Serie TV > The 100
Ricorda la storia  |      
Autore: Itsamess    13/10/2017    1 recensioni
Non è mai stato il sangue di Jasper a salvarti, né il suo amore, né quello di nessun altro.
A salvarti è stata l’arte di scrittori morti centinaia di anni prima di te, pittori quasi dimenticati, gruppi rock sconosciuti.
Per questo hai sempre con te degli auricolari, o un libro, o un ritaglio – è grazie a loro se respiri ancora, e non ad una tuta Hazmat.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Jasper Jordan, Maya
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
   

Memorie dal sottosuolo
 
 


 
Stai ascoltando i The Smiths quando li portano dentro.
Sono in quarantotto.
 
È il Raccolto più fruttuoso da anni e te ne rendi conto anche soltanto dal sorriso soddisfatto con cui il Vicepresidente Wallace ti incarica di procedere alla Decontaminazione sui nuovi prigionieri.
La sua non è esattamente una domanda, ma tanto ti saresti offerta volontaria comunque: non sei spaventata – sei più che altro curiosa, come tutti del resto, così ti infili la tuta Hazmat, indossi di nuovo i tuoi auricolari e vai a vedere come sono, questi ragazzi caduti dal cielo.

A prima vista, non sono diversi da te: nessuna caratteristica bizzarra, nessun tratto alieno, e sì che sono figli di un popolo che è vissuto nello spazio per intere generazioni.
Sembrano perfettamente normali, e identici a voi.
 
È solo da vicino che noti le più piccole differenze – nei loro muscoli delle braccia, più definiti, nelle loro unghie, più spesse, nei loro capelli, più lucidi. Hanno vissuto al Suolo solo per qualche mese, eppure la loro pelle è molto meno pallida della vostra. Il Sole ha lasciato i segni delle proprie labbra su di loro, il vento ha scompigliato loro i capelli in un modo che tu non proverai mai.
Quei ragazzi caduti dal cielo sono stati sulla Terra e sono sopravvissuti e tu non puoi che provare una fitta di invidia, per questo.
 
Canticchi fra te e te mentre passi delicatamente la spugna intrisa di disinfettante sul corpo di una ragazza dai capelli biondi che è stata messa in isolamento, in una stanza in cui campeggia un dipinto di Van Gogh.
Non puoi sapere che quella stessa ragazza ti punterà un pezzo di vetro alla gola, fra qualche giorno, appena sveglia.
Non puoi sapere che lei sarà la ragione per cui morirai, fra qualche settimana, senza avere mai visto il mare.

Per ora semplicemente le sfili le scarpe, disinfetti le sue ferite, le cambi le bende.
La ragazza si chiama Clarke Griffin – o almeno così dice la sua cartella.
È stata fortunata.
La stanza è grande e La Notte Stellata è uno dei tuoi dipinti preferiti.

 
 --- 
 
Per una che scappa ce ne sono quarantasette che restano, ma da quando quella ragazza, Clarke, è riuscita a fuggire non puoi fare di aspettare con terrore il momento in cui lo faranno anche tutti gli altri.
(che poi tu dici tutti gli altri ma nel tuo cuore intendi Jasper)
 
Sai che è un pensiero egoista, ma vorresti che restasse per sempre, e non soltanto fino a che la ferita che ha in mezzo allo sterno si sarà cicatrizzata del tutto. Si dice che se ami qualcuno devi lasciarlo libero, ma tu preferiresti provare a condividere la tua prigionia con lui: Mount Weather è ancora una gabbia, ma sembra un po’ più grande ora che c’è anche Jasper. L’eco dei tuoi passi nei corridoi è armonizzato a quello dei suoi, come melodia e accompagnamento, mano destra e sinistra sulla tastiera di un pianoforte a cui vi sedete ogni sera.
 
Gli presti i tuoi auricolari – non li presti a nessuno.
Gli offri le tue labbra – gli dai il tuo primo bacio per distrarre una guardia, ma questo non lo rende meno reale.
 
Jasper è sempre di buon umore e sembra interessarsi davvero a te, chiedendoti di raccontargli di che parlano i libri che stai leggendo, anche quando stai soltanto sfogliando un vecchio Atlante e non c’è una trama vera e propria.
Ti sfiora la mano mentre girate pagina, insieme.
L’Atlante diventa il tuo nuovo libro preferito.
 
Trascorri con lui ogni minuto libero, prima e dopo i turni in Infermeria, a colazione e a cena, e Jasper resta.
Non sei sicura di meritartelo.
Forse hai letto troppi romanzi, ma a volte ti senti come una di quelle creature fantastiche costrette a nutrirsi di sangue e a nascondersi dalla luce del sole, con la sola eccezione che i vampiri di cui si racconta nei libri sono sempre attraenti e affascinanti, mentre tu non lo sei affatto: se ti guardi allo specchio vedi una ragazza dal viso pallido e smunto e ti chiedi cosa ci trovi, Jasper, in te.
 
In te che non hai le vene d’acciaio di Harper né il suo stesso fuoco negli occhi; in te che la mattina hai a malapena la forza di alzarti, e che pettinandoti i capelli li vedi cadere a ciocche nel lavandino del bagno.

