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Autore: Lucius Etruscus    13/10/2017    0 recensioni
Libera reinterpretazione del mitico film "I sette samurai" (1954) di Akira Kurosawa - plagiato poi per "I magnifici sette" (1960) di John Sturges - ma con i Predator al posto dei samurai. Una storia inedita ma con personaggi che strizzano l'occhio ai Predator visti in film, fumetti e videogiochi.
Un pianeta sperduto, una colonia umana aggredita da spietati Bad Blood. L'unica speranza per gli umani: sette guerrieri senza onore...
Genere: Azione, Horror, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: Movieverse | Avvertimenti: nessuno
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Il mondo vibrò e tremò, e mantenere l’equilibrio fu all’improvviso dannatamente difficile. Questo fu l’effetto del primo pugno che Hornhead fece crollare sul volto di Achab.

Lo Yautja non era imponente come Wolf, né sembrava particolarmente muscoloso, ma erano sottigliezze: quand’anche fosse stato un suo pari, Achab lo stesso sarebbe stato in difficoltà. E chiaramente era molto più di un suo pari. Lo dimostrò con la velocità con cui tornò a colpire l’avversario, prendendolo ad un fianco e spezzandogli completamente il fiato. Achab non riusciva a ritrovare l’equilibrio ma di una cosa era assolutamente conscio: non sarebbe sopravvissuto ad un terzo pugno.

Hornhead avrebbe velocemente atterrato l’avversario ma proprio per questo non aveva alcun interesse a farlo. Aveva il braccio destro gravemente ferito, per la pugnalata di Scar, eppure era chiaro che poteva batterlo con una mano sola: perché sbrigarsi? Si limitò a sghignazzare guardando Achab. «Tu saresti il migliore del gruppo?» chiese gracchiando. «Com’è possibile che a voi insetti sia venuto in mente di aggredirci? Sapete contro chi vi siete messi?»

Non erano vere domande, ma più Hornhead parlava meno colpiva, così Achab decise di stuzzicarlo. «E voi? Voi sapete con chi avete a che fare?»

Hornhead lo fissò per qualche secondo, interdetto. Che avesse sottovalutato il suo avversario? Mostrarsi deboli è una tipica tecnica di chi invece è forte... o degli idioti che si credono forti. Poi però Achab alzò lentamente le braccia e le mise davanti al proprio corpo con i pugni chiusi, al che Hornhead non poté fare a meno di scoppiare in una risata: il suo avversario apparteneva sicuramente alla seconda categoria. Sferrò un blando pugno per divertirsi a ferirlo ancora un po’, ma a sorpresa il pugno andò a vuoto...

Achab aveva assunto una posa da combattimento umano, che gli Yautja di solito non conoscevano: Berserker era stato un arrogante coglione, ma non diceva cose sbagliate. Mentre Hornhead colpiva dritto, incanalando la sua energia dritto davanti a sé, Achab senza alcuno sforzo ruotò leggermente il busto, così che il suo corpo non si trovasse più parallelo al nemico ma perpendicolare. Così che il suo corpo offrisse la minor superficie possibile da colpire, così che bastò scansarsi di pochi millimetri per evitare il pugno, approfittandone per colpire il nemico in faccia.

Un pugno fiacco, senza energia, Achab ormai era allo stremo delle forze, ma anche solo quel ridicolo pugno fu bruciante per Hornhead: il più debole dei suoi avversari l’aveva appena fregato. Ritrovandoselo alla sua sinistra, ed avendo ormai solo il braccio sinistro buono, lo roteò nella sua direzione per cercare di spazzarlo. Una tecnica banale, scontata, che Achab poté evitare anticipandola ed abbassandosi: si ritrovò in un attimo davanti all’avversario e gli assestò altri due pugni, in rapida sequenza. Nessun danno, solo un gesto di puro sfregio per far perdere la concentrazione.

