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Autore: Crissy_Chan    15/10/2017    4 recensioni
"La strega riuscì a fuggire nel bosco, maledicendo gli abitanti. Da allora, chiunque cercasse di catturarla, non faceva più ritorno. Oppure, se tornava, moriva nel giro di poche ore per il poco sangue che gli rimaneva in circolo. La città venne dunque chiamata "Scary City" e col tempo gli abitanti se ne dimenticarono. Ma ricordiamoci che la strega è immortale e detesta essere ignorata"
Genere: Avventura, Horror, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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8




 

Evelyn si trovava in mezzo a un campo di grano, era piccola, aveva sei anni. Le spighe le solleticavano i palmi mentre correva felice.

«Mamma!» gridò allegramente.

Una donna dai capelli rossi come il sole al tramonto alzò la testa sorridendo. Era seduta su una coperta da picnic, intenta a leggere un grosso libro dalla copertina bianca.

«Tesoro mio!» la piccola Evelyn si buttò tra le sue braccia. «Dove sei stata?» chiese dolcemente, baciandole la fronte.

«Ho visto una farfalla blu!» i suoi occhi gialli brillarono di gioia.

«Immagino sia stata molto bella» accarezzò la testa rossa della figlia.

«Sì! Era grande così» alzò le sue piccole manine e indicò l’ipotetica grandezza dell’insetto.

«Grandissima, allora» sorrise.

«Già!» batté i piedi soddisfatta, mentre il vestitino azzurro svolazzava seguendo l’andamento del vento.

La donna voltò improvvisamente la testa, scrutando attentamente l’orizzonte. Si alzò in piedi col volto pieno di terrore.

«Mamma?»

«Tesoro, non muoverti» cercò di nascondere il tremolio della sua voce.

Poco più in là era scoppiato un incendio. Gli alberi avevano preso fuoco e le fiamme si stavano diffondendo. «Ricordi quando mamma ti ha detto di essere sempre forte?» si inginocchiò per arrivare all’altezza di Evelyn e la guardò negli occhi.  

«Mamma…»

La donna le baciò la fronte e le sorrise. «Vai da Marie»

«Non voglio!» gonfiò le guance.

«Eve, piccola mia… degli uomini molto brutti mi stanno cercando e io devo andare da loro. Ci vedremo presto» si alzò in piedi.

La piccola si aggrappò all’orlo del suo vestito. «Ma Marie non mi prepara i panini con la marmellata» piagnucolò.

«Glielo farò presente» rise debolmente. «Ora vai. Ti amo, figlia mia» le mise i palmi sulle guancie rosse e, prima che potesse teletrasportarla a casa della sua amica, il sangue schizzò sul viso paffuto di Evelyn.

La rossa si alzò di scatto, sedendo sul letto.

Aveva le tempie sudate e il fiato corto. Era da parecchio tempo che non faceva quell’incubo. Si portò una mano sugli occhi e rimase immobile. Quella fu l’ultima volta che vide sua madre ancora viva, per una bambina di sei anni era sicuramente un evento molto traumatico. Se Marie non fosse arrivata in tempo, anche lei avrebbe fatto la sua stessa fine.

Buttò la testa sul cuscino e guardò il soffitto. Le pale del ventilatore erano immobili e illuminate parzialmente dalla luce che filtrava attraverso la finestra. Il suo sguardo deviò sui fogli che aveva appoggiato la sera prima sul comodino.

Allungo il braccio e li prese. “Harriet Evans”. Sembrava una ragazza così normale all’apparenza... eppure era ricercata dal Consiglio. Sbuffò e si strofinò gli occhi ambrati.

Lesse anche l’altro dossier, sulla sirena. «“Pearl”?» alzò un sopracciglio. «Che nome di merda» sogghignò.

La creatura che doveva cacciare era una sirena del Mare del Nord che si era appropriata di molti territori dei mostri marini della Manica, il canale naturale che bagna l’Inghilterra del Sud e la Francia del Nord.

Evelyn non era mai andata d’accordo con le sirene. L’ultima volta che aveva chiesto un favore a loro ci aveva rimesso i capelli. Se non fosse stato per la magia di Jo a quest’ora li avrebbe corti fino alle spalle.

Si tolse le coperte di dosso e scese dal letto. Indossava una camicia da notte cortissima, che le lasciava scoperte le gambe lunghe e snelle. Si avvicinò allo specchio e analizzò il suo riflesso. Aveva due occhiaie profonde e violacee, oltre al viso stanco.

Quel brutto sogno le aveva tolto tutte le forze che aveva in corpo.

 

 

«Mollami!».

«Neanche per sogno». Jo stringeva con le braccia una ragazza dai capelli castani. «Hai tradito il Consiglio, è giusto che paghi per quello che hai fatto».

