visto anni prima, che riconobbe e che non poteva dimenticare. Sulla pelle della ragazza era disegnata la rosa dei venti sospesa su delle onde che ora, dopo anni, stavano sbiadendo.
Impossibile scordare una ragazza tanto determinata come lei.
-Williams.- sussurrò Jack."
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Ciao Pirati!
Vi spiego un po' di cose prima di leggere la fanfiction:
-La storia è ambientata dopo i fatti della maledizione della prima luna, ma non avverranno gli avvenimenti (scusate il gioco di parole) dei seguenti film;
-Forse il mio Jack non sarà del tutto fedele al Jack dei film;
-Godetevi la storia e fatemi sapere cosa ne pensate, ne ho bisogno :) Grazie per l'attenzione.
Rack
Genere: Avventura, Mistero, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Elizabeth Swann, Hector Barbossa, Jack Sparrow, Nuovo Personaggio, Will Turner
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Erin & Jack's Saga
Promise me.






Stava per sorgere il sole quando Erin finì di indossare le sue varie cinture con le relative armi. Pistola, spada e pugnale. La notte prima non aveva dormito molto a causa delle tante emozioni provate il giorno prima. Suo padre le aveva raccontato come era morta sua madre e come lui fosse diventato il pirata più importante del mare spagnolo e lei stava ancora cercando di metabolizzare il tutto. E in più ci si metteva anche Jack che tentava di baciarla.
Sorrise al ricordo di quel momento così imbarazzante. Il sorrisetto che Jack aveva sulle labbra la fece arrossire anche adesso che era sola nella sua cabina.
A ripensarci, se non fosse stato per Peter, cosa avrebbe fatto lei?
Erin era consapevole di essere attratta da Jack. Lo adorava sotto tutti i punti di vista. Da quando lo aveva visto anni prima lo aveva trovato affascinante ed ora con quella barba lo trovava ancora più attraente. Amava le sue tante cicatrici impercettibili, segno della sua incredibile bravura nel sopravvivere. Amava i suoi capelli lunghi e scuri. I suoi occhi neri e profondi. Il suo modo di parlare complicato per spiegare cose semplicissime. Il suo carattere estroverso, ma la sua delicatezza nei momenti giusti.
Amore? Dopo un solo mese?
Erin scosse la testa.
-Nah, non è possibile.- disse ad alta voce come per auto convincersi.
-Cosa non è possibile?- chiese d'improvviso una voce maschile alle spalle di Erin.
La ragazza si voltò spaventata, assorta com'era nei meandri della sua mente e notò, con sorpresa, che si trattava di suo padre.
-Papà! Ehm no, niente, mi sembrava di aver visto un gatto!-
Peter rise e pensò che la figlia stesse sicuramente inventando una scusa.
-Beh in effetti è strano trovare un gatto su una nave.- disse decidendo di stare al gioco della figlia.
Erin sorrise e poi scrutò meglio suo padre, notando che addosso non aveva tutte le sue armi, ma solo la spada, e non indossava nè il cappello, nè la sua lunga giacca rossa che la ragazza aveva visto il giorno prima.
-Papà perché non sei ancora pronto? Stiamo per salpare è questione di secondi!-
Peter si sedette sul letto della ragazza ed invitò anche la figlia a fare lo stesso, la quale obbedì.
-Erin..- prese un grande respiro. -Io non verrò con voi.- disse tutto d'un fiato.
Erin rise nervosamente cominciando ad attorcigliarsi la lunga treccia castana tra le dita.
-Come scusa? Scherzi, vero?-
Peter la guardò muovendo la testa in segno di no.
A quel punto Erin si alzò in piedi e cominciò a camminare avanti e indietro per circa tutta la stanza. E dopo poco si fermò di fronte a suo padre.
-Papà, io non posso lasciarti qui! Ci siamo appena ritrovati!- esclamò agitando le mani.
Suo padre le porse una mano per farla tornare a sedere e lei la prese con ancora un espressione stupita sul volto.
-Mia cara e impulsiva figlia..- cominciò Peter -come ti ho già spiegato, non posso lasciare i commerci, non posso lasciare qui la mia flotta, non posso lasciare qui il mio discreto bottino.-
-Ma..!-
Erin provò a dire qualcosa, ma Peter le strinse di nuovo la mano con entrambe le sue.
-Erin, io vorrei tanto starti vicino. Credimi non l'ho mai desiderato tanto come in questo momento, come adesso che so che sei viva e che sei in.. buone mani.. su per giù. Ma non posso, ho una posizione importante qui in Spagna e non ho ancora trovato qualcuno di cui fidarmi ciecamente a cui lasciare in custodia tutto ciò che ho. Allo stesso modo, io non posso chiederti di restare. Sei giovane. Il mare è sempre stato il tuo sogno e da quello che vedo, il fatto che tu abbia perso me e tua madre in mare, non ha cambiato il tuo sogno. Si tratta di un vero sogno, Erin. Vai e vivilo, senza un padre ad intralciarti la strada. Perché è questo ciò che farei. Sono un pirata sì, ma sono sempre tuo padre e i padri, si sa, sono gelosi morbosi delle proprie figlie.- disse concludendo con un sorriso.
Erin aveva gli occhi velati dalle lacrime e se ne stava lì a labbra dischiuse senza dire nulla.
Intralcio? Come poteva pensarlo?
-Ma che stai dicendo?- disse quasi a sottovoce Erin. -Papà, io sono stata dieci anni a pregare tutti gli dei nominati nel modo che tu potessi tornare da me ed essermi d'intralcio!-
Con quest'ultima frase Erin crollò e pianse tutte le lacrime che non aveva avuto il tempo di piangere fino a quel momento. Posò i gomiti sulle ginocchia e si coprì il volto con le mani. Cominciò a piangere silenziosamente, i suoi singhiozzi erano come delle convulsioni che le facevano tremare tutto il corpo. Non voleva farsi sentire da nessuno, nemmeno da suo padre, se le fosse stato possibile e si stava sforzando tantissimo per farlo.
Peter sgranò gli occhi. Fino a due secondi prima sua figlia era arrabbiata. Ora? Era triste? O ancora più arrabbiata?
Gli si spezzò il cuore nel vederla così inerme. Non si aspettava di vedersela crollare davanti in quel modo. Ma effettivamente aveva retto anche troppo tutta la tensione degli ultimi tre giorni.
Il primo pensiero di Peter fu quello di lasciarla sola. Il secondo fu quello di andare a chiamare Elizabeth. Il terzo quello di chiamare Will. Il quarto quello di chiamare Jack.
Ma una vocina dentro di sé lo bloccò e gli disse:
"Ehi? Peter? Sveglia! Sei suo padre! Avete lo stesso sangue! Non ti serve altro!"
E così Peter realizzò che in quel momento l'unico a dover essere lì, con Erin, a superare questo momento, non era altri che egli stesso.
Si avvicinò alla ragazza ed allungò un braccio cingendole le spalle portandola ad appoggiarsi al suo petto.
Erin si aggrappò al collo del padre come se fosse la sua unica ancora di salvezza.
Continuò a singhiozzare per alcuni minuti, finché non cominciò a calmarsi.
Il suo respiro tornò normale, come il battito del suo cuore. I singhiozzi andavano diminuendo. Si asciugò le lacrime con il dorso di una mano, mentre con l'altra rimaneva ancorata a Peter.
Erin cominciava a realizzare che suo padre aveva ragione. Non poteva spostarsi dalla Spagna al momento. Ma era stato quell' "essere d'intralcio" detto da lui che l'aveva fatta esplodere.
Probabilmente suo padre aveva visto in quell'espressione solo un modo per sdrammatizzare la situazione.
La ragazza si staccò da suo padre tirando su con il naso e cercò di ricomporsi.
Aveva le guance arrossate sia per le lacrime che per la vergogna. Erano anni che no piangevo in quel modo.
O meglio, erano anni che non piangeva in generale.
-Scusami.- disse seria.
-No scusami tu.- rispose suo padre. -Non volevo farti questo.-
Erin annuì, poi riprese a parlare.
-Hai ragione. Non puoi lasciare la Spagna adesso. Ma non appena potrai, dovrai tornare da me. Nel nostro meraviglioso Mar dei Caraibi. Promettimelo.-
Peter sorrise. -Va bene, Erin. Promesso.-
I due si diedero un ultimo abbraccio che durò più del solito, prima di salire sopracoperta.
 