Hornhead cominciava a vedere rosso di rabbia: il suo avversario non gli faceva neanche il solletico eppure si permetteva di prenderlo in giro sgusciando dai suoi colpi. Lo Yautja aumentò la forza nei propri pugni ma proprio per questo divenne ancora più lento nei movimenti, perché ogni volta doveva caricarli al massimo: Achab, che non poteva mettere alcuna energia nelle sue tecniche, poteva muoversi più veloce e scansare tutti i colpi. Il suo ultimo combattimento non sarebbe stato onorevole, a meno di non lodare un guerriero che schernisce un avversario più forte.

~

Ogni secondo in cui Machiko non sparava, era un secondo che rendeva più facile sbagliare colpo. Non era un cecchino, non era stata addestrata a mantenere una posizione di tiro rimanendo immobile in una situazione concitata. Quando accompagnava i ricconi a caccia poteva sdraiarsi su rocce calde o in posti comodi, e quando le capitava di sparare – perché magari i ricchi non erano capaci ma non volevano andar via senza un trofeo, così gliene commissionavano uno – si trattava di colpire ad una distanza media degli animali molto grandi e di solito fermi.

Ora la donna da troppi secondi era accucciata a terra su un ginocchio, con i muscoli contratti a tenere fermo il suo fucile di precisione, così da capire a chi dovesse sparare: ad Hornhead, più vicino ma con il rischio di colpire Achab, o Wolf, molto più lontano e meno facile da centrare. Il capo dei Bad Blood stava sgrullando il cadavere di Jungle dalla propria lancia, lentamente, e intanto si gustava il suo fido braccio destro che affrontava il capo di quegli strani assalitori. Ormai nella colonia si respirava solo aria di morte, quindi non c’era alcuna fretta.

Machiko mirava a ripetizione prima uno poi l’altro: chi colpire? Con chi utilizzare l’ultimo colpo rimasto? Fermo restando che c’era solo una pallida possibilità che quest’ultimo colpo andasse a segno.

Fissò in lontananza Wolf che, tronfio, ripuliva la propria lancia sul corpo inerte di Jungle, e la rabbia montò. Era lui il bersaglio da provare a colpire: avevano fatto tutta quella strada e avevano versato tutto quel sangue proprio per quello, avevano votato la loro vita all’eliminazione di Wolf quindi non c’erano altre scelte da fare. Poi però diede un’ultima occhiata allo scontro fra Achab ed Hornhead, giusto in tempo per vedere quest’ultimo afferrare l’avversario al collo. Dopo varie tecniche andate a vuoto finalmente aveva smesso di colpire ed era passato ad afferrare: ora aveva agguantato Achab per il collo, l’aveva fatto girare e lo stava strangolando. Mentre entrambi guardavano proprio in direzione di Machiko.

Le mani della donna non riuscivano più a tenere fermo il fucile, ogni istante era un passo avanti verso lo sbagliare mira. Il sudore le rigava il volto e il cuore le si fece pesante... quando attraverso il mirino dell’arma vide che Achab le stava parlando... Vide che lo Yautja con cui aveva condiviso la dura vita ad Anderson City stava muovendo la bocca formando un’espressione inequivocabile: «Spara».

Ma a chi? Voleva che Machiko colpisse Hornhead... o voleva che mettesse fine in modo rapido alle sue sofferenze?

I nervi cedettero, non c’era più tempo per aspettare, non c’era più tempo per pensare: c’era solo un ultimo istante per sparare. E Machiko premette il grilletto...

~

Non gli era mai piaciuto Jungle, faceva troppo lo spiritoso e non lo trattava con il rispetto che meritava, ma vederlo morire fu lo stesso doloroso.

Nascosto dalla sua invisibilità, City Hunter si trovava vicino all’astronave dei Bad Blood e quindi vicino anche a Wolf: assistette a tutta la scena del ripulimento della lancia dal sangue di Jungle. Non gli rimaneva ancora molta energia, a momenti avrebbe iniziato a tornare visibile e non aveva speranza contro Wolf... perciò decise che un’ultima soddisfazione voleva togliersela. E cominciò a convogliare l’energia rimasta...

