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Autore: blitzkingful    13/10/2017    1 recensioni
Dopo quanto accaduto ai Giochi del Drago, Raven Queen inizia sempre di più a temere di non potersi fidare veramente di nessuno a scuola. Le cose devono cambiare, ora più che mai, o tutta la comprensione di cui Raven è capace non basterà per andare avanti.
Genere: Angst, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Apple White, Nuovo personaggio, Raven Queen, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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La notizia della fuga di Raven Queen da scuola si era diffusa a macchia d’olio per tutto il regno di Ever After, giungendo in serata alle orecchie di Biancaneve in persona.
La Più Bella del Reame ™ non la prese bene, per nulla.
Era già stato abbastanza frustrante essere caduta nel tranello della sua arcinemica come una mocciosa di tre anni (certo, aveva fatto insabbiare tutto, ma comunque…) e ora ci si metteva pure la figlia, con la decisione di sottrarsi definitivamente ai suoi doveri verso la fiaba e il Destino.
Bianca considerò che, malgrado le tendenze da Ribelle, Raven seguiva solertemente le orme della madre, se si trattava di far penare chiunque le stesse attorno. Ma la regina dai capelli d’ebano non avrebbe permesso a una ragazza problematica di affossare le tradizione secolare su cui poggiava la sua intera stirpe. L’avrebbe trovata, non importava dove si fosse cacciata, e si sarebbe assicurata una volta per tutte che diventasse la nemesi di Apple.
Cercò innanzitutto nel posto più ovvio: a casa di Raven. Si aspettava che la fuggitiva avrebbe cercato rifugio in un posto a lei familiare, ma, come raccontarono i nani investigatori una volta tornati, a Castel Queen c’erano solo il Re Buono, un paio di orchi domestici e parecchi goblin. Il Re aveva dichiarato che da quelle parti sua figlia non si era ancora vista, e siccome quell’uomo era noto per la sua onestà (essendo Buono con la B maiuscola), i nani vi credettero, e così anche Biancaneve.
Escluso il luogo di nascita di Raven Queen, sfortunatamente, diventava difficile  capire dove si fosse cacciata. E ogni giorno che passava rendeva il recupero di Raven sempre più improbabile. Non sapeva molto di quella ragazza, dopotutto.
Forse avrebbe dovuto fare delle ricerche più approfondite, e non solo circa la popolarità a scuola.

B.P.:  Noi invece lo possiamo scoprire subito!
N.N.: Vantaggi dell’essere tutt’uno con la storia…
B.P: …Trovata! Uh! Che ironia! Si trova in un villaggio non molto lontano da Castel Queen!
N.N.: Come si dice, il miglior nascondiglio è quello in bella vista!

