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Autore: Ghost Writer TNCS    14/10/2017    7 recensioni
Raémia è un mondo ricco di magia, dove i contadini vivono del lavoro nei campi, i soldati in armatura girano da un villaggio all’altro per garantire pace e sicurezza, e i saggi maghi offrono i propri servigi in cambio di cibo e rispetto.
I numerosi Reami, popolati da altrettante specie diverse, sono posti sotto il controllo di sei Re: persone illuminate che garantiscono pace e prosperità al mondo intero. O almeno così era un tempo. Oggigiorno i Re si preoccupano più che altro di godersi le proprie ricchezze, e i nobili cercano sempre nuovi espedienti per guadagnare maggiore potere.
In questa precaria situazione, Giako – un Gendarme solitario cresciuto da una strega – verrà a conoscenza di una grande macchinazione volta a ribaltare gli equilibri del mondo. Da solo non potrebbe fare nulla, ma questa volta non sarà solo: quante persone servono per salvare il mondo?
Domande? Dai un'occhiata a http://tncs.altervista.org/faq/
Genere: Avventura, Azione, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie '2° arco narrativo'
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9. La regina delle amazzoni

I quattro ippolafi procedevano con andatura costante, stando attenti a non cadere a causa delle numerose irregolarità nel terreno. Il percorso che avevano scelto dava l’idea di non essere molto battuto, e questo per una ragione molto semplice: per chiunque altro la loro meta sarebbe stata un luogo del tutto privo di interesse.

Shamiram in quel momento era impegnata a sfogliare un pesante tomo ingiallito, ma probabilmente lo stava facendo solo per evitare di parlare con la sua allieva. Anche ora che Giako e Jehanne li seguivano sui rispettivi ippolafi, il suo atteggiamento non era cambiato.

Alisha, lo sguardo perso a osservare la cupa foresta, aveva accettato quella dimostrazione di disappunto e si era rassegnata ad affrontare in silenzio il resto del viaggio. Ormai il sole era quasi tramontato, presto si sarebbero fermati per la notte.

Un colpo improvviso la fece sobbalzare.

«Fermati qui» ordinò Shamiram, che aveva appena chiuso il suo tomo. Quando era di cattivo umore lo faceva sempre sbattere in quel modo.

Così come l’aveva preso, infilò il volume in una sacca teoricamente troppo piccola per contenerlo. Scese dal suo robusto ippolafo e dalla stessa tasca tirò fuori uno specchio.

Alisha smontò dalla sella e la raggiunse.

«Vieni, Paladina» chiamò la maestra in direzione di Jehanne. «Provo a contattare la Regina Blu.»

La giovane fece un mugugno d’assenso e scese dal suo destriero.

Le due si allontanarono di alcuni passi da Giako e Alisha, a quel punto Shamiram infuse un po’ di magia nel suo specchio. La superficie riflettente tremolò, come se fosse costituita d’acqua, ma dopo pochi istanti le forme divennero più definite: adesso all’interno dell’ovale si vedeva una grande stanza illuminata dalla luce rossastra del tramonto. I mobili erano ampi e parevano di ottima fattura, ma non c’era sfarzo nelle loro linee precise e funzionali.

«Pentesilea?» chiamò Shamiram. «Pentesilea, ci sei? Sono Shamiram.»

Attesero alcuni secondi, poi una figura paffuta entrò nel campo visivo dello specchio. Si trattava di una donna dai corti capelli chiarissimi e il seno prosperoso, con due corna che spuntavano sopra le orecchie bovine.

La nuova arrivata – sicuramente una faunomorfa – li osservò stranita: forse era la prima volta che vedeva un simile incantesimo. «Come… posso aiutarvi?» chiese dopo un attimo di titubanza.

«Sono Shamiram, devo parlare subito con la Regina. Dille che la sto cercando.»

«In questo momento la Regina è impegnata» rispose la faunomorfa, questa volta in tono solenne. «Se vuole, può riferire a me il messaggio.»

«No, è una questione che devo discutere in privato. Quando tornerà nelle sue stanze?»

«Questo non glielo posso dire.»

Se avesse potuto, Shamiram le avrebbe fatto cadere un fulmine in testa. In realtà avrebbe potuto farlo, ma di sicuro la Regina Blu non avrebbe apprezzato la vista della sua ancella affumicata.

«Proverò a contattarla di nuovo, dille che l’ho cercata» affermò l’umana, e senza nemmeno salutare dissolse l’incantesimo.

«Quindi?» chiese Jehanne.

«Mangiamo. E poi, come ho detto, proverò di nuovo a contattare la Regina.»

La maestra chiese ad Alisha di mettersi all’opera e in breve la myketis preparò una semplice zuppa a base di lekoris[14], dei piccoli animali simili a conigli catturati da Giako e Jehanne il giorno prima. Distribuì a tutti una porzione, ma la giovane in armatura si limitò a prendere un paio di cucchiaiate.

«Non sono una che mangia molto[15]» chiarì.

Lo stesso Giako non l’aveva mai vista mangiare più di qualche boccone al giorno, e ancora si chiedeva come facesse a non morire di fame.

