Storie originali > Thriller
Ricorda la storia  |      
Autore: rora02L    13/10/2017    7 recensioni
Paziente: Lucifero Stella Del Mattino (nome vero?)
Età: 25 anni
Malattie diagnosticate in passato: nessuna, a quanto risulta
Descrizione del medico curante: Narcisista, egocentrico, pensa di essere oggetto della smania di persecuzione e di oppressione del padre, rapporto con i genitori ed i fratelli complicati, sadico, vizioso ed irrispettoso.
“Mi annoiavo. E voi umani siete così divertenti. Ho scelto lei per fare un gioco, un gioco molto divertente: la sfido a guarirmi. Se non ci riuscirà, sarà lei a diventare pazza oggi.”
Storia partecipante alla sfida: "Dolcetto o scherzetto?" indetta sul gruppo Facebook Efp famiglia: recensioni, consigli e discussioni.
Genere: Angst, Introspettivo, Sovrannaturale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

La Psicologa del Diavolo.

 

Prompt:  Il diavolo in persona  
Parole: 2520




Image and video hosting by TinyPic


31 Ottobre, 2016

Paziente: Lucifero Stella Del Mattino (nome vero?)

Età: 25 anni

Malattie diagnosticate in passato: nessuna, a quanto risulta

Descrizione del medico curante: Narcisista, egocentrico, pensa di essere oggetto della smania di persecuzione e di oppressione del padre, rapporto con i genitori ed i fratelli complicati, sadico, vizioso ed irrispettoso.