Raven si sedette su una panchina del parco del paesino, sospirando.
Apprezzava moltissimo l’ospitalità di Cuoca, per quanto la donna avesse affermato che non vi era disturbo alcuno: dopotutto, con il suo lavoro, la maggior parte del tempo lo passava al castello, lasciando così la casetta a se stessa. Raven comunque era grata, e anzi a volte si sentiva in colpa per aver approfittato della cuoca reale. Tra l’altro aveva accettato l’offerta solo quando le avevano fatto presente che in pochi al di fuori di quei territori sapevano dell’esistenza di quel villaggio, e che quindi era il luogo più adatto a far perdere le proprie tracce. Comunque sia, era molto più rilassata adesso, e voleva godersi quella tranquillità il più possibile.
Sentì qualcuno dietro di lei schiarirsi la voce e, giratasi, vide un ometto dalla testa canuta, piuttosto stempiata, e con un sorriso e uno sguardo dolcissimi.
“Papà!” si illuminò la ragazza, alzandosi e andando incontro al Re Buono “Non ti aspettavo oggi!”
Il Re, che portava abiti parecchio informali per la sua posizione (non aveva nemmeno la corona) si avvicinò alla figlia, frugando in una tasca “Ho parlato con tua mamma, stamani.” esordì.
“Oh.” fece Raven, corrucciandosi.
“Ha saputo che hai lasciato la scuola e… bè, era parecchio entusiasta. Ha detto che era finalmente ora che leggessi questa.” spiegò l’uomo porgendole una lettera.
Raven non volle prenderla, e si allontanò leggermente. “Non mi interessa.”
“Raven, so come la pensi, ma...”
“Ho smesso di dare corda ai suoi deliri. Voglio vivere la mia vita a modo mio, e se lei non lo capisce, affari suoi.”
Il Re Buono si accigliò: “… e tu è così che la volevi vivere? In un villaggio che non conosce nessuno e da cui non puoi uscire perché altrimenti  tutti i sovrani di Ever After ti starebbero addosso?” domandò, preoccupato.
Raven sospirò, abbassando e scuotendo la testa: "E’ comunque meglio di quanto sarebbe stato se fossi rimasta alla Ever After High."
“Lo capisco, credimi.” rispose il Re, gentilmente “Ma avevi anche degli amici, lì, e te li sei lasciati indietro senza pensarci due volte. La cosa, ti confesso, mi fa un po’ paura.” La ragazza esitò. Il padre continuò: “Se ti avessero dato ascolto subito, avreste potuto risolvere la faccenda subito, va bene, ma devi tenere conto che Biancane…”
“Non è solo quello, papà!” lo interruppe Raven, una lacrima che faceva capolino dall’occhio sinistro. “Tu lo sai quello che ho dovuto passare per colpa del mio Destino, fin da piccola. Il Giorno della Promessa ho fatto la mia scelta e, alla fine, sapevo che era quella giusta, ma capivo che non potevo abbandonare gli altri. Capivo che dovevo considerare anche le loro ragioni, il loro punto di vista. Ho cercato di venirgli incontro, di cercare un compromesso che rendesse tutti felici… non è servito a nulla.” si interruppe, appoggiandosi alla panchina e combattendo l’impulso di piangere “Dopo i Giochi del Drago, mi sono resa conto che, se fossi rimasta lì, sarei andata avanti così in eterno. E io non voglio sprecare tutta la mia vita ad aspettare che gli altri mi capiscano. Voglio viverla, fosse anche in questo minuscolo villaggio.” Raven si strofinò gli occhi, ricacciando le lacrime.
Suo padre, comprensivo, le si avvicinò, prendendole le mani: “Mi dispiace, non volevo rovinarti la giornata.” La giovane scosse la testa, abbozzando un sorriso. Il Re le accarezzò una guancia: “Facciamo così, per ora godiamoci questa bella giornata: passeggiamo, andiamo a pescare… di tutto il resto parliamo un’altra volta, va bene?”
Raven riuscì finalmente a sorridere del tutto: “Va bene.”

B.P.: Povera Raven…
N.N.: Vedi, è proprio di questo che stavo parlando, nel prologo.
N.D.: Va bene, va bene, hai reso l’idea.

Dire che l’abbandono di Raven aveva scosso la Ever After High era indubbiamente un eufemismo.
Tutti avevano notato quanto la giovane Queen fosse di cattivo umore negli ultimi tempi, e quando dalla stanza che divideva con Apple White sentirono non poca confusione, temettero il peggio. Le prime a raggiungere la camera erano state Madeline Hatter e Briar Beauty, e come prima cosa avevano notato che era presente solo Apple. La figlia di Biancaneve, tremante, aveva raccontato a fatica della breve ma intensa litigata e di come alla fine Raven si fosse teletrasportata via con la magia. Blondie Lockes, giunta nel frattempo insieme ai tre fratelli Charming, non aveva perso l’occasione e aveva diramato la notizia su MagicNet.
Al preside Grimm, una volta venutone a conoscenza, quasi venne un colpo. Di tutti i tiri mancini che aveva dovuto sopportare da Raven Queen, questo era senza dubbio il peggiore. “Se l’Archivio lo viene a sapere, il licenziamento non ce lo toglie nessuno!” continuava a ripetere a Giles, che da parte sua si era limitato a commentare che avrebbero dovuto aspettarsi un simile sviluppo. Milton però non volle ascoltare, e diede campo libero a Biancaneve per condurre delle indagini volte a rintracciare la giovane strega. Non era regolare come procedura, specie per uno ligio alle regole come Milton Grimm, ma ehi, era Biancaneve, e secondo il maggiore dei fratelli Grimm, voleva dire che andava bene così.
Il minore, invece, aveva  scosso la testa e aveva rinunciato a qualunque tentativo di discussione, certo che avrebbe solo sprecato fiato. Per l’ennesima volta. “Ma che si arrangi!”, si era detto Giles Grimm, tra sé e sé. Si sarebbe limitato a fare il suo lavoro, tenere d’occhio gli studenti, e niente di più.

