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Autore: killian44peeta    14/10/2017    0 recensioni
Prologo - Gli Elementi - Secondo libro della prima trilogia di ''i sei predestinati'' -
La luce sciamava appena tra le sottili mura di quella che per aspetto poteva apparire una stanza come tante, provenendo da una piccola lampada accesa e appesa alle pareti, la cui fiamma bramava ossigeno per la bassa quantità che c'era nella stanza.
I sibili e gli schiocchi delle lingue di fuoco si ripetevano a lungo, come un tabù tra quel pesante silenzio, dando a Luxor una sensazione di ripetitività insopportabile ed insostenibile.
Se ne stava lì, sul letto, le mani congiunte e chiuse in una stretta ferma e rigida, rigida come la stessa mascella del giovane, talmente tanto serrata che sembrava stesse stringendo i denti per non urlare di rabbia, per non sputare ogni emozione negativa soppressa.
I suoi occhi gelidi fissavano la porta chiusa dall'esterno con ira folle e insistenza.
Dentro stava perlopiù boccheggiando, era una settimana intera che era rinchiuso in quella stanzetta come un animale in gabbia, cercando una ragione per non iniziare rabbiosamente a sbattere il proprio corpo sull' uscita per cercare di buttarla giú.
Genere: Avventura, Azione, Fantasy | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Gli Elementi- saga'
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Silver

La pioggia continuava a scendere imperterrita, senza darsi limiti, scorrendo fino a segnare ogni cosa con il proprio passaggio, impossibile dargli un freno alcuno.

Ma non era la pioggia stavolta a turbarmi, non l'acqua mi preoccupava, ma piuttosto lo stesso Fuoco che vi stava sotto ed il suo sguardo, quella sua improvvisa caratterizzazione.

Osservare quegli occhi gialli, percorsi da simboli strani che non avevo mai visto e che non avevo mai creduto possibili da trovare in una iride, mi fece rabbrividire, costringendomi a mandare giù la saliva a stento.

Sembrava quasi che la pupilla stesse per saltare al di fuori e che, per questo, la retina fosse diventata nera come la notte, anormale e da terrore.

Era passata da chiara a scura in meno di pochi secondi, come dipingendosi, togliendo quella sanità e responsabilità che fino a poco prima aveva avuto nel voler proteggermi.

-Task!- gridai, cercando di attirare la sua attenzione senza ottenere davvero risultati, se non che le fiamme ne con maggiore irruenza.

Il Task che avevo davanti non pareva più se stesso,me ne rendevo perfettamente conto e non potevo evitare di notarlo. 
Non capivo cosa cavolo potesse essergli accaduto in quei pochi attimi in cui erano arrivati i nemici, davvero non mi era comprensibile.

Cosa potesse averlo scatenato e reso tale mi era davvero un mistero inconcepibile.

Un attimo prima si comportava normalmente, un attimo dopo reagiva in quella maniera.

Lo vidi allargare ancora di più le fiamme che albergavano sui suoi palmi, le quali erano diventate tendenti ad un violaceo- sanguinaccio e che sembravano volersi scatenare contro chiunque e qualunque cosa,disumanamente.

-Task!- urlai ancora con tutta l'aria che avevo nei polmoni, assistendo a ció che mi trovai davanti senza poter fermare la cosa, impotente.

Fu una scena orribile e terrificante.

In meno di due secondi, Fireburns aveva dato fuoco ai lupi, rendendoli torce viventi, le quali correvano allo sbando a destra e manca, mentre gli uomini armati, tra cui c'era anche il Signore, iniziavano a spaventarsi, cosa che si notava benissimo nella loro incredulità, nei loro sguardi che non sapevano dove posarsi, le spade e gli scudi che iniziavano a tremare nella presa di chi le teneva.

Subito dopo i lupi, le fiamme andarono ad incendiarsi su ogni singolo uomo che capitava a tiro, scatenando un fuggi-fuggi senza senso nella radura.

C'era chi urlava, chi incespicava cercando di andare via, chi cercava comunque di combattere contro Brandon e chi rimaneva immobile, troppo terrorizzato per fare qualcosa di utile.

E questo paesaggio, veniva accompagnato dallo stesso Josh, il quale, ad ogni colpo, sembrava ammucchiare potenza e voglia di distruzione senza pari.