La fata digrignò i denti. «Per un paio di informazioni in cambio di una vita serena?» si dimenò.

Il mago aumentò la presa e la trascinò con forza nel salotto. «Portami una sedia dalla cucina» ordinò a Dorian.

Il corvino si bloccò a guardare la ragazza. Era di una bellezza unica, che solo le fate possedevano. Aveva gli occhi di un verde acceso e le orecchie a punta spuntavano tra i capelli bruni.

«Dorian! Che aspetti?».

Il ragazzo scosse la testa e corse in cucina.

«Novellino?» commentò la fata.

«Non ti riguarda» Jo la fulminò con lo sguardo.

Dorian tornò con la sedia, che mise contro il muro. «Va bene questa?».

«Benissimo» il mago vi buttò sopra la ragazza e fece apparire una corda attorno al suo corpo.

«Mi stanno stringendo troppo!»,

«Smettila di lamentarti» la zittì.

«Non dovresti essere così severo con una ragazza…» Dorian aggrottò la fronte.

«È una ribelle» si fece grave in volto.  

«Che uomo senza pietà» la fata gli lanciò uno sguardo malizioso.

«Taci» la ammonì.

Il corvino non aveva mai visto quel lato di Jo. Solitamente era un ragazzo molto pacato e gentile, ma in quel momento parve quasi odiare la fata che aveva di fronte.

«Dimmi perché hai consegnato quelle informazioni nelle mani di Atlec!» sbatté il pugno contro la parete dietro la ragazza, a pochi centimetri dal suo viso. La fata sgranò gli occhi e si irrigidì.

«Hey!» Dorian si avvicinò per fermarlo. «Perché sei così violento con lei?».

«Stai da parte, Evans» non distolse lo sguardo dalla ribelle. «Questa è una faccenda tra me e Morganne».

Il corvino non osò ribattere. Abbassò le mani e rimase in silenzio.

«Jo…» disse con fil di voce la fata. «Per favore, ascoltami».

«Perché. Hai. Consegnato. Quelle. Informazioni?» scandì ogni parola, guardandola crudelmente negli occhi.

«Mi stavano seguendo, Jo!».

«Non è un buon motivo per tradire il Consiglio!» gridò.

«Per te esiste sempre e solo il Consiglio! Nient’altro!».

Il corvino posava lo sguardo ora su Jo, ora su Morganne. Sembrava il litigio di una vecchia coppia sposata.

«Perché è una priorità!» si giustificò.

«Jonathan, mi volevano uccidere!» lo sguardo della fata era pieno di terrore.

Il mago indietreggiò. «Chi è che voleva ucciderti?» corrugò la fronte.

«Loro, i ribelli».

«E per quale motivo? Cosa ne avrebbero tratto di buono dal tuo omicidio?» commentò ironico.

Sembrò delusa dalle sue parole. «Lo sai benissimo…».

«Morganne le Fay, questo non ti autorizza a tradire i tuoi stessi simili!» sbottò.

«Mi dispiace! Che altro devo fare?» cercò di andare avanti col corpo, ma le corde la tennero attaccata alla sedia.

«In prigione, ecco dove devi andare» lo sguardo gelido di Jo la fece ammutolire.

«Non ti sembra un po’ esagerato? Non ha ucciso nessuno… ».

«Ha violato i sistemi e rubato il Libro Bianco consegnandolo ad Atlec, Dorian» spiegò.

«Atlec?».

«Il capo dei ribelli, fratello della strega Wanda. Il Consiglio ha rischiato più volte di catturarlo, ma è sempre riuscito a scappare».

«E perché il libro Bianco è così importante?».

«Perché raccoglie tutte le magie bianche, semplice» rispose con sufficienza.

Stava per domandargli quali fossero queste “magie bianche”, ma Morganne si dimenò tra le corde.

«Non gli ho consegnato quel libro, ce l’ho ancora io!».

Jo voltò la testa di scatto. «Come?».

«Hai capito bene, ho consegnato loro una copia con le pagine vuote».

Il mago si avvicinò a lei. «Allora dimostramelo, non ti credo» socchiuse le palpebre, guardandola male.

«Il vero libro è sigillato nel mio anello, ci ho fatto fare un incantesimo» con la testa indicò le sue mani, legate dietro la schiena.

«Se non è la verità, ti consegnerò io stesso alle autorità» si inginocchiò e controllò le dita della fata. Sull’anulare della mano destra c’era veramente un anello dorato. Jo lo sfilò e lo mise davanti agli occhi.

«Visto? Non ho mentito» alzò un sopracciglio. «Ero sotto tiro, non avevo altra scelta. O consegnare il Libro, o morire senza testa».

Il biondo alzò gli occhi blu. «Morganne, tira fuori il libro» allungò il gioiello verso di lei.

