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Autore: Clara_Oswin    13/10/2017    1 recensioni
Storie di pescatori narrano la presenza nelle acque di Deep Alley, di creature dal corpo per metà umano e per metà pesce. Nuotando un giorno in quelle acque Elena, trasferita da poco in quella città con la madre, terrorizzata vede qualcosa, non sa che quell'incontro cambierà per sempre il corso della sua vita. Segreti e verità mai svelate la catapulteranno in un mondo estraneo dal suo, dove alla fine anche lei si ritroverà a scegliere tra la vita e la morte.
Per saperne di più: Pubblico in questa sezione perché la storia si ispira molto ai personaggi originali di Ariel ed Eric, presenti nel corso della trama e durante la loro storia, questo però è un punto di partenza per qualcosa di nuovo, in cui la fiaba originale della disney si intreccia in un racconto di sirene come non l’avete mai letto.
Genere: Mistero, Romantico, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Ariel, Eric, Re Tritone, Ursula
Note: AU, OOC, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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Cap 37 Per Sempre

 

La battaglia si inaspriva sempre di più nelle acque di Lago Cremisi, molti umani erano già caduti sotto le armi dell’esercito di tritone e adesso la radura che circondava quel luogo era stata incendiata e cosparsa di sangue, così come tutte le guerre anche quella stava portando orrore e devastazione. La situazione andava via via facendosi più critica, gli esseri umani o meglio i cacciatori, nonostante le armi e il loro “addestramento” stavano avendo la peggio e se qualcuno non avesse subito fatto qualcosa l’intera umanità sarebbe stata condannata alla morte.  Il piano di tritone non era che alla sua fase iniziale, dopo l’uccisione di ogni cacciatore avrebbe dato la caccia ad ogni singolo essere umano, uomo, donna o bambino. E quel che era peggio era il fatto che Tritone stesse dimostrando tutta la sua forza senza neppure usare il potere degli anelli.

Mentre fuori infuriava la battaglia, nascosti in una grotta proprio dietro la cascata Elena ed Aris si erano ritrovati dopo alcuni istanti di puro terrore.

Ancora tra le braccia di Aris, la bionda non aveva accennato a lasciarlo, aveva paura che se l’avesse fatto lui sarebbe fuggito via per buttarsi nel centro della battaglia, sapeva che il suo era un pensiero egoistico, Nick, Lara, Ursula e tante altre persone di cui non conosceva nemmeno il nome erano lì fuori a combattere rischiando la loro stessa vita, e chi era lei per impedirgli di andare? Non aveva questo potere, né avrebbe potuto chiedergli una cosa del genere; sì, aveva paura, aveva davvero paura che quella notte lui sarebbe morto, ma cosa avrebbe potuto fare?

Il ragazzo le accarezzò la fronte quasi a voler scacciare quei brutti pensieri che l’assillavano, le sfiorò delicatamente una ferita ancora sporca di sangue, probabilmente doveva essersi tagliata durante la caduta.

La ragazza si ritirò un momento.

“Scusa, non volevo farti male”

“Non è la fronte a farmi male…” si staccò un momento, l’acqua attorno a loro era insolitamente rosata.

“Stai perdendo sangue” le disse lui allarmato.

“È la gamba, devo aver sbattuto contro qualcosa durante la caduta” la ragazza sollevò la gamba e con sua sorpresa vide un lungo taglio rosso fuoco che le andava dal ginocchio fin quasi al piede.

“È proprio un brutto taglio, dovremmo fasciarlo con qualcosa” Aris aveva ancora le manette ai polsi che gli impedivano di muoversi abilmente.

“Chiudi gli occhi per un istante” le disse con tono di urgenza

“Perché…?” era confusa.

“Devo togliermi queste manette e vorrei evitare che tu vedessi come…” le disse quasi imbarazzato.

“Credevo che non avessimo più segreti”

Aris sbuffò, “non è un segreto, ma…” era in difficoltà.

Elena guardò la sua gamba sanguinante, la ferita le bruciava moltissimo.