Apple White chiuse la porta della camera, volgendo lo sguardo verso la parte che, fino a circa un paio di settimane prima, era occupata da Raven.
Non le avevano assegnato nessuna nuova compagna di stanza, in quanto il preside aveva dichiarato che avrebbero ritrovato la figlia della Regina Cattiva e che tutto sarebbe tornato alla normalità.
La bionda principessa, però, non ci credeva.
Non più.
Lo sapeva per esperienza personale: re-imprigionata la Regina Cattiva,  Apple si era vergognata così tanto della parte che aveva avuto nei piani della donna da fingere che fosse tornato tutto come prima, ma sotto sotto sapeva benissimo che così non era. L’ultima sfuriata di Raven gliene diede la conferma, e non fece che accrescere il suo rimorso: era stato superato un limite, e non c’era modo di tornare indietro.
Apple credeva di essere cresciuta e maturata, dopo tutte le avventure che aveva vissuto, e con lei anche la sua visione del mondo. Ma, evidentemente, non abbastanza da evitare di liberare la Regina Cattiva, donna senza controllo e genuinamente criminale, perché facesse il lavaggio del cervello alla sua stessa figlia in modo da farla divenire malvagia… a cosa stava pensando in quel momento? Cosa l’aveva portata a pensare che sguinzagliare il Male Più terribile Mai Apparso a Ever After sarebbe stata una buona idea?! E perché voleva ancora che Raven diventasse la cattiva della loro fiaba? Non aveva deciso che il Libro dei Destini andava distrutto, proprio perché aveva capito il valore della libertà di scelta?
In passato, ogni eventuale dubbio sarebbe stato scacciato facilmente scuotendo la testa e sorridendo, ma quella tecnica aveva smesso di funzionare. Adesso provava una profonda angoscia, che non accennava a svanire, perché si rendeva conto della gravità delle sue azioni, che le avevano fatto perdere un’amica fantastica. La ragazza smise di auto commiserarsi, sentendo un vociare infervorato venire da fuori. Affacciatasi alla finestra, scoprì inorridita parecchi suoi compagni, nel cortile della scuola, litigare furiosamente fra di loro.

Le discussioni tra gli studenti, sin da quando si erano divisi in Reali e Ribelli, erano sempre state una quotidiana costante. Anche dopo la distruzione del Libro dei Destini, che aveva posto ufficialmente fine alla faida, qualche scontro d’opinioni aveva ancora luogo. Era più che naturale, per carità.
Ma questa volta non si trattava di un semplice dibattito: l’abbandono di Raven Queen aveva lasciato il segno, e gli alunni della Ever After High si erano divisi di nuovo, lasciandosi trasportare dalla rabbia.
Sembrava di essere tornati all’inizio, a poco dopo quel fatidico Giorno della Promessa, solo che adesso le tensioni erano, se possibile, anche più intense.
Si era discusso a lungo, nei giorni precedenti, perché alla fine Raven avesse deciso di mollare la scuola così bruscamente. Coloro a cui la giovane strega non era mai andata a genio, come gli studenti Reali più tradizionalisti, affermavano che la leader dei Ribelli aveva deciso di seguire le orme criminali della madre e di tradire definitivamente Ever After. Chi era più vicino a Raven, come Cedar Wood, Madeline Hatter e Cerise Hood, aveva preso le sue difese,  rose peraltro dal rimorso per non aver notato che qualcosa non andava nell’amica. Gli amici della ragazza affermavano che ad aver tradito era stata Ever After, tutti loro avevano tradito la fiducia di Raven, una fiducia che la strega nutriva malgrado  quello che doveva sopportare fin da piccola.
“Sapevamo tutti benissimo di cosa è capace la Regina Cattiva” aveva accusato Cerise, “eppure l’avete… l’abbiamo lasciata senza guinzaglio, a giocare nell’Arena come se nulla fosse.”
E si era andati avanti così, tra le accuse dei ‘nuovi’ Ribelli e quelle dei ‘nuovi’ Reali. Niente veniva risolto e ci si faceva solo del nervoso, e oggi non sembrava fare eccezione.
Per una malaugurata coincidenza (o forse fu intenzionale, il che peggiorava ulteriormente la situazione) la maggior parte dei sostenitori di ambo le fazioni si erano ritrovati in quello stesso posto. Erano volate le solite parole dure, le solite recriminazioni, i soliti insulti… finchè non si era intromessa Faybelle Thorn.
Va ricordato che la situazione di Faybelle era parecchio tesa, e solo la presenza di Raven Queen aveva sempre sviato l’attenzione generale dalla fata. Adesso Raven non c’era più, e bastò l’intervento di quel giorno a ricordare a tutti la parte che Faybelle aveva avuto negli avvenimenti degli ultimi tempi:
“Questa è solo l’ennesima volta in cui Raven Queen mette in imbarazzo i cattivi di tutto il reame!”
Molti dei presenti per un attimo la fissarono come per volerla incenerire, poi, inaspettatamente, a sbatterle in faccia la verità fu… Duchess Swan. “Tu devi solo stare zitta!” le aveva ringhiato contro la principessa cigno, per poi avvicinarsi alla fata, col suo solito fare sprezzante: “Per colpa tua, abbiamo rischiato di fare poof. Sul serio. Per DUE volte!”
Faybelle ammutolì. Per un paio di secondi. “Ehi, Piumetta, che ti prende? Credevo fossimo sulla stessa pagina, io e te!" ribattè, cercando di suonare sicura.
Duchess  rimase irremovibile: “Sì, bè, non dopo che ho scoperto che non sono una pazzoide fuori controllo come te!”
“Bah! Stavo solo seguendo il mio Destino da cattiva!” sbuffò Faybelle, guadagandosi svariati cenni d’assenso da parte dei Reali più ottusi.
“Ah, no! Non pensare di cavartela così facilmente!” sbottò Duchess, a cui si erano affiancati diversi Ribelli, “Quello che hai fatto non ha niente a che fare con la tua fiaba, e lo sai bene! Altro che pulire la scuola, dovevano rinchiuderti insieme alla madre di Raven!”  
A quell’ultima accusa, ogni possibilità di una discussione civile si dissolse completamente.

