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Autore: KomadoriZ71    13/10/2017    2 recensioni
{ Serie: Periegesi | HOENN | Ship&Other }
Ehi, ciao!
Finalmente sono tornata con questo nuovo e piccolo progetto, una raccolta in cui ogni città della regione di Hoenn avrà la sua storia a sé stante.
Fin da piccola sono rimasta affascinata dalla terza generazione e tutto ciò che racchiude, appena mi è saltata in mente l'idea non ho resistito e ho cominciato a scrivere. Non posso premettere niente dato che i vari capitoli sono ancora in fase di sviluppo, ma spero di essere stata abbastanza chiara con le spiegazioni e non posso fare altro se non augurarvi una buona lettura.
- Lily
Genere: Generale, Introspettivo, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Shonen-ai | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments, Raccolta | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
Capitoli:
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Petalipoli
Dove l'uomo si fonde con la natura
 


 
 
Lino era conosciuto per essere un ragazzo riservato e fragile, queste caratteristiche non lo aiutavano a stringere amicizie con i coetanei che vivevano nei dintorni. Abitava insieme ai genitori a Petalipoli, non stava lontano dalla Palestra Pokémon e questo gli dava il pretesto giusto per mettere il naso fuori dalla sua camera. C'erano momenti in cui trascorreva le sue giornate appollaiato davanti al portone di casa, non faceva niente di interessante e il suo unico divertimento stava nell'osservare gli allenatori che entravano dentro alla Palestra per fronteggiarsi con Norman. Lino guardava quelle giovani speranze con occhi pieni di ammirazione, sognava di mettersi in viaggio con i Pokémon per diventare forte e sicuro come loro. Ma si trattava solo di un'innocente fantasia, Lino sapeva che non aveva le carte in regola per raggiungere traguardi così alti.
La fantasia era la sua unica a mica a Petalipoli, non poteva assistere agli incontri e questo gli dava la possibilità di immaginarsi la lotta, non si dimenticava mai di aggiungere i dettagli o i vari colpi di scena che solo un allenatore esperto sapeva regalare. Secondo la sua mente da bambino chiunque usciva vittorioso, ma non era sempre così, da quando Norman era diventato il Capopalestra la Medaglia Armonia era diventata un sogno ad occhi aperti per chiunque, solo in pochi riuscivano a conquistarla e questo accadeva dopo un estenuante periodo di duro allenamento. 
Ma le novità erano dietro l'angolo, il destino aveva un piano anche per quel ragazzino solitario e dall'aspetto cagionevole.
«Lino?»
«Sì, mamma?»
«Io e tuo padre abbiamo preso in considerazione l'idea di farti passare un periodo a casa dei tuoi zii, a Mentania. So che sarà difficile restare lontano dalla tua città, ma l'aria che si respira lassù sarà diversa e ti aiuterà a metterti in forze. Prepara le valige, tuo zio sta per arrivare».
Lino non aspettava altro e, se il cambiamento era in arrivo, lui doveva farsi trovare pronto e affrontare la nuova situazione come un piccolo adulto. Quel pomeriggio era scappato senza dire niente ai genitori, si era infiltrato nella Palestra con l'intento di raggiungere Norman. Lo considerava come l'uomo più abile dell'intera città, era l'unico che poteva capire la sua condizione e fare qualcosa per aiutarlo.
Cominciò a tremare nello stesso istante in cui varcò la soglia della Palestra, Norman lo metteva in soggezione, ma allora era diverso da come l'aveva visto in televisione. Aveva il viso ingombrato da un'espressione più serena, era alle prese con un ragazzino che non aveva mai visto in precedenza, forse condividevano la stessa età, aveva i Pokémon con sé ma non aveva l'aria di chi si era presentato per scontrarsi con il Capopalestra. Dava l'impressione di essere alle prime armi, pronto per tuffarsi in un lungo viaggio pieno di imprevisti e amicizie.
Lino respirò per farsi coraggio e cominciò a parlare.«Vorrei un Pokémon, per favore!»  
 