E pioveva ancora, nonostante la pioggia non riuscisse a spegnere quelle braci indomite.

Ero terribilmente angosciata, assistevo in silenzio, coperta dalla barriera che mi proteggeva dall' acqua e che lentamente sembrava star diminuendo il flusso del mio sangue ed il dolore alle gambe, quasi guarendole, cosa di cui mi sentivo rassicurata almeno un minimo dopo tutto ció che mi era stato esposto con una simile facilità.

Ogni secondo che passava, vedevo cadaveri su cadaveri piombare al suolo, privi di vita.

Non riuscivo a farcela.

Ad ogni morto mi saliva il vomito, sapendo che probabilmente il caduto, carbonizzato, sarebbe sicuramente stato mangiato in futuro da qualche bestia o vedendoli soltanto, sanguinolenti, irriconoscibili, proprio come Task.

Avrei voluto poter davvero vomitare, o fare ancora qualcosa, ma a quanto pareva, in un giorno simile non mi era possibile.

A rimanere ancora in vita, dopo quella che parve un eternità, non c'era più nessuno, se non io ed il rosso, che peró non pareva essere ancora soddisfatto, tanto che pareva essere sul punto di mandare a ferro e fuoco perfino l'intera radura.

-Task! Basta! Fermati!-

Le mie richieste  stavolta lo fecero voltare, cosa che mi portó a vedere le fiamme che avevano preso a sgorgargli al di fuori dalle orbite, accompagnate da alcune che partivano da un suo zigomo.

Sul suo volto albergava un espressione folle, le labbra distorte in un ghigno strano, la furia leggibile nei suoi lineamenti, stravolti e contratti, tali che non mi sarei mai aspettata di vederli sul suo viso.

Fece un passo in avanti in mia direzione, le fiamme che ancora divampavano voraci e pericolose nelle sue mani, scure braci indomite che si dimenavano, schioccavano e sibilavano con linguaggi impossibili da tradurre.

-Non basta- sussurrò lui, rocamente, l'aria pazza, fuori di sé anche piú di prima, una seconda brace che partiva dal restante zigomo.

In un attimo capii che se non avessi detto o fatto qualcosa, sarebbe finita male.

Davvero molto male, sia per me che in generale per lui.

-Hai finito ora!Ritorna normale! Davvero... - lo vidi avanzare di un altro ennesimo passo e non potei non farmi prendere dall'agitazione, sempre più accesa nella mia mente e nel mio stomaco, le viscere che mi sembravano stringersi dal terrore e che mi portò ad urlare davvero, stavolta in modo ancora più intenso che in precedenza -Non ha piú senso tutto questo! Smettila o cosí ci ucciderai entrambi!-

Un altro passo.

Non sapevo che pesci pigliare, sembrava che non gli importasse minimamente più di nulla.

Reagiva per rabbia ed istinto.

Insultarlo non era un modo utile per farlo fermare.

Un ennesimo passo mi portò a cercare ancora più faticosamente una ragione per farlo riprendere, ragione che mi giunse alla mente con un altro passo nella mia direzione.

-Tuo padre non vorrebbe questo,lo sai vero?- gridai a pieni polmoni, sentendomi gli occhi inumidirsi, costringendomi a non piangere come un idiota per paura o altro.

Il solo farlo in una tale situazione mi ripugnava internamente.

Lo vidi bloccarsi ad un tratto, smettere di avanzare ed immobilizzarsi, irrigidirsi e aprire appena la bocca, come un pesce fuor d'acqua.

-No... Lui... - la sua voce giunse in un sussurro addolorato, mentre lo vedevo riprendersi, lo sguardo che tornava ad illuminarsi, il reticolo ottico che man mano si schiariva, riprendendo la tonalità candida, il giallo che tornava verde smeraldo, come doveva rimanere, le fiamme che si spegnevano, come se le avessero rimosso l'ossigeno.

Sbatté diverse volte le palpebre, quasi stesse realizzando dove si trovava e perché, come svegliandosi da un lungo sonno.

Lo vidi appoggiarsi le mani tremanti al volto sbiancato, percorrendo con esse le guance pallide e lisce, prive di graffi, salendo fino ai capelli rossi, andando a stringerli con prepotenza, l'aria disorientata.

La pioggia aveva smesso da poco di scendere, il fumo che lentamente saliva dai morti bruciati, carcasse nere a cui non avrei saputo più dare una definizione di aspetto.