Ma poi a cena Jasper ti sorride di nuovo ed è bello, per una volta, essere vista davvero.
Forse lui potrebbe essere quello giusto. È gentile, è divertente. È buono. Lui forse non vi giudicherebbe per quello che siete costretti a fare. Lui forse potrebbe capire, lui forse potrebbe perdonare.
(di solito nei libri i mostri muoiono alla fine, ma a te piace pensare che la vostra storia potrebbe concludersi in modo diverso. Con un lieto fine, persino)
 ---
 
La prima volta che lo porti nel magazzino lo prendi semplicemente per mano e lo guidi al suo interno, camminando in punta di piedi, con solennità, come se ti trovassi in un santuario.
E per te un po’ è di questo che si tratta.

«C’è davvero un sacco di roba qui!» esclama Jasper guardandosi intorno, mentre camminate in mezzo a scaffali e scaffali ricolmi di tele coperte e sculture imballate «Sono tutte opere d’arte?»
 
«Tutto quello che se n’è potuto salvare.» replichi tu, chiedendoti se questo vi renda un popolo un po’ meno barbaro, un po’ più degno di essere perdonato dai posteri.
 
Jasper lancia un’altra occhiata in giro e poi, inarcando un sopracciglio con un’aria da gran seduttore che non gli appartiene affatto, mormora piano: «Si tratta di un test? Perché sappi che anche in una stanza piena di opere d'arte, io continuerei a guardare te.»
 
È la frase più scontata e sdolcinata del mondo, ma senti il tuo cuore accelerare e immagini che sia questo che si prova, ad essere vivi.
Arrossisci e abbassi lo sguardo.
«Vieni, ti faccio vedere il mio preferito.»
 
Si tratta di una quadro di William Blake che rappresenta il secondo girone dell’Inferno di Dante, quello dedicato a chi si ama nonostante sia contro le regole. Speri che Jasper capisca – un po’ come quando gli hai chiesto di ascoltare una canzone che significava esattamente quello avresti voluto dirgli tu a parole – ma evidentemente nello spazio materie come arte e letteratura non devono essere state una priorità, perché Jasper resta a guardare il quadro con aria perplessa.
Non importa.
Proverai un’altra volta a dirgli quello che provi, tanto avete tutta la vita davanti.

 
 --- 
 
State facendo colazione quando finalmente riesci a pronunciare la domanda che ti gira in testa da settimane, da quando quel ragazzo è caduto dal cielo ed è entrato nella tua vita: «Jasper, tu sei stato là fuori…  Com'è la Terra?»

«Mpf, la Terra?» ripete Jasper a bocca piena. Probabilmente si aspettava una domanda del tutto diversa. Smette di piluccare la sua terza fetta di torta al cioccolato, ci pensa su un attimo e poi ammette: «La Terra è... grandiosa, onestamente. Certo, uno deve passare sopra al rischio di restare ucciso un minuto sì e l'altro pure, ma per il resto è meglio di quanto avessi mai immaginato!»

Non devi neanche chiedergli di proseguire perché a Jasper basta un la per procedere a ruota libera e tu pendi dalle sue labbra. Hai letto decine e decine di libri sulla Terra e Jasper non ti racconta nulla di nuovo, ma per un qualche motivo senti che lui è come te: anche lui ha vissuto in una scatola per tutta la sua vita e sa cosa vuol dire desiderare di correre e non poterlo fare. Jasper sa che per quelli come voi ogni piccola cosa è una scoperta, ed è proprio di questo che ti parla, con gli occhi che gli brillano e le mani che gesticolano animatamente.
 
«L'aria è tanto pura da dare alla testa. Hai presente quando bevi del moonshine, ma appena un goccio, che ti senti ancora lucido ma più felice, diciamo? Ecco, quello. È l’aria più buona che abbia mai respirato… La puoi davvero sentire nei polmoni, fresca e reale, altro che quello schifo che era in circolo sull'Arca. Questa è ossigeno puro. È la sensazione migliore del mondo… pensa che le prime notti abbiamo tutti dormito all’aperto, perché nessuno aveva voglia di rinchiudersi nella tenda e perdersi l’alba. Sarà stupido, ma il cielo è più bello, visto da qui. Nello spazio era semplicemente nero, tutto il tempo, c’erano solo le stelle, i pianeti e stop. Visto dalla Terra è tutto un’altra cosa! E i colori... non so come descriverteli. Qui sono diversi, ecco. Tipo più intensi, più- veri.»

«Come in Matisse?» ti ritrovi a chiedere, chiudendo gli occhi e cercando di immaginarteli.

Jasper probabilmente non sa chi sia, ma ti risponde comunque: «Sì, come in Matisse.»

Riesci quasi a vederli.
Dei rossi vividi che cozzano con verdi smeraldo e azzurri cerulei, senza essere separati da nessuna linea di contorno, solo puri colori.
Intanto Jasper ti descrive l’argento del fiume in cui si è tuffato per salvare una ragazza, il blu di alcune farfalle fosforescenti, l’arancione fiero e violento dei tramonti. Potresti sentirlo raccontare per ore.