Wolf era tranquillo, stava guardando in lontananza qualcosa che City Hunter non vedeva, né gli importava: avere il capo dei Bad Blood distratto, lì a due passi, era un’occasione troppo perfetta per lasciarsela sfuggire. Era il modo migliore di andarsene. Andarsene con il botto...

Il suo cannone da spalla era carico, ogni briciolo di energia che rimaneva alla sua armatura era pronta ad esplodere... e con un brivido di piacere City Hunter la liberò.

Dal suo cannone da spalla fuoriuscì un fiotto di plasma molto più intenso di quanto mai City Hunter avesse visto. Un’enorme dose di plasma che piombò addosso a Wolf, che distrattamente aveva alzato la lancia: quell’esile arma non bastò a proteggerlo.

Il grande Yautja fu investito sulla spalla da una quantità di plasma che avrebbe polverizzato un umano, ma per un Predator della sua stazza non rappresentava un pericolo mortale. Lo stesso però l’ustione fu devastante e lo Yautja cominciò ad urlare, mentre il plasma gli mangiava il braccio, la spalla e almeno metà della faccia: Wolf non sarebbe morto, ma avrebbe sofferto tanto. E a lungo. Quasi quanto avrebbe fatto soffrire per vendetta chi l’aveva colpito...

~

L’esplosione provocata da City Hunter fu potente, e la sentì anche Hornhead, capendo subito che qualcosa non andava. Quei pidocchi li avevano aggrediti con armi rudimentali, come poteva essere quello il rumore di un’arma Yautja di alto livello? Bastò questa domanda a far voltare Hornhead, anche se non di molto. Bastò quel rumore a spostare il bersaglio... e a far fallire il colpo di Machiko.

Hornhead non aveva sentito lo sparo della donna... ma sentì il colpo. Sentì il proiettile che gli trapassava il collo, così come sentì il liquido che fuoriusciva dalla voragine che la pallottola si era lasciata dietro. Sentì l’aria che gli usciva dal collo... o da quel punto in cui prima c’era il suo collo.

Achab invece aveva sentito lo sparo, perché lo aspettava e lo aveva riconosciuto. Quindi capì subito cosa stava accadendo e si liberò dalla presa dell’avversario: nella rigidità della morte, c’era il rischio che lo Yautja gli stringesse ancora di più il collo. Liberatosi, per rabbia colpì Hornhead al volto, e quasi gli staccò la testa, visto che questa si teneva in equilibrio solo su deboli lembi di carne residua. Il corpo dello Yautja crollò a terra lentamente, con un grande tonfo.

«Achab!» gridò Machiko, correndo a perdifiato verso di lui. «Stai bene?»

Lui le sorrise. «Sì. Sapevo che non avresti sbagliato mira.» Sorrise e scosse la testa. «O meglio, più che saperlo ci speravo.»

Machiko non riuscì a rispondere al sorriso, malgrado fosse felice che l’amico fosse ancora vivo. Perché l’attenzione fu attirata da Wolf che più avanti si stava contorcendo dal dolore, gridando e chiamando a raccolta i suoi uomini rimasti. E ce n’erano ancora, in vita, di Bad Blood che pian piano si avvicinavano. Si erano protetti dentro l’astronave, ed ora che la battaglia sembrava finita stavano uscendo.

«Ci siamo», disse Achab, alzandosi in piedi e massaggiandosi il collo dolorante.

«Sì, un ultimo sforzo ed è finita», rispose Machiko incamminandosi.