-Cosa diamine é accaduto?- lo vidi guardarsi attorno, confuso più che mai -Ho davvero fatto... Tutto questo?- indicò ció che lo circondava

La risposta -Sí- mi uscì seria dalla bocca, guardando come stringeva i propri ciuffi di capelli tra le dita, tenendoli con irruenza, lo sguardo sconfortato e sconfitto.

-Ma dopotutto avresti dovuto farlo comunque... - azzardai a dire, cercando di apparire tranquilla. 

Il cielo notturno era sopra le nostre teste, ma qualcosa mi diceva che non ci sarebbe stato ancora a lungo e che presto si sarebbe rischiarato, tornando delle tonalità giornaliere.

Vidi il suo shock trasformarsi in soggezione, mentre tornava ad abbassare le braccia.

-Sí, o-ok ... Andiamo via- balbettó -Dobbiamo ancora trovare un posto in cui... In cui riposare- lo vidi mandare giù la saliva mentre non sapeva decidersi se avvicinarsi a me o allontanarsi.

Slegai con le mani la stoffa dalle mie gambe, notando che, proprio come mi era sembrato, lo scudo che mi ero formata attorno, aveva decisamente migliorato le ferite, portando le più esposte a chiudersi e le più gravi a diventarlo meno, il colore nero in fondo ad esse che era tornato ad essere tendente al rosso.

Sapevo che comunque mi sarebbero rimasti dei segni, ma poi forse, col tempo, sarebbero spariti.

-Sembrano guarite almeno un po'- commentai -Ma non so se lo siano abbastanza per poter avanzare- alzai la testa per incrociare il suo sguardo che continuava ad evitare categoricamente il mio.

Vedevo il suo chiedersi domande senza tregua, la sua incertezza e il suo tentennare.

-Quindi? Cosa vuoi fare?- domandò

-Quindi... Io niente... Hai intenzione di prendermi in braccio?- chiesi scherzosamente, cercando di far passare in secondo piano quello che poco prima era accaduto, per farlo concentrare magari sul nostro cercare un vero riparo per riposare.

Di tutta risposta, quando feci cedere lo scudo d'acqua attorno a me, tentando ancora di alzarmi; lui fece quello che avevo detto senza battere ciglio o mettere proteste, sollevandomi a mo' di sposa, cosa che mi fece avvampare in faccia,portandomi a spalancare gli occhi dalla sorpresa e a balbettare sconnessamente prima di riuscire per davvero a formare una frase decente.

-Ehi, scemo, guarda che io scherzavo! Mettimi giù!- borbottai, imbarazzata, divincolandomi parecchio mentre lui iniziava a camminare per davvero con me tra le braccia, anche se la sua aria era tutt'altro che felice e divertita, di quelli che mi avrebbero preso in braccio per farmi uno scherzo o per rendermi ridicola davanti a loro.

-Non ho intenzione di farlo- ribatté, serio, continuando ad avanzare tranquillo, guardando ovunque, attento a non rischiare a sua volta una caduta per colpa del troppo fango e del terreno decisamente irregolare.

Dopo parecchio tempo, finalmente, raggiungemmo una grotta dall'aspetto tranquillo e non così buio da spaventare, cosa che ci porto ad entrarvi.

Era più luminosa rispetto a delle normali caverne ma noi eravamo troppo stanchi per farci anche solo qualche domanda, io con le gambe ancora ferme nella stoffa che le ben tratteneva, nonostante non sanguinassero più, lui con la canottiera così zuppa che si poteva definire inutile, i capelli rossi gocciolanti solo all'interno -l'esterno si poteva definire stranamente asciutto-

-Adesso credo di aver davvero bisogno di dormire- commentò lui, sospirando amaramente, levandosi la stoffa bagnata e appoggiandola a terra, sedendosi, avvicinando le gambe al petto, accennando fremiti per il freddo.

Lo vidi addormentarsi senza provare ad accendere una fiamma per scaldarsi.

E cosí finii col tacere a lungo, sapendo che non potevo fare altro, ripensando più volte a quello che avevo visto, cercando peró di cancellare le scene dalla mia testa fin troppo affollata.

Non seppi esattamente quanto rimasi lí, immobile, col silenzio che mi accompagnava e le palpebre incredibilmente pesanti, tanto che sentivo che sarei potuta crollare dal sonno da un momento all'altro.

