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Autore: Chiga    15/10/2017    0 recensioni
Una donna si reca in un autosalone e assiste a un tentativo di aggressione. La sgradevole esperienza la porta a mutare atteggiamento verso la vita.
Genere: Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Tematiche delicate
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I primi raggi di un timido sole estivo entrarono nella stanza, posandosi proprio sul  volto di Licia.
La donna aprì gli occhi, si stiracchiò pigramente nel letto ormai troppo grande e pensò che quella mattinata
era soltanto sua. Gli impegni di lavoro erano stati concentrati nel pomeriggio e quel tempo a disposizione la
metteva di buonumore. In realtà, quella mattina l’attendeva un impegno importante : ritirare l’auto nuova
che, dopo tante incertezze e ripensamenti si era finalmente decisa ad acquistare.
Da quando era rimasta sola, trovava difficoltà ad effettuare cambiamenti che potessero minimamente
scuotere  quella esistenza che aveva cercato di porre su binari sicuri.
La sua quotidianità era perfettamente programmata: il lavoro d’arredatrice che ormai costituiva l’unica
sua ragione di vita, talvolta il cinema o uno spettacolo teatrale, poche amicizie.
Si era costruita una corazza di metallo foderata d’ovatta con cui cercava di proteggersi dal mondo.
La sua amica e collega Marta era però riuscita a convincerla che un’automobile nuova non ti sconvolge la
vita, ma in qualche caso te la può anche salvare. Così aveva capitolato.
Quella mattina salì sulla sua vecchia Opel con un nodo in gola che rimase per tutto il tragitto, mentre i suoi
occhi chiari si riempivano di lacrime. Rottamare  un’automobile significa rottamare un po’ della propria vita
e lei non era pronta a farlo.
Il nodo si sciolse solo quando arrivò davanti all’autosalone; allora cercò di ricomporsi ed entrò.
Il concessionario l’accolse con fare gentile;  Licia  finse  di osservare con attenzione le auto esposte, per 
darsi un contegno mentre aspettava che l’uomo  preparasse la macchina nuova.
Durante l’attesa, il corso dei  pensieri  in cui era immersa  fu interrotto da un rumore ; si voltò di scatto e
vide uno strano tipo avventarsi contro un’impiegata che rimase senza fiato;  l’uomo aveva un enorme
tatuaggio sul braccio, era un drago e quel braccio brandiva un coltello, minacciando la poveretta  che cadde
svenuta mentre  lui gridava: “Ti ammazzo, ti ammazzo, non me li puoi portar via!”.
Licia, a qualche metro di distanza paralizzata dalla paura,  era ipnotizzata da quel tatuaggio che le riportò
 d’improvviso alla  mente un drago disegnato sulla lavagna da un suo compagno di studi  tanto tempo fa,
forse in suo onore poiché la città d’origine di Licia aveva un drago nel suo stemma.
Perché proprio adesso quel ricordo ? Sembrava uno scherzo del destino! Erano molti anni che aveva 
lasciato la sua città , quel ragazzo poi … Chissà che fine aveva  fatto?
Mentre l’aggressore continuava ad inveire contro l’impiegata  che non era nient’altro che la sua ex
moglie, irruppero  nell’autosalone  due poliziotti  chiamati tempestivamente dal proprietario non appena
aveva visto quell’individuo entrare.
Non era la prima volta infatti che si verificavano episodi spiacevoli, ma fino ad allora si erano limitati a
minacce verbali.  L’impiegata, una donna minuta che sembrava confondersi con l’arredamento dell’
ambiente, aveva chiesto la separazione e ottenuto l’affidamento esclusivo dei figli perché la loro vita
era diventata un inferno. All’autosalone tutti conoscevano la sua storia e cercavano di proteggerla come
potevano.
Licia ritornò in sé e si avvicinò alla poveretta poi, spinta da una solidarietà femminile, le cinse le spalle con
un braccio cercando di confortarla. Era la prima volta che faceva una cosa del genere e si stupì di sé stessa.
Il concessionario si scusò per il trambusto mentre le consegnava le chiavi e i documenti della sua auto che
era lì fuori bella, lucida sotto il sole.
Licia aprì lo sportello, si sedette e girò la chiave.
Era stata una strana mattinata. Assistere ad un tentativo di femminicidio l’aveva turbata profondamente,
ma aveva anche spezzato quel mondo ovattato che si era costruito, le aveva mostrato le difficoltà in cui si
dibattono altre donne, era come una finestra su un mondo a lei sconosciuto o di cui aveva solo sentito
parlare dai giornali o dalla televisione.
Ora  Licia era pronta a comprendere che la vita va affrontata di petto con i suoi dolori che ci propina a
piene mani, ma anche con le gioie che talvolta è in grado di regalarci.
Mentre guidava tranquilla sulla strada del ritorno, abbozzò un sorriso perché sentì di avere in mente due
buone idee:  quell’auto nuova l’avrebbe usata quanto prima per rivedere quella città in cui era nata e
cresciuta e appena  a casa, si sarebbe seduta davanti al computer  e avrebbe provato a cercare su Facebook
il nome di quel suo vecchio compagno …
Chissà cosa le avrebbe riservato il futuro?
 
   
 
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