 
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Erano quasi pronti per la partenza. Jack stava osservando i suoi uomini caricare sulla nave diverse casse di provviste, che probabilmente sarebbero servite anche per il viaggio di ritorno nei Caraibi. Stava aspettando di veder passare Peter davanti a lui, per poi ordinare ad uno qualsiasi dei suoi di mollare la cima d'ormeggio.
Non vedeva l'ora di salpare e di scoprire come fosse possibile che esistesse una grotta piena di topazi. Se non fosse stato per Erin a quest'ora lui starebbe ancora davanti un foglio ingiallito senza alcuna scritta sopra. Ogni giorno che passava quella ragazza lo attirava sempre di più e la scopriva sempre piena di risorse. Era stata l'unica,oltre ad Elizabeth, che fino a quel momento l'aveva attratto non solo per la sua bellezza, ma anche per il suo modo spigliato e deciso di fare qualsiasi cosa. Gli si era spezzato il cuore quando aveva visto Erin stare male dopo la scoperta che suo padre fosse ancora vivo. Quando la ragazza si era chiusa in cabina, Jack aveva temuto che non gli avrebbe più rivolto la parola. Ma Erin aveva un cuore d'oro ed era anche questo che Jack adorava di lei. Era raro a Tortuga trovare una donna che avesse un interesse diverso dai soldi.
Sorrise come un fanciullo inesperto ripensando alla sera prima e si chiese se anche Erin l'avesse fatto nel pensarci. Aveva bevuto parecchio nel pomeriggio mentre stava aspettando lei e suo padre, ma il desiderio di baciare la ragazza non era dovuto ai fumi dell'alcool e ne era certo perché quel desiderio affiorava in lui anche da sobrio.
-Capitano?-
La voce di Gibbs lo distrasse dai suoi pensieri e quasi si spaventò come un bambino che viene scoperto dalla madre a rubare caramelle.
-Sì?-
-Noi siamo pronti a salpare, signore. Aspettiamo un vostro ordine.- disse Joshamee posizionandosi accanto al suo capitano.
Jack annuì e fissò l'orizzonte. Il sole era già spuntato per metà sul filo del mare.
-Aspettiamo che scenda il signor Williams e partiamo.- disse infine.
Pochi istanti dopo Jack vide la figura di Peter camminare verso di lui, seguita da un'altra figura molto più piccola intenta a mangiarsi le unghie per trattenere il dispiacere di doversi separare dal padre. Di nuovo.
Jack andò loro incontro e quando li raggiunse diede una pacca sulla spalla a Peter.
-Grazie, amico. Senza di te non avrei mai ottenuto quella mappa.- fece un attimo di pausa. -Oh, a proposito!- si frugò nelle tasche e ne tirò fuori la mappa consegnandola a Peter. -L'originale tienila tu, noi abbiamo la copia!- disse indicando la sua cabina, nella quale si trovava la copia della mappa.
Peter sorrise. -Mi raccomando Jack.- lanciò uno sguardo rapido alla figlia. -Fa che sopravviva.-
Jack guardò Peter con uno sguardo serio. Non avrebbe mai permesso che succedesse qualcosa di male ad una delle poche persone che riusciva a fargli vibrare l'anima solo guardandolo.
-Sta tranquillo amico, è in buonissime mani.- disse passando un braccio intorno alla vita della ragazza e avvicinandola a sè con fare protettivo.
Il solo averla vicino in quel modo lo faceva sentire forte e sicuro di sè.
Erin invece stava trattenendo il respiro e il suo cuore accelerava sempre di più ogni secondo che passava stretta da Jack. Quasi non si era resa conto che in quello stesso attimo suo padre era sceso dalla Perla. Non sapeva se l'avrebbe mai più rivisto.
-Allora gioia, salpiamo? Che ne dici?- disse Jack staccandosi dalla ragazza.
Erin annuì.
Ogni giorno Jack faceva qualcosa che la mandava nel panico e la spiazzava. Oggi la stringeva a sè come se fosse una cosa che faceva tutti i giorni. La sera prima aveva tentato di baciarla e lei stava per ricambiare.
"Mi sarebbe tanto piaciuto ricambiare, in effetti." pensò la ragazza mentre osservava Jack dare ordini mentre saliva le scale del cassero di poppa per andare a posizionarsi al timone e manovrare la  nave fino fuori dal porto.