E all'improvviso udii delle voci alte provenire da poco lontano da noi, voci di cui realizzai la provenienza con un certo stupore, mostrato anche dallo stesso Task, il quale riprese i sensi quando lo chiamai,trascinandomi verso di lui e scuotendolo appena.

Non potevo crederci che ci avessero davvero trovati, che ci avessero seguiti in questo posto.

-Sono loro, sono davvero loro! Ci hanno seguiti nella tipologia addestramento- dissi, lanciando un occhiata al cielo che si stava rischiarando ancora di più, annunciando l'arrivo del probabile pomeriggio.

-Sí, lo sono- rispose Task in immediato, accennando assenso, alzandosi e dirigendosi lentamente fuori dalla cava.

-Non azzardarti più a muoverti- commento serio, girandosi un attimo in mia direzione.

Io sbuffai, ma decisi di obbedire, anche se parecchio contrariata.

La prima voce che avevo sentito mi aveva involontariamente fatta sorridere.

Nemes

Diverse ore prima...

-Cavolo! Ma quanto si ripete l'aspetto di questo posto? É decisamente tutto troppo uguale per essere normale!- brontoló Diana, scuotendo il capo più volte di fila con disapprovazione.

-Smettila di inveire contro a qualsiasi cosa! Fai venire il mal di testa-

-Ma non é colpa mia! É questo posto che mi fa venir il nervoso... -

-Ma almeno sapremo subito quando raggiungeremo la destinazione- ribatté ancora, innervosito dall' atteggiamento di Diana

Io e Will ci lanciammo uno sguardo rapido e lo vidi alzare le spalle con indifferenza, come per dire che non dovevo fare caso alle troppe e stupide discussioni che si sarebbero presto scatenate tra i due.

Il Vento, nonostante tutto, appariva rilassato e tranquillo, come se non ascoltasse i battibecchi ma lasciasse andare la mente altrove, probabilmente fantasticando ad occhi aperti.

Mi sarebbe piaciuto sapere a cosa pensava? No, decisamente no.

Avrei perso tempo in immaginazioni che non trovavo sensate farmi.

E poi ne avevo decisamente poca di fantasia, quindi anche a provare non avrei avuto risultati.

Mi guardavo attentamente attorno, seguendo le discussioni di Luce e Buio, le quali si basavano generalmente sul nervoso di Diana nei confronti della troppa somiglianza del paesaggio e a cui Guy reagiva cercando di farla tacere.

Era da un po' che ci eravamo messi in moto per trovare Task e Silver, sapendo che non dovevano comunque essere troppo lontani, a meno che non avessero seriamente avanzato tutta la notte del loro arrivo, cosa in cui sinceramente dubitavo e che speravo come fatto negativo, anche perché se lo avessero davvero fatto, per raggiungerli ci avremmo messo un eternità. 
Il fatto più deprimente era basato sul non avere esattamente idea di dove fossero.

Certo, Lyfia aveva detto che a chi stava dentro alla tipologia addestramento veniva istintivo raggiungere la grotta per tornare indietro, ma era davvero così? Li avremmo trovati per davvero nella grotta o avremmo dovuto aspettare? O ancora, avremmo aspettato per poi scoprire che erano già tornati indietro?

Le possibilità da valutare erano troppe per avere un idea precisa su cui potersi basare.

In un certo senso ero già esasperata.

Lyfia non era stata per nulla chiara e aveva aggiunto perfino il fatto che il tempo di quí, andava più lentamente, ciò probabilmente significava che, in quella che qui era parsa mezz'ora, ad Athlas poteva essere un oretta piena, il doppio.

Certo, questo fatto ci avantaggiava un poco, rendendoci lo scarto di tempo dall'arrivo molto minore -avevamo aspettato le ventiquattrore richieste dalla donna per via del ricaricarsi del portale, ed in teoria dovevano essere passate dodici ore prima del nostro arrivo-

-Mamma... Ma da quanto avanziamo?- domandai, dando involontariamente voce al mio pensiero, passandomi una mano tra i capelli per poterli scostare appena, evitando che si inzuppassero di sudore, non tanto per il calore ma per il continuo avanzare che sembrava non volersi concludere affatto.