La dottoressa Angelica Solar sistemò l’orlo della sua gonna nera, lunga fin sotto il ginocchio, e prese un respiro profondo, mentre il rintocco dell’orologio le ricordava che un nuovo paziente sarebbe entrato da quella porta. Aveva 27 anni, poca esperienza e molta passione per quel lavoro, che la aiutava a concentrarsi sui problemi degli altri e non su i suoi. Che, diciamolo, a confronto sembravano delle sciocchezze da bambini.
La camicia color senape faceva risaltare la sua carnagione ambrata e dava ulteriore vigore allo scuro cupo dei suoi occhi da cerbiatta e dei suoi lunghi capelli neri, legati in una coda di cavallo. Sentì bussare alla porta e, automaticamente, disse con aria professionale: “Prego, avanti.”
La prima cosa che notò di lui furono i suoi vispi e luminosi occhi azzurri, sembrava avesse staccato un pezzo di volta celeste. Ma non erano di un bello buono, ma di un bello cattivo, subdolo: erano quel tipo di occhi che ti scrutano, ti rimescolano le viscere e sembra possano sbranarti l’anima, guardandola oltre il sangue e la carne che la imprigiona. L’uomo sorrise serafino, come se sapesse di avere il pieno controllo di ogni aspetto di quella situazione. Con una pallida mano sistemò i corti boccoli rossi, per poi sedersi con movimenti studiati sul divano color panna della dottoressa, che deglutì per cercare di restare calma. Era solo un paziente, come tutti gli altri. Allora perché sentiva quella specie di cappa, quella stretta al cuore che le faceva mancare il respiro anche solo guardandolo?
Il paziente si presentò: “Salve, dottoressa Solar, sono Lucifero Stella Del Mattino… incantato.”
La sua voce aveva un accento straniero estremamente elegante, simile a quello inglese con un pizzico di francese. Angelica scosse leggermente il capo per riprendersi: “Piacere mio, signor Stella Del Mattino… cognome particolare.”
L’uomo sospirò: “Eh sì, i miei genitori non sono delle persone comuni. Mio Padre poi… non ne parliamo.”
La dottoressa si tranquillizzò e, ridacchiando, ribatté: “Ottimo, avevo proprio intenzione di iniziare la nostra prima seduta parlando prima di tutto della sua infanzia, dei suoi genitori, di quando era piccolo… e successivamente passare al motivo che l’ha portata qui.”
Lui accavallò le gambe, indossava un paio di pantaloni scuri ed una camicia candida, che lasciava leggermente scoperto il petto marmoreo. Lucifero sbuffò, quasi seccato dalla richiesta della dottoressa: “Io e mio Padre non siamo rimasti in buoni rapporti. Vede, lui è un manipolatore. Lui vuole perennemente controllarmi, dirmi che cosa fare, usarmi come una pedina e togliermi la libertà di decidere per me. Oh, ma io quella libertà me la sono ripresa…”
Fece un ghigno diabolico, che raggelò la donna e la costrinse ad abbassare il capo, fingendo di prendere appunti con la matita sul suo blocco degli appunti. Angelica prese coraggio e riprese con le domande: “Quindi lei è scappato di casa presumo?”
Il paziente sobbalzò, sorridendo divertito, come se avesse sentito una barzelletta carica di ironia e sarcasmo: “Non è esatto. Se vogliamo essere precisi, mio Padre mi ha cacciato spedendomi nelle viscere della Terra. Nel luogo che voi mortali chiamate Inferno, anche se ha molti altri nomi, come me del resto.”
Angelica alzò un sopracciglio, dubbiosa. Si domandò con chi aveva a che fare. Aveva capito che il suo nuovo paziente aveva una qualche ammirazione per Lucifero, l’angelo caduto e re dell’Inferno, il diavolo insomma. Ma si chiedeva fin dove l’immedesimazione di quell’uomo nel personaggio più diabolico per eccellenza andasse. Fin dove si era spinto, quanto forte era la sua convinzione di essere il Diavolo?
Appoggiò la matita al mento, con aria pensierosa e decise di stare al gioco, forse sarebbe riuscita a capire meglio il suo paziente se lo avesse assecondato: “Un padre che caccia di casa un figlio è strano. Potrebbe spiegarmi per quale ragione suo padre l’ha scacciato, per cortesia?”
Lucifero alzò gli occhi al cielo, cercando di ripescare quel ricordo vecchio di secoli e millenni, quel gesto che aveva sconvolto la sua vita e quella di tutti gli esseri del Creato: “Come le ho spiegato pocanzi, mio Padre ama controllare tutto e tutti, specie i suoi figli. Ho altri fratelli, ma a loro non ha mai dato fastidio essere comandati a bacchetta dal loro amato paparino. Lo facevano con gioia, dicevano che era un modo per dimostrargli il loro amore per lui. Io ero il più devoto dei suoi figli, per questo anche il suo preferito. Ma volevo di più. Volevo poter decidere da solo, seguire i miei desideri e scegliere. Senza che qualcun altro lo facesse per me o mi manipolasse… lei può capirmi, non è vero? Comunque, decisi di ribellarmi, per far capire a mio Padre che non ero più una sua marionetta.
Il prezzo fu essere sbattuto fuori dai cancelli del Paradiso, insieme a coloro che, come me, volevano solo essere liberi di scegliere tra il Bene ed il Male. Come fate tutti voi umani. Perché noi Angeli dovevamo essere degli schiavi? Non lo sopportavo.”
Il suo sguardo si fece più cupo, come se quei ricordi fossero state spine ancora ben conficcate dentro di lui e, smuovendole, gli causassero dolore. Angelica sapeva come ci si sentiva a non poter seguire la propria strada liberamente. Anche lei aveva avuto dei genitori che avevano sempre deciso per lei. Ma, una volta diventata grande, aveva deciso che la sua carriera non sarebbe stata quella della chirurga, ma bensì quella dalle psicologa. Ed eccola, nel suo studio, dopo svariati tirocini e lavori estenuanti. Aveva messo soldi da parte per realizzare il suo sogno e ci era riuscita. Si era anche lei ribellata, andando via di casa. Ma i suoi genitori non avevano smesso di amarla e lei non aveva mai smesso di sentirli, ogni giorno per telefono e nei fine settimana andava a trovarli nella campagna toscana.
“Lei pensa di odiare suo padre, ma in realtà vorrebbe essere amato da lui per quello che è e non per quello che lui vorrebbe che lei fosse” lo disse in un momento di impeto. Lucifero la guardò con occhi nuovi, sporgendosi verso di lei, incuriosito da quelle parole coraggiose. Il suo viso si trasformò in una smorfia malefica: “Dottoressa, non dica sciocchezze. Io odio mio Padre. Io voglio solo che sparisca dalla mia vita. Io non voglio che lui mi ami o che mi perdoni, non desidero in alcun modo essere anche solo minimamente dipendente da lui.”
Lo disse in modo freddo e deciso, con una scintilla di ira negli occhi gelidi che fece accapponare la pelle della giovane psicologa. Angelica abbassò nuovamente gli occhi, presa da uno strano terrore: “C-cambiamo argomento allora… dunque, potrebbe dirmi il motivo per cui ha deciso di venire qui oggi?”
Lui alzò le spalle, girandosi a guardare fuori dalla finestra, dove un acero rosso perdeva le sue foglie rinsecchite: “Mi annoiavo. E voi umani siete così divertenti. Ho scelto lei per fare un gioco, un gioco molto divertente: la sfido a guarirmi. Se non ci riuscirà, sarà lei a diventare pazza oggi.”
Lo disse con un sorriso compiaciuto e divertito sul volto, come quello di un bambino che ha davanti un nuovo giocattolo da provare. Solo che il giocattolo era lei. Angelica deglutì: non era il primo psicopatico con cui aveva a che fare. Non aveva paura di lui. Non aveva paura di nessuno.
Lucifero mise i gomiti sulle ginocchia e appoggiò il viso angelico sulle mani incrociate, godendosi l’anima della dottoressa che si attorcigliava su sé stessa, combattuta tra l’istinto di fuggire e quello di sconfiggerlo. Sorrise, trovando tutto quel gioco molto stimolante.

