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Autore: Lupe M Reyes    15/10/2017    3 recensioni
A Blair piace fare i turni di notte alla biblioteca dell'Arca. Fino alla sera in cui il Cancelliere Jaha non si presenta alla sua porta... Per impedirgli di inviare sulla Terra John Murphy, Blair cede al ricatto e contribuisce al progetto sui Cento. Ma l'incontro con Bellamy Blake cambierà ogni equilibrio. Fino al giorno in cui non diventerà lei stessa la persona numero 101 a raggiungere la Terra.
[Arco temporale: prima stagione]
Personaggi principali: Blair (personaggio nuovo), Murphy, Bellamy, Raven, Clarke, Jaha
Personaggi secondari: Finn, Octavia, Kane, Abby, Sinclair, Jasper, Monty
Genere: Drammatico, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bellamy Blake, Clarke Griffin, John Murphy, Raven Reyes
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: Contenuti forti
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CECILIA



Io e Raven siamo rimaste congelate, in mezzo alla strada.

Quando la ragazza avvinghiata a John si volta verso di noi, incuriosita dall'attenzione nei loro confronti, la riconosco: occupava una delle stuoie con me, in quarantena. I capelli corti, gli occhioni ambrati… Credevo avesse al massimo quattordici anni ma ora che la vedo in piedi capisco di essermi sbagliata. Spero di essermi sbagliata e che abbia almeno superato la pubertà, altrimenti il modo in cui le mani di John le stringono fianchi e sedere assumerebbe una sfumatura piuttosto perversa. E più disgustosa di quanto già non sia il quadretto in cui siamo inciampate.

“Che c’è?”,

ci chiede lei, interdetta dalle nostre facce grige.

Non si stacca da lui, mentre ci parla. Gli tiene entrambi i palmi sul petto, sbilanciandoglisi addosso. John è appoggiato alla fiancata della navicella e lei aderisce al suo corpo.

Lui ci guarda senza nessuna particolare espressione. Come se fossimo due sconosciute. Come se non capisse perchè la ragazza con la cespa di capelli rossicci e la sua maglia addosso lo stia fissando in quel modo, così concentrata.

Il mio cervello prova a riorganizzarsi dopo l’attentato, alla ricerca di un modo per tornare a funzionare e farmi reagire, ma Raven, che è sempre stata più veloce di me in tutto, sbotta:

“Quanto mi fai schifo, Murphy!”

La ragazzina dai capelli corti ha un moto di fastidio, di sorpresa. Si scosta leggermente da John e lui la lascia andare.

“Ma chi diavolo sei tu? E come ti permetti?”

Raven le risponde ad un tono di voce più alto di quanto vorrei:

“Ti sta usando per far ingelosire lei e se non te ne rendi conto sei stupida, oltre che…”

“Oltre che cosa?”

Comincio a capire che non finirà bene. Nemmeno se riuscissi a fare qualcosa, temo che sarebbe come cercare di spegnere un principio di incendio con un bicchiere di alcool puro.

Raven mette su un broncio pensieroso:

“È che ci sono così tanti sinonimi. Ma sentiamo l’intellettuale: Biblioteca, tu come la chiameresti una che si butta addosso al primo che capita?”

“Se il primo che capita sono io direi fortunata.”

È la prima cosa che dice John e non riesco a tenere a bada la mia reazione. Il cuore, come ricordandosi del lavoro che deve fare per tenermi in vita, riprende a battere. Solo che ora va tanto veloce da accorciarmi il fiato. I miei organi interni hanno ricominciato ad intrecciarsi a caso gli uni con gli altri e io torno un grumo di dolori e spasmi incotrollabili. Resto in silenzio, perché so che se apro la bocca non ne uscirà nulla di intelligibile, solo rantoli.

Nel frattempo la ragazzina si è portata le mani sui fianchi e non posso non notare quanto le sue labbra siano umide e arrossate:

“Ma si può sapere cosa c’entri tu?”

Al che qualcosa si illumina negli occhi di John, che inclina la fronte a sinistra, nel suo tic preferito.
Smette di osservarmi per fronteggiare Raven, con una scintilla ambigua nelle pupille:

“Ottima domanda, Cecilia. Come mai ti interessa, superdonna?”

La sua inflessione ha un che di insinuatorio che non mi sfugge. E che non sfugge neanche a Raven.
Il verso che le vibra in gola è la cosa più vicina al ringhio di una belva che io abbia mai sentito.