La bruna abbassò la testa e sorrise. «Se prima non mi liberi mi sarà un po’ difficile».

«Oh, hai ragione» schioccò le dita e le corde scomparvero. Per ogni eventualità, le strinse un braccio attorno al collo, tenendola ferma.  

Morganne aveva la schiena premuta contro il suo petto. «Non ti fidi ancora di me?» mormorò.

«No» disse severo.

La fata sospirò e cominciò a pronunciare frasi in norvegese. L’anello tra le sue mani iniziò a brillare e, in un battito di ciglia, si trasformò nel Libro Bianco. «Eccolo»

Jo strabuzzò gli occhi, meravigliato. Non aveva mai avuto il permesso di toccare quel volume, suo padre glielo aveva espressamente vietato. «Aprilo» ordinò.

«Scaramantico fino all’ultimo» sogghignò. Aprì ad una pagina casuale. «Tieni, leggi».

«Leggi tu».

La fata si morse il labbro. «Sono una fata. Solo un mago riesce a decifrarlo» voltò leggermente la testa, cercando il suo sguardo.

Jo sbuffò e lo prese dalle sue mani. «Va bene…» mollò la stretta. «Sei libera, lo farò presente al Consiglio».

Morganne si sistemò la maglietta scura. «Posso riavere il libro?».

Il biondo tirò indietro il volume. «No, verrà rimesso al suo posto».

«Ma i ribelli non lo sanno!» protestò. «Se ritorna al suo posto sarà rubato nuovamente!».

«Finché ci saremo noi non lo toccherà nessuno».

«Sempre il solito egocentrico».

«Questo non è egocentrismo, ma self confidence».

La fata gli lanciò un’occhiata torva e roteò gli occhi al cielo.

«Ehm…» Dorian si schiarì la voce. «Quindi? Cosa facciamo con il libro e con Morganne?».

I due si voltarono verso il corvino, che si sentì subito in soggezione. «Ce la porteremo a spasso in ogni missione, non la lascerò da sola nemmeno un secondo».

«Ma avevi detto che ero libera!».

«Per il Consiglio sei libera, per me no».

«Stronzo».

«Rimetti a posto questo» le consegnò il Libro Bianco.

Morganne lo strappò dalle sua mani e lo trasformò in anello.

«Molto bene» sorrise Jo.

«Che c’è, ora fai il benevolo?».

«Non sei più una minaccia, ma sei comunque sotto la mia tutela. Ricordati che ovunque andrai io lo saprò».

«Vai a fanculo» fece per uscire dal salotto.

«No, no. Tu resti qui».

La bruna si voltò lentamente e lo guardò male. «Scusami? Io ho una vita sociale da portare avanti».

«Hai detto che ti volevano uccidere o sbaglio?».

Morganne increspò le labbra, annuendo.

«Allora starai qui. Faremo una sorta di “protezione testimoni”».

«Qui? Possiamo?» Dorian lo guardò confuso.

«Abbiamo il permesso di chiudere i possibili fuggitivi in questo posto, possiamo tranquillamente».

«Prima o poi ti strapperò via la pelle dal viso, Jonathan» lo minacciò la fata, digrignando i denti.

«Non vedo l’ora» le sorrise raggiante il mago, sfidandola con lo sguardo.

“Jonathan”? Anche prima lo aveva chiamato così. Allora non era stato un errore, quella fata conosceva già Jo!

Gli era stato detto che i maghi non rivelavano mai il loro nome a nessuno, se non strettamente obbligati. Che Morganne fosse stato qualcuno di veramente importante per lui?

«Ah, Dorian?» lo chiamò il biondo.

Il ragazzo alzò la testa. «Cosa?».

«Avvisi tu Evelyn che ho catturato Morganne le Fay? Dille che è innocente, ma potrebbe rivelarsi una farsa, la tengo sott’occhio» prese la ragazza per un braccio.

«Ehy, non sono una merce!».

«Va bene, glielo dirò… » annuì il corvino. «Però un secondo… arriverà tra poco, perché non la informi direttamente tu?».

«Perché adesso ho da fare, ci vediamo stasera» fece un cenno col capo e sparì nel nulla assieme a Morganne, lasciando Dorian completamente solo.


 


Ciao a tutti!

Mi dispiace per il ritardo, ma non riuscivo ad andare avanti con il capitolo... chiedo venia!
In questo capitolo conosciamo Morganne le Fay, una fata molto antica. Sì, per chi lo avesse pensato, il nome è preso dalla Fata Morgana. Mi sono ispirata a lei :)
Spero che il capitolo sia stato di vostro gradimenti e vi ringrazio per seguire o aver messo tra i preferiti la mia storia!! Siete tutto per me <3
Vi aspetto al prossimo capitolo.

Cri

   
 
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