 
La navigazione stava procedendo a gonfie vele. Mancavano solo due ore all'arrivo alla grotta e la situazione, per le tre ore precedenti, era stata fin troppo calma secondo Jack e Will. Non avevano incontrato molte navi, se non un peschereccio poco dopo aver abbandonato il porto di Cadice. Probabilmente era perché nessuno sapesse quale fosse la rotta per l' Isla de Dragonera. E non era tanto il pericolo di incontrare qualcuno durante il viaggio a preoccuparli, ma il fatto di non sapere cosa li aspettasse una volta raggiunta l'isola. 
























Ciao a tutti!
Ehm.. sì.. lo so.. quanto tempo è passato? 
...2 mesi.. 2 mesi esatti oggi.
Vi devo delle imensissime scuse per questa mia lunghissima assenza. Sto avendo un periodo molto importante e complicato della mia vita. E' un periodo di cambiamenti, un periodo di scelte veramente importanti. Ho cominciato l'università e sto ancora cercando di ambientarmi, ma sono tornata! Questo è l'importante!
Devo rimettermi in carreggiata (ah già, sto anche cercando di prendere la patente, a proposito di carreggiate ahaha) sia come autrice che come lettrice e non vedo l'ora di farlo il più presto possibile.
Comunque, questo è il mio umile e corto capitolo scritto di getto e con la voglia di pubblicarlo il prima possibile. Spero vi piaccia anche se è un capitolo di passaggio fino al momento in cui i nostri pirati arriveranno all'Isla de Dragonera.. e lì ne succederanno delle belle! :)
Ringrazio Oscarella, che mi dà delle belle idee :) e Miss_Sparrow_17_09, per i suoi commenti molto dolci. Entrambe mi sono state sempre vicine fin'ora.
Ringrazio poi anche voi tutti lettori ovviamente! 
Spero di risentirvi presto!

Rack <3
  
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