Una mano sulla spalla la fermò. «No», le disse Achab, «tu no: la tua caccia finisce qui.» La donna lo fissò senza capire, e lui continuò. «Hai fatto più di quanto ci si possa aspettare da un’umana... ma che dico? Più di quanto ci si possa aspettare da uno Yautja. Hai portato una banda di vecchi falliti a colpire al cuore uno dei più pericolosi criminali della galassia: solo tu potevi riuscire a farci arrivare vivi fin qui e a ricoprirci d’onore. Ma ora basta, Machiko: sei già tornata ad essere una Blooded Warrior, non hai bisogno di morire inutilmente. Non hai che qualche arma inutile e Wolf, anche se ferito, è fuori dalla tua portata, senza dimenticare che non è da solo.» I due si voltarono velocemente a vedere i Bad Blood che uscivano dall’astronave: non era no molti, ma di sicuro erano troppi.

Machiko fissò Achab. «Quindi ce ne andiamo?» Sapeva che non era così, ma aveva voluto provare.

«No», sorrise lui. «Tu te ne vai. Io vado da Wolf. Io sono alla fine della pista, come hai visto sono un peso morto: morire affrontando Wolf è un onore che mai avrei potuto sperare di avere. Tu invece...» e fece una pausa silenziosa di qualche attimo, «tu devi vivere, e raccontare la nostra storia. Wolf non sa che c’è anche un’umana con noi, sono sicuro che non se lo aspetterebbe mai, quindi non ti cercherà. Segui loro e vivi.»

Achab indicò un punto e Machiko seguì il dito con lo sguardo. In lontananza vide i coloni che fuggivano in una direzione: tutti diretti all’astronave della colonia, evidentemente non danneggiata dai Bad Blood. Approfittando della battaglia i coloni evidentemente avevano deciso di darsela a gambe, di nascosto e velocemente, ma c’era qualcosa di più. Non erano solo i coloni che si erano nascosti nella miniera: della gente stava uscendo da un edificio che sembrava blindato. «Mentre noi tenevamo a bada i pirati», disse Machiko, «i topi abbandonavano la nave...»

«I topi?»

«Lascia stare, è un modo di dire terrestre. Dici quindi che dovrei andare con loro?»

Achab annuì. «Fatti lasciare in qualche porto sicuro e poi raggiungi i nostri clan. Racconta a tutti la nostra avventura, la nostra storia: il tuo nome è noto, a te daranno ascolto. Racconta di quei guerrieri senza gloria che un giorno hanno deciso di alzare la testa... e morire con onore.» Indicò poi a terra il cadavere di Scar. «E porta lui con te. Mi ha confidato che è partito per la missione infilandosi in una tasca un appunto con il nome del suo clan, seguendo il nostro consiglio. Riportalo a casa e riabilita il suo nome: che ci sia anche lui, nelle leggende che scriveranno sui sette Yautja senza gloria...»

Machiko era impossibilitata a parlare, perché se avesse aperto bocca sarebbe scoppiata a piangere... e l’ultima cosa che voleva era farsi vedere in quello stato da Achab. Il loro ultimo saluto se l’erano già dato, non c’era bisogno di aggiungere altro.

La donna annuì, si inchinò, afferrò il corpo di Scar e cominciò a trascinarlo. Achab si voltò senza aggiungere altro e si diresse verso Wolf.

«Achab», cedette Machiko, riuscendo a controllare il tono della voce. Lui si voltò a guardarla, con occhi tristi. «Ho avuto il privilegio di combattere al fianco di splendidi guerrieri, felicitandomi ogni volta della loro morte onorevole... Tu sei il primo per cui invece provo dolore...» Lui annuì ma lei continuò subito. «Prima, quando ho sparato, in realtà stavo mirando...»

«Non mi importa», la interruppe Achab. «A chiunque stessi mirando... hai fatto la scelta giusta.» Si voltò ma continuò a parlare, senza mostrare il volto. «Un giorno, un guerriero Yautja potrebbe provare amore per una donna umana... Quel giorno... non sarà la prima volta che questo accade.» E scattò in avanti, verso il suo destino.

   
 
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