“Iniziamo.”

Ψ

31 Ottobre 2017

Paziente: Angelica Solar, ex psicologa

Età: 28 anni

Cella: numero 35, ala ovest

Malattie diagnosticate in passato: nessuna

Descrizione del medico curante: la paziente sembra scossa da uno shock che le fa credere di aver visto il diavolo in persona. Uccide senza pietà uomini di sesso maschile dai capelli rossi e dagli occhi azzurri, dicendo che quelli non sono umani, ma che è il diavolo che si prende gioco di lei. La paziente sostiene di vedere questo individuo che la tormenta nei suoi incubi, dove il suo volto si trasfigura, diventando senza pelle, un ammasso indistinto di sangue e muscoli, mentre i suoi occhi prima azzurri diventano scarlatti. Racconta che, nel sogno, le squarta la pancia e le toglie uno ad uno gli organi, mentre lei è ancora viva. Si sveglia in uno stato si shock, il suo letto è ricoperto del sangue della sua ultima vittima.

Il dottor Dante Da Polenta rimise gli occhiali a mezza luna, per poi bussare alla cella della detenuta che doveva visitare. Le faceva quasi pena, quella donna che, improvvisamente e senza alcuna apparente spiegazione, aveva perso il senno, diventando una serial killer.
Solitamente, i suoi pazienti avevano delle malattie celebrali congenite o avevano subito dei traumi piuttosto rilevanti per cui il la loro psiche è impazzita. Ma la signorina Angelica Solar no. Lei era sana, fino a un anno prima.
Questo caso clinico lo intrigava. Come psichiatra e neurochirurgo, ne aveva viste tante. Avendo sessantasei anni, aveva accumulato molta esperienza negli anni, ma mai aveva visto una cosa simile. Angelica aveva subito un cambiamento repentino e totale, che la aveva trasformata in un pericolo per sé stessa e per gli altri. Aveva infatti tentato più volte di suicidarsi, per far smettere quella voce nella sua testa che le gridava di uccidere, uccidere ed ancora uccidere. Avevano dovuto imprigionarla in un centro specializzato, ora era legata con le camice di forza.
Dante si sistemò i baffi candidi, entrando finalmente nella stanza, le cui pareti erano imbottite da materassi bianchi, per evitare che la paziente si facesse del male da sola. Angelica era lì, con i capelli neri spettinati ed alcune ciocche davanti al viso, lo sguardo spiritato e gli altri bloccati. Un tremore insolito le percorreva tutto il corpo. Era seduta a terra, pensierosa. O meglio, preoccupata. Sembrava un animale in allerta, come se una qualche forza oscura stesse per agire, quella sera stessa.
Il dottore la salutò cordiale, ricevendo un cenno del capo dalla giovane. Dante allora le chiese: “Come sta oggi, signorina? Ha per caso freddo?” Lei scosse il capo, per poi iniziare a piangere silenziosamente. “Non posso aiutarla se non mi dice cosa succede, mia cara. Io so che lei è molto malata, non ha nessuna colpa. Ma si deve far aiutare, se vuole guarire. Mi deve parlare, Angelica, lo capisce?”
Da quando l’avevano chiusa in quella cella speciale, non aveva più parlato con nessuno. Si limitava a guardare fuori dalla piccola finestra senza vetri, utile solo a far circolare l’aria. La donna aprì la bocca, le labbra erano stranamente secche e la voce affaticata per lo sforzo: “Scappi. Non vada. O resti con me.”
L’uomo aggrottò le folte sopracciglia bianche, avvicinandosi ulteriormente a lei: “Dove non dovrei andare, Angelica?”
Lei iniziò ad agitarsi e gli chiese di avvicinarsi ulteriormente: “Lui non deve sentirci. Non deve.”
Il dottore iniziò a spaventarsi davvero, ma se Angelica aveva parlato dopo così tanto tempo doveva esserci una ragione, doveva essere una cosa importante. Vinto dalla curiosità, si avvicinò alla paziente, che gli sussurrò all’orecchio: “Non vada. Lui non è come me e lei. Lui la farà diventare come me. Lui è malvagio. Lui è… i-il Diavolo!”
Nascose il volto pallido tra le braccia immobilizzate, riprendendo a piangere spaventata. Dante le accarezzò i capelli con fare paterno, non capiva chi fosse questo Lui a di cui la giovane parlava. Forse avrebbe fatto meglio ad andarsene da quella cella, un altro paziente lo attendeva. “Mia cara, ora devo andare a far visita ad un altro paziente” le comunicò con tono paterno, ma quella notizia fece sobbalzare la ragazza, che lo guardò supplicante: “No. Non lo faccia. NO!”
Il dottore le sorrise bonario, abbracciandola: “Non mi succederà nulla, può stare tranquilla. Sono al sicuro, lo sai anche tu che vengo sempre scortato da delle guardie armate, sono anche ora fuori da questa stanza. Ora, da brava, è il momento di dormire. Ultimamente stai migliorando, Angelica: ci sono buone probabilità che tu guarisca, non rovinare tutto, va bene?”
L’uomo si diresse con calma verso l’uscita, sentendo su di sé gli occhi neri ed arrossati della sua paziente che lo supplicava con il pensiero di non farlo, di non andare.
Non lo faccia, la prego. Non lo faccia. Lei non sa di che cosa Lui è capace, la farà impazzire come ha fatto con me!

