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Autore: Spensieratezza    15/10/2017    4 recensioni
Il dolce Sam si troverà avvolto in una storia d'amore che è passionale come il fuoco vivo e dolcissima come i granelli di neve con il suo idolo Dean Campbell
Una storia d'amore che è sensuale e romantica insieme.
Siete pronti ad addentrarvi nella sconvolgente storia d'amore di Dean e Sam?
Genere: Erotico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Dean Winchester, Sam Winchester
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Pov Sam.

Dean è stato fantastico. Sarebbe stato normale per lui, parlare tutto il giorno della cosa che ha avvolto la sua vita in questi anni, fin da quando era bambino: La musica, ma lui non lo fece. Lo pregai, gli dissi, Dean, anche se sono a casa tua, non voglio che ti sforzi di non essere te stesso, per essere carino con me. Se vuoi parlare della tua musica, fallo. Parliamone anche tutto il giorno, a me non da fastidio. Dean però mi disse che parlava della sua musica da quando era piccolo e perlopiù con sconosciuti, con me invece era diverso, con me desiderava riscoprire un altro tipo di normalità, o meglio, desiderava scoprire ME.

Ed ecco che successe una cosa inaspettata. Restammo a parlare quasi tutta la notte. Dean mi fece mille domande. Una specie di interrogatorio. Mi disse che io sapevo tutto di lui e avevo un vantaggio ingiusto, quindi adesso dovevo rimediare,colmare le lacune, permettergli di recuperare il vantaggio.

Quindi lo feci. Risposi a tutto quello che lui voleva sapere.
 
Mi chiese se ho mai tenuto un diario in cui raccontavo quello che desideravo, quello che sognavo. Gli dissi che lo facevo, ma poi smisi, perché i miei genitori avevano il brutto vizietto di curiosare tra le mie pagine ed era molto imbarazzante.

Dean si adombrò, mi chiese se avevo avuto una brutta infanzia. Risposi di no, avevo avuto una bella infanzia. I miei genitori erano meravigliosi, non era di quello che parlavo nel mio diario.

E di cosa parlavi? mi chiese Dean.

Gli dicevo che parlavo di tutto. Della tristezza che mi prendeva per le sorti del mondo, per i drammi della gente comune costretta a soffrire, a non essere capita, per i litigi dei miei amici. A quei tempi soffrivo per tutto e crescendo cominciai anche a soffrire pensando che i miei genitori non avrebbero mai accettato la mia sessualità, ma loro mi sorpresero. Capirono prima di me, quale fosse e per convincermi a rivelarlo, cominciarono a elogiare l’amore libero e svicolato dai dogmi comuni della sessualità che era considerata normale e quando decisi di dirlo, semplicemente mi abbracciarono.

“Come ti invidio. Mio padre non condanna gli omosessuali, né pensa che siano una malattia, ma solo una questione di ormoni, sì.”

E quando cominciai a criticare le frasi di suo padre, Dean mi disse:

“Non pensare male di lui. Lui non crede neanche nell’amore eterosessuale. Mia madre l’ha lasciato quando ancora ero piccolo e non è più tornata con noi.”

Rimasi basito da quelle rivelazioni.Certo, le voci che in realtà i genitori di Dean fossero separati, c’erano sempre state, ma i media li annoveravano più che altro come crisi e frequenti tira e molla.

Dean rise.

“Ci sono tante cose che credi vere e in realtà sono fumo negli occhi, nello star system. Mia madre se n’è andata realmente via da noi quando io ero ancora piccolo ma per la facciata, i miei fingono di essere ancora sposati, quando qualcuno vede qualcosa di strano, si inventano qualche litigio o crisi per giustificare il fatto che non vengono mai visti insieme.”

“P-perché si sono lasciati?”

Dean si adombrò di nuovo.

“Questo non posso dirtelo. Mi dispiace.”

Non insistei e Dean riprese a interessarsi di nuovo di me e della mia vita. gli dissi della sete che avevo per la conoscenza, per la verità. Per un breve periodo avevo anche sognato di fare giornalismo, accantonando subito l’idea. Amavo la verità.

“Tu lo sai che i giornalisti sono i nostri peggiori nemici? Quelli come noi, devono lottare sempre per venire a patti con loro per non lasciare che pubblichino cose..compromettenti per le nostre carriere o facciano succedere scandali.” Mi disse Dean, poggiando il mento sui gomiti, guardandomi divertito.

Lo guardai dispiaciuto e quindi lui rise e mi sbaciucchiò.

“Sta tranquillo. Se tu fossi stato un giornalista..beh..forse saresti stato l’unico da cui avrei accettato di venir sputtanato.”

“Dici davvero?”

Ma Dean non volle approfondire l’argomento.
 
 
 
 
 



*

Quando mi risveglio nel letto di Dean, ho appena il tempo di pensare alla notte favolosa che abbiamo passato a chiacchierare – sì, ma dopo aver fatto l’amore però – che mi accorgo che Dean non c’è. Giro tutta la casa a cercarlo, un po’ contrariato di non essermi svegliato con lui al suo fianco. Ho ancora il pigiama che mi ha prestato per dormire e mi va un po’ largo.
 