“Va bene, non è il momento per fare questioni adesso,” si mise una mano sugli occhi “ho gli occhi chiusi, fa quello che devi”

Il rosso tirò un sospiro di sollievo e subito, quasi a comando, i suoi denti si trasformarono in schegge aguzze come quelle degli squali. Si abbassò sulle manette stando attento a prendere solo il metallo, poi con dei colpi decisi lo deformò talmente tanto da strapparlo, le due manette ormai aperte erano piene di segni di denti ma finalmente Aris aveva riacquisito la sua libertà. Prese in mano quello strumento di tortura e lo lanciò verso l’acqua, Elena non doveva vedere come aveva fatto, avrebbe generato un sacco di domande e forse anche alcuni dubbi visto per cosa in realtà servivano i denti aguzzi, era meglio affrontare il discorso più avanti, gliel’avrebbe detto quando sarebbe stato il giusto momento, e non era quello il caso.

Elena sobbalzò quando le manette colpirono l’acqua con uno schianto, subito pensò al peggio.

“Tranquilla, va tutto bene, puoi riaprirli.” Il ragazzo le abbassò la mano che aveva sul volto.

Elena riaprì gli occhi e come se nulla di tutto quello fosse successo Aris non aveva più i denti aguzzi né le manette, con le mani finalmente libere stava strappando la sua maglietta per fasciarle la gamba.

“Dobbiamo fermare il sangue,” le disse come a giustificarsi.

La maglietta a contatto con la ferita iniziò subito ad assorbire il sangue con la conseguenza di rallentarne anche l’afflusso.

“Non l’avrei mai detto, ma sei bravo in queste cose” gli rispose stupita.

“Per un po’ dovrebbe andar bene”

“Grazie…. Anche se non sembravi molto felice di vedermi prima… e già che ci sono, un grazie per averti salvato sarebbe stato gradito” gli rispose.

Aris la guardò stupito “che stai dicendo?! Lo sai che sono felice di vederti,” le disse guardandola negli occhi serio. “Solo che avrei preferito tenerti fuori da tutti questi pericoli” e rivolse un occhiata alla sua gamba ferita come se quella fosse in sé già una giustificazione.

“Ci sono dentro tanto quanto te” gli rispose lei d’improvviso seria e pensierosa. “E se non facciamo qualcosa le cose potrebbero complicarsi ancora di più, i cacciatori vogliono uccidere Tritone”

Un lampo di luce attraversò gli occhi del ragazzo. “Ucciderlo?!” per quanto fosse arrabbiato con lui non aveva pensato ad un ipotesi del genere. “Tritone ha ucciso tutta la mia famiglia,” strinse i pugni ripensando a quando gli aveva confessato di avere ucciso Eric. “Se ci fosse anche solo un modo per farlo probabilmente lo farei io stesso!” disse in preda alla rabbia.

Elena gli toccò un braccio per calmarlo. “Aris tu hai perfettamente ragione ad avercela con lui, è un essere spregevole e adesso è lì fuori ad uccidere un sacco di persone innocenti… ma pensa a che cosa accadrebbe se Tritone morisse. Persino io so che Atlantica deve avere un sovrano.”

Le parole della bionda lo riportarono con i piedi per terra.

Se Tritone fosse morto lui avrebbe ereditato il regno, avrebbe dovuto abbandonare la terra per sempre, e specialmente Elena.

“Ci deve essere un’altra soluzione” disse dopo un po’.

“Ma non sei preoccupato che loro riescano davvero ad ucciderlo?”

“Questo è praticamente impossibile, quando si diventa Re il tridente ti garantisce la più alta protezione, si diventa praticamente invulnerabili.”

“Forse allora lo si potrebbe separare dal tridente, così dovrebbe andare bene…no?”

“No, non funzionerebbe nemmeno in questo modo, non importa che lui lo tenga vicino o lontano, è una sorta di dono che si possiede nel momento in cui si viene incoronati…”

Elena si rabbuiò, forse era davvero impossibile uccidere il re, e se da un lato quella era una buona notizia per Aris, dall’altro era un problema per arginare la situazione.

“Se solo riuscissi a parlare con Ursula… sono certo che lei ha qualcosa in mente, ha sempre un asso nella manica!”

“Sì ma come ti avvicini tu ad Ursula?!” disse a malincuore Elena.