 
Lino era nel bel mezzo del Percorso 102 e con due Pokéball strette nel palmo della mano, era talmente emozionato che l'agitazione gli impediva di rimanere fermo. Sentiva il sudore che entrava in contatto con la superficie liscia delle due sfere in miniatura, doveva trattenerle con forza perché rischiavano di cadere per terra e di rompersi prima del loro utilizzo. Norman si era dimostrato molto comprensivo quando Lino gli aveva spiegato la sua situazione, per l'occasione gli aveva prestato un Pokémon e una Pokéball per riuscire nella cattura. Per fortuna non l'aveva lasciato da solo e gli aveva fornito una guida, si trattava del ragazzo con il buffo cappello e dagli occhi chiari che aveva visto nella Palestra. Era suo figlio. 
Lino era a conoscenza di quel fatto grazie alla televisione, secondo i notiziari Norman si era trasferito a Hoenn insieme alla moglie e al figlio, ma l'idea di incontrarlo dal vivo rendeva quell'esperienza unica e indimenticabile. Brendon aveva l'aria simpatica anche se non era un gran chiacchierone, ma dalla sua espressione sembrava contento di trovarsi lì con lui.
«Per prima cosa...Dobbiamo inoltrarci nell'erba alta, i Pokémon si nascondono lì».
Quello era il primo di tanti insegnamenti, Lino era lì per imparare quindi teneva bene a mente i consigli che provenivano da quel giovane allenatore. Annuì con calma e cominciò a camminare in direzione dei cespugli, aveva paura ad affrontare un Pokémon selvatico, ma con lo Zigzagoon di Norman al proprio fianco si sentiva molto più sicuro del previsto. 
Stava per fare un ulteriore passo, quando una presenza davanti a sé lo spronò a fermarsi. C'era un Pokémon dai tratti umanoidi nascosto tra le varie sterpaglie, sembrava un bambino vestito con una lunga veste bianca e un buffo casco verde in testa che gli occultava gran parte del viso, ornato a sua volta da una sottospecie di antenna dalla punta arrotondata e di un rosso scintillante. Era Ralst. Almeno il Pokédex di Brendon l'aveva definito così.
Lino e Ralts si guardarono per un istante.
Il silenzio più totale li circondava. 
Lino capì che quel Pokémon doveva essere suo.
«Vai, Zigzagoon!»
Lanciò la Pokéball senza pensarci due volte e cominciò a stringere i pugni quando Zigzagoon si materializzò sull'erba, Lino era talmente determinato che sul suo viso spuntò un'espressione che non aveva mai fatto in vita sua. 
Desiderava diventare il padrone di quel piccoletto e niente lo poteva fermare, secondo il Pokédex era molto raro da trovare e ciò lo rendeva speciale, unico nel suo genere.  Sotto consiglio di Brendon cominciò ad attaccare il piccolo Ralts, ma il giusto per indebolirlo, non voleva fargli troppo male. 
«Zigzagoon, usa Azione!»
Il Pokémon Procione seguì l'ordine del padrone provvisorio e cominciò a correre in direzione dell'avversario, lo colpì in pieno ma senza fare un brutto colpo. Ralts era troppo debole e impreparato per evitare l'attacco, rotolò sul campo di battaglia e cominciò ad attaccare con la mossa “Ruggito” per indebolire la potenza degli urti che gli arrivavano addosso.
«Lino l'avversario è debole adesso, lancia la Pokéball prima che sia troppo tardi» 
Quando arrivò il momento adatto, Lino schiacciò il pulsante centrale della Pokéball per ingrandirla e scagliarla contro Ralts, un lancio veloce e deciso come se fosse un campione del baseball. Un lampo di luce rossastra illuminò la forma del piccolo Pokémon, l'oggetto dalla forma sferica atterrò con delicatezza sull'erba e cominciò a tremare.
Una.
Due.
Tre volte.
 
«Finalmente! Ho catturato il mio primo Pokémon!»
Lino impazziva dalla gioia e rideva così tanto da sentire male alla pancia, correva lungo il sentiero principale per fare ritorno a Petalipoli con Brendon al suo fianco. In mano teneva la Pokéball in cui era chiuso il piccolo Ralts, agitandola in aria come se fosse una bandiera.
Era contento e sprizzava energia da tutti i pori, era la prima volta che si comportava in quel modo. «Torniamo alla Palestra, così posso rendere Zigzagoon a tuo padre!»
La visita alla Palestra risultò fin troppo sbrigativa, il tempo di ringraziare Norman per quell'immenso piacere che sua madre si presentò per portarlo via.
Finalmente Lino poteva partire con il cuore in pace, aveva un nuovo amico su cui fare affidamento e Mentania sembrava più un sogno a occhi aperti.
Ma era impossibile dimenticare l'occasione che aveva avuto a Petalipoli, una città che con poco gli aveva offerto così tanto. 
 
   
 
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