“Dean, sei in bagno?? Sei nudo?” lo provoco.

“Entra, Sam.” e il mio cervello malato pensa a una proposta indecente.

Quando apro la porta però, sono sorpreso di vedere Dean seduto sulla vasca, con un dei tubetti di creme tra le mani.

“Non è che stai per diventare donna, vero?” lo prendo in giro.

“Stupido. Piuttosto, ho bisogno di te, credo.”

“Tu hai sempre bisogno di me! In cosa posso aiutarti? Anche se mi sembra strano che hai bisogno di me perfino per una maschera del viso!” ridacchio.

“Questa non è una maschera per il viso. È una tinta.”

“Cosa??”

Dean mi guarda.

“Ah, e dovresti anche tagliarmi i capelli e non per farti pressioni..ma..occhio a quello che fai. Ho un’immagine da mantenere.” E mi fece l’occhiolino.

“Dean! Io non sono né un barbiere, né un parrucchiere!”

“Non sostieni che bisognerebbe diventare qualsiasi cosa per la persona che si ama?”

Gli guardo i capelli. Quei capelli pieni di meches rosa e azzurri che mi hanno sempre incantato.

“Di che colore vuoi farli?”

“Mmm.dunque..domanda difficile..dopo aver valutato con attenzione..ho propeso per questa tinta che è quella che più si avvicina al biondo scuro, il mio colore naturale.”

Che cosa? I tuoi capelli sono in realtà biondi?”
 
 
 
 



*

Anche se terrorizzato, decisi di accontentarlo. Sembrava tenerci molto, quindi cominciai ad applicargli la tinta a strisce, sperando di non fare danni.

Restò un po’ in posa, poi lo feci sedere con la testa rivolta al lavandino e cominciai a lavarglieli, preparando prima dell’acqua tiepida per non farlo sentire a disagio. Alternavo il pettine a dei lievi massaggi alla cute, cercando di non fargli né male né infastidirlo, il mio scopo era rilassarlo, oltre a lavargli i capelli.
 
Dean non parlava, chiudeva gli occhi e si abbandonava alle mie mani. Ci trovammo dentro un silenzio irreale. Pensai a cose che mai avevo pensato prima. Mi sovvenne in mente tutte le volte che ci masturbavamo a vicenda. Credevo quello fosse il massimo punto da raggiungere per l’intimità di un individuo, solo in quel momento realizzai quanto avevo torto.

L’intimità era Dean che chiudeva gli occhi lasciandosi nelle mie mani, in tutti i sensi e mentre l’acqua lo teneva giù in quella posizione, mi rendevo conto che lui non era mai stato così vulnerabile con me come in quel momento.

E avevo l’impressione che Dean lo sapesse. Mi ricordavo quando mi lamentai che Dean non lasciava che facessi niente per lui.
 
 
“Tu fai un mucchio di cose per me, perché tu non mi lasci fare lo stesso?” 

"Mio caro Sammy, bisogna guadagnarsi il diritto di prendersi cura di me.”
 


E capivo quello che intendeva dire, soltanto adesso.
 


Finìì di lavarglieli e lo feci accomodare seduto davanti allo specchio, cominciando a tagliargleli.

“Ho sempre vissuto con mio padre, perché mia madre se ne andò appena ero nato. Mi ricordo quando avevo otto anni e un pessimo rapporto con mio padre, seppur fosse sempre molto presente con me e con mia madre il rapporto era inesistente, ciònonostante era lei quella che giustificavo di più. Credo che le persone, soprattutto i bambini, tendano ad attaccarsi di più alle persone che li amano di meno..non è buffo?”

“è triste, più che altro..” risposi io, tremando,

“Dentro di me, davo la colpa a mio padre, se mia madre non mi amava abbastanza. Gli rovinava la vita con il suo brutto carattere, con i suoi modi aggressivi..era per colpa sua se lei non aveva amore da dare, non aveva amore per me. Mio padre glielo tirava via. Continuai a dare la colpa a lui, poi un giorno, avevo quattordici anni, mio padre dovette partire per l’estero per delle cose importanti e io non potevo lasciare il paese..contro la volontà di tutti e tre, dovette affidarmi a mia madre per un mese..”

“Non potevi andare da qualche altro famigliare?”

“Non avrebbe dato un bel messaggio alla nostra famiglia. Sarebbe sembrato come se io non volessi stare con mia madre, quindi dovetti fare questo sforzo, anche se in realtà speravo in un’ultima occasione per riappacificarci..beh le cose non andarono proprio così..fu un mese terribile, di freddezza da parte di lei, quando finalmente la affrontai e le chiesi perché se n’era andata via di casa e perché non mi voleva bene, venni folgorato da una verità che mi fece male.