“Per interessarmi ad uno come te, John Muprhy, prima dovrei sbattere la testa. Molto forte.”

John continua a guardarla, in modo in cui non ha mai e poi mai guardato me. È uno sguardo che che non riconosco, a cui non so dare un nome - e che non so cosa significhi, a che suo pensiero o sentimento corrisponda. Sono confusa, perchè credevo sinceramente di aver visto tutte le combinazioni possibili delle espressioni di John, e le relative emozioni. Quell'uomo vive per prendermi alla sprovvista, almeno questo l'ho imparato.

Raven è infastidita dal suo silenzio, e prosegue:

“Dovrebbero esplodermi delle emorragie cerebrali. Multiple.”

“Allora come si spiega questo… nervosismo?”

John dondola appena il busto in avanti e Raven spalanca la bocca.

“Incredibile. Ah! Tu ti credi davvero affascinante? Non c’erano specchi, al settore quattro?”

“Smettila di fissarmi, Reyes.”

“Te lo ripeto: mi fai schifo, Murphy.”

“Non sei brava a mentire.”

“Sono brava a romperti il naso.”

Raven ha bisogno che io la trattenga per la giacca per non aggredirlo. Non l’ho mai vista reagire con tanta energia a niente e a nessuno. Giuro di riuscire a percepire la voglia che avrebbe di mettergli le mani addosso. Raven era un lupo che non sapeva di essere un licantropo, finchè John non si è rivelato la sua luna piena.

Il talento di John nel trovare gli interruttori giusti da premere per far scattare le molle delle persone è incredibile. Se non l'avessi già visto all'opera un milione di volte ora dovrei sorprendermene.

Raven mi indica a braccio teso, urlando a pieni polmoni:

“Non puoi comportarti come ti pare! Mi senti? Io ho passato due settimane con lei, mentre tu non c’eri! Tredici giorni in cui questa ragazza è andata oltre qualsiasi paura per te! Ha minacciato il Cancelliere, si è quasi fatta espellere, ha messo in pericolo la vita dei suoi genitori, di tutta l’Arca, per te. E poi, quando tutto è andato in malora, si è infilata in una navicella spaziale ed è scesa sulla Terra. Per te. Era sensato pensare che te lo meritassi. Ma mi sbagliavo e ora mi domando che cavolo le sia passato per la testa per aver fatto tutto quello che ha fatto per uno scarafaggio come te!”

“Raven! Basta così!”

Mi sta sanguinando una mano, devo aver stretto il pugno con troppa energia senza accorgermene, scheggiandomi con le unghie, che non sono abituata ad avere più lunghe di mezzo millimetro oltre il polpastrello. Forse le ho sporcato i vestiti, ma non lascio andare Raven. Ho la sensazione finiremmo per sanguinare tutti.

John ci concede il suo sorrisetto da criminale, sbruffone fino al midollo.

“Non sei aggiornata sui fatti, superdonna. Blair non ha fatto quello che ha fatto per raggiungere me. L’ha fatto per seguire Blake.”

Un colpo di tosse mi raschia le corde vocali, come se il mio corpo rigettasse quell’idiozia.

“Questo non è vero.”

John stacca gli occhi da Raven e torna da me.

Cerco di proseguire, come posso:

“Ho seguito Bellamy ma era te che cercavo. E lui lo sa.”

 

Non mi dimenticherò mai le parole di Bellamy. Le aveva sussurrate a mezza voce, non appena eravamo tornati di nuovo soli, dopo che John, nel trovarci abbracciati, aveva reagito con una freddezza e un distacco che non mi aveva mai e poi mai dedicato, in dieci anni di vita insieme. Lui era uscito senza dire praticamente nulla e Bellamy mi aveva chiesto come potessi essere tanto cieca. È ora che tu apra gli occhi, Blair.

 

“Cos’altro devo fare per farti capire cosa sei per me?”

John è immobile, Raven in apnea e la ragazzina, Cecilia, sbatte le palpebre spaesata.

Io sto scuotendo la testa in tutte le direzioni, sto dicendo di no a tutto ciò che mi circonda.

“Perché, John… Quello che ha detto Raven è vero. Se non ti basta tutto quello che ho fatto a dimostrartelo… Non ti basterà mai niente. Niente sarà mai abbastanza. Io non sarò mai abbastanza.”