“Ci serve un diversivo, magari se ci aiutassero i cacciatori… ma so già che è tutto inutile” si portò una mano ai capelli e se li scompigliò nervosamente “ho provato a convincere quella ragazza, quella Mezzacoda ma non ne ha voluto sapere nulla, odia tritone forse più di quanto lo odiano gli umani.”

“Mezzacoda? Stai parlando di Lara?”

Elena non sapeva né cosa fosse un Mezzacoda né che Lara lo fosse.

“Sì, ma è una lunga storia, prometto che ti spiegherò tutto, in pratica si tratta di una creatura mezza umana e mezza sirena.”

“È stata lei a darmi la chiave della tua gabbia, lei e Nick sono dalla nostra parte adesso… o almeno credo.” Si fece pensierosa.

“C’è anche quel Nick! Cosa c’entra lui in tutta questa storia?!” Aris si fece aggressivo. Ogni volta che si nominava Nick gli saliva il sangue al cervello, proprio quel ragazzo non riusciva a sopportarlo.

“Mi ha catturata lui ehm…” non appena vide l’espressione di Aris capì che forse aveva fatto male a parlargliene adesso.

“È una storia lunga, prometto che poi ti spiego” ripeté le stesse parole del ragazzo tentando di rabbonirlo.

L’occhiata che le lanciò Aris fu delle più eloquenti. “Sempre sperando che ci sia un poi…” aggiunse poco dopo lei.

“Se solo ci fosse il modo per creare un diversivo, qualcosa che distragga Tritone da Ursula per un po’, io potrei avvicinarmi abbastanza a lei”

“Pensi davvero che lei abbia un piano? E che funzionerà?”

“Deve funzionare. Non abbiamo altra scelta, perdere non è un opzione."

“Comunque credo di poter convincere i cacciatori ad aiutarci, ho convinto Nick e Lara a liberarmi, riuscirò a convincere anche i membri anziani! Fidati di me.” Lo guardò piena di fiducia.

“No, No, NO. Non gli permetterò di prendere anche tè. Tu resti qui al sicuro” le ordinò serio Aris.

“Non se ne parla neanche!” obiettò lei decisa. “Come faccio ad aiutarti se vuoi che resti qui dentro?!”

“Infatti non mi aiuterai, tu non ti muovi di qua! È un posto sicuro, se nessuno si intrufola qui e tu non attiri troppo l’attenzione, sei al sicuro.”

“Ma Aris…! non posso restare qui a non fare nulla mentre tutti lì fuori combattono!”

“Ti prego,” le prese il volto con una mano supplichevole. “Per una volta, solo per questa volta, non fare di testa tua, e ascoltami!”

Elena si ricordò di quella volta alla spiaggia durante la tempesta, alla promessa che aveva fatto e aveva infranto.

“Ho già perso tutta la mia famiglia, non posso perdere anche te. Sei tutto ciò che mi resta” i suoi occhi erano lucidi e davvero molto accorati, in quel momento le stava parlando con il cuore in mano.

La bionda soppesò le sue parole, “non posso farlo Aris, sai che non posso.”

Il ragazzo la guardò severo poi appoggiò la sua fronte contro quella di lei, i loro occhi erano fissi l’uno dentro l’altro.

“Se muori non te lo perdonerò mai.” Le disse rassegnato ma anche molto preoccupato.

“Bene, vedrò di non morire allora.” Gli sorrise dolcemente

“Perché non fai mai quello che ti dico?”

“Perché tu non dici mai quello che voglio fare io” lo rimbeccò lei.

Trascorsero un intero minuto in silenzio, solo guardandosi, un ennesimo lampo illuminò la radura e loro si ricordarono dell’inferno che si stava scatenando lì fuori.

Ti Prego, non fare niente di pericoloso” le disse lui stringendola nuovamente a sé.

Il viso di lei era posato sulla sua spalla, lasciò trascorrere qualche secondo poi parlò confessandogli i suoi veri pensieri in quattro semplici parole “vorrei che non andassi,” ammise reprimendo una lacrima, voleva essere forte, ma sentiva un peso sul cuore che le diceva di non lasciarlo andare.

“È una cosa che devo fare”

Il ragazzo guardò di sfuggita le sue gambe, qualche scaglia stava cominciando a ricomparire, non gli rimaneva molto tempo.