Courtly Jester osservava, a poca distanza, il caos che si era scatenato lì nel cortile. Con una faccia annoiata. Bizzarro, per chi di nome fa letteralmente “giullare”.
Ma in effetti, quella era la sua espressione base, da quando frequentava la Ever After High. Certo, i primi tempi, le era parso più divertente. Era pur sempre meglio che rimanere in prigione, no?  
L’effetto novità era passato rapidamente, comunque: ignorata, messa da parte, e se raramente veniva considerata, quello che le dicevano era tutto tranne che gentile. Niente di troppo gratificante, insomma.
Colpa tua che hai cercato di usurpare il trono a Lizzie Hearts, avrebbe potuto dirle qualcuno. E forse avrebbe avuto ragione, riguardo alla situazione corrente, ma anche prima che tentasse un colpo di stato, nel Paese delle Meraviglie, non veniva certo trattata meglio, e all’epoca davvero non aveva nessuna colpa!
Era una cosa che non aveva mai capito, in realtà. Aveva chiesto una spiegazione a suo padre, e tutto quello che lui aveva saputo risponderle era che alcuni giochi di carte non avevano bisogno del jolly. Non era solo una cosa senza senso, che da quelle parti era il meno, era proprio una situazione ingiusta. Courtly aveva provato con tutte le sue forze a dimostrare il suo valore, ma nemmeno diventare preside, vicepreside e capo del consiglio studentesco della Wonderland High aveva fatto cambiare idea agli altri. Lei era un jolly, e come tale era buona solo per far ridere.
Era davvero così sorprendente che, a quel punto, avesse dato di matto e voluto prendere il posto di una mocciosa viziata che aveva l’amore e la fedeltà incondizionate dell’intero regno?
La ragione principale per cui a Courtly non piaceva più Ever After era proprio questo: non era cambiato nulla dal Paese delle Meraviglie.
Non importava quanto si sforzasse, nessuno l’avrebbe mai apprezzata.

“Una storia straziante.” Commentò una voce.
Courtly sobbalzò, strappata alle sue riflessioni. Quasi senza rendersene conto, si era allontanata dalla baruffa, per nulla intenzionata a godersi lo spettacolo, come avrebbe detto Kitty Cheshire. Non aveva nemmeno una meta precisa, e guardandosi attorno si accorse che…
“Siamo vicini al parco giochi di Libropoli, OK? Posso parlare io, adesso, grazie?” Uh… va beeeene… dal tetto di una casa scese, atterrando perfettamente in piedi, il ragazzo dalla pelle grigia con i ghirigori verde fluorescente che… “Sì sì, sono quello che alla fine fine del capitolo prima ha guardato Raven andarsene. Mi fai parlare ora, sì o no?!”



