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Autore: Leila 95    13/10/2017    4 recensioni
Da quando si erano trasferiti in quel minuscolo paesino, lontano anni luce dal resto del mondo e dimenticato da Dio, Leia non aveva avuto una vita facile: aveva dovuto fare i conti con una realtà diversa, alla quale si ostinava a non volersi abituare. Nuove persone erano entrate nella sua vita, e non con tutte aveva stabilito un buon rapporto...
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Han Solo, Luke Skywalker, Principessa Leia Organa, Un po' tutti, Wedge Antilles
Note: AU | Avvertimenti: nessuno
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          Capitolo IX
Leia chiuse la porta d’ingresso dietro di sé, un sorriso estatico ancora stampato sul volto. Frequentare Han aveva decisamente un brutto effetto sulla sua salute mentale: si sentiva bene, felice, neanche fosse drogata o ubriaca ma, soprattutto, non si era accorta che sua zia Beru la stava fissando con aria tutt’altro che gioiosa, appoggiata allo stipite del corridoio. Quando notò la sua presenza nella penombra della casa quasi sobbalzò. “Che ci fai lì, zia?” esclamò, riacquisendo subito – seppur a fatica – un’aria più seria.
“Era Han Solo quello qua fuori?” chiese semplicemente. Beru stava rassettando in salotto, quando aveva sentito il rombo di una motocicletta che si parcheggiava nel vialetto di casa loro. Si era affacciata alla finestra giusto in tempo per vedere Leia abbracciata languidamente ad un ragazzo dalla sagoma inconfondibile, che avrebbe saputo riconoscere fra migliaia. Aveva strabuzzato gli occhi, stentando a credere a ciò che vedeva, ma la situazione era inequivocabile: Leia – la bambina della quale aveva giurato di prendersi cura davanti ad un tribunale alla morte dei genitori e alla quale aveva imparato a voler bene come se fosse la figlia che non aveva mai avuto – se ne stava tranquillamente accoccolata fra le braccia di quel poco di buono e conversava dolcemente con lui. La scena le ispirava rabbia e disgusto allo stesso tempo.
Non le era mai andato a genio quel ragazzo. Da quando era arrivato in paese – ben prima che Luke e Leia venissero a vivere a casa loro – non aveva impiegato molto a distinguersi per il suo atteggiamento trasgressivo e per il suo modo di fare arrogante: spesso era coinvolto in risse anche violente – a volte nel locale proprio di fronte casa loro, il Mos Eisley; aveva la fama di essere un donnaiolo, e aveva sedotto e abbandonato molte ragazze in paese; inoltre, girava voce che partecipasse a corse clandestine con il suo vecchio catorcio (definirlo motocicletta era un azzardo) e che lo facesse per scommesse.
Quando aveva stretto amicizia con Luke, per via della loro comune passione per i motori, Beru non era stata per niente contenta: Han era un ragazzo molto più grande di lui e facilmente avrebbe potuto trascinarlo in cattive compagnie o spingerlo a brutte abitudini. Quelle poche volte che era salito a casa non aveva fatto mistero dei suoi vizi – come la sigaretta o l’alcol – e del suo stile di vita sregolato. Tuttavia aveva finito col tollerare quella relazione: in fondo, Luke era un ragazzo serio e responsabile che non aveva mai dato adito a preoccupazioni e che pareva in grado di tirarsi fuori da situazioni pericolose. Con Leia invece il problema non era mai sorto: sembrava che fra i due serpeggiasse un odio profondo, viscerale, e non si mostrava all’orizzonte il pericolo che lui potesse riuscire a sedurla, a rovinare la sua innocenza per poi abbandonarla come aveva già fatto con tante altre. Ma ora le cose sembravano cambiate.
 
Leia si morse un labbro, profondamente imbarazzata. Non voleva che la zia si immischiasse in quella faccenda già dal principio, ma preferì essere sincera e non mentirle. “Sì, era Han.”
La zia scosse la testa con aria di disappunto. “Credevo che fra di noi ci fosse un patto, Leia, che potessimo dirci tutto, e invece evidentemente non è così.” Si sedette sul divano, senza neanche provare a celare la propria delusione. “Da quanto tempo va avanti questa storia?”
“Soltanto da qualche giorno” rispose Leia. In realtà, quella storia doveva ancora incominciare, sia lei che Han dovevano ancora capirci qualcosa. “Non so ancora se è una cosa seria, per questo non te ne avevo parlato. Volevo prima essere sicura di quello che provavo.” Si sedette sul divano accanto alla zia. “Non volevo tradire la tua fiducia, ma è passato troppo poco tempo e io…”
“Tu non ha esperienza per questo tipo di cose” finì la zia per lei. “Tu sei una bambina, Leia!”