Un singhiozzo mi risale la gola e quando credo di mettermi a piangere, scoppio in una risata isterica. Gesticolo, lasciando che tutto ciò che mi sono tenuta dentro da chissà quanto tempo venga vomitato fuori:

“Jaha lo aveva capito. Thelonius Jaha lo sa. E tu no!”

Mi asciugo un occhio con il dorso della mano, incapace di frenarmi.

“Beh, non posso prendermela con te, no? Mmh? Nemmeno io lo sapevo, d’altra parte. Ho dovuto aspettare che me lo dicesse il Cancelliere. E Raven. E Finn e Octavia e Clarke… E Bellamy…”

L’ultimo nome mi strappa un lamento.

Se c’era una cosa di cui ormai ero certa, era quanto mi piacesse Bellamy Blake. Mi piaceva tanto da farmi male, da togliermi lucidità, da tendermi i nervi anche nel sonno. Facevo i lavori più pesanti che riuscivo a trovare al campo, per spostare il dolore dalla testa ai muscoli.

Era la sola persona che ascoltassi veramente, con tutto il corpo, non solo con le orecchie. Perciò avevo dovuto aspettare che fosse lui a dirmi che ero schiava di un’altra persona per rendermene conto. E per quanto potessi volere lui, e lo volevo, lo volevo, lo volevo da morire, c’era John. E finchè John Murphy avesse respirato da qualche parte nell’universo, non mi sarei mai sentita libera di amare qualcun altro.

 

Gli occhi sgranati di John non mi mollano.

“Blair…”

Il mio nome gli sfugge di bocca come un gemito doloroso. A cui non fa seguito nient’altro. Non un gesto, non una parola.

Io smetto di ridacchiare come una fulminata, e anche di guardarlo.

Niente da dire, John Murphy?”

Il silenzio che segue mi costringe a sollevare di nuovo la testa. Lui ha le labbra dischiuse e il volto stravolto. Dov’è finito il pirata, il delinquente, il principe dei ladri?

Commento, con un sorrisetto che prendo in prestito da lui:

“Wow. Ho tolto la parola a John Murphy. La prima volta in dieci anni.”

Gli concedo qualche altro secondo per reagire. Ma di fronte alla sua immobilità sono io a dovermi muovere. Non posso stare qui ad ascoltare l’eco delle mie parole cadere nel vuoto.

Scuoto Raven per la giacca, con più energia di quel che serve a convincerla:

“Andiamo, siamo in ritardo per la riunione.”

Passiamo loro accanto senza voltare le teste, dritte verso le tende.

“Blair… Blair, aspetta!”

John si stacca di getto dalla navicella e in un attimo ci è addosso.

Raven mi fa da scudo, impedendogli di raggiungermi. Lui abbaia, di nuovo sé stesso:

“Scansati.”

“La vuoi lasciare in pace?”

“Tu chi saresti, scusa? La sua guardia scelta?”

“No, sono sua amica.”

Le parole di Raven mi colpiscono come un sasso lanciato a tutta velocità alla schiena. Sono sua amica.

Lei non smette di pararglisi davanti. Ascolto John ghignare, con la sua cadenza arrogante:

“Non mi farò scrupoli nel colpire una donna.”

“Nemmeno io.”

La tensione che creano quei due avvolge tutti noi come una bolla di benzina.

“Lascialo stare!”

La ragazzina è corsa dietro a John e ora cerca di allontanarli. Sono costretta a tornare sui miei passi e a strattonare Raven, sul serio. I loro nasi sono vicini e lo spazio tra i loro sguardi è roso dalle scintille. Se non la convinco a lasciar perdere, il primo spintone non tarderà ad arrivare.

“Raven, ti prego, andiamo.”

Pur di non soffermarmi a lungo su John, lo sguardo mi sfugge al volto di Cecilia. Lo scopro interdetto, che mi fissa la maglietta a bocca aperta.

Non ho il tempo di chiederle che diavolo le sia preso che lei sposta gli occhi sui miei, spalancandoli:

“Perché hai al collo il Pass di mio padre?”




****
15/10/17
Eccoci, mi ci è voluta quasi una settimana ma ce l'ho fatta ad aggiornare. Allora, cosa ne pensiamo del nostro Murphy "versione Casanova", come lo chiama Pixel? ^^
Spero vi siate divertiti con questo capitolo di gelosoni irascibili. Io sì, non vedevo l'ora di far sbroccare la nostra Blair. Era ora, no? 

GRAZIE come SEMPRE a TUTTI. Siete BELLI. 
A presto!,
LRM

   
 
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