-Io direi da sei o sette ore, o cosí credo per via del cielo..ma a me sembra un po' troppo ottenebrato per i miei gusti... Probabilmente sta per piovere- commentò in risposta Robin, l'aria pensierosa, cacciando una mano nello zaino che teneva con tre dita per il manico, con dentro chissà quante cose,tirando fuori una quantità indefinita di salviette, vestiti vari e cibo racchiuso in un sacchetto, così che non sporcasse le restanti cose.

Le armi le aveva invece allacciate alla cintura; erano due spade dall'aspetto affilato, lo scudo invece era legato allo stesso borsone.

Ciascuno di noi era infatti ben armato, alcuni anche doppiamente per quando avremmo dato a Task e a Silver ció che serviva loro e che decisamente necessitavano per una giusta protezione.

Avanzammo ancora, accelerando il passo sempre di più, anche quando le gambe dolevano dalla stanchezza e dallo sforzo continuo che sembrava rendermi difficile anche solo trattenermi dal mostrarlo per non farli fermare.

Sembravamo quasi in una corsa contro il tempo, il camminare saettando in quel posto cosí uguale in ogni suo lato, tra alberi e fiori, tra sentieri, discese e salite, le prime facili da percorrere, le seconde ben più faticose, abbeverandoci quando era possibile, riposando poco spesso per evitare di fermarci troppo a lungo e di perdere tempo buono da utilizzare per procedere ancora.

Era decisamente un ritmo faticoso da sostenere, ma mantenendo la determinazione, mangiando un po' delle provviste nel percorso, spezzando la fatica con un po' di energia utile che avrebbe permesso il raggiungere l'obbiettivo.

Camminammo così a lungo che a momenti mi chiedevo se per caso in realtà non stessimo procedendo al rallentatore.

Procedemmo imperterriti, io che mi guardavo attorno, Will che probabilmente aveva la testa altrove, Diana che cercava di conversare, con me, Vento e con Guy che le rispondeva seccato e a monosillabi, principalmente con dei più che innervositi -no-, il suo solito.

Come clima tra di noi non era male, ma un altro genere di clima stava peggiorando, il cielo sempre più scuro e da brividi, il vento che sembrava voler forarci la pelle, con tutta la cattiveria che gli era possibile.

Pure il Vento stesso sembrava a disagio da quest'aria così scontrosa che sapeva di umidità e pioggia imminente.

-Beh, almeno sappiamo circa dove Fuoco e Acqua si stanno dirigendo- commentò Will con tono assorto e preso da fin troppe cose in contemporanea -Poco ma sicuro stanno cercando un riparo-

-E al momento non ce ne sono molti- borbottai -Quindi si stanno davvero dirigendo alla ricerca di una grotta o qualche posto sicuro-

-Sí, credo proprio che sia cosí- rispose lui

-Il problema sarebbe sapere quanto dista e se, in un modo o nell'atro, riusciamo a raggiungerlo prima che piova, certo, se utilizziamo gli scudi come degli ombrelli possiamo evitare di inzupparci, ma loro probabilmente si bagneranno come non mai-

-Già-

E cosí, in quelle che parvero parecchie ore, la tempesta giunse davvero.

Pioveva forte, il vento si scatenava tra le foglie con la sua corrente quasi folle.

Tenevamo faticosamente gli scudi sulle nostre teste, scrutandoci attorno attentamente, superando sentieri ed incespicando nel fango che ci sporcava le scarpe e parte dei pantaloni, cercando di non avere problemi o di cadere.

Riguardo allo stare in piedi era ancora più faticoso per colpa della troppa fatica che si era accumulata in fin troppe ore di cammino.

Mi sentivo così esausta che mi tremavano tutti gli arti, la vista diminuita dalla pioggia fitta.

Procedemmo contro le intemperie a lungo, sperando in una tregua che probabilmente non sarebbe stata immediata.

Per poco non caddi per colpa di una buca nel terreno, ma riuscii ad evitarlo grazie a Diana, la quale mi prese per il braccio, lo scudo ben tenuto sopra la sua testa, l'aria determinata.

-Andiamo- fece seria e io risposi con un rapido cenno di capo, aggrappata al suo braccio libero, riprendendo convinzione in me stessa.

Proteggendoci a vicenda dal rischio caduta e dalle troppo forti interperie, avanzammo fino ad essere stremati.

E quando la pioggia smise, non potemmo non esserne più che sollevati. 






 

  
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