“Ho 19 anni ormai!” obiettò Leia. Perché tutti si ostinavano a trattarla come una ragazzina?!
“E lui invece? Lui quanti anni ha? Ci saranno almeno sette o otto anni di differenza fra di voi!”
Leia abbassò lo sguardo, preparandosi al peggio. “Undici” confessò a mezza voce.
“Quanto più mi dici! Han è un uomo adulto, non è adatto a stare con una come te.” Le prese le mani e disse piano: “Non voglio scoraggiarti, Leia, ma lui sa esattamente ciò che vuole dalla vita…tu non ancora invece.”
“Chi ti dice che non lo sappia anche io? Il fatto che lui non ti piaccia non significa che…”
“Non è che a me non piace” la interruppe. “So per certo che non è un uomo perbene. Vive alla giornata, ai limiti della legalità…possibile che tu non te ne renda conto?”
Leia tacque, non sapendo cosa dire. Ciò che diceva la zia era vero: Han non era affatto una persona di cui potersi fidare, eppure lei stava provando a farlo – contro ogni logica.
Beru sospirò e le accarezzò una guancia. “Fino a poco tempo fa lo detestavi, lo disprezzavi, e lui non faceva altro che offenderti e farti soffrire. Non ti ricordi quante volte ti ha fatto piangere? Si può sapere che cosa è successo adesso?”
“Non lo so” ammise la ragazza, la voce rotta per la rabbia e la vergogna. “È successo tutto così all’improvviso. Hai ragione, ho sempre pensato che fosse più facile odiarlo che provare ad averci una relazione civile. Ma poi lui ha minacciato di andarsene, perché era attratto da me e non riusciva più a vivere qui sapendo che io lo odiavo…e io non avevo capito quanto fossi innamorata di lui fino a quel momento…e quanto fossimo stati stupidi entrambi a comportarci così per tutto questo tempo” confessò tutto d’un fiato. “Abbiamo deciso di darci una possibilità, e di vedere se funziona.”
“Onestamente, Lei…quanto credi che possa durare?”
“Non ne ho idea” disse. “Non me lo sono chiesta.”
“Non è affatto da te! Tu sei sempre stata così precisa, così seria e diligente…non hai mai fatto nulla di tanto avventato…”
“Non si resta uguali per sempre!” Leia detestava gli stereotipi – li aveva sempre detestati – e il fatto che anche sua zia l’avesse etichettata come brava ragazza, confinandola in un ruolo che iniziava a starle troppo stretto, le dava sui nervi. “So badare a me stessa, se è questo ciò che ti preoccupa.”
“Non sei tu a preoccuparmi, ma è lui.”
“Zia, io ti assicuro che…”
“Tu non lo conosci. Non sai che tipo di persona sia davvero. Solo perché ha detto che tu gli piaci, questo non significa necessariamente che ti ami. Con buona probabilità si stuferà presto di te e ti scaricherà, spezzandoti il cuore.”
“Neanche tu lo conosci.” Non aveva visto quello sguardo innocente, quasi infantile, che aveva quando l’aveva baciata la prima volta, o tutte quelle piccole attenzioni, accuratamente nascoste dal suo fare strafottente, che aveva avuto per lei fin dall’inizio e che ora Leia stava mettendo insieme come tessere di un puzzle. Probabilmente neanche lei lo conosceva fino in fondo ma, per uno strano istinto, sentiva di potersi fidare di lui, ciecamente.
“Io sono solo preoccupata per te, tesoro. Non voglio vederti soffrire – non per colpa di uno come lui. Tu meriti molto di meglio.”
Leia sorrise debolmente, con le lacrime che le rigavano le guance. “Lo so che lo fai per il mio bene, zia, ma io sono grande ormai.” Tirò su col naso e prese un bel respiro, poi disse: “Neanche io se fossi in te mi fiderei di Han. Non è in effetti una persona che ispira sicurezza, eppure…io sento che non mi farà niente di male, che con me sarà diverso da come è stato con le altre.”
“Ne sei convinta?” chiese la zia. Tutto quello che voleva era che la sua bambina fosse felice e che non soffrisse più di quanto non avesse già fatto.
Leia annuì. Ne era convinta, o almeno ci sperava.
   
 
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