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Autore: Cailiel    13/10/2017    0 recensioni
Adriel Rosewain non potrebbe essere più felice di così. Presto sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon e basta.
Beh, non proprio e basta... Sarebbe tornata ad essere Adriel McLeon ma con sei zeri nel conto corrente.
Il suo matrimonio con Dante Rosewain era miseramente fallito e lei ci aveva guadagnato due case, il 30% dei suoi soldi e uno stipendio mensile di diecimila dollari australiani. La vita potrebbe andare meglio di così? Certo che sì: ora che Derek, il suo primo amore, è tornato nella sua vita.
Genere: Commedia, Erotico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai, Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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SO INSECURE



Quella mattina Adriel si risvegliò nella camera degli ospiti della casa di Melbourne, sospirò pesantemente alzandosi a sedere. 
Voltò la testa verso l'altro lato del letto trovandolo vuoto, scosse la testa un paio di volte per poi alzarsi dal letto indossando la maglietta che trovò per terra.

Uscì dalla camera da letto e si diresse subito verso il piano di sotto, raccolse i capelli spettinati con le mani e li gettò i dietro le spalle per poi correre verso la cucina.

-Dante?!- Lo chiamò ma non ottenne alcuna risposta, al posto dell'uomo vide un bigliettino giallo appoggiato vicino alla macchinetta del caffè, sul piano da lavoro.

"Contrattempo al lavoro." Erano le uniche parole che c'erano scritte. Le rilesse più e più volte per poi stracciare il pezzo di carta.

Grandioso, usata e scaricata dal mio stesso ex marito. Pensò irritata, era stato tutto troppo facile per essere vero. Il suo insistere per pagare per se stessa, la sua finta innocenza, i baci... Tutto inutile, inutile!

Si passò le dita fra i capelli cercando di fare mente locale, trovare una soluzione a tutto quel casino... Cosa avrebbe dovuto fare? Chiedergli scusa? 
Era oltremodo sicura che ce l'aveva fatta e invece era rimasta fregata dal suo stesso gioco.

Dante si era dimostrato fin troppo gentile e accondiscendente nei suoi confronti. L'aveva usata per entrare fra le sue gambe, guarire il suo ego ferito e accrescerlo con la consapevolezza che poteva averla quando voleva lui.

Sbuffò ormai al colmo dell'esasperazione. Non le andava proprio di restare un minuto di più in quella casa: si fiondò di nuovo nella camera da letto alla velocità della luce prendendo la borsa che si era portata, tirò fuori i vestiti puliti che le erano rimasti e li indossò di tutta fretta per poter poi iniziare a prepararsi per partire.

 

-Mi dispiace signorina, ma tutti i voli di oggi sono stati sospesi per via di uno sciopero.- Le disse una hostess di terra.
-Sta scherzando?- La giornata poteva andare peggio?

Non erano mica tutti Dante Rosewain che potevano permettersi il lusso di girare da un capo all'altro del continente con il jet privato.

Sospirò e scosse la testa già stufa di ascoltare le scuse inutili della donna. 
Avrebbe preso il treno, che le costava dopotutto? Solo un giorno e due ore di viaggio, se tutto andava bene...

 

 

Dante aveva appena finito la riunione di lavoro con i manager dell'azienda e l'unica cosa che voleva fare era tornare a casa e dormire per un po' dato che la notte prima non ne aveva avuto proprio il modo.

Si sedette sulla poltrona del suo ufficio tirando un sospiro di sollievo e chiuse gli occhi reclinando all'indietro la testa.
Aveva ancora addosso il profumo di Adriel e la schiena gli doleva per via dei graffi che gli aveva procurato.

Ripensò agli ultimi giorni che avevano passato insieme, qualcosa in lei era cambiato. Stava veramente diventando una persona più umile?

Tamburellò con le dita sul bracciolo della poltrona. Avrebbe dovuto chiamarla? 
Lasciarle un bigliettino scarno non era stato il massimo della galanteria ma non gli era andata di svegliarla dato che stava dormendo così pacificamente.

Tirò fuori il cellulare dalla tasca dei pantaloni e lo sbloccò per chiamarla, non squillò nemmeno: partì immediatamente la segreteria.

Aggrottò la fronte abbassando il cellulare, spense la telefonata chiedendosi cosa stesse facendo. Forse non l'aveva presa bene... Avrebbe provato a ricontattarla più tardi.

 

Blocca, blocca, blocca, blocca. Continuava a pensare Adriel mentre bloccava il profilo di Dante da ogni social.

-Stronzo.- mormorò acidamente per poi ributtare il cellulare nella borsa e scuotere la testa un paio di volte.

Guardò fuori dalla finestra del treno, il paesaggio davanti ai suoi occhi si muoveva e cambiava velocemente non permettendole di assorbire i dettagli.

Era ancora terribilmente irritata ma il sentimento era più rivolto nei propri confronti che in quelli di Dante.

Non avrebbe dovuto lasciarsi andare così tanto con lui. Avrebbe dovuto tenerlo sul filo del rasoio invece, per colpa della sua stessa incoscienza e debolezza, aveva mandato in fumo la sua possibilità di ritornare a essere la signora Rosewain.