NON LO FACCIA NON LO FACCIA NON LO FACCIA!

Ψ

Paziente: Iblis Shaytan

Età: 25 anni

Cella: numero 66/6, aula est

Malattie diagnosticate in passato: nessuna

Descrizione del medico curante: crede di essere il diavolo in persona. Prova piacere nello squartare giovani donne di età compresa tra il 20 ed i 30 anni, per poi rimuovere gli organi interni, in particolar modo l’utero. Mentalmente instabile, non pericoloso per sé stesso. Narcisista ed egocentrico, soggetto incline a scatti di violenza ingiustificati in cui trae piacere.

Dante lesse un’ultima volta la cartella di Iblis, un ragazzo di religione islamica che è stato rinchiuso nella struttura dopo ben sette omicidi, a danno di donne giovani e dai tratti macabri. Leggendo il profilo di questo nuovo paziente, per un attimo si chiede se è lui quello di cui Angelica parlava, pochi minuti prima. La mano che teneva la cartella clinica trema, in uno spasmo che non gli era mai capitato. Si impose di mantenere la calma.
Questo è un paziente come un altro. Entrò nella cella, deciso a non farsi spaventare da nulla e da nessuno. Anche se era la notte di Halloween, non voleva certo dire che Satana aveva davvero deciso di farsi un giretto sulla Terra. Non voleva dire che sarebbe accaduto qualcosa di orribile. Non voleva dire che era in pericolo. E nemmeno significava che non avrebbe dovuto svolgere il proprio lavoro. Un giorno come tanti altri. Solo un giorno come tanti altri.
Vide il suo nuovo paziente tranquillamente seduto su un divano in pelle, mentre sorseggiava una tisana alle erbe. Dopotutto, non era un pericolo per sé stesso e prendeva di mira solo le donne, a cui era proibito categoricamente di entrare.
Iblis aveva dei lineamenti tipici arabi, la pelle olivastra e dei corti capelli mori, ma vestito in modo occidentale: camicia bianca e pantaloni neri, abbinati ad un paio di scarpe in vernice. I suoi occhi erano di un particolare colore azzurro, che incuriosiva il dottore.
Dante si presentò al paziente, nonostante quella sensazione di ansia e di paura che gli stava risalendo la spina dorsale e che invadeva il suo intero corpo.
Iblis sogghignò, dicendo tranquillamente: “Salve, dottore. Io sono il Diavolo. Ora, appena finisco la mia tisana, potrò parlare tranquillamente con lei – ne bevve un sorso con garbo – anzi, lei mi piace… Sì, ho deciso. Io e lei giocheremo. È pronto, dottore?”




 Angolo autrice:
Prima storia thriller che scrivo, spero che come esordio vada bene. Ho voluto accettare la sfida e mi intrigava l'idea di far andare persino il Diavolo da una psichiatra. Con tutti i problemi mentali che ha.
Alcune informazioni le ho prese spudoratamente da Wikipedia, ma l'idea è completamente mia, influenzata dalla serie tv "Lucifer", da cui ho preso l'idea iniziale di una psicologa per il re degli Inferi e poi ho sviluppato la trama in modo decisamente diverso.
Spero vi sia piaciuta, fatemi sapere che ne pensate! La vostra Rora 


  
Leggi le 7 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Thriller / Vai alla pagina dell'autore: rora02L