Finita la spartana cena, Shamiram prese nuovamente lo specchio e si allontanò insieme a Jehanne per riprovare a contattare la Regina. Non dubitavano della lealtà di Giako e Alisha, ma era meglio che meno persone possibili partecipassero alla discussione con la sovrana.

Questa volta non apparve la sagoma formosa dell’ancella, ma una donna più alta e slanciata. Aveva due grandi occhi nocciola e in quel momento era impegnata a spazzolare i suoi lunghi capelli castani. Le sue orecchie erano lunghe e ricoperte di pelliccia, simili a quelle dell’ancella, ma non aveva le corna. Appena si accorse dell’incantesimo nello specchio, appoggiò la spazzola sul tavolo e si spostò quel tanto che bastava a parlare più comodamente.

«Buonasera, Shamiram» esordì. «La mia ancella mi ha detto che mi hai cercata poco fa. Hai scoperto qualcosa?»

«Buonasera, Pentesilea» rispose la maestra. «Ho alcune informazioni, e ho incontrato una persona che desidera parlare con te.»

Girò leggermente lo specchio, così che al centro di esso ci fosse Jehanne.

«Siete la Regina Blu?» chiese la giovane.

«Sono io» confermò la donna. In quel momento indossava una veste da camera azzurra: si trattava di un vestito di pregevole fattura ma molto informale, eppure la sua figura emanava comunque una raffinata aura regale.

L’umana chinò il capo in segno di rispetto. «Sono Jehanne Romée, sono stata mandata qui dagli Astrali per fermare l’alchimista responsabile della creazione delle spade magiche. Vi chiedo di concedermi alcuni dei vostri soldati per aiutarmi a trovare il laboratorio e fermare quel criminale.»

Un velo di preoccupato stupore affiorò sul viso della sovrana. «Shamiram, dice la verità?»

La maestra annuì. «L’ho capito dall’armatura e dalla spada.»

«In tal caso avrete tutto l’appoggio necessario» affermò Pentesilea. «Dirò alle mie amazzoni di raggiungervi, sono le mie guerriere più fidate. Avete già qualche indizio su dove si trovi il laboratorio?»

«Gli Astrali sanno che opera nella zona sud-est di Grandeforêt. Qualche giorno fa abbiamo anche incontrato una vostra spia: Bengal Moros. Purtroppo è morto, ma prima di esalare l’ultimo respiro è riuscito a dire che il laboratorio si trova a nord di Horville. Ha anche citato un Governatore, ma non sappiamo di chi si tratti o in che modo sia coinvolto.»

La Regina abbassò le orecchie da cerbiatta, visibilmente addolorata per la perdita del subordinato. Una sofferenza che andava oltre la morte di un semplice suddito. «Bengal Moros era uno dei miei uomini più fidati, per questo gli avevo assegnato un compito così delicato.»

«Le informazioni che ha raccolto sono troppo preziose, quindi intendo resuscitarlo» affermò Shamiram.

L’espressione di Pentesilea si indurì. «Sai che non puoi.»

«Posso invece. E lo farò. Dobbiamo fare tutto il possibile per fermare quell’alchimista prima che sia tardi, e la Paladina qui presente ne è la prova. Gli Astrali non avrebbero mandato qualcuno se la situazione non fosse più che critica.»

La Regina si portò una mano al capo, combattuta. «D’accordo» sancì alla fine. «Fatelo, ma state attente a non farvi scoprire. E contattatemi appena avrete notizie.»

«Naturalmente.»

Pentesilea rimase un attimo in silenzio. «Hai scoperto qualcosa di nuovo sulle spade?»

«Purtroppo no. Non ho ancora capito come neutralizzare la loro magia, ma ho avuto ulteriore conferma che sono state fatte inserendo nell’arma l’anima di un demone.»

«Ho capito.» Si voltò verso Jehanne. «Shamiram lo sa, comunque vi chiedo di non parlare con nessuno di tutto questo.»

Le due donne annuirono e, non avendo altro da comunicare, si congedarono dalla Regina.

Pentesilea vide lo specchio che tornava ad assolvere la sua naturale funzione e per alcuni lunghi istanti rimase ad osservare la sua immagine riflessa.

«Euphemia, manda a chiamare Persephone: devo parlarle immediatamente.» Dopo un attimo aggiunse: «E fa’ venire anche Artemis[16]

L’ancella di tipo mucca fece un rapido inchino. «Certo, mia Regina.»

La sovrana non dovette attendere a lungo: in meno di un minuto due faunomorfe fecero il loro ingresso nella stanza. A giudicare dai fisici tonici e dal portamento marziale, dovevano essere entrambe delle guerriere.

La prima era una metarpia[17] dal piumaggio azzurro. Alcuni capelli-piume le scendevano sul viso a celare l’occhio sinistro, già coperto da una benda. L’occhio sano era di un giallo slavato, calmo ai limiti della freddezza, e la sua pelle era insolitamente chiara.

La seconda era una felidiana con orecchie e coda da gatta. I capelli castano chiaro erano raccolti in una morbida treccia e gli occhi marroni erano decisi e vivaci. Sembrava nettamente più giovane delle altre due donne, in compenso era un po’ più alta e robusta di entrambe. Primeggiava anche per quanto riguardava le dimensioni del seno, tuttavia nemmeno lei poteva rivaleggiare con la paffuta ancella.