Sbuffò maledicendosi per aver chiesto il divorzio in primo luogo, chi gliel'aveva fatto fare se non la sua stupidità?

Stupido Derek, stupida lei, stupido flirt.

Si sentiva completamente indolenzita dalla notte precedente e avrebbe voluto dormire un altro po' ma i sentimenti contrastanti che stava provando in quel momento non glielo permettevano.

Cercò di rilassare le spalle ed allungare le gambe di fronte a se, chiuse gli occhi provando a ignorare i ricordi e le sensazioni della notte precedente che non volevano lasciarla in pace.

Portò una mano alla base del proprio collo lungo il quale c'erano tre grossi succhiotti coperti accuratamente dal make-up e socchiuse le palpebre.

Se non altro il sesso era stato appagante, doveva ammetterlo. Delle volte le sembrava che l'unica vera connessione che avevano solo quella sessuale, non che le dispiacesse ma... Non doveva esserci qualcosa di più in un rapporto?

Non aveva mai sperimentato l'amore prima d'allora, forse solo per Derek o magari anche quella era una mera fantasia?

 

Derek si stava iniziando ad abituare all'assenza di Emily e aveva scoperto che quest'ultima non gli mancava poi così tanto. Non aveva nemmeno provato a ricontattarla e non la vedeva più in giro per i corridoio della scuola. Sapeva solo che tornava a casa quando lui non c'era per prendere dei vestiti e sparire nuovamente.

Una piccola parte di lui era curiosa di sapere dove fosse e cosa stesse facendo ma l'altra, quella più razionale e -forse- menefreghista, gli diceva che la cosa migliore da fare era comportarsi come se nulla fosse in modo da lasciarsi quella relazione -se così la si può definire- alle spalle il più presto possibile.

Le relazioni non avevano mai fatto per lui. Aveva provato un paio di volte a trovare una certa stabilità con delle ragazze ma non aveva mai funzionato; si stancava troppo in fretta e l'idea di essere fedele a una persona e una soltanto gli metteva ansia facendolo sentire in trappola. 

Forse c'era qualcosa in lui che non andava. Sua madre l'aveva giustificando dicendo che erano solo gli impulsi della giovinezza, la voglia di essere libero come ogni altro giovane uomo della sua età. Ma sua madre lo giustificava sempre, dopotutto. 

I pro di essere il figlio più piccolo.

 

 

Lucien scattò la foto e il click della macchinetta fotografica fece alzare di scatto la testa di Emily che stava cercando un appartamento seduta al piccolo tavolo della cucina dell'uomo.

-Che fai?- gli chiese la bionda corrugando la fronte. 

Erano già un paio di giorni che dormiva a casa del moro e stava iniziando a sentirsi a disagio, in fondo loro due erano ancora dei perfetti sconosciuti.

-Ti ho fatto una foto, sei bella quando sei concentrata.- le disse con nonchalance per poi voltare la fotocamera verso di lei mostrandole l'immagine appena scattata: -Vedi?-

Emily arrossì furiosamente al complimento inaspettato. Non era abituata a riceverne, Derek era molto riservato e non l'aveva mai elogiata se non delle rare volte in pubblico. 
Fece una smorfia al ricordo dell'ex fidanzato e la sua espressione non sfuggì allo sguardo attento di Lucien.

-Non ti piace?- chiese divertito mentre si sedeva vicino a lei per analizzare meglio la foto.
-No, no, assolutamente. Anzi... E' molto bella.- Emily si affrettò a chiarire.

Fra i due calò il silenzio. Lucien era occupato a scorrere le foto che aveva scattato negli altri giorni eliminandone alcune mentre Emily lo osservava pensierosa.

Si chiese se non era il caso di fargli qualche domanda giusto per sapere con chi aveva a che fare. 

-Mh, Lucien... Che lavoro fai?- gli domandò sperando di non sembrare una ficcanaso.
-Insegno fotografia all'università, di tanto in tanto ricevo qualche ingaggio come investigatore privato ma non sempre accetto.- le spiegò mettendo via la fotocamera: -E tu?-
-Beh, sono psicologa. Lavoro al liceo.- 
Lucien sorrise: -Ehi allora posso chiederti se...-
Emily alzò una mano per fermarlo a metà della frase: -No, non analizzo le persone anche quando non lavoro e no, non curerò i tuoi traumi infantili.- 

Il moro rise di gusto alla risposta che gli aveva dato senza lasciarlo finire di parlare.

-No, in realtà volevo chiederti se sai come si chiama la danza dei depressi.- 

Emily lo guardò perplessa cercando di capire cosa volesse dire mentre Lucien già stava ridendo sotto i baffi.

-Balla coi cupi!- concluse scoppiando in una sonora risata.

La perplessità di Emily aumentò, Lucien non la smetteva un attimo di ridere e lei non ci trovava nulla di divertente.

-E' pessima, Lu.- gli disse per poi scuotere la testa e tornare a guardare altri appartamenti.

 

  
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