La sua fu una gravidanza difficile, a rischio, tanto che finì in coma e dovettero accelerare la mia nascita per salvarmi, due mesi prima. Nacqui prematuro, ma ce la feci. Lei si risvegliò sei mesi dopo. Lei era uscita sfiancata dal coma e non aveva l’energia per badare a me e mio padre non lo accettò. Mi disse che questa cosa compromise il rapporto e il matrimonio con mio padre e quindi si separarono.”

“è terribile..”

“Già. Ma non era la verità.”
“Come?? Mentì??”

“Quando papà tornò dall’estero, ero furibondo con lui. A casa abbiamo avuto uno scontro molto forte. Lo accusai di non aver capito la mamma, di averla lasciata proprio quando era più vulnerabile e aveva bisogno di noi, di avermi fatto crescere senza una madre. Lui sbalordito e incavolato, mi disse al contrario che lei non mi aveva mai voluto e che voleva abortire fin da quando le dissero dalla prima volta, che era una gravidanza a rischio.”

“No..”

“Mi disse che lui aveva lottato affinchè la gravidanza potesse proseguire, l’aveva rassicurata che sarebbe stato vicino ad entrambi, ciònonostante, lei finì in coma..e anche quando si risvegliò, nemmeno vedermi la addolcì, anzi, era ancora più arrabbiata una volta scoperto quello che era successo. Non volle nemmeno prendermi in braccio  e mi diede la colpa di tutto, anche del fatto che lei fosse finita in coma. Tieni lontano questo mostro da me. Mi ha quasi uccisa!” disse.”
 
Sam chiuse gli occhi e delle lacrime gli caddero dalle guance.
 
“Mio padre mi disse che lei dava la colpa a me e anche a lui e decise di andarsene di casa. Mio padre le disse che se se ne fosse andata e avrebbe rifiutato me, non l’avrebbe più ripresa con sé e così fece. Decidemmo di tenere tutto nascosto per non far scoppiare uno scandalo. E così da quel giorno io compresi che non era mio padre l’orco cattivo, anzi lui era quello che mi amava di più, costretto a trattarmi male per nascondere quello che aveva fatto lei. Non finì qui, mio padre ,mi disse che quel giorno lei gli gridò che aveva voluto farmi nascere contro la sua volontà, che avrebbe dovuto farla abortire come lei voleva dall’inizio e non farle sprecare sei mesi della sua vita a dormire."





Qualche anno prima…
 
“Vigliacca! Mostro! Bugiarda!” gridava Dean, distruggendo tutte le cose che gli capitavano a tiro nella sua camera.
 
 
 



Presente
 
“Da quel giorno decisi che non l’avrei mai più perdonata per quelle parole e così ho fatto.” Disse Dean con gli occhi luccicanti di lacrime.
 
Sam aveva le guance rigate di lacrime, che continuavano a scendere, si sentì mancare le forze e quindi posò le forbici e il pettine, cercando di sostenersi con i gomiti.

“Dean..io..”

“Continua a tagliare, Sam..” disse Dean senza voltarsi.

“Dean, ascolta..”

“Se vuoi aiutarmi, continua a tagliare. Cominciai ad usare questo colore di capelli per colpa sua, desideravo essere un altro, una persona diversa da quella che aveva provocato la distruzione della mia famiglia, ma ora ho capito. Non ci sono scusanti, per cui una donna decida di abbandonare volutamente suo figlio ancora in fasce. Non è naturale che una madre non ami suo figlio e desideri che non fosse mai nato, quindi, per favore..taglia.”

Sam prima di farlo, gli abbracciò il collo, da dietro, poggiando il viso su di esso, donandogli calore, conforto e amore.
 
 
 
 
 
*

Quando L’operazione capelli di Dean, finì, si guardò allo specchio. Quel colore biondo cenere che non ricordava più

“Mi piace..” disse, guardandosi allo specchio.

“Risalta i tuoi occhi.” Disse Sam, dandogli un bacio sui capelli tagliati.

“Che fai, non li butti via?” chiese Dean, abbracciandogli le gambe, da seduto, notando che Sam stava raccogliendo le ciocche colorate e le stava raggruppando.

Sam scosse la testa, mentre teneva le ciocche in mano.

“Sam, ehi, che hai?” gli chiese Dean, facendolo voltare.

“Forse a te..ricorderanno dei momenti brutti, Dean, ma a me ricordano l’inizio della tua entrata nel mondo della musica, quando compravo i tuoi cd e ti vedevo cantare, avevi questo colore..sempre..e ce l’avevi anche quando ti ho baciato la prima volta..e quando ho fatto l’amore con te, quindi no..non potrei mai buttarle.” Disse Sam con gli occhi lucidi di commozione.

“Sam..” lo chiamò Dean, colpito. “Io…Io ti amo.”
 
Sam si voltò di colpo. Era in piedi, accanto a lui, ma a quelle parole, gli andò in braccio e lo baciò di slancio.

“Anch’io ti amo!” rivelò Sam felice, piangendo di gioia.
 
 
 
 
   
 
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