“Bene. Innanzitutto, buongiorno, Courtly Jester. Immagino sarai confusa su chi io sia e cosa ci faccia qui e su un sacco di altre cose… la farò breve: mi chiamo Hiram, e so tutto di te. So che cosa hai dovuto passare durante la tua vita. So perché volevi impossessarti del Destino di Lizzie Hearts. Come so tutte queste cose? Ho letto molto, diciamo. Sappi che ti capisco perfettamente: anch’io come te ho dovuto sopportare soprusi simili, e sai di chi è la colpa? Dei personaggi delle fiabe. Di coloro che credono che le loro storie siano più importanti delle altre solo perché sono scritte nei libri. Veniamo ignorati e siamo costretti a sopportare di tutto, per questa ridicola ragione. Ebbene, sappi che intendo cambiare tutto questo. Ho già raccolto molti sostenitori, e anche il tuo contributo sarebbe più che gradito. Ti posso assicurare che otterrai finalmente il rispetto che desideri e meriti.”
“… Cosa devo fare?”
“Sono lieto che tu abbia accettato. Il punto è questo: con la magia me la cavo, ma nemmeno io potrei farcela contro gli incantatori della Ever After High, che è il nostro bersaglio finale. Dobbiamo toglierli di mezzo. E visto che tu sei già dentro la scuola…”
“Tutto chiaro, ma come credi che io possa compiere una missione del genere?!”
“Tutto quello che devi fare è rubare a Milton Grimm il suo anello a forma di specchio. A quel punto ti basterà recitare l’incantesimo contenuto su questa pergamena. E prima che tu ti chieda come fare a entrare nell’ufficio del preside… la riconosci questa?”
“Q-quella carta!”
“Eh sì, è proprio la stessa che hai usato per imbucarti al compleanno della Regina di Cuori… ora che il grimorio della Regina Cattiva è stato assimilato da Raven, ha ancora magia sufficiente solo per un utilizzo, quindi attenzione!”
“Sei proprio ben informato…”
“Te l’ho detto, leggo molto.”

N.N.:  Inizio ad avere paura.
B.P.: E ci credo! Ci ha praticamente esclusi dalla narrazione! Ma come fa?!
N.N.: Presto, mentre sta ancora parlando con Courtly! Facciamo partire un flashback e scopriamo chi o cosa è esattamente Hiram Patchfield!
B.P.: Flashback avviato!

Hiram Patchfield aveva detto la verità a Raven, riguardo l’essere originario del regno di Biancaneve.
Aveva però tralasciato un dettaglio: se n’era andato quando ancora era un bambino.
Successe subito dopo uno degli innumerevoli attacchi della Regina Cattiva, qualche anno prima che maledisse il Paese delle Meraviglie. Scomparso da un giorno all’altro, chi lo conosceva l’aveva dato per morto durante l’assedio. E quando ricomparve, un mese dopo l’incidente dei Giochi del Drago, era cambiato fin troppo perché lo riconoscessero.
Era entrato a passo sicuro al Pomo Dorato, una modesta taverna frequentata dalla maggior parte dei popolani, desiderosi di riposarsi dopo un’intera giornata di corvè. Scolatosi un boccale di sidro, aveva proferito un paio di fugaci commenti circa l’effettiva affidabilità di Biancaneve come sovrana. Sulle prime, come da copione, gli avventori avevano gridato allo scandalo, ma Hiram aveva prontamente ribattuto citando il comportamento irresponsabile della sovrana che un mese prima aveva quasi condannato l’intera Ever After.
Poi, alle sempre più deboli obiezioni dei paesani, Hiram aveva fatto notare tutte le piccole ingiustizie quotidiane che comportava obbedire ciecamente alla sovrana: le opinioni e i bisogni individuali bellamente ignorati, la condiscendenza  con cui la monarca insultava la loro intelligenza, l’essere costretti a sorridere 24 ore su 24. Fece notare come Biancaneve ci fosse per loro, ma solo quando poteva farsi bella e prendersi la gloria.
Rivangò ad esempio il funerale dello zio della giovane Pepper Pumpkins, ove, con la scusa di dire un paio di parole sul defunto, la sovrana era intervenuta con un volutamente interminabile monologo per avere più attenzione possibile su se stessa; tutti rapiti dalla sua dialettica, non seguirono più la cerimonia con la devota concentrazione di prima. Pepper all’epoca non aveva osato dire nulla: era Biancaneve, dopotutto. Ma il discorso del ragazzo le aveva dato il coraggio di reagire.
Patchfield era pure riuscito a portare dalla sua parte alcuni nani-spia in “incognito” nel locale, facendo leva sulla frustrazione data dal fatto che sia la regina che la principessa non si erano mai prese la briga di imparare i loro nomi, e invece ogni volta si inventavano dei soprannomi oltremodo imbarazzanti.
Hiram riuscì a convincerli a non lasciare che i loro sorrisi smielati gli impedissero di farsi rispettare. Più velocemente di quanto si aspettasse, aveva conquistato l’intera clientela e personale del Pomo Dorato.
“Siamo noi che ci spacchiamo la schiena per mandare avanti Ever After” dichiarò Patchfield, a conclusione del suo discorso “…e dovremmo farci comandare da dei bamboccioni che da secoli credono che per realizzarsi nella vita basti scrivere il proprio nome su un libro ammuffito?” Un corale, fragoroso “NO!” inondò l’intera taverna.
Nei giorni seguenti, Hiram si sarebbe occupato di organizzare nel dettaglio un piano per spodestare Biancaneve e i suoi degni affiliati, con il beneplacito dei suoi nuovi alleati, che grazie al passaparola diventavano sempre più numerosi.
Tuttavia, in molti rimasero perplessi riguardo a quanto avevano dovuto aspettare prima di colpire, anche dopo che il piano era pronto da un pezzo… E quando glielo chiesero, il ragazzo rispose: “Dovevo assicurarmi che qualcuno rimanesse fuori da questa storia… era una vittima, come e più di noi, ma se tutto è filato liscio, non c’è più nulla di cui preoccuparsi.”

