Our
hands - 2
Tsukishima
sbuffò come al solito mentre entrava
nell’infermeria, accolto dall’odore di
disinfettante e dal bianco assoluto che campeggiava sulle pareti e
tutti i
tendaggi della stanza. Sentì alcuni cassetti venire aperti e
richiusi rumorosamente,
senza tanta cura, e si voltò a osservare la testa del
capitano della Nekoma
venire inghiottita da un armadietto particolarmente profondo.
“Trovato
finalmente!” esclamò questi trionfante sbucandone
fuori, stringendo qualcosa
nel palmo, per poi rivolgersi a Kei “Che ci fai ancora in
piedi? Su, su mettiti
sul letto.”
“Sei
sicuro di sapere cosa fare?” domandò Tsukishima
con un’aria poco fiduciosa
mentre si sedeva sul materasso.
Kuroo
si mise di fronte a lui con le mani poggiate sui fianchi e
un’aria oltraggiata:
“Tsukki!
Come ti permetti di dubitare delle mie abilità? Non
è certo la prima volta che
lo faccio!”
“Sì,
sì… staremo a vedere”
ribatté l’altro, annoiato.
Kuroo
si sedette su uno sgabello, avvicinandosi il più possibile,
tanto da mettersi
in mezzo alle gambe divaricate del centrale della Karasuno, e il
sorriso che
gli rivolse fu quel solito mezzo ghigno insinuante che tanto lo
irritava.
“Oh,
credimi… non troverai nessun’altro più
bravo di me – gli assicurò – ora dammi
la mano.”
Tsukishima
attribuì il brivido che avvertì
all’aria fresca sulla pelle sudata, non certo a
quelle parole che parevano sottintendere abilità extra del
capitano della
Nekoma, che poco avevano a che fare col motivo per cui erano
lì. Aggrottando la
fronte, allungò la mano e, mentre la osservava venire
afferrata con delicatezza
da quelle più grandi di Kuroo, gli chiese:
“Che
poi non capisco perché sei venuto proprio tu.”
Tetsurou
occhieggiò la sua faccia imbronciata mentre armeggiava con
le bende e non poté
impedire al suo sorriso di allargarsi; abbassò lo sguardo
sulla mano pallida ma
arrossata che stringeva tra le proprie, iniziando a carezzarla lieve.
“Perché
la Nekoma in quel momento aveva il turno di riposo a differenza delle
altre
squadre, o volevi che i tuoi compagni smettessero di giocare per
accompagnarti?”
“Tch…
è uno stupido incidente, mi si è solo girata
l’unghia mentre facevo muro, non
mi sono slogato né rotto nulla, sbrigati con quella
fasciatura piuttosto”
sbuffò Tsukishima.
“Già,
le schiacciate di Bokuto possono essere micidiali –
commentò Kuroo – va bene
impegnarsi, ma tu devi fare più attenzione. Devi avere
più cura di queste mani,
sono preziose.”
Dicendo
così, gliele prese entrambe, le alzò portandosele
davanti alla bocca e le
baciò, riservando una cura speciale alla falange infortunata
che per fortuna
doleva solamente.
Tsukishima
trattenne il respiro, sentì sotto i polpastrelli callosi la
pelle morbida delle
labbra e del suo viso e rimase a fissarlo, incapace di ribattere con
qualche
commento tagliente dei suoi. Semplicemente lo guardava, rapito da quel
gesto e
dallo sguardo intenso dietro le iridi scure.
Le
loro mani, con quelle dita indurite dagli allenamenti, piene di calli e
arrossate,
si intrecciarono in maniera spontanea, come spontaneo fu avvicinare i
loro visi
e baciarsi, mantenendo ancora quella stretta, dimentichi di fasciature
e altre
sciocchezze che potevano aspettare.
L’angolino
oscuro: 495 parole e
continua la saga delle mani, penso sia ormai chiaro che ho una fissa a
riguardo. Non so, trovo molto significativi tutti i piccoli gesti che
si
possono fare con le mani, una ciocca di capelli da spostare, sfiorare
un labbro
o semplicemente intrecciare le dita e mi piace scriverne in relazione a
Kuroo e
Tsukishima, nella loro relazione complicata. A volte un gesto
può dire molto di
più di tanti discorsi e sappiamo bene quanto il nostro
Tsukki sia refrattario
all’idea di aprirsi e parlare.
Grazie per
aver letto, presto arriverà anche qualche one-shot oltre
alle flash.