«Mia Regina» esordì la felidiana con un inchino.

La metarpia con un occhio solo si chinò a sua volta, ma senza parlare.

«Artemis, come va la tua ferita?» chiese la sovrana.

«Sono completamente guarita» affermò la più giovane mostrando il braccio destro, tonico e abbronzato.

«Bene, sono contenta. Venite, devo parlarvi di una cosa importante. Shamiram mi ha contattata.» Pentesilea spiegò alle due amazzoni il contenuto della conversazione, e loro ascoltarono in silenzio. La felidiana non nascose il proprio stupore quando la sovrana accennò alla resurrezione di Bengal, la metarpia invece non fece una piega.

«Vorrei che vi recaste subito a nord di Horville per fare un sopralluogo del laboratorio» concluse la sovrana. «Dobbiamo verificare la sua posizione e le difese di cui dispone prima di preparare l’offensiva.»

«Ma se resuscitano Bengal, potrà dirci lui stesso quello che sa» obiettò Artemis, confusa.

«Con gli obelischi attivi, non è possibile effettuare una resurrezione» affermò Persephone. Anche la sua voce era fredda e priva di emozioni. «Non sappiamo cos’abbia in mente Shamiram, ma se fallisse, dobbiamo avere pronto un piano di riserva.»

«Ah, ok, ho capito.»

«Radunerò una squadra, possiamo partire domani all’alba» proseguì la metarpia. «Con i grifoni possiamo raggiungere Horville in quattro giorni.»

«Ottimo. Andrete entrambe, ma vorrei fosse Artemis a guidare l’operazione» affermò la Regina. Si voltò verso Persephone. «A te va bene?»

L’amazzone con un occhio solo rimase in silenzio. Lei aveva un grado più alto – era la seconda carica militare dei Reami Blu –, ma la più giovane aveva tutte le carte in regola per diventare il futuro capo dell’esercito. Annuì. «Nessun problema.»

Artemis, stupita per quell’improvvisa responsabilità, rimase un attimo imbambolata. Poi si riscosse di colpo e portò il pugno sul cuore. «Grazie per la fiducia, non vi deluderò.»

Pentesilea le sorrise, fiduciosa. «Notizie di Rossweisse[18]

«La rivolta a ovest è quasi sedata, dovrebbe tornare tra qualche giorno» rispose Persephone.

La Regina annuì. Rossweisse era il suo attuale capo dell’esercito, nonché la massima autorità militare dei Reami Blu. Non aveva dubbi che Persephone, la sua vice, e Artemis, la sua erede, sarebbero state in grado di portare a termine la missione assegnata loro, tuttavia riavere Rossweisse al proprio fianco l’avrebbe fatta sentire più tranquilla.

Dopo aver congedato le due amazzoni, la sovrana uscì sul balcone della sua stanza per osservare il tramonto. Nei suoi lunghi decenni di regno aveva dovuto far fronte a numerose rivolte, ma sentiva che questa sarebbe stata diversa. Il mondo stava cambiando: all’epoca dei Primi Re quasi tutta la popolazione era pressoché uguale e non c’era una netta distinzione fra ricchi e poveri; adesso invece stava emergendo una nuova classe sociale. I nipoti e i pronipoti di quelli che in un primo momento erano stati abili a ottenere posizioni di rilievo, ora non volevano più accontentarsi di una bella casa e di una vita agiata: bramavano potere. La comparsa delle spade magiche, elemento di per sé pericoloso e destabilizzante, nel contesto attuale poteva assumere un ruolo ancora più traumatico: era come una scintilla in un prato di erba secca.

Era forse così che sarebbe iniziata la fine dell’era dei Sei Re?



Note dell’autore

Ciao a tutti!

Come anticipato, in questo capitolo sono comparsi diversi nuovi personaggi: la regale Pentesilea, la gelida Persephone e la coraggiosa Artemis. Proprio la felidiana sarà la protagonista di un nuovo pov (ma non subito, il prossimo capitolo sarà incentrato sulle due streghe: Alisha e Shamiram).

Restando in tema Artemis, ecco il suo disegno:

Artemis (AoD-1).svg

E per non farci mancare nulla, aggiungo che Artemis è anche la futura madre di Leona (una dei protagonisti di L’ascesa delle Bestie).


Come sempre, vi do appuntamento al primo weekend di novembre per il prossimo capitolo.

Ciao! ^.^


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[14] Dal latino lepus, leporis, che significa lepre; Lepus è anche il genere della classificazione scientifica che comprende le varie specie di lepre.

[15] Fonte: Alessandro Barbero, https://youtu.be/OBmX28Bug_w.

[16] Artemis compare anche in WBB - 1 - L’ascesa delle Bestie.

[17] Sottospecie originale di TNCS. Il termine richiama le arpie.
Per maggiori informazioni: tncs.altervista.org/bestiario.

[18] Rossweisse viene citata anche in WBB - 1 - L’ascesa delle Bestie.

   
 
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