B.P.: Non si riesce a leggere altro, accidenti!
N.N.: Questo non spiega molto.
B.P.:  A parte che viene dal regno di Biancaneve… il che rende ancora più strano il fatto che riesca a sentirci…
N.D.: A proposito di Biancaneve, Apple ha poi cercato di placare la lite in cortile?
N.U.: Non so, depressa com’era… verifichiamo subito!

Percepita l’ostilità, Apple White si era affrettata per raggiungere il cortile.
Pur con tutti i problemi che stava affrontando, non poteva certo lasciare che i suoi compagni si scannassero l’un l’altro. Sperava solo di avere ancora la forza per riuscire a far desistere gli animi infiammati.
I suoi propositi però non trovarono compimento, poiché, raggiunte le scale per scendere al piano di sotto, Apple venne intercettata dal preside Grimm. L’uomo, seguito da due strani individui, la chiamò con la sua solita voce pomposa spezzata da una certa inquietudine: “Signorina White! Eccola qui!”
Apple si fermò e si voltò:  “Buongiorno, preside Grimm, mi scusi ma di qualunque cosa abbia bisogno, possiamo parlarne dopo, devo…”
Milton scosse vigorosamente la testa: “Non si preoccupi peri suoi compagni, ho già dato disposizione a Tutti Gli Uomini e Tutti I Cavalli Del Re di intervenire qualora la baruffa dovesse volgere al peggio. Piuttosto, ho una comunicazione di estrema importanza da riferirle.”
Più importante dell’ assicurarsi che i suoi studenti non si facciano del male?! Riflettè la principessa, irritata. Le venne in mente che, dalla Festa del Trono dell’anno prima, non rispettava più Milton Grimm come una volta. Proprio in quel momento i due figuri che seguivano il preside cercarono di richiamare l’attenzione dell’uomo. Erano due uomini abbastanza vecchi, a giudicare dalle barbe grigie che arrivavano al petto, e indossavano delle tuniche parecchio datate, ma che a Apple pareva di aver già visto in qualche libro.
Milton Grimm fece loro un cenno stizzito con la mano: “Signori, siamo piuttosto impegnati al momento, e ne avremo ancora per un po’. Parleremo più avanti, vi chiamo io!” concluse, tutt’altro che convincente. I due anziani, capita l’antifona, se ne andarono, con fare rassegnato e irritato. Sbuffando, Grimm si rivolse di nuovo a Apple: “Mi scusi l’interruzione, Vostra Altezza, è tutta la mattina che quei due mi assillano…”
“Voleva dirmi qualcosa?” sbottò Apple, ora visibilmente irritata.
“Oh, sì, giusto! Ahem!... Alla luce dei risultati insoddisfacenti circa la ricerca di Raven Queen, Sua Maestà Sua Madre ha deciso di consultarsi con i suoi alleati e collaboratori facendo ripartire le indagini da dove tutto è cominciato… cioè qui, alla Ever After High.”
“Quindi mia madre verrà qui? Di nuovo?!
“Esattamente.”
Apple sospirò, alzando gli occhi al cielo: “Favoloso.”
  
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