Sapeva che in uno scontro diretto contro Tritone sarebbe quasi sicuramente morto, non aveva nessuna speranza eppure sentiva che era un cosa che doveva fare, lo doveva a sua Madre a suo Padre e a se stesso. Avrebbe ugualmente preso parte alla battaglia anche se questo significava perderla, non sarebbe scappato come un vigliacco, sarebbe morto da coraggioso.

Tutti questi pensieri ovviamente non potè dirli alla ragazza che stringeva tra le braccia, se solo lei avesse saputo quello che aveva in mente non l’avrebbe lasciato andare, né lui voleva dirle che quella sera sarebbe quasi sicuramente morto. Non avrebbe sopportato di vederla piangere per lui, se lei andava dai cacciatori sarebbe stata più al sicuro di quanto non fosse lì in acqua.

Loro avrebbero potuto proteggerla meglio di quanto avesse fatto lui.

Le prese il volto fra le mani, - qualunque cosa accada – pensò – “ti Amerò per sempre.”  Non aspettò nemmeno una sua risposta, forse già sapeva quello che gli avrebbe detto, o forse solamente non voleva sentirlo, si chinò sulle sue labbra e le assaporò per un ultima volta,

Anche se nessuno dei due lo disse apertamente,

Quel bacio fu come un addio.

 

****

“Ehi tu! Ferma dove sei!” le gridò una voce più vicino di quanto si aspettasse.

“Lascia andare quella borsa e metti le mani sopra la testa lentamente,” la guardia fece qualche passo in avanti continuando a puntarle contro una pistola ancora fumante.

Rachel lasciò andare la borsa nera e lentamente mise le mani sopra la testa.

Dopo aver visto quell’orripilante scena era scappata nel folto del bosco per seminare quelle creature squamose che avevano preso a trascinarsi sulla riva, fortunatamente lei aveva due gambe veloci e loro una coda squamosa che di certo non era l’ideale per un inseguimento, così era riuscita a seminarli in quattro e quattr’otto anche se adesso era finita per cacciarsi in un altro guaio, l’ennesimo quella sera.

“Voi siete i cacciatori?” chiese esitante.

“Qui siamo noi a fare le domande!” da dietro una siepe si fece largo un altro uomo con un fucile in mano.

“Chi sei tu? Cosa ci fai qui?”

“Sto cercando i cacciatori, ho per loro una cosa molto importante.”

“Cosa sarebbe?” chiesero i due incuriositi.

“Devo parlare con il vostro capo, è una cosa molto importante.”

“Chi ti manda?” chiesero minacciosi e diffidenti.

I loro capo supremo, anche chiamato il Primo Cacciatore, era una persona totalmente ignota di cui non si conosceva neanche il volto, la sua identità era criptata proprio per l’importante ruolo che aveva nel loro sistema. Al di sotto del Primo Cacciatore vi era il consiglio degli anziani il cui compito era quello di gestire tutto quello che era troppo ordinario per arrivare fino al capo supremo. Durante le riunioni tra lui e i saggi per aggiornamenti in merito a missioni o ordini strettamente confidenziali, lui si faceva vedere sempre a volto coperto perciò nemmeno loro ne conoscevano la sua vera identità. Si diceva che si nascondesse dietro al volto di un membro ordinario del clan, poteva essere chiunque all’interno della loro cerchia, e per questo vi era sempre molto rispetto gli uni per gli altri. Altre voci dicevano che il capo non mostrasse mai il volto perché questi era in realtà Skan in persona che durante tutti i secoli aveva vissuto sol per vedere la morte di tutte le sirene.

Ovviamente quelle erano solo leggende metropolitane… nessuno ci credeva davvero… o forse sì…

“Vengo per conto della…” cercò di ricordarsi le esatte parole di Ursula… “Strega del mare”

I due uomini sussultarono solo a sentire il suo nome.

“Portatemi dal vostro capo adesso. È questione di vita o di morte” abbassò le mani ormai sicura di sé dopo aver visto quanto quei due si fossero intimoriti nel sapere chi fosse il suo mandate.

“La vostra, ovviamente.”

 

  
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