«E il Sole? È davvero caldo sulla pelle?»

Hai ancora gli occhi chiusi, ma immagini che Jasper a questo punto stia sorridendo, perché con un tono sognante aggiunge: «La migliore. Stella. Di sempre. Ti scalda senza bruciare. È un po’ come un abbraccio, ma da parte dello spazio...»

Tu non hai niente da donargli in cambio delle sue storie.
Vorresti avere anche tu qualche avventura da raccontagli, ma le uniche avventure che ti vengono in mente le hai lette e non vissute.
Non è proprio la stessa cosa, ma è così che sei rimasta viva, finora: non è mai stato il sangue di Jasper a salvarti, né il suo amore, né quello di nessun altro. A salvarti è stata l’arte di scrittori morti centinaia di anni prima di te, pittori quasi dimenticati, gruppi rock sconosciuti.Per questo hai sempre con te degli auricolari, o un libro, o un ritaglio – è grazie a loro se respiri ancora, e non ad una tuta Hazmat.
 
Prendi di nuovo per mano Jasper e lo porti di nuovo nel magazzino, a vedere l’ennesimo quadro.
Come sempre, non è un ritratto, né una natura morta.
È un paesaggio: un ponte bianco sospeso su un laghetto di ninfee.
Monet, ma questo Jasper non può saperlo.
 
«Mi piace, questo. Mi trasmette un senso di... pace, possibile?» commenta lui, avvicinandosi per guardarlo meglio.
  
«Quando gli chiesero da cosa traesse ispirazione, l’autore rispose che era il suo giardino la vera opera d’arte. E anche quando divenne quasi del tutto cieco a causa di una malattia agli occhi continuò a dipingere, basandosi sui ricordi, un po’ come fa il Presidente Wallace.»

Jasper ci pensa un po’ su e poi commenta: «Ci deve essere qualcosa che possiate fare. Per guarire, intendo, per sopravvivere alle radiazioni...»

C’è, pensi tu, ma non dici nulla.

Non ci vuoi pensare, non vuoi pensare al sangue di Jasper nelle tue vene e alla tua mano nella sua mano, perché sai che se fossi stata una persona migliore avresti rifiutato la trasfusione e saresti morta quando c’era stata quella falla nel condotto di aerazione. E invece sei viva, e non sei più innocente.
(nessuno di voi lo è)

«Clarke risolverà tutto, si farà venire in mente qualcosa» promette Jasper, fissando i suoi occhi grandi e scuri nei tuoi. Sembra sincero. Non lo dice tanto per dire, ci crede davvero.  Il suo tono di voce è fermo e convinto quando aggiunge: «Tornerà qui a prenderci e vi aiuterà, in un modo o nell’altro… lei ha sempre una soluzione, è Clarke!»
 

Quanto vorresti potergli credere.
«Per adesso mi basta questo, davvero...» rispondi, ed è solo in parte una bugia.

La mano di Jasper è grande e sicura sopra alla tua e dolcemente lui ti dà un bacio sulla testa, ma il tuo sguardo resta fisso sul quadro e su quel giardino meraviglioso che tu non vedrai mai.

«La gente dice che l'arte è un modo per sopravvivere, ma non è abbastanza, dire così...» sussurri, più a te stessa che a Jasper «Per alcuni, l'arte è un modo per vivere





 




Angolo dell'autrice

A chiunque sia arrivato fin qui, grazie davvero.
(che poi uno non ci pensa mai, ma ci vuole tempo per leggere una storia - soprattutto un character study infinito con solo un paio di dialoghi - e sono infinitamente grata che qualcuno ancora impieghi parte della propria giornata per leggere qualcosa di mio)

Un paio di note, per correttezza:
-Il titolo è tratto dall'omonima opera di Dostoevskij (sì, l'ho dovuto googlare per scriverlo correttamente)
-La bellissima fanart all'inizio non è mia, ma di tumblr
-La citazione a cui fa riferimento Maya alla fine, "Art is a way of survival", è di Yoko Ono


Per il resto non ho molto da dire se non che ho dovuto scriverla perchè mi sono innamorata di Maya e ho voluto renderle omaggio in qualche modo. (per questo e perchè è così che volevo ricordare Jasper, felice. Perchè se lo meritava). So che Maya è un personaggio secondario apparso solo in una manciata di episodi, ma è diventata uno dei miei personaggi preferiti, di questo fandom e in generale. Non saprei neanche spiegarne il motivo. Credo che sia perchè riesce ad essere un'eroina anche senza armi e pittura sul viso, riesce a guidare una rivoluzione anche senza essere una come Clarke. La trovo un personaggio molto complesso, perchè contemporaneamente porta dentro di sè la colpa di tutti gli Uomini della Montagna e il retaggio di una madre morta per guidare una rivoluzione.

Basta, ho finito con questo Maya Vie Appreciation Post.
Se avete domande, commenti, pareri e co fatemelo sapere nel solito modo (:


 
  
Leggi le 1 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > The 100 / Vai alla